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Autore: EtErNaL_DrEaMEr    25/03/2008    4 recensioni
Tom la guardava mordendosi il labbro...davvero niente male.
Molto, molto bella.
....
...dopo tre ore si stava passando le mani sul volto, con un'espressione da far concorrenza all'urlo di Munch.
Tirò Bill per una manica con aria esasperata.
- Basta, ti prego! Andiamocene!!....questa non è una ragazza, è un diavolo, un essere malvagio....-
Bill si girò lentamente, rivolgendogli lo stesso sguardo esasperato...
Genere: Generale, Romantico, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Tokio Hotel
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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She...13

Ore 20:00

- Un'ora e si comincia!-


La testa di un uomo con l'auricolare all'orecchio e un'aria impegnata era sbucata da dietro la porta del loro camerino.
Dopo il suo messaggio Tom aveva fatto un cenno d'assenso, vedendo poi la testa sparire com'era venuta dalla porta.
Erano tutti nel loro camerino, in ansia come al solito.
...ma non era quello che lo preoccupava.
Georg e Gustav erano persi nei loro pensieri pre-concerto.
...ma non era quello che lo preoccupava.
Saki stava correndo da una parte all'altra del palazzetto per assicurarsi che la sicurezza facesse il suo dovere.
...ma non era quello che lo preoccupava.
Bill se ne stava seduto, i gomiti appoggiati alle ginocchia, le mani giunte, lo sguardo perso nel vuoto.
...e quello lo preoccupava.

...Perché prima di un concerto quel ragazzo dava sfogo a tutta la sua logorrea, non stava zitto e in stato catatonico come ora!
O meglio, se ne stava zitto e in preda a tic nervosi da ansia, ma solo poco prima di entrare in scena, non quando mancava...un'ora!!
Lo osservava da mezz'ora buona, facendo lavorare i neuroni a velocità impressionanti, per cercare di capire cosa diavolo avesse.
Era così da ieri pomeriggio. Era tornato a casa, aveva salutato tutti...e basta.
Da quella macchina per parlare non era uscito più alcun suono, se non qualche mugugno se interpellato.
Nient'altro.
Era assente. Qualcosa doveva pur essergli successo.
...E il non sapere cos'era lo faceva impazzire.
Abbassò lo sguardo, concentrandosi sui propri piedi. Non voleva vedere ancora quella faccia...inespressiva.


Ore 20:45


- Ragazzi, cinque minuti e vi voglio dietro il palco!!-


David era entrato nel camerino, l'aria piuttosto rilassata, forse merito dei sali che gli avevano regalato a Natale.

- Ok, David!- Gustav si era alzato, mentre con una mano teneva il lettore mp3 e con l'altra si liberava le orecchie dalle cuffiette. - Arriviamo!-


Georg, ormai incapace di stare fermo e ansioso di dare il via allo spettacolo era balzato in piedi.
Le dita di Tom continuavano a tamburellare senza sosta sul ginocchio, fino a quando Gustav non gli disse che lui e Georg sarebbero usciti.


- Sì..un secondo e vi raggiungiamo.- fece Tom, guardando con la coda dell'occhio il gemello, preoccupato.


Gustav gli fece un cenno col capo, e uscì seguito dal bassista.
Forse, pensò Tom, avevano capito che doveva parlare a Bill.
Quindi si alzò in piedi, si armò di un'infinita pazienza, e si piantò di fronte a Bill, ancora seduto e perso come un'ora prima.


- Bill?- provò a chiamarlo. Niente. Riprovò. -Bill!!- stavolta parlò un po' più forte.


Vide Bill girare lentamente la testa e alzare lo sguardo, fino a guardarlo con un'espressione da cane bastonato che avrebbe fatto pietà anche ad un aguzzino pronto a fare il suo lavoro.
A quella visione, si sentì ancora di più uno schifo.


- Bill....che hai?- chiese allora, più dolce, continuando a guardarlo.

- Niente.- rispose atono l'altro, distogliendo subito lo sguardo.

- Che hai?- ripetè allora Tom

- Niente.- ancora una voce atona.


Fantastico!!- pensò Tom.
Se fossero andati avanti così non sarebbe arrivato tanto lontano.
..E aveva meno di un quarto d'ora per rimettere in sesto Bill.
Farlo salire sul palco in quelle condizioni, equivaleva ad un suicidio (meglio, omicidio da parte di David) o, alla meno peggio, voleva dire prepararsi all'arrivo di pomodori e ortaggi di stagione vari, lanciati da fan giustamente arrabbiate per l'anonimato nella voce di Bill.
No, decisamente doveva fare qualcosa. E subito.


- Ascolta Bill! Lo sai vero che dobbiamo suonare..quindi dimmi che diavolo hai!- disse, allargando le braccia e guardandolo con occhi speranzosi.

Un moto di vita sembrò risvegliare gli occhi del moro, che ora guardava fisso il fratello.
Falso allarme.
Quando aprì bocca, la sua voce risuonò ancora atona.


- Ti ho detto che non ho niente!..E' tutto apposto!- disse, mimando un sorriso che di credibile non aveva niente.

- Smettila!- lo intimò allora Tom. - E' da ieri pomeriggio che sei così...dimmi che hai..sai che puoi parlarmi di qualsiasi cosa!- disse, cercando di incoraggiarlo.


Il capo del moro si abbassò, sconsolato.
Scuoteva piano la testa, come in trance, continuando a guardare il pavimento.
Tom cercò di vederla come una buona reazione. Perlomeno, ora aveva una reazione.


- Lei...ha detto...suo ragazzo....- mormorò; la voce appena udibile, come una cantilena sconnessa.

- Cosa?- chiese Tom, abbassandosi, fino ad avvicinarsi al volto di Bill. -Che hai detto, Bill? Non ho sentito!- ripetè, incitandolo a parlare di nuovo.

Allora Bill si voltò di  scatto. fino a incrociare le iridi nocciola del fratello, che lo guardava, sorpreso da quella reazione improvvisa. - Lei-ha-un-ragazzo-!- sillabò, guardandolo piuttosto irritato.



Tom gongolò dentro di sè.
Era una reazione più che ottima. Il solo fatto che era una reazione gli andava più che bene.
Si riconcentrò sulle parole di Bill.


- Lei chi?-

- Lei Reéne!!- disse lui, allargando gli occhi, come se fosse una cosa più che ovvia. Ora però, la rabbia era sparita.


...Cosa si era perso??


- Chi è Reéne?- chiese, inarcando di poco un sopracciglio.

- E'...-


Non riuscì a finire la frase.
Qualcuno bussò frenetico alla porta.


- Bill! Tom! Muovetevi, dobbiamo prepararci!!- Georg.

- Ok! Arriviamo!!- Tom gli aveva risposto veloce, senza staccare gli occhi da Bill.


Aveva sentito i passi allontanarsi, fino a scomparire.


Ore 20:54


- Bill, dobbiamo andare!-


Vide gli occhi del moro tornare a sprofondare nel vuoto, così velocemente come avevano ripreso vita.
Lo prese per le spalle, costringendolo a guardarlo negli occhi.


- Ascolta, Bill! Ti prometto che, finito di suonare, parleremo..mi dirai tutto!- promise, mentre Bill lo guardava fisso. - Ora però dobbiamo andare là fuori e dare il meglio. Ok?!- disse, guardandolo un po' preoccupato. - Ok?- ripetè, in attesa di una risposta.

Bill scosse lentamente la testa, per nulla convinto.
Da fuori, arrivavano le urla del pubblico già su di giri, mentre Tom si immaginava la faccia di David che si chiedeva dove diavolo erano andati a finire.


- Bill, per favore!- lo pregò - Senti?- disse, alludendo alle urla - Vai là e canta!- gli ordinò.

- Poi parleremo...- disse

- Poi parleremo.- confermò Tom, sorridendo, contento di aver convinto Bill.


Ore 20:58


- Dove diavolo sono Bill e T--


David stava già entrando nella fase di panico.
Prima che finisse la frase, Georg fece un cenno con la testa oltre le sue spalle, facendolo così girare.
Dietro di lui, due ragazzi alti stavano correndo incontro a loro.


- Finalmente!- li rimproverò il manager.

- Scusate!- disse Bill, afferrando il microfono che un uomo dello staff gli aveva allungato.


Tom si infilò addosso la chitarra, mentre fuori le luci si abbassavano e le urla aumentavano.


- Cinque minuti!- li informò un altro uomo sbucato da dietro il palco.


Gustav si posizionò per primo dietro al palco, pronto a salire e a sgusciare dietro la sua amata batteria.
Georg era subito dietro di lui, basso ben saldo in mano, adrenalina al massimo nelle vene.
Tom era il terzo, la mano sinistra, leggermente sudata, premeva sulle corde della chitarra.
Dietro di lui, Bill, con le mani giunte sul microfono e le dita che cominciavano a tamburellare nervose.


- Andate!!-


Un ordine di un tecnico fece partire Gustav.
Poi Georg.
Tom si girò velocemente verso Bill. Lo guardò, gli rivolse un sorriso d'incoraggiamento e, non appena vide il viso del fratello distendersi in un altro sorriso, salì sul palco, mentre le luci si facevano sempre più intense.
Tempo un minuto e le prime note risuonarono nel palazzetto, portando all'euforia collettiva.

Uno.

Due.

Tre.

Bill faceva la sua entrata sul palco.



********************


Erano tornati all'appartamento all'una.
Anche se ci fosse stato un qualche after-party..non ci sarebbero andati.
La scusa ufficiale era che avevano bisogno di riposo, dopo i primi concerti della tournèe molto impegnativi; quella ufficiosa era che la magia del concerto era svanita, e portarsi dietro un cadavere (all'anagrafe, Bill Kaulitz) sarebbe stato estremamente sconsigliabile.


- Sssh!!- li intimò Tom, non appena varcarono la soglia di casa. - Mia starà dormendo!-

- Ops..scusa!- sussurrò Gustav.


Cercarono di entrare senza accendere alcuna luce, ma quando Georg soffoccò un'imprecazione dopo essersi inciampato, e dopo che Tom quasi non si schiantò addosso al muro, optarono per una scelta più salutare, illuminando la stanza.
Una volta certi di non aver rotto niente, i quattro cominciarono a sentire il sonno.
Appena bassista e batterista furono usciti dalla stanza, però, Tom afferrò Bill per un polso.


- Noi dovevamo parlare, ricordi?-

Il viso di Bill si contrasse in una smorfia di sonno e fastidio. - Ora non ne ho voglia!- si lamentò.

- No, Bill, te l'avevo promesso...e poi...non voglio che continui ad aver quell'espressione...- aggiunse, abbassando la voce e lo sguardo.

I lineamenti del moro si rilassarono un po', ma non cambiò idea. - Ora sono troppo stanco...e non so neppure io perché me la sto prendendo così tanto per...per una cosa che nemmeno era iniziata....- disse, guardando distrattamente un punto imprecisato della parete, oltre le spalle di Tom. -...non saprei di che parlarti ora...quando mi sarò chiarito le idee, allora verrò da te, ok?- gli disse, sorridendogli più dolcemente.

Tom lo guardò un po' contrariato. -Sì, ma....-

- Non farò più un'espressione da zombie, te lo prometto!- lo rassicurò.


Tom mollò la presa, ora più sicuro.
Si scambiò un'occhiata con Bill, prima che questo si voltasse per andarsene.
Poi si ricordò di una cosa.


- Bill! Aspetta un secondo!-

- Che c'é?- gli chiese, girandosi verso di lui.

-...che è successo con Mia?-

- Che vuoi dire?- ora lo guardava confuso.

- Beh...non mi sembra che tu ti stia impegnando molto in questa scommessa...forse mi è sfuggito qualcosa?- gli chiese, malizioso, guardandolo di sottecchi.

Bill rise sottovoce della sua espressione. - Non ti sei perso niente Tomi...diciamo che ho abdicato alla mia sicura vittoria!- disse, sventolando una mano in aria con nonchalance.


Cosacosacosa??

...Abdicato alla sua sicura vittoria??

...e poi esisteva 'abdicare ad una vittoria'?!



Diede voce al suo flusso di pensieri, vergognosamente grande per quell'ora di notte. - Come sarebbe a dire che hai rinunciato alla tua vittoria?!- gli chiese, guardandolo storto. - Premettendo che la tua vittoria non esiste, per quale oscuro e incomprensibile motivo avresti rinunciato??- figurarsi se uno di loro due si ritirava!

Bill sorrise, misterioso. - Hai capito bene. Passo. Ti lascio campo libero. Rinunco alla mia certa vittoria- disse, calcando sull'ultima parola. Allo sguardo comicamente interrogativo di Tom, aggiunse: - Un giorno mi ringrazierai!!- e, avvolto sempre da quella sua strana misteriosità, scomparve dietro la porta.


Ok.
Perfetto.
Non ci capiva più un cazzo.
Seguì Bill nel corridoio.


- Perché mai dovresti farmi un favore, ritirandoti dalla scommessa?- gli disse, seguendolo e cercando di mantenere bassa la voce. - Non è che hai paura che Mia...- disse, sarcastico.


Ma non finì la frase.
Perché in quel momento, se avesse avuto una pala a portata di mano, si sarebbe scavato un buco, e ci si sarebbe infilato dentro ad occhi chiusi.
Di fronte a lui, una porta si era aperta con un cigolio inquietante.
Dietro ad essa, una moretta se ne stava impalata con la mano ancora a mezz'aria, dove prima c'era la maniglia.
Lo sguardo impietrito.
Bill non aveva visto nulla. Bill si era già chiuso la porta della loro camera alle spalle.
Mia invece aveva sentito tutto...troppo.
Si avvicinò di un passo verso di lei, che automaticamente fece un passo indietro, rientrando in camera.


- Io...avevo sete--- biascicò, incapace di guardarlo in faccia.

- Mia...ascoltami...- cercò di spiegarle.

Lei arretrò ancora.
Uno, due passi.


- Non fa niente- disse, con voce monotona e atona. -Lascia stare.-


Tom approffittò.
Si lanciò verso la porta della camera, arrivandole a un passo di distanza.


- Ascoltami, per favore!- la pregò.

Lei alzò lo sguardo. Ora, non era più inespressivo. Era...arrabbiato. - Ho detto: lascia stare!- fredda e tagliente.


Impossibile e inutile replicare.
Rimase immobile, mentre la porta gli veniva sbattuta in faccia.
Sentì il terreno quasi mancargli sotto i suoi stessi piedi.
...Ora, era lui ad avere lo sguardo perso nel vuoto.


_________________




Uff...sono un po' in ritardo, sorry^^'!!
Cooooomunque...allora, premetto che non so bene cosa sia venuto fuori di questo capitolo, visto che oggi ho fatto una 'full-immersion' nel latino,e vedo cioccolata ovunque! Detto questo, ora non ho tempo di ringraziarvi una per una, ma vi mando un GRAZIE MILLE enorme per le vostre recensioni!!
Grazie anche a chi legge e a chi ha messo al storia tra i preferiti=*!!

In ritardo, ma spero sempre validi, Auguri di Buona Pasqua a tutti!!


P.s.: E' probabile che il prossimo capitolo sia l'ultimo, o al massimo il penultimo! Non ne sono sicura, perché devo ancora rivederlo, però...voi entrate nell'ottica!!



Un bacione enorme
Vale

 
  
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