Era l'alba.

I raggi del sole penetravano attraverso la tenda quasi accecandomi.

Ancora addormentata mi alzai per andare a fare colazione; non sapevo nemmeno io perchè mi alzavo così presto; era estate, e alle sei del mattino c'è più fresco rispetto alle dieci e bere una tazza di latte caldo alle dieci, ad agosto, non è immaginabile.Non potevo rinunciare al mio latte con il cioccolato.

Mi lavai, mi pettinai, mi vestii e uscii di casa per andare a correre al parco.

Ormai non lo vedevo da giugno, quasi due mesi, e anche se non c'era mai stato niente continuavo a pensarlo: Daniele, Daniele, Daniele.

Continuavo a correre.

Daniele.

Sempre più veloce.

Daniele, Daniele, Daniele.

''Aaaah!'' Ero scivolata in una pozzanghera di fango sul vialetto del parco.

''Cazzo. Sono tutta sporca. Quel giardiniere non sa nemmeno dove deve innaffiare''.

Il giardiniere mi guardò e dopo averci pensato due secondi gettò un bel vaffanculo.

Mi sedetti a terra, in mezzo al vialetto. Mi coricai. Non mi importava di ciò che pensava la gente, non mi importava di sporcarmi, tanto ormai ero già piena di fango.

Le nuvole avevano forme diverse; vidi una pecorella, vidi una mano, un sole...un sole...un sole...