Disclaimer: Agron e Nasir non mi
appartengono, questa è una
storia di fantasia, l’autrice scrive senza alcuno scopo di
lucro e non intende
violare alcun copyright.
Elena
L’ultima volta che l’avevo
sognata mi chiamavo ancora Tiberio e
avevo quattordici, forse quindici anni.
Il Dominus mi domandava di toccarlo, ma io
ero ancora troppo giovane
e inesperto per soddisfarlo, come invece sarebbe stato mio
compito.
Un bambino... con le gambe aperte e le mani di
altri in posti dei
quali nemmeno comprendevo l’importanza.
Durante il sesso rimanere immobile e subire
passivamente sarebbe
equivalso all’ozio, ovvero un lusso che a nessuno schiavo
è mai stato concesso.
L’ultima volta che avevo sognato Elena,
il Dominus mi aveva fatto
frustare a sangue perché il corpo di quel bambino che usava
per sfogarsi, non
partecipava al suo gioco.
Come poteva? Il bambino non sentiva nulla.
-Non mi
sono ribellato, madre... perché fa così male?
Dicevi che il dolore sarebbe
sparito in fretta.-
-Madre, mi
senti? Madre?-
La notte che seguì quelle frustate
ricordo che aprii gli occhi
con molta fatica e mi trovai in un luogo che non riconobbi
immediatamente,
completamente al buio.
Sentivo bruciare la carne a causa delle ferite
aperte e le
palpebre a causa del pianto.
Pochi attimi di confusione prima di capire dove mi
trovassi.
L’aria puzzava di sterco e piscio di
cavallo. Io tastai a terra
con le mani e strinsi qualcosa tra dita, che riconobbi essere paglia.
Ero nelle stalle, come fossi stato una bestia.
La mia punizione era sempre la stessa:
l’umiliazione. Perché mi
fosse ben chiaro quale sarebbe stato il mio posto, se di nuovo avessi
mancato ai
miei doveri, nel letto del Dominus.
-Continuo
a sognarti, madre. Vorrei chiederti qualcosa di importante.-
Da qualche parte, tra il dolore delle frustate e la
perdita dei
sensi, avevo sognato di lei. Delle parole con le quali usava
convincermi ad
accettare remissivo i miei compiti. Della tenerezza delle sue mani che
mi
accarezzavano gentili, del buio nei suoi occhi quando non li posava nei
miei e
non si accorgeva che la guardavo.
-Voglio
chiederti perché hai voluto questo per me? Mi odiavi, madre?
Mi odiavi perché
non ero davvero il tuo Tiberio?-
Ricordo che a terra c’era umido. La
paglia doveva essersi
mischiata al mio sangue.
Mi stesi sulla pancia e attesi. Attesi di morire
per rivederla ancora
una volta e chiederle di amarmi comunque, anche se non venivo dal suo
ventre.
Perché lei era l’unica madre
di cui rammentavo il profumo e il
calore, l’unica che amavo.
Chiusi gli occhi e persi conoscenza.
Da qualche parte, di nuovo tra i ricordi, i sogni e
i sensi che si
risvegliavano, sentii il fresco di un panno sulle palpebre e la
pressione di
una mano sul polso.
Quando aprii gli occhi, non ero più al
buio e non ero più solo.
Il Dominus mi guardava distante, sulla soglia,
dietro la figura chinata
di un vecchio schiavo intento a curare le mie ferite. Mi guardava come
si
guardano gli oggetti, come si guardano i vasi vuoti, di scarso valore.
-Sei fortunato ad avere questo aspetto, piccolo
Tiberio. E che tua
madre sapesse bene come ricattarmi. Vedi di non sfidare la mia pazienza
un’altra volta! Mi dispiacerebbe dovermi privare di te.-
Chiusi gli occhi, sentendo lacrime bollenti rigarmi
le guance,
pallide e sudate per la febbre. Persi di nuovo conoscenza.
-Tiberio...-
-Madre?-
-Tiberio... No
che non ti odio, figlio mio, non potrei mai. -
-Madre,
voglio stare con voi. Perché mi avete dato a lui?-
-Tiberio,
mio splendido bambino... il neonato che mi fu strappato aveva una
testolina di
capelli nerissimi, proprio uguali ai tuoi. E quando me lo portarono via
gridava terrorizzato,
proprio come facesti tu in quel fiume, quando ti salvai dalle sue
acque.-
-Portatemi
con voi! -
-Sei tu il
mio Tiberio, il mio vero figlio. E io ti amo più di ogni
altra cosa al mondo, perché in te non
c’è traccia del romano che uccise il suo stesso
sangue,
guardandomi negli occhi.-
-Madre
perché avete permesso questo? Madre!-
-Tu sei la
mia vendetta, Tiberio.-
Come detto, quella fu l’ultima volta che
Tiberio la sognò.
La prima e unica volta che l’avevo
sognata, da quando il mio nome
era diventato Nasir, deliravo preda alla febbre. La ferita aperta sul
costato bruciava la mia carne, esattamente come le frustate
del mio Dominus.
La prima e unica volta che Nasir aveva sognato
Elena, la
rincorreva senza mai riuscire a raggiungerla, poiché nemmeno
nei sogni mi sono
mai state concesse risposte.
Elena la favorita, Elena la traditrice. Rinnegata e
regredita a
sguattera, per aver permesso che il suo grembo si gonfiasse del seme
del suo
padrone.
Elena, mia madre.
-Tu sei la
mia vendetta, Tiberio. -
Agron dorme in parte a me proprio ora. Il suo
respiro è tiepido e
regolare, il suo petto appoggia appena contro la mia schiena.
Sotto le mie dita non c’è
l’umido della paglia sporca di sangue, né
il freddo dei sotterranei di un tempio romano, ma il morbido calore
delle
pellicce sotto cui riposiamo io e lui, ogni notte.
Non so perché ho sognato Elena dopo
tanti anni.
Ma quando mi sono svegliato, poco fa, per un
secondo ho creduto di rivivere il
buio di quella stalla e risentire il fetore dell’umiliazione
subita.
Qualche volta mi chiedo se sono ancora suo
figlio... o se lo fosse
soltanto Tiberio.
Una parte di me è turbata
tutt’oggi al ricordo di chi ero...
e si domanda spesso se Tiberio sarebbe stato lo stesso, con Elena al
suo fianco
ancora per qualche anno. Se la sorta di ‘mutazione', che era
avvenuta per
proteggerlo dalle violenze che subiva, si sarebbe completata in modo
migliore,
con Elena a guidarne i cambiamenti.
Lei si era ribellata, in un certo senso. Aveva
voluto quel
bambino, aveva sperato di dargli un futuro, contro doveri e obblighi.
Ma la sua
ribellione si era spenta nel più orribile dei modi. E la
lezione che ne aveva
ricavato, era stata che ribellarsi al Dominus, portava sofferenze
peggiori
delle umiliazioni.
-Non
ribellarti, Tiberio. Il dolore sparirà in fretta...-
Per questo mi volle nelle grazie del suo padrone,
pur covando un
odio e un rancore difficili da comprendere, per lui e per
ciò che le aveva fatto.
Per questo mi volle al sicuro e fece in modo di mettermi nella
posizione più
agiata per uno schiavo. Quella del favorito.
-Tu sei la
mia vendetta, Tiberio. Il mio lascito all’uomo che ha ucciso
suo figlio.
Tu... glielo
ricorderai per sempre.-
A me, la ribellione aveva insegnato
l’amore.
Io avevo Agron. E tutto ciò che volevo
era che, guardandomi, lui vedesse
un suo pari.
-Sei la
mia vendetta, Tiberio.-
Senza voltarmi, accompagno in avanti la mano che
Agron tiene
appoggiata al mio fianco e mi stringo tra le sue braccia più
che posso.
-Madre...
mi senti? Sono felice, ora. Vorrei che tu vedessi.-
-Io ti
amo, Tiberio.-
-Smetti di rimuginare, siriano. Sento il rumore dei
tuoi pensieri.-
-Perdonami, Agron...-
Mi giro lentamente, così da poterlo
abbracciare in vita e appoggiare
la fronte al suo petto.
Lui resta immobile, sembra essersi riaddormentato.
-Agron?-
-Hai ancora un paio d’ore di sonno, prima
di andare a caccia,
Nasir. Sicuro di
volerle occupare
parlando?-
Al buio, sento le sue mani scivolare lungo le mie
gambe nude.
Scorrono leggere, dal basso verso l’alto. Mi afferrano appena
sotto le natiche
e si portano una mia gamba intorno alla vita.
Gli sorrido e gli accarezzo una guancia,
delineandone i lineamenti
con le dita. Sono caldissime, così come il suo corpo. Posso
quasi sentire il
sangue scorrere tra noi, talmente siamo vicini, l’uno
all’altro.
-Di certo non intendevo occuparle come stai
pensando tu!-
I suoi baci, che già aveva iniziato a
far piovere sul mio collo,
si arrestano di colpo.
-Allora come?-
-Pensavo...-
-Si, me n’ero accorto.-
Gli do uno spintone, premendo la mano al centro del
suo petto e
sorridendo ancora.
-Pensavo che avrei voluto che conoscessi mia madre.
Voglio dire,
la donna romana che mi ha allevato.-
Non risponde.
Si accoccola contro di me e prende ad accarezzarmi
distrattamente
l’addome. Riesce quasi a coprirne gran parte con il solo
palmo aperto di una
mano, che appoggia e ferma sul mio ventre.
Indugia appena sopra l’inguine, sento il
calore irradiarsi da
sotto le sue dita.
-Ora sei tu che rimugini, Agron. A cosa pensi?-
-Penso che devi essere gravido, piccoletto! Non fai
che parlare di
madri.-
Ridiamo.
Gli piace scherzare su questo, lo fa spesso. Mi
spaventava all’inizio, temendo di perderlo al termine di un
immaginario scontro, dal quale mai sarei potuto
uscire vincitore, contro la possibilità di un figlio suo.
Poi ricordai che io e lui ci eravamo scelti in
mezzo a mille
possibilità, perché insieme eravamo migliori,
più forti. E così sarebbe stato,
finché fossimo stati in grado di renderci felici.
Non è più buio fuori.
L’alba sta sorgendo e la luce filtra tenue tra le
assi della capanna.
Osservo i colori intorno a noi accendersi e mutare
pian piano,
colpiti dai raggi del sole tiepido e freddo del mattino.
Agron continua a stringermi tra le braccia e ad
accarezzarmi.
Vuole fare l’amore.
E lo voglio anche io.
-Il giorno in cui io sarò gravido, tu
potrai davvero vantarti di
scopare come un Dio, Agron!-
-Allora ci provo subito!-
E ridiamo ancora.
Fare l’amore all’alba vuol dire
vedere tutto, oltre che sentire.
Guardarlo negli occhi, mentre si perde dentro di me.
Sentirlo tremare, mentre faccio scorrere le mani su
di lui.
Osservare la sua espressione quando ascolta i miei
lamenti, quando
sente che lo chiamo, mentre mi chiede cosa voglio... ed esegue.
Fare l’amore all’alba vuol dire
donarsi per davvero, senza
maschere e protezioni.
-Io ti
amo, Tiberio.-
-No,
madre. Un giorno, quando ci rivedremo, ti
racconterò di
tuo figlio. Non di Tiberio, lo schiavo carnale che sopravvisse al buio,
nel
letto di un Dominus. Ma di Nasir, il guerriero che visse alla luce,
combattendo
per amore di Agron.-
Fine.
Nda:
credo di
essere in un certo qual modo (un pochino, tantissimo, praticamente
‘na malattia
grave!) ossessionata dal personaggio di Elena... che vi ricordo essere
completamente di mia invenzione! XD ecco, tutto qui! È solo
per questo motivo
che ho deciso di rovinare a tutti l’esistenza con questa
one-shot. E
ringraziate che è solo una one-shot, poteva andarvi peggio!
T___T
Grazie a tutti per aver letto! Approfitto (ANCORA)
di questo
spazio per mandare una carezzina sulla guancia a tutti i lettori di
Occhi Bui,
che mi hanno fatta sentire importante e mi hanno fatta contenta con
tutti i
loro bellissimi commenti e complimenti ;) In particolare thinias, PearLina
e vampiredrug
, che hanno segnalato la storia per le scelte
del sito. E insomma, non mi era mai successo e mi avete sinceramente
commossa.
Quindi facciamo che questo ‘seguito’ è
un po’ per voi.
Gratitude, dalla vostra(???) Elena... no, non
quella, IO!
Baci ^^