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Autore: May be    23/09/2013    4 recensioni
Alzò le spalle e, sbrasando con un gesto secco e deciso del pollice nel primo posacenere a portata d’occhio, rispose atono: « Una Coca ».
Lei alzò scettica un sopracciglio, quasi delusa: « Scherzi? »
« Guido », mentì.
« Ah, » commentò secca la ragazza, trafficando sotto il bancone per poi porgergli, un istante dopo, un bicchiere riempito all’esagerazione, « sei quello del passaggio ».

HAPPY BIRTHDAY CRYBABY ♥
Scritta per l'iniziativa "Te l'avevo detto!" del forum The Black Parade.
[In ritardo, perché sono pigra pure io]
Genere: Fluff, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Shikamaru Nara, Temari | Coppie: Shikamaru/Temari
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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Cubalibre
 
 
 
 
 





Quella serata si sarebbe inevitabilmente conclusa con un omicidio.
Certo, il rischio era quello di porre un taglio netto alla sua seppur giovane vita – o, nel migliore dei casi, se fosse riuscito ad impietosire abbastanza cuori teneri con il suo più che valido movente, di sporcarsi la fedina penale.
Evitò per miracolo una doccia alcolica - generosa concessione di uno qualsiasi dei troppi elementi che, ignari delle basilari leggi della fisica, avevano deciso che non ci potesse essere niente di instabile od incerto nel ballare e spintonarsi vicendevolmente con un cocktail in mano – e tornò a camminare rasente le pareti, minimo presidio dall’inferno che lo circondava.
Ringhiò, furioso, e decise: si fidava sufficientemente della sua intelligenza sopra la media. Certamente sarebbe riuscito a trovare un modo per sbrigare quella faccenda in modo pulito, senza lasciare alcuna prova che potesse ricondurre a lui – in fondo, fino ad allora nessun poliziesco era mai riuscito a coglierlo di sorpresa. Anzi, nella maggior parte dei casi si era ritrovato a macchinare un finale alternativo molto meno banale ed intuibile di quel che libri o telefilm cercavano di propinargli. E, se poteva facilmente calarsi nei panni del detective, fare una capatina sull’altro fronte non poteva che essere un passaggio immediato.
Accelerò passando di fronte ad un gruppetto di ragazzine discinte visibilmente ubriache e palesemente di vedetta, in attesa di agguantare il primo sventurato passasse loro a tiro, e con un ultimo scatto chiuse dietro di sé con un sospiro la pesante porta dell’area fumatori.
Frugò nelle tasche alla ricerca di sigarette ed accendino, cercando invano di ignorare quella maledetta musica dal ritmo dannatamente troppo veloce ed alta a livelli vicini all’indecenza, accettando con rassegnazione il pensiero del mal di testa che avrebbe avuto l’indomani.
Si sarebbe consolato vedendo scorrere il sangue.
Accese ed inspirò, percependo il fumo acre grattargli la gola; con passo strascicato si avvicinò al bancone del bar e si lasciò cadere su uno sgabello per una qualche grazia divina rimasto libero. Sospirò: finalmente un risvolto positivo per quella schifosa serata. In quella posizione avrebbe potuto trascorrere abbastanza comodamente le ore che lo separavano dal suo agognato letto e, allo stesso tempo, meditare con tranquillità il suo molto prossimo crimine.
« Che prendi? »
Shikamaru si voltò pigramente in direzione di quella voce, bassa ed indifferente ma comunque ferma e decisa, che aveva prepotentemente tentato di scalfire il suo momento di pace ed estraneazione.
Senza nemmeno fare la fatica di guardarne la proprietaria si limitò a borbottare, alzando le spalle, un: « Niente », facendo per voltarsi in una qualsiasi altra direzione che non comprendesse seccanti bariste, ma venne trattenuto per una spalla e fatto ruotare di nuovo su se stesso.
« Se non bevi ti levi da quella sedia, ragazzino ».
Faccia a faccia con lei, mentre meditava sul perché la sfiga avesse deciso di assaltarlo proprio in quel giorno, fu suo malgrado costretto a notare il biondo un po’ scuro dei suoi capelli – ma forse era semplicemente colpa delle luci - il trucco appena accennato, un’espressione che di amichevole aveva ben poco e… Quattro codini? Che ci faceva una tipa del genere in una discoteca?
Valutò velocemente i pro e i contro delle sue ridotte possibili alternative: fingersi sordomuto – bocciata in partenza, constatò con dispiacere, considerato che le aveva risposto pochi istanti prima –, buttare per niente altri soldi, o abbandonare la postazione e nascondersi in un angolo sperando finalmente di sparire e non essere ulteriormente importunato fino a fine serata.
Vinse la sedia.
Alzò le spalle e, sbrasando con un gesto secco e deciso del pollice nel primo posacenere a portata d’occhio, rispose atono: « Una Coca ».
Ma, chiaramente, non poteva essere così facile.
Lei alzò scettica un sopracciglio, quasi delusa: « Scherzi? »
« Guido », mentì.
« Ah, » commentò secca la ragazza, trafficando sotto il bancone per poi porgergli, un istante dopo, un bicchiere riempito all’esagerazione, « sei quello del passaggio ».
Ma che voleva quella? Lui non era quello del passaggio. Quella era la stramaledetta e da lui non desiderata serata di devasto organizzata, per il suo compleanno, dai suoi cari e ancora per poco vivi amici, che lo avevano vestito e caricato in macchina con la forza per poi trascinarlo nel mezzo di un ammasso indecente di persone disinibite, alcool, tacchi sui piedi, pavimenti appiccicosi, musica trapana-timpani e luci che dovevano andare a braccetto con l’epilessia.
Lo avevano addirittura trascinato con la forza in pista: non aveva dovuto nemmeno fare finta di muoversi, visto che lo spazio a disposizione non bastava nemmeno per respirare. Ed era stato proprio a causa della mancanza di spiragli o aperture, in unione al momentaneo disorientamento provocato dall’improvviso arrivo in un ambiente così ostile a livello acustico e visivo, che era riuscito a liberarsi e fuggire solo dopo una decina di minuti di agonia.
Lui non era quello del passaggio. Lui era il pretesto. Ne era consapevole, la cosa non lo infastidiva minimamente – nemmeno gli importava porsi il problema. Solo, di solito gli veniva concesso di spostarsi con la sua macchina in modo da poter levare le tende nell’immediato, o addirittura di tirare bidone all’ultimo secondo.
Quella volta, invece, si era deciso che la doppia decina era un traguardo tanto importante da richiedere la sua presenza per l’intera durata della serata.
Ed ecco perché stava meditando vendetta – una lenta e dolorosa vendetta.
Alzando le spalle, totalmente indifferente alle frecciate ironiche della sconosciuta, si limitò ad ingollare una consistente sorsata della sua modesta ed analc---
« Cos’è questo?! »
Strinse gli occhi e annaspò, colto alla sorpresa da quella che era una gradazione alcolica decisamente distante da una normalissima Coca Cola.
« Goditi la serata, ragazzino: finiscilo senza fiatare e te lo sconto al prezzo della porcheria che mi avevi chiesto ».
Shikamaru fissò allibito la ragazza, incapace di formulare una frase di senso compiuto: una barista sarebbe dovuta essere un qualcuno di cordiale, sorridente e pronto a servire qualunque cosa esistente sul listino prezzi – da succo di frutta, a Rum e pera e a Vodka liscia.
Invece quella là lo aveva prima minacciato, poi criticato e infine ingannato turpemente.
Il tutto, unito ai restanti elementi sfavorevoli che stavano poco a poco rendendo quella notte la più lunga e sofferta della sua vita, gli fece veramente venire voglia di raggiungere uno dei disgraziati che lo aveva trascinato in quell’incubo e sottrargli le chiavi dell’auto con la forza per poi fuggire, chiudersi in casa e andare in letargo. O ritirarsi in un eremo, prospettiva addirittura più allettante – visto che il problematico fattore madre, in quel caso, andava a sparire.
« Cosa non era chiaro in “devo guidare”? », tentò di controbattere, riuscendo persino a simulare un tono sufficientemente seccato.
Lei alzò un sopracciglio, commentando secca: « Oh tranquillo, il fatto che fosse una balla era chiarissimo »; dopodiché si appoggiò coi gomiti al bancone, inclinò lievemente il capo e chiese: « Come ti chiami, ragazzino? »
Il Nara sbuffò, incapace di trovare la convinzione necessaria per portare avanti indignato la propria menzogna: « Shikamaru, e non chiamarmi ragazzi- »
« Bene Shikamaru », lo interruppe lei, sporgendosi lievemente verso di lui: « il nostro patto era che non avresti fiatato: dal momento che sono generosa, ti darò una seconda possibilità… Ma mi prenderò qualcosa in cambio ».
Colto di sorpresa, lui non riuscì a reagire: si limitò ad osservarla, quasi come uno spettatore esterno, mentre si avvicinava al suo volto sempre di più, sporgendosi sopra il bancone, biondi ciuffi ribelli che le cadevano davanti ad occhi che, assieme al mezzo sorriso sulle sue labbra, andavano a dare vita ad un’espressione inquietantemente… Maliziosa? Felina? Si rese conto improvvisamente, maledicendosi, che nel suo cervello qualsiasi pensiero o capacità di azione erano stati soppressi da un ronzio non ben definito, e l’unico gesto che i suoi neuroni ancora riuscirono a controllare fu l’affluire di un imbarazzante rossore sul suo collo.
C’erano solo il suo cuore che per qualche strano motivo aveva iniziato a battere troppo veloce, l’intorpidimento che aveva annientato la sua reattività, uno strano vuoto allo stomaco e lei che si avvicinava sempre di più. Lei che era una completa sconosciuta, lei che era riuscita in soli cinque minuti a rivelarsi immensamente seccante, lei che nonostante tutto questo all’improvviso lo aveva completamente annientato.
Lei, il cui sorriso si allargò deviando verso la mano di lui che ancora reggeva la sigaretta, avvicinando le labbra al filtro e limitandosi a un lungo e lento tiro, tornando ritta dietro al bancone e osservandolo divertita, mentre espirava con noncuranza piccoli anelli di fumo grigio.
Si concesse una mezza risata e gli puntò contro un indice, esclamando: « Ora bevi e taci, o quel cocktail te lo faccio pagare il doppio », per poi voltarsi come niente fosse dirigendo l’attenzione verso un altro cliente.
Shikamaru si riscosse improvvisamente, rendendosi conto di essere figurato come un perfetto idiota – il che riuscì solo ad aumentare il tono di rosso che il suo volto aveva pian piano assunto: e, forse perché ancora non aveva riacquistato tutte le sue facoltà mentali, forse perché in realtà non era un genio come tutti si divertivano a dire ma l’esatto opposto, si ritrovò ad esclamare con voce lievemente roca: « Non mi hai detto come ti chiami ».
Lei lo squadrò con un sopracciglio sollevato ed un mezzo ghigno, constatando: « No, non l’ho detto ». Lui si limitò a fissarla con aria fintamente disinteressata, mentre silenziosa sembrava intenta a riflettere su qualcosa; alla fine, la ragazza rise, facendo ondeggiare quei quattro stranissimi codini, e rispose: « Ora non ho tempo di chiacchierare con te: torna una delle prossime sere, e forse te lo dirò! »
Fu come una doccia fredda.
… Tornare? Là dentro? Per lei? Fosse matto. Lui era Shikamaru Nara, asociale, pigro, misogino e privo di interessi. Non c’era proprio verso che per una cosa del genere lui compisse un’azione così contro natura. Per una donna poi! Sconosciuta! E seccante!
« … E quando lavoreresti? »
Dannazione, Shikamaru! Che cazzo stai facendo??
« Alcuni giorni sì, altri no… Tu fai qualche tentativo, prima o poi mi troverai ».
E si allontanò definitivamente, iniziando a raccogliere le ordinazioni di un gruppo di ragazzi fin troppo rumoroso e ben ambientato.
Shikamaru annusò il contenuto del suo bicchiere, meditando.
Odorava leggermente di lime.
 





 
 
Note:
Losofacagareperòohètantosehopostato Q_Q
In quanto fedele seguace del Naresimo, non potevo non postare in ritardo >_> E in tutto ciò avevo iniziato a scrivere secoli fa, ma l’idea per il finale è arrivata ora – infatti noterete senz’altro una differenza abbastanza pesante tra la prima e la seconda parte, dovuta al fatto che tra le due metà della fic ci sono stati due mesi di pausa. Cosa di cui sono consapevole ma che non ha trovato rimedio, nel senso che non avevo intenzione di riscriverla e non ho saputo omogeneizzare >_>
Vabbè.
Piccolo e brutto tributo al nostro caro Shikamaru (che Kishimoto lo salvi), che ieri ha compiuto gli anni! ♥ Come sempre non potevamo starcene con le mani in mano, quindi la Black Parade (www.moschenere.forumfree.it à venite a trovarci! Abbiamo i dolcetti!) ha organizzato anche per questa occasione una piccola iniziativa per celebrare il nostro Nara!
Io mi sono data per una volta a una traccia libera, ma l’idea sarebbe stata quella di utilizzare come tema la Legge di Murphy: bella trovata no? Orsù allora, andate a rifarvi gli occhi con le fic già pubblicate dalle mie colleghe, che hanno usato questa traccia e hanno prodotto tanti piccoli neri capolavori! ♥ Alla prossima!
   
 
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