Storie originali > Romantico
Segui la storia  |       
Autore: Penelopee    23/09/2013    1 recensioni
Era un appartamento carino, niente da dire, se non fosse stato per un piccolo dettaglio: il mio odiabile coinquilino. Come siamo finiti a vivere insieme? Questa è una storia decisamente interessante.
“..mi girai verso Justin che mi fissava con espressione inequivocabile, era scocciato almeno quanto me. Ci saremmo ammazzati, era ovvio, ripensandoci col senno di poi avrei dovuto prendere armi e bagagli ed andare da Melinda, infondo se Tom girava nudo potevo sempre chiudere gli occhi...o magari dare solo una piccola sbirciatina.”
In verità questa è una storia come tante altre. C'è una ragazza bionda, piccola e vivace, che soffre di lievi attacchi di rabbia, nella sua vita entrerà un ragazzo un po' troppo invadente, dalla battuta sempre pronta. Loro litigheranno, faranno di tutto per irritarsi a vicenda ma alla fine impareranno a conoscersi, anche in modi..poco ortodossi. Perché certe volte è la persona che mai avresti pensato, quella che ti cambierà la vita.
“Ma che dettagli? E' il classico ragazzo attraente quanto arrogante che, con il suo bel sorriso, crede di poter far cadere tutte le ragazze ai suoi piedi, aggiungici qualche battutina stupida e una buona dose di sarcasmo e avrai l'idiota con cui mi toccherà abitare”
Genere: Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Questo è solo l'inizio!



 

“Non fare altri commenti” il mio tono era a dir poco perentorio.

Jim sorrise amichevolmente mentre si caricava sulle spalle un'altra valigia “Questo è sfruttamento“ brontolò quando gli misi tra le braccia anche uno scatolone.

“Così impari a prendermi in giro” Dissi con una finta espressione angelica facendogli alzare gli occhi al cielo in maniera plateale.

Jim era un ragazzo simpatico che avevo conosciuto durante un corso di psicologia il primo anno. All'inizio mi era sembrato un po' troppo amichevole -mai fidarsi di chi sembra avere una paralisi facciale, munita di sorriso- eppure in seguito scoprii che i suoi non erano sorrisi falsi o di circostanza, era semplicemente il suo stile di vita. Jim era allegro ed ottimista e sinceramente felice di essere al mondo. Certe volte il suo fare allegro era irritante ma, con il tempo, avevo imparato ad apprezzarlo.

“Non può essere così male” intervenne Emi, ingenua come sempre, ma era perché non aveva ancora conosciuto l'insulso individuo con il quale avrei dovuto condividere l'appartamento per i prossimi mesi.

“Infatti è molto peggio” sospirai rassegnata.

“La solita brontolona” mi canzonò Jim “Lo sai che ti avrei ospitata volentieri da me ma il mio compagno di stanza...”

“Lo so” Sospirai. Jim abitava al campus con un altro ragazzo, Sam. Era un tipo bizzarro, che non sarebbe mai mancato ad una conferenza di Star Trek, amava i fumetti, i giochi di ruolo, il suo ideale di donna era Catwoman -con tanto di cerchietto nero munito di orecchie pelose- e la storia d'amore più importante l'aveva avuta con la sua bambola gonfiabile, a cui aveva pure dato un nome, Pamela. Inoltre ogni volta che lo vedevo tendeva a sbavare, in modo disgustoso, e a fissarmi, in modo inquietante.

“Anche se a Sam non dispiacerebbe la tua compagnia..” riprese Jim per stuzzicarmi” sarebbe anche disposto ad ospitarti nel suo letto”

“Che schifo” sbottai finendo per sorridere. Quindi poteva anche andare peggio, pensai tra me e me, piccola consolazione “Almeno il troglodita non è male da guardare” osservai sovrappensiero.

Purtroppo non avevo calcolato la curiosità di Emi che, alzandosi dal divano dov'era stata a messaggiare nell'ultima mezz'ora, si avvicinò con occhi speranzosi “Davvero? Com'è?”

“Idiota” risposi con sicurezza. In effetti la sua idiozia superava di gran lunga i suoi addominali da urlo.

“Intendo fisicamente” mi fece presente Emi, alzando gli occhi al cielo, non aveva nessuna intenzione di demordere. Quando si trattava di bei ragazzi Emi era come un cane con un osso, non mollava mai.

“Carino, un bel fisico” Per non dire da stupro “Occhi scuri, capelli scuri....”

“Due orecchie, un naso” mi prese in giro Emi “Voglio i dettagli!”

“Ma che dettagli? E' il classico ragazzo attraente quanto arrogante che, con il suo bel sorriso, crede di poter far cadere tutte le ragazze ai suoi piedi, aggiungici qualche battutina stupida e una buona dose di sarcasmo e avrai l'idiota con cui mi toccherà abitare”

“Quindi ha un bel sorriso?” mi chiese lei entusiasta. Era proprio senza speranza!


 


 

"Questa era l'ultima scatola" disse Jim lasciandosi cadere sul divano del mio nuovo appartamento.

"Sai di essere il mio eroe" cinguettai sedendomi accanto a lui. Emi era andata via, dopo aver finto d'aiutarci, o meglio blaterare seduta sul divano, per tutto il pomeriggio.

"Ma voi potevate anche darmi una mano" protestò lui passandosi una mano sui suoi riccioli biondi che erano troppo lunghi per i miei gusti eppure molto carini. Gli davano un'aria da angelo ribelle.

“Ti ho passato le scatole inoltre ho supervisionato il lavoro” Mica è una cosa da poco, diamine!

“Chissà che sforzo” Brontolò lui con l'aria da bambinone.

"Queste scarpe non sono fatte per i traslochi" dissi allungando le gambe per mostrargli i miei bellissimi tacchi blu, fantastici dal punto di vista estetico ma non il massimo per quanto riguarda la comodità.

"E non potevi metterti delle scarpe più appropriate?"

"Ottima osservazione ma, senza pensarci, ho messo tutte le scarpe comode negli scatoloni"

"Sei davvero un genietto" mi scompigliò i capelli, sapendo bene quanto lo odiassi. Di rimando gli tirai una cuscinata dritta in faccia.

"Ritiro il complimento sull'eroe"

"Sfruttatrice e permalosa" disse con tanto di linguaccia.

"Ma almeno ho delle belle scarpe"

Lui mi guardò perplesso prima di scoppiare a ridere.

In quel momento sentii dei passi e poi il rumore della serratura. Dopo un attimo la porta si aprì ed un troglodita, anzi il troglodita entrò nella stanza.

"Ciao coinquilina" salutò Justin, stranamente sembrava di buon umore. Iniziavo a pensare che fosse allergico alla mia presenza.

"Vedo che hai compagnia" osservò il cretino. Portava i pantaloni della tuta grigi, una maglietta nera e i capelli erano tutti in disordine. Doveva esser stato in palestra, aveva quell'aria trasandata....sexy da morire. Anche se per me, ovviamente, rimaneva un cretino!

"Non ti sfugge nulla" borbottai con voce saccente.

"Esatto, quindi pensaci prima di fare cose sconce sul mio divano" un sorrisetto malizioso comparve sulle sue labbra.

"Sei disgustoso" aggiunsi una smorfia per rendere meglio l'idea.

"Così mi uccidi, bambolina" mi provocò lui con un ghigno.

"Ucciderti....” mormorai con finta aria pensierosa “...non mi tentare"

"Mi piacciono le bamboline violente"

"Sarai abituato a ragazze che ti prendono a sberle" osservai con aria soddisfatta.

Lui inclinò la testa di lato per poi rivolgermi un sorriso maliziosamente divertito "Parlavo di un altro tipo di violenza”

“Mi interessa solo se è contemplato un coltello da cucina, molto affilato” mi bloccai notando lo sguardo perplesso di Jim. Ok, forse la parte del coltello potevo evitarmela, era troppo da serial killer.

Sentii il cretino sghignazzare così dopo avergli lanciato un'occhiataccia decisi di fare le presentazioni. Almeno io ero educata.

"Justin questo è il mio amico Jim, Jim questo è il mio insopportabile coinquilino Justin" Ok, non troppo educata.

Jim fece per porgere la mano a Justin ma proprio in quell'istante a quel maleducato suonò il telefono e rispose, ignorando palesemente il mio amico che aveva ancora la mano rivolta verso di lui.

“Ciao piccola......si......” Così, senza degnare Jim e me di uno sguardo, si avviò verso la sua stanza, sbattendosi letteralmente la porta alle spalle.

Maleducato, maleducato ed insopportabile.


 

Dopo aver salutato Jim ed essermi scusata per il comportamento del mio coinquilino mi diressi verso la mia stanza per mettere in ordine l'armadio. Ci misi circa due ore per mettere tutto a posto. Ero maniacale nel mettere in ordine, non che rendessi il tutto perfetto, anzi per gli altri poteva anche sembrare un casino, ma tutto era messo secondo una mia speciale logica, molto rigorosa e nella quale nessuno avrebbe mai dovuto metter mano.

Avevo appena svuotato due valige colme di vestiti, due scatoloni pieni di scarpe e posizionato nella piccola libreria di legno chiaro tutti i miei libri in ordine alfabetico. Ero sfinita quando tra le mani mi ritrovai a stringere una fotografia. Era rimasta nascosta dentro l'edizione di “Orgoglio e pregiudizio” che Max mi aveva regalato per Natale. Pensavo d'essermi sbarazza di tutto ciò che lo riguardava, tutto ciò che mi avrebbe potuto far pensare a lui. Lontano dagli occhi, lontano dal cuore, così si dice, giusto?

Max era stato il mio primo amore. La nostra non era mai stata una storia drammatica, come quelle che vanno tanto di moda alla televisione o nei miei amati libri. Era sempre stato tutto molto naturale e tradizionale, per così dire. Tutto ebbe inizio ad una cena di amici di amici, eravamo seduti vicini a tavola, abbiamo cominciato a parlare e subito ci siamo sentiti in sintonia. Dopo quella sera lui cominciò a corteggiarmi, senza insistenza ma con costanza, poi c'era stato un primo appuntamento a cui ne erano seguiti molti altri. Niente drammi, solo due persone che s'incontrano, si piacciono, imparano a conoscersi e decidono di stare insieme. Semplice. La vita è già abbastanza complicata senza bisogno di crearci altre complicazioni. Max era bello, intelligente, posato, con una grande forza di volontà e un discreto senso dell'umorismo. Mi piaceva passare il tempo con lui, avevamo molti interessi in comune. Max era sempre presente per me lasciandomi comunque i miei spazi. Lui era più grande di me di sette anni, aveva già un impiego importante in una grande azienda, passava molto tempo a lavoro ma questo mi andava bene poiché anch'io ero molto impegnata con lo studio. Eravamo una bella coppia, ben assortita, con lui ero quasi riuscita ad immaginarmi un futuro. Ero certa che alla fine ci saremmo sposati e, se tutto andava bene, saremmo potuti anche invecchiare insieme, le premesse erano decisamente buone. Ma nella vita anche i migliori progetti possono fallire, il palazzo con le più solide fondamenta può crollare in un istante a causa di una qualche catastrofe naturale che neanche l'architetto più scrupoloso avrebbe mai potuto prevedere. Con Max andava tutto alla grande, avevamo appena trovato casa insieme quando arrivò la nostra catastrofe naturale. Il capo di Max gli propose una promozione formidabile, un posto come direttore marketing nella filiale aziendale di Londra. Quando Max mi parlò della promozione mancava solo una settimana al trasloco, avevo già dato l'annullamento per il mio alloggio al campus. All'inizio disse che non aveva ancora deciso se accettare ma io già sapevo quale sarebbe stata la sua decisione. Max era sempre stato molto ambizioso, era una delle qualità che mi avevano sempre affascinata in lui. Partì una settimana dopo, non feci nulla per dissuaderlo, sarebbe stato inutile ed egoista, aveva lavorato sodo per quell'occasione ed io non potevo far altro che lasciarlo andare con il cuore spezzato. Entrambi sapevamo che sarebbe finita, una relazione a distanza non sarebbe potuta funzionare, o almeno fu quello che disse lui. S'impuntò per pagare la prima rata dell'appartamento sapendo che da sola avrei avuto molte difficoltà a pagare l'affitto di quella bella casa. Non accettai, non volevo più nulla da lui. Il nostro era un addio, niente mezze misure, niente scene drammatiche, lo abbracciai forte augurandogli ogni bene e lui fece lo stesso, giurandomi che mai avrebbe amato un'altra quanto aveva amato me. Sapevo che non sarebbe stato vero, che avrebbe amato di nuovo, ma accettai la sua bugia con riconoscenza, una piccola pezza per il mio cuore ferito.

Strinsi la foto tra le mani, guardando quel ragazzo biondo che per molto tempo era stato una delle persone più importanti della mia vita. Era finita, mi aveva lasciata. Anche lui. Le persone se ne vanno sempre, l'avevo capito fin da bambina, prima mio padre e poi tutti gli innumerevoli amanti di mia madre, tutti se ne erano andati. Non importa quanto avessi bisogno di loro, quanto facessi del mio meglio per essere una bambina perfetta, alla fine se ne andavano sempre ed io e la mamma rimanevamo sole.

Presi la foto, per un attimo pensai di strapparla e buttarla nella spazzatura ma non ci riuscii. La piegai in due, aprii un cassetto e la nascosi in fondo, sotto una pila di fogli e di vecchie foto. Era l'ennesimo promemoria che la vita mi aveva concesso per ricordarmi di non abbassare la guardia, mai.

Dopo aver impilato un altro gruppo di maglioni e adagiato la mia dolce ed inseparabile Lellibeth sul letto, ero stanchissima. Indossai il mio solito abbigliamento da casa: pantaloncini della tuta blue, comodi ma un po' sformati, e una canottierina bianca. Mi legai i capelli in una semplice coda di cavallo e dopo aver aggiunto una bella felpona grigia mi decisi ad andare in cucina per mangiare qualcosa.

Mi avviai verso il frigo alla ricerca di cibo. Avevo voglia di dolce, come al solito. Ero una vera fan dei dolci, in particolare del cioccolato, qualunque cosa contenesse cioccolato per me era come una droga. Fortunatamente avevo un metabolismo di ferro, infatti per quanto mangiassi non ingrassavo mai. Ero minuta di costituzione. Bassa e con un fisico da donna in miniatura. Non sarei mai potuta diventare un'indossatrice ma almeno potevo mangiarmi una crostata intera senza sensi di colpa. Aggiungendo anche una buona dose di panna.

Il frigo era decisamente desolato, c'erano solo un paio di lattine di birra, una mela, un pezzo di pizza che sembrava risalire alla preistoria, latte scaduto....Oh mamma, sarei morta di fame. Quando la disperazione stava per prendersi possesso di me, notai una piccola scatola di cartone blu. La presi titubante e....bingo! Al suo interno trovai un meraviglioso budino al cioccolato. Tutta soddisfatta andai, con il mio tesoro-budino tra le mani, a cercare un cucchiaino e lo trovai in un cassetto a destra del bancone.


 

“Cosa stai facendo?” sobbalzai quando quella domanda, piuttosto seccata, giunse alle mie spalle. Ero seduta al piccolo tavolino con ancora in mano il cucchiaino sporco di cioccolato.

“Quello era mio!” Justin si parò davanti a me con espressione scioccata. Sembrava un bambino a cui avevano appena rubato l'ultima caramella, era buffissimo con il viso corrucciato e le labbra curvate in una smorfia colma di delusione.

Portai il cucchiaino in bocca per assicurarmi di finire tutti i resti di cioccolato, il tutto in modo molto eclatante solo per infastidirlo, mentre lui mi guardava irritato.

“Mmm” Accompagnai quel verso di gradimento con un sorriso soddisfatto “Era buonissimo”

Posai il cucchiaino nel contenitore, ormai vuoto, toccandomi platealmente la pancia.

“Ti stai divertendo?” mi chiese lui con un sorrisetto vagamente irritato.

“Moltissimo” sogghignai.

“Quello era per me” sottolineò con ostinazione “E tu non hai alcun diritto di saccheggiare il mio frigo”

“E' anche mio, adesso”

“Forse ma quel budino era sicuramente il MIO”

“Eppure non c'era scritto il tuo nome sopra” Obiettai facendo la faccia da angioletto innocente.

“Questo è un furto”

“Era solo un budino!” mamma mia quante storie per un piccolo ed innocente budino. Anche se era decisamente delizioso.

“Non ti mettere contro di me, non ti conviene”

“E' una minaccia?”

“Ma guarda questa..” borbottò lui andando verso il bancone per prendere il telefono. Era così buffo quando si arrabbiava. Non riuscivo a smettere di ridere.

“Non avrai intenzione di chiamare la polizia?” gli chiesi sghignazzando.

“Ordino una pizza, sapientona” Lo osservai mentre prendeva tra le mani il telefono per comporre il numero. Aveva indosso i pantaloni della tuta, questa volta erano neri e leggermente cadenti sulla vita, il busto era nudo, lasciando così in bella mostra gli addominali scolpiti. Il suo viso era pensieroso, i capelli ancora bagnati per la doccia e in disordine, come sempre. Non aveva i capelli corti ma nemmeno rasati, erano vagamente mossi e di un marrone scuro molto bello. Sembrava molto concentrato mentre con una mano ticchettava sul bancone della cucina. Ripeto: se non fosse idiota sarebbe davvero attraente come ragazzo.

Ordinò una pizza a dir poco disgustosa sotto il mio sguardo allibito. Era una margherita con salsicce, peperoni, salame, wrustel, altre verdure, che ora non ricordo, e anche le patatine fritte. Che schifo. Ma come faceva ad avere quel fisico? Pensai mentre i miei occhi vagavano sui suoi addominali scolpiti....Aveva davvero un fisico da urlo, spalle larghe, petto asciutto, con i muscoli al punto giusto. Non ostentati ma decisamente presenti.

Lui riagganciò il telefono per poi posare il suo sguardo su di me “E' inquietante il modo in cui ti fissi a guardare la gente” mormorò con tono divertito.

“Io non mi fisso!” Obiettai falsamente dopo averlo squadrato spudoratamente per cinque minuti.

“Non c'è niente di male se ti piace guardarmi” constatò lui con un'alzatina di spalle.

“Cosa?!” sbottai spalancando la bocca per lo stupore. Era completamente pazzo. Pazzo ed egocentrico.

“Gli occhi, tesoro, non mentono mai”

“Eh? Non posso credere che tu sia davvero tanto...presuntuoso”

“Sei tu che mi hai mangiato con gli occhi per tutta la durata della telefonata” obiettò con ovvietà appoggiandosi al bancone con le braccia incrociate al petto e un sorriso da prendere da schiaffi.

“Io...”

“Tu?”

“Io non...”

“Lo capisco” asserì lui con un sorrisetto compiaciuto.

“Stronzo”

Lui sorrise beffardo andando verso camera sua, con quella sua camminata sicura ed irritante mentre si scompigliava i capelli con una mano.

“Comunque il budino era buonissimo!” Urlai a mò di provocazione. Era assurdo usare il budino come vendetta ma fu il massimo che mi venne in mente.

Lui si girò rivolgendomi un ghigno beffardo ed impertinente “Tra poco arriverà una mia amica” la malizia che mise in quella parola era inquietantese fossi così gentile da non farti vedere....”

“Cosa?!” la mia voce stridula stava sfiorando decibel mai sentiti prima.

“Non vorrei che la facessi scappare” spiegò lui come se fosse ovvio.

“Se è tanto folle da non farsi spaventare dal tuo carattere niente potrà mai farla fuggire”

Lui non sembrò colpito dall'asprezza delle mie parole “Meglio non rischiare”

“A me piace il rischio” sogghignai decisa a non dargliela vinta.

“Comunque ti consiglio dei tappi”

“Tappi?”

“Per le orecchie. Non vorrei sconvolgere la tua innocenza, bambolina” disse lui facendomi l'occhiolino, prima di entrare in camera sua e di chiudersi la porta alle spalle.

Ok, ora ne ero assolutamente certa: quel ragazzo era un totale idiota.


 

Cinque giorni dopo...

Tutta soddisfatta tenevo tra le mani il mio articolo, era un semplice pezzo d'attualità, sul conformismo, argomento sul quale era diventata una vera esperta, Toby, il caporedattore del giornale universitario, lo voleva per quella mattina, quindi avevo passato l'intera notte per finirlo ma finalmente ero soddisfatta.

Misi la cialda dentro la macchinetta del caffè mentre rileggevo l'ultima parte dell'articolo.

Sentendo dei passi, capii che qualcuno aveva fatto il suo ingresso in cucina ma ero decisamente troppo presa per alzare gli occhi. Sapevo già chi fosse, non meritava la mia attenzione......Peccato che lui non la pensasse così.

“Cosa leggi di tanto interessante?” Mi chiese l'idiota, levandomi il foglio dalle mani.

Cercai di riprenderlo ma lui l'alzò, rendendo la missione impossibile a causa della mia scarsa altezza. Saltellai più volte, maledendo le mie gambe corte, sotto il suo sguardo divertito.

Mi arresi, per mantenere almeno un briciolo di dignità.

“Molto maturo” brontolai incrociando le braccia al petto come una bambina.

Lui mi rivolse un ghigno prima di riportare la sua attenzione sul mio articolo “Conformismo tra passato e presente” lesse sovrappensiero . Vidi scorrere i suoi occhi, scorrendo rapidamente le righe “Sembra davvero noioso” mormorò in fine.

Lo fulminai con lo sguardo staccandogli il foglio dalle mani.”Questo perché tu non capisci nulla che non comprenda “letto” e “donna” nella stessa frase”

“Ti abbiamo infastidito?” mi chiese con un lampo di divertimento negli occhi.

“Non lo definirei fastidio, più che altro perplessità, non credevo che esistessero così tante idiote disposte a passare del tempo con te”

“Ne rimarresti stupita”

“Più che altro disgustata”

“Sempre acida anche di primo mattino” osservò lui passandomi il caffè, uscito finalmente dalla mia magica Nespresso, per iniziare a preparare il suo.

“Sarà la tua presenza a rendermi intrattabile”

“Forse” constatò lui scompigliandosi i capelli mentre si stiracchiava beatamente. Era ancora mezzo addormento mentre io ero in piedi dalle cinque. Che vita ingiusta!

“Questa sera farò una festa”

“Cosa?” Sbottai.

“Fe-Sta” sillabò come se stesse parlando con un'idiota.

“Conosco la nostra lingua, grazie”

“Bene”

“Bene un corno” esclamai ferrea “tu non farai nessuna festa, non qui”

“Non ti stavo chiedendo il permesso, credevo solo che, dal momento che vivi qui, fosse cortese avvertirti”

Sentii la rabbia montarmi dentro. Dovevo trattenermi, fare una sfuriata non sarebbe servito a niente “Sai che domani ho un esame importante, tu....”

“Io, cosa?” mi sfidò lui con l'aria da parla pure, tanto dei tuo problemi non potrebbe fregarmene di meno.

“TU NON FARAI NESSUNA FESTA” non riuscii a trattenere la rabbia, sbattendo anche i piedi a terra.

“Mi dispiace ma ho già detto ad alcuni amici di venire, sarebbe scortese annullare tutto all'ultimo” un sorrisetto soddisfatto gli comparve sul viso.

“Sei uno stronzo” sibilai.

Lui improvvisamente si avvicinò a me, prendendomi in contropiede. Solo un passo ed i nostri visi si trovarono vicini. Troppo vicini. Sentii il suo respiro infrangersi sulla mia pelle mentre si muoveva lento e sensuale. Ma che diavolo stava facendo? E perché mi guardava così? I suoi occhi nocciola con piccole chiazze verdi al centro, puntati nei miei. Oh mamma, non avevo mai notato questo particolare, con la luce giusta i suoi occhi avevano sfumature verdignole, wow....era sicuramente troppo vicino....e troppo bello.

Perché il mio cuore stava aumentando i suoi battiti? Oddio, stupido organo traditore. Erano i suoi occhi così intensi a sconcertarmi, ed anche le poche ore di sonno avevano influito, naturalmente.

Mi ritrovai a trattenere il fiato mente lui si avvicinava ancora e mi superava per.....prendere la bottiglia di latte dietro di me.

Si allontanò sogghignando “Tutto a posto, Kate?” mi chiese con finta innocenza.

Oh cavoli, che figuraccia! Sentii le mie guance imporporarsi mentre lui continuava a guardarmi con malizia. Decisa a riprendermi da quella colossale figuraccia, cercai di elaborare una strategia per vendicarmi.....Bingo! Nella mia testa si accese una lampadina.

Con un buon piano nella testa avanzai di un passo verso di lui che mi guardò sconcertato.

Allungai una mano, sfiorandogli il petto ed iniziando a creare piccoli cerchi invisibili “ Sai cosa penso?” sussurrai mordendomi il labbro con fare civettuolo. Lo vidi deglutire, forse stava anche trattenendo il fiato, non lo so con certezza ma continua ad accarezzarlo lentamente.

“Cosa?” chiese con voce roca cercando di sembrare spavaldo. Cosa inutile, ovviamente. Il suo respiro accelerato lo tradiva.

“Tu....” mossi le labbra platealmente “sei....” la mia mano indugiò sul suo petto, godendo nel vedere i suoi occhi dilatarsi “....uno stronzo!” alzai la voce sul finire della frase e gli tirai un bel pestone sul piede per concludere in bellezza.

Ahi.

Lui rimase senza parole, osservandomi sconcertato mentre io soddisfatta presi la mia tazza di caffè e me ne andai, lasciandolo sconfitto e con un piede dolorante.

Uno pari, palla al centro.

Se voleva giocare, non sarei stata certo io a tirarmi indietro.


 


 


 

Note:

Eccomi qui, con il secondo capitolo di questa storia strampalata. So di essere molto in ritardo ma con gli esami e l'estate ho deciso di mettere in pausa la storia, per riprenderla quando avessi avuto più tempo.

La convivenza tra Kate e Justin è iniziata e non sta andando per il meglio. Kate ha un bel caratterino e Justin fa di tutto per irritarla. In questo capitolo ho cercato di presentarvi meglio il carattere di Kate, facendo qualche riferimento al suo passato, in particolare a Max. Ovviamente andando avanti il personaggio di Kate sarà sempre più chiaro e delineato (almeno spero =D ). Justin per ora è solo un cretino ma anche lui ha altri lati del carattere che vi farò conoscere lentamente.

Ora vi saluto e colgo l'occasione per ringraziare ancora le ragazze che hanno recensito. E' davvero bello ricevere delle conferme, essendo molto insicura devo ammettere che le recensioni sono fondamentali per me. Spero quindi che mi farete sapere cosa ne pensate di questo capitolo, del quale non sono molto convinta, ho tantissime idee ma qualche difficoltà a metterle per iscritto. Fatemi sapere!!!

Un bacione e ancora grazie a tutte, in particolare a quelle che hanno messo la storia tra le seguite, preferite e ricordate...e a quelle che recensiscono, ovviamente!!!!!!!!!!!!!!!!

Alla prossima

  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: Penelopee