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Autore: Alex Wolf    23/09/2013    2 recensioni
IN IPER-REVISIONE
La mia storia è un "what if" / "missing moments".
Mi sono sempre immaginata cosa sarebbe potuto accadere se con Eragon e Borm a compiere il viaggio ci fosse stata anche una ragazza, e bhe, è venuta fuori questa fan fiction.
Aprì le ali.
Erano larghe, fatte di una membrana bianca latte e le parti in cui le ossa andavano a unirsi avevano artigli chiari, affilati e leggermente ricurvi che avevano un aria alquanto… pericolosa.
« Il mio… drago?. » borbottai chinandomi verso l’esserino.
« Esatto. » gracchiò lo zio.
Il piccolo, squamoso, drago mi si avvicinò e salì sulla mia spalla, restando in equilibrio.
« Speravo di non doverci passare di nuovo. » sospirò Brom accarezzandosi la barba ispida.
Genere: Avventura, Fantasy, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Eragon, Nuovo Personaggio, Un po' tutti
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Kira
 








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Le pareti di roccia del castello ci sovrastavano e accompagnavano nel nostro percorso. Eravamo appena usciti dalla sala del trono e le nostre dita erano ancora intrecciate fra loro, tremavo leggermente per l’incontro ravvicinato con il re. Scossi le spalle e dondolai la mano per staccarla da quella di Murtagh. Lui mi fissò sbattendo gli occhi scuri, tanto simili a quelli del “mio” cavaliere. Mi mancava così tanto, troppo. Sospirai e mi passai una mano sul polso. L’intricata coreografia di cicatrici sopra la pelle si disegnò sopra le mie dita. « Maledizione », sussurrai interrompendo o bruscamente la presa su me stessa. « Cosa c’è? », domandò curioso il ragazzo lanciandomi un’occhiata. « Nulla, nulla… », lo guardai senza vergogna e gli sorrisi. Forse le mie guance si colorarono di rosso, perché lui allungò una mano e mi diede un buffetto dolce sulla guancia. Borbottai leggermente, e voltai la testa ritrovandomi davanti ad un quadro raffigurante una figura severa. Mi bloccai e, congiungendo le mani al ventre, cominciai a guardarlo curiosa. Era una figura alta, dalla costituzione magra ed elegante. Il volto era rigido e contratto in una smorfia di vittoria silenziosa. In mano reggeva una spada verde dall’impugnatura d’argento brillante. Aveva i capelli lunghi e scuri e gli occhi erano come due buchi neri, pericolosi e minacciosi. Indossava un’armatura d’argento molto stretta, sebbene in teoria dovessero essere molto larghe e pesanti, ma lei non sembrava farci caso. Alle sue spalle si ergeva una figura gigantesca ( non paragonabile a Wyrda, certo. Ma faceva la sua figura), che risplendeva sotto il sole, di un verde brillante e gli occhi di ghiaccio. « Parlami di lei, Murtag », gli chiesi sebbene avessi riconosciuto la figura, « E di cos’è fatta quell’armatura? Sembra così… leggera ». Il ragazzo mi si accostò e indicò per prima cosa le vesti della ragazza. « Questa è un’armatura fatta su misura dagli elfi. Era stata forgiata da uno speciale argento, intrisa di una sostanza unica, che non permetteva alle lame nemmeno di scalfirla. Era… magica, se così si può definire », ritrasse la mano e piegò leggermente la testa verso di me. I suoi capelli s’intrecciarono coi miei ma nessuno dei due ci fece caso più di tanto. « Lei era Lexie, l’amante di Galbatorix. Credo che tu sappia come e perché Galbatorix divenne re, giusto? », domandò fissandomi. Io lo guardai e annuii, così lui continuò: « Diciamo che dopo un po’ di tempo le cose fra i due andarono davvero male e così… bhe, Lexie scelse di allearsi con i cavalieri contro Galbatorix, e persero… Per quello che ne so, circa quindici anni fa Galbatorix, l’unica volta che uscì da palazzo la rincontrò e ».  « Quasi sedici », intervenni io. « Come? », sbatté le palpebre lui. « Fra qualche mese saranno sedici anni ».  « Come lo sai? », s’incuriosì. « Perché, credo che quando si rincontrarono lui la stuprò, e la mise incinta », mormorai persa nel nulla dei miei pensieri. « Bhe, se fosse così, e io fossi il frutto di quella cosa », rizzò le spalle Murtagh, « Non vorrei sapere di vivere col sangue di quel pazzo nelle mie vene. E io me ne intendo di sangue pazzo ».  « Allora siamo in due ».  « Cosa, perché? ».  « Perché credo di essere la figlia illegittima del re », dissi, convincendomi da sola. Insomma, mia madre l’aveva scritto nella mia lettera (sottintendendolo) che mio padre era un pazzo, e non era quello che avevo “conosciuto” da bambina. « Cosa, come?! ».  « Lei era mia madre », ammisi allungando una mano verso il dipinto, per accarezzarlo. La stoffa sotto le mie mani era liscia, a causa dei colori a olio, e delicata. Sentii le lacrime affiorarmi agli occhi, talmente in fretta che non riuscii a fermarle. Abbassai il volto, in modo da coprirlo con i capelli e repressi un singhiozzo. « Tutto… tutto bene? », domandò indeciso il giovane. Poggiò una mano sulla mia spalla e io lo guardai, vedendo il mio riflesso nei suoi occhi. Avevo guance e occhi arrossati ma sorridevo, nonostante tutto.
 
Il resto della giornata passò velocemente. Murtagh mi portò in giro per il castello e io riuscii a imparare le varie strade per arrivare alla mia camera. Mi insegnò i nomi dei Cavalieri dei Draghi che avevano servito il re, nella sua folle conquista. Mi portò alle stalle e mi fece conoscere il suo servo Tornac. Un uomo, che a dire del giovane dai capelli scuri, era fidato e leale. Mi parlò anche di sua madre, senza mai farne il nome. Mi disse che lei era stata innamorata di Morzan, più fidato cavaliere del re, e che poi era rimasta incinta. Mi aveva rivelato che suo padre l’aveva costretta più volte a fare la spia, e che lei, per tenere al sicuro il figlio, aveva fatto un incantesimo agli altri rinnegati in modo che non sapessero dell’esistenza del giovane. Poi eravamo passati ad argomenti più delicati: mi aveva detto, e mostrato, la cicatrice che suo padre gli aveva fatto, quando lui aveva solo tre anni, durante un attacco d’ira. A quel punto non ero riuscita a trattenermi oltre e l’avevo stretto a me, sebbene lui fosse leggermente più alto. Lui, sorpreso non aveva potuto fare altro che ricambiare. In quel poco lasso di tempo non avevo potuto fare a meno di notare quanto la sua presa potesse sembrare così simile a quella di Eragon. Erano presso che identiche. Ma come possono due persone così diverse, e sconosciute, avere tanto in comune ai miei occhi?, pensai. 
 
La sera mi cambiai: indossai un abito di stoffa morbida e rossa, che non riconobbi, dai ricami bianchi e dalla gonna liscia. La domestica mi intrecciò i capelli in due complesse trecce e poi li tirò in alto, fermandoli sulla testa. Percorsi, poi, in tutta fretta gli svariati corridoi, essendo già in ritardo, e mi fermai solo quando davanti a una stanza vidi due guardie appostate. Mi avvicinai cautamente e gentilmente chiesi: « Voliate scusarmi, signori. Sapreste dirmi in quale ala del castello sta cenando il Re? », poi notando che i due mi lanciavano solo strane occhiate aggiunsi, « Avrei dovuto cenare con sua maestà, questa sera, ma mi sono persa ». Le due guardie si guardano ancora e poi una di loro disse: « Sua maestà è dietro questa porta, chi siete voi? ».  « Kira, la ragazza che possiede il drago bianco. Sono un cavaliere », annunciai con fierezza. Loro rimasero muti e poi abbassarono il capo. Uno aprì la porta permettendomi d’entrare.
Dentro la stanza era pieno di candele, e un grosso candelabro pendeva sopra un tavolo rotondo. Dentro dei buchi al suo interno sostavano enormi ceroni neri, che illuminavano tutto a giorno. Sul piano d’appoggio era stata stesa una suntuosa tovaglia, piatti ricamati da intricati disegni, che si univano sui loro bordi, e cibi di tutti i generi. Vino in abbondanza e niente acqua, purtroppo per me. M’inchinai leggermente quando fui davanti al re e mi accomodai alla sua sinistra. Quando mi guardai attorno notai che Murtagh ancora non c’era. M’insospettii, ma non domandai. Iniziammo a mangiare, silenziosi. Tutto era muto, imbarazzante finché l’uomo non decise di rompere il ghiaccio. « Allora, cara », Galbatorix intrecciò le proprie dita difronte al volto,  « Com’è andato il giro del castello con Murtagh, oggi? ».  « Oh, bhe… è stato molto istruttivo, Sire. Ho imparato davvero molte cose. Ma l’unica parte che non ho visto sono state le prigioni », punzecchiai un po’ il cibo che avevo nel piatto con la forchetta,  « Ed è strano, perché di solito sono le prime cose che vorrei vedere. Ma Murtagh me l’ha proibito ».  « Vorresti visitare le prigioni, e perché mai? », s’incuriosì.  « Mi sento attratta da quel posto », ammisi, « E’ come se ci fosse qualcosa che mi chiama, qualcuno… ma lasciamo perdere le sembrerò una pazza. Piuttosto, dov’è Murtagh? ». « Perché ti interessa? », domandò fin troppo bruscamente.  « Oh,bhe mio signore. I-io ero soltanto curiosa, mi dispiace di averla irritata », mi scusai subito.  « No, scusami tu. Non volevo, mia cara ». Prima che riuscissi a rispondere una nube si materializzò di fronte alla tavola. Da essa comparve un corpo, dalla pelle marmorea e le vesti nere e rosse. Le unghie talmente lunghe da sembrare artigli, e gli occhi talmente rossi da parre di sangue, come i capelli. Gridai spaventata, non riuscii a trattenermi e rabbrividii difronte all’essere degli inferi. Il Re si affrettò ad alzarsi, strusciando la sedia sul pavimento che stridette e mi tranquillizzò dicendo: « Non avere paura, mia cara. E’ un fedele alleato e amico », gli andò vicino e lo guardò negli occhi, « Con strane entrate in scena ».  « Ma mio signore, è uno spettro ».
 
 
 
 
 
WELA’
Ricapitolando:
 
In questo capitolo:
Argh, problemi per Kira.
Compare Durza, ma non si presenta  Wyrda.
 
Nel prossimo capitolo:
Bho, salterò vari capitoli dell’opera originale per velocizzare la vicenda. Ho deciso che aggiornerò ogni LUNEDI’.

AGGIORNERO' NON PIU’ DOMENICA MA LUNEDI’!

E scusatemi se è orrido, e sono in ritardo, ma la scuola mi svena già.
Love you all.                                           
  
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