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Autore: Just a Shapeshifter    23/09/2013    3 recensioni
Licantropi e Lupi Mannari... Da sempre creature avvolte da uno strato di mistero, così fitto che non se ne intravede neanche la differenza.
Figli del diavolo. Dannati per l'eternità. Figli della più buia delle notti, illuminata solo da una lucente luna piena, che si rispecchia in un piccolo ruscello, solo la sua immagine è mossa dall'acqua.
Due Clan, due capi, due Immortali, e una continua lotta per trovare la luce, la liberazione.
Ma è veramente tutto come sembra?
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Personaggi: TUTTI :D (Sarebbe troppo lungo scriverli)
Genere: Guerra, Horror, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alejandro, B, Blaineley, Courtney, Dawn, Duncan, Heather, Scott | Coppie: Alejandro/Heather, Duncan/Courtney
Note: AU, Raccolta | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale
Capitoli:
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Dolore, sangue, stanchezza.
Questo avrebbe provato ogni essere, umano o meno, ma non lui: non Scott. Avrebbe preferito un altro coltello nella schiena o essere trapassato da parte a parte da una pallottola, piuttosto che ammettere che... stava lentamente morendo dal dolore.
Okay, morendo era una parola grossa, ma nemmeno tanto, visto che la lama d'argento lo stava poco a poco uccidendo sul serio. Potevi resistere ai colpi di pallottola, alle ossa rotte dai denti dei Lican, persino da una caduta dal sesto piano, volendo... ma ogni mannaro, ogni singolo Wolv era destinato a morire lentamente sotto quella lama. L'argento? Era come l'acido cloridrico... devastante.
Ma, essendo un lupo mannaro, resisteva da una settimana, oramai, a quella tortura, ed era stato fortunato. Ogni notte la luna brillava, nel cielo, e gli dava quelle poche cure necessarie e farlo restare in vita. Non aveva bisogno di cibo, ne tanto meno di acqua ma, la luna... lo rigenerava, o almeno così pareva.
Era una lenta ed agonizzante tortura, come quella di Prometeo, condannato per aver dato il fuoco agli uomini... la lama era la sua aquila, che ogni giorno lo torturava, e la luna la sua notte, che gli ridava le forze per affrontare il giorno seguente, per non morire sotto l'opprimente sofferenza che quell'aquila d'argento gli poneva.
Ma Scott era vivo solo per due fattori:

Il primo, il capo mannaro ogni due giorni andava li. Lo guardava sogghignando, mentre estraeva l'oggetto argenteo, provocando ogni volta quel piccolo gemito di dolore al rosso, che non pronunciava parola per tutta la durata di quella tortura.
Puliva il coltello, Alejandro, puliva anche le ferite di Scott, ovvero quel taglio parallelo alla colonna vertebrale, ghignando sadicamente alla fine del processo. Un'unghia si allungava, diventando di nuovo artiglio, e tracciava una piccola linea sul collo del rosso, come una carezza, scendendo lungo la spalla e proseguendo lungo la schiena, sentendolo irrigidirsi, ogni volta.
Paura, ansia... timore... il latino sapeva come farsi rispettare, in quel clan.
E sorrideva bastardamente, finendo quella carezza e riconficcando il coltello nella carne, dilaniandola e facendola sanguinare, di nuovo, strappando un urlo di puro dolore alla Iena, o meglio, al Trādo, uscendosene dalla cella e tornandosene sui suoi passi. Era una lenta tortura, ma voleva tenerlo in vita, almeno per ora... e almeno, aveva qualcosa con cui giocare, il sadico latino.

La seconda, e secondo i pensieri di Scott la unica e vera ragione, era l'odio che provava per quello schifo di posto, oramai. Odiava ogni singolo istante, minuto, secondo che passava li. Odiava ogni parola o discorso o frase che usciva dalla labbra del suo ex capo. Odiava ogni forma di vita che passava di li e lo insultava, trattandolo come... come un cane. Era l'odio che faceva vivere il ragazzo con una cicatrice sul sopracciglio e sulla guancia, col coltello conficcato a pochi centimetri dalla colonna vertebrale e dalla pelle scomparsa di lentiggini. L'odio, e la convinzione che avrebbe ammazzato tutti, una volta uscito di li.

<< Scott? >>
<< ... >>
<< Scott, io... >>
<< Sta zitta Lindsay, tornatene da dove sei venuta e lasciami in pace. >> sibilò Scott, poco dopo... quella lama stava diventando una vera rogna, la scorsa notte le nuvole avevano interamente coperto il cielo, la luna l'aveva abbandonato, lasciandolo solo, al buio e ferito. Era ovvio che il rosso fosse irritato. La bionda, ignorò la minaccia della Iena, continuando a parlare.
<< Tu conosci per caso quel nuovo negozio in centro? Ho visto degli smalti trooooppo carini! >> Se solo Scott avesse potuto, si sarebbe tolto il coltello dalla schiena, solo per ficcarselo in un occhio, così non ci avrebbe pensato. Anzi, perché morire? Semplicemente avrebbe conficcato la lama nelle carni della ragazza, fino a farle esalare l'ultimo respiro. Ma non poteva e, oltre alla tortura fisica, ora c'era anche quella psicologica.
<< Scott? >> Linsday lo richiamò, questa volta un po' più forte con la sua vocina acuta e vagamente fastidiosa. << Sei ancora vivo, vero? >> il rosso ringhiò. << Vedi quella fottuta lama alzarsi ed abbassarsi, insieme al manico? >>
<< Ehm, si...>>
<< E allora si, sono vivo dannazione. >>

***

Sospirò Bella Gioia, mentre il suo manto rossastro si ritirava, così come le zanne e la ragazza assumeva la posizione eretta, mutando da potente licantropo ad umano.
Si sedette sul letto della propria stanza ed inspirò sonoramente quando il sangue cominciava ad allinearsi al respiro. Nelle ore successive avrebbe dovuto affrontare una missione che prevedeva il ritrovamento di altri indizi che potevano portare al raggiungimento della base dei loro nemici.
Per colpa degli impegni erano esattamente due settimane che tentava di riuscire a raggiungere quel bar, e Scott. Sopratutto per capire a fondo cosa lo affliggeva e se c'era qualcosa sotto o era davvero un doppiogiochista. Era vero? Che voleva... << Vuole passare al nemico. >> sussurrò, sgranando gli occhi. Era stato fin troppo sincero, perché avrebbe dovuto mentirle? Per entrare e fare da spia? No, persino loro sapevano che ultimamente la Iena agiva sempre più spesso in solitaria.
Tutto questo ragionamento la stava facendo impazzire... doveva parlarne, parlarne con qualcuno che riuscisse a capirla.

Percorse i corridoi del proprio rifugio segreto, un caseificio abbandonato e diroccato. Sembrava distrutto, da fuori potevi benissimo vedere le pareti degradate. Persino i bagni, che sembravano dei posti in cui la gente veniva torturata e il sangue sbattuto e seccato sulle piastrelle bianche. Ma era un trucco di Silent B, quel ragazzo era un genio. Una specie di proiezione olografica rendeva l'edificio abbandonato a se stesso, decaduto... da anni, decenni era così, e nessuno l'aveva mai abbattuto, per due semplici ragioni:
La prima, l'edificio era infestato .
La seconda, e la più logica a detta di molti. Il terreno era già abbastanza fragile, se solo un paio di escavatrici avessero messo piede in quelle terre sarebbe potuto crollare tutto, edificio e terreno, facendo restare solo un immenso buco. E magari dopo anni attribuirgli maggior significato la caduta di un ufo.
Quindi, quel rifugio era praticamente perfetto, anche se fragile.
Zoey passeggiò lungo un corridoio, la parete alla sua destra era crollata, e faceva vedere nella strada dove i campi correvano in parallelo insieme ad essa, in quel momento due ragazzini camminarono li vicino sul marciapiede, uno indicò all'amico quella stanza. La rossa sussultò, che... che l'avessero vista? Sospirò sollevata poco dopo, nel sentirli ridere, alla vista dei bagni. Già, all'esterno erano dei banali e sporchi bagni, ma dall'interno quello era uno splendido corridoio, con quadri, tappeti, mobilio... tutto perfetto, pulito ed in ordine... e la parete rotta che faceva vedere la strada.
Duncan aveva detto di lasciarla così, dava un tocco horror a quel rifugio fin troppo perfetto ed ordinato. In più, rinfrescava l'ambiente indispensabile per dei licantropi e non pioveva mai dentro, grazie a quello strano campo di forza che trasformava il rifugio dall'interno all'esterno, facendolo vedere in due prospettive totalmente diverse, il tutto dipendeva da dov'eri... dentro o fuori.

Scosse la testa, riprendendosi dai propri pensieri, ed affrettò il passo fino ad arrivare davanti ad una tenda, una persiana, un velario insomma... richiamava i classici disegni naturali, tantissime foglie, come un bosco, e piccoli animali di campo, come coccinelle, lucciole, grilli... alla sola descrizione poteva sembrare una cosa da bambini, ma a vederlo dal vivo... era uno spettacolo naturale, un ammasso di colori e di forme, rendevano il tutto perfetto, tutto perfetto per la persona che alloggiava all'interno.
Scostò timidamente quella sorta di tenda, infilando la testa dentro la stanza, trovando la biondina nella posizione del loto.
Questa aprì rapidamente gli occhi cobalto, sorridendo alla ragazza ed alzandosi poco dopo. << La tua aura é chiaramente disturbata, che cosa turba il tuo animo? >>
Il posto era pieno di piante, e il pavimento in legno non levigato dava un'aria rustica ma nello stesso tempo accogliente. Dawn era in centro alla stanza seduta su un cuscino dal colore del cielo alla mattina, quell'azzurrino che dà una sensazione di armonia e freschezza. Sotto di esso un tappeto dove il colore dominante era il viola, ma sovrastato da tante piccole girandole, cerchi, fiori stilizzati e macchie colorate, insomma un drappo dallo stile hippie sorreggeva l'animo di quella fanciulla dagli albini capelli.
Prima di parlare la rossa sospirò di nuovo facendo rialzare la sua gabbia toracica e prendendo un bel respiro << Che cosa penseresti se una persona ti dicesse che non si piace com'è? >> alzò gli occhi riscoprendo quel bagliore di ghiaccio che catturava la sua migliore amica, che senza pensare le rispose alzando l'indice verso l'alto e chiudendo quei pozzi dall'acqua cristallina. << Le direi di cambiare in ciò che più le piace, oppure di accettarsi. >> era evidente che la veggente sapeva di cosa parlava Zoey, e ci pensò un attimo su ma senza dare il minimo indizio...

Si continuava a rigirare tra le coperte a fiori del suo letto vicino alla finestra Raggio di Luna.
Agitato era il suo animo quando alzò il busto e riprese a respirare.
Il suo sguardo cadde sul ragazzo che dormiva silenziosamente di fianco a lei, gli accarezzò la guancia e sorrise.
Incominciava a rilassarsi e a godersi la luce del satellite naturale della terra che rifletteva sul materasso e andava a finire ai piedi del letto. Stava iniziando a prendere sonno e chiuse le palpebre coricandosi a pancia in su, sentiva quel delizioso profumo che si spruzzava sempre il suo compagno prima di andare a letto insieme a lei, si stava ormai accingendo a lasciare il mondo dei viventi quando una luce la accecò, facendo passare la ragazza in un tunnel attraverso gli occhi.
Il suo corpo stava entrando in due fessure grandi come una moneta, e cadendo in questo scivolo di luci colorate atterrava in un posto ogni volta diverso.
Sentiva il freddo e bagnato terreno della metropoli sotto i piedi, ed appena alzò lo sguardo riuscì a scorgere due figure che parlavano in un bar dalle finestre azzurre. Chiuse gli occhi, di nuovo.
Le loro auree si estendevano fino a un metro l'uno dall'altra. Si avvicinò con la mente per sentir meglio, capendo infine di chi si trattava e la loro conversazione.

Zoey spalancò le sue iridi dipinte di un meraviglioso verde. Rispose all'amica con un tono un po' più basso e quasi arrendevole << Anche se quella persona fosse un nostro nemico? >> abbassò il capo e restando nella sua posizione e aspettando un consiglio, una risposta o qualcosa che avrebbe salvato la sua reputazione.
<< È evidente che stai alludendo a Scott... >> fece una pausa per sentire il sospiro che si dileguò dalle labbra della rossa. << Credo che le sue parole fossero sincere, la sua aura era diversamente colorata in un tenue azzurrino. >> respirò dolcemente quelle parole come se la sua lingua fosse fatta di seta, tenne gli occhi chiusi e continuò.
<< Dovresti parlare con Duncan, ma sappiamo entrambe l'odio che prova per quel Wolv dal pelo rossastro. >> Zoey fece per aprir bocca e dare aria alle parole, ma la bionda la anticipò.
<< So perfettamente che non ti darà retta tesoro, e percepisco anche il tuo timore... glielo riferirò non appena lo vedrò. Se ciò che dice Scott è vero, allora avrà il nostro aiuto, e logicamente bisogna informare anche Lady Heather. >> affermò decisa alzandosi dal posto di meditazione facendo congiungere le mani e facendo risplendere i suoi occhi chiari una volta spalancate teneramente le palpebre.

***

<< Fermi! >> sogghignò il latino inarcando lievemente il labbro alla vista del ragazzo davanti a se, che fissava con nonchalance i molteplici nemici che lo guardavano male.
<< Un Lican eh? Si, l'odore da licantropo ce l'hai, ma chi mi dice che tu non stia mentendo? >> sussurrò Alejandro al quale crebbero i canini, nell'avvertire il pungente odore del nemico. Tutto il suo clan era irrequieto, certo, erano tutti umani ora, era sera si, ma non c'era nessuna luna piena, la prossima era prevista solo tre giorni dopo e, il fatto che un presunto licantropo fosse riuscito ad entrare nel covo non era cosa da poco...

Era un covo un po' strano, quello dei Lupi Mannari...
Discoteca per i primi tre piani di grattacielo, poi gli appartamenti dei Wolv, ed in cima l'ufficio di Alejandro... poteva sembrare il classico locale con in cima gli uffici, tipico di alcuni grattacieli, ma la cosa singolare erano i sotterranei...
Dalla discoteca non vi si poteva accedere, e nemmeno dagli appartamenti dei mannari. Per accedere a quei sotterranei si doveva andare su, fino in cima, e scollegare vari cavi da un computer che normalmente sembrerebbe quello di una segretaria, il classico bancone dove dietro ci sta quasi sempre una bionda col sorriso stampato in faccia che ti dice << Prego, si sieda e attenda, il capo la riceverà fra pochi secondi. >> ma la bionda non c'era mai stata, e quel computer serviva a tutt'altro.
Infatti, bastava scollegare quei due cavi e ricollegarli al contrario, per poi accendere il computer, poggiare la mano sul tappetino del mouse, che in realtà rilevava le impronte digitali e, se tutto corrispondeva, da sotto la scrivania si apriva una botola, camuffata perfettamente ed il soggetto doveva solo scendere le scale e ritrovarsi nel vero covo dei lupi mannari, un labirinto di cunicoli che giungevano infine ad un'unica immensa sala, illuminata dalle torce appese al muro. Un ultimo particolare giungeva infine ad unirsi a tutto quel piano per non essere scoperti.
La sala comune aveva tre vie, e queste vie si diramavano mano a mano... quella centrale riportava in superficie, alla vita umana, quello a destra ti portava in una radura dove a pochi passi sorgeva la luna piena e i nuovi membri venivano battezzati, diventando lupi mannari.
Si udivano flebili lamentele, dalle poche celle sulla destra, erano gli ultimi umani presi, scelti per diventare immortali. A sinistra, invece, nessun suono proveniva, se non nei giorni in cui il capo stesso o qualcun altro andava per insultarlo.
Lì sulla sinistra, in una cella esposta ai raggi lunari grazie ad un complesso giro di specchi, c'era Scott, che digrignava i denti ogni qualvolta che qualcuno si fermava davanti alla sua cella per offenderlo, deriderlo o, nei casi di Alejandro, per farlo soffrire...

Il ragazzo era stato fortunato, o forse solo intelligente... ma era penetrato nel covo dei Wolv, allarmandoli dal primo all'ultimo. In molti avevano estratto i denti come per iniziare un combattimento che li avrebbe resi vincitori, altri si erano rifugiati dietro muri per piombargli addosso e smembrarlo in pochi attimi, ma il latino gli aveva zittiti tutti con uno schiocco di dita.
<< Dimostraci che non stai bleffando, ti do la mia parola che nessuno dei miei ti farà nulla. >> aveva ricevuto un'alzata di spalle ed un << D'accordo. >> seguito da un lieve scricchiolio di ossa e, pochi istanti dopo al posto del ragazzo dai capelli castano scuro c'era un intero manto color cioccolato, zanne appuntite, zampe possenti e un vago e famigliare muso allungato, due pozzi neri guardavano Alejandro, quei due occhi scuri avevano capito fin da subito che lui era il capo la dentro.
<< Affascinante. >> sussurrò l'alfa, avvicinandosi a quel cane gigante, guardando ogni sottoposto nella sala, un tacito ordine di non attaccare, non ancora per lo meno. << Davvero affascinante, mai avevamo potuto godere della trasformazione di un Lican da così vicino. >> unì le dita alle altre avvicinandole alla bocca che già pregustava la via al raggiungimento di quel medaglione, e all'estinzione di tutti i Lican.
Osservò il licantropo, che a malapena riusciva a trattenersi dal non ringhiare... o per lui sarebbe stata la fine. << Ora puoi tornare alla tua forma umana. Grazie per questa succulenta dimostrazione di coraggio. Seguimi Lican... >> girò le spalle, facendo segno a tutti di restare ai propri posti, ma c'era qualcuno nel branco che non era d'accordo su questo... come poteva Alejandro fidarsi di quell'individuo con così tanta fiducia.

<< Noah, giusto? >> l'allergico annuì sedendosi sulla sedia di pelle nera, quella in cui tutti si erano seduti almeno una volta. Era una poltroncina soffice imbottita sullo schienale, la pelle vera. Si diceva che le aveva fatte lo stesso Capo una volta ucciso il primo Licantropo della sua vita.
Il castano soffermandosi sull'aspetto dell'uomo davanti a se restò impassibile mentre esso gli conferiva le domande principali. << Illuminami: perché sei qui? >> << Perché sono la vostra spia. >> disse come se stesse parlando con l'edicolante.
Alejandro sgranò di poco gli occhi, loro non avevano mai avuto una spia, e quello poteva essere la risposta a tutte i loro interrogativi. Aprì la bocca per parlare, ma venne bloccato dall'indiano, cosa che provocò un allungamento dei canini di Alejandro.
<< Cioè, voglio diventare la vostra spia. So dov'è il covo del mio gruppo, so a cosa sta pensando in questo singolo momento ogni singolo muta forma e, se non mi farai entrare nel tuo clan... beh, dirò al mio clan la vostra posizione e scoppierà una battaglia. >> Noah fissò il latino, che era intento a controllare quel brutale istinto di ucciderlo.
<< Ammettetelo, è un piano geniale, la farà vincere ed avere l'esclusiva per il medaglione: ho fatto alcune ricerche, dovrei sapere dove si trova. >> il Leader non sapeva se essere affascinato o insicuro nei suoi confronti. Insomma un ragazzo si presenta, afferma di essere un Lican e gliene da dimostrazione quindi subito dopo ammette di voler tradire il suo branco per aiutarli in quella agognata ricerca rossa. Gli avrebbe fatto comodo, o forse era solo un doppiogiochista che stava mentendo ad entrambi? Con chi stava realmente quella figura assai molesta e fastidiosa? Ma sopratutto geniale.
Noah estrasse dalla giacca un piccolo portatile, dicendo all'ispanico che li dentro c'erano tutte le sue ricerche. Alejandro ghignò e premendo un pulsante una pallottola di puro platino andò a conficcarsi nella spalla dell'indiano, immediatamente venne afferrato da due guardie. L'ispanico afferrando il portatile sorrise sadicamente: perfetto. Poteva prendersi le informazioni che gli servivano e uccidere quello stupido cane.
<< Veramente, il computer ha una password e, si. >> pasticciò la saliva nella bocca. << La conosco solo io." >> disse atono il moro, cercando di non sibilare per la pallottola che lentamente stava rilasciando nel suo corpo un calmante... poco dopo si accorse che stava sudando e ansimando.
<< Portatelo in infermeria e toglietegli la pallottola... poi vedremo come procedere. >> sussurrò Alejandro, ghignando strafottente dopo aver avuto accesso alle informazioni del piccolo portatore di informazioni che era stato sbloccato dallo stesso Noah... << Gwen? Prepara il branco, tra due giorni attacchiamo la lor base, e... voglio vincere. >>

***


Uno zainetto finì sbattuto sul pavimento e dei fogli scritti da una calligrafia dura e spezzettata decisero di abbracciare il pavimento. Il ragazzo si accorse subito di quei pezzi di indagine che potevano nascondersi sotto il letto o l'armadio e decidere di procurare problemi e altro tempo perso. Li raccolse in fretta rimettendoli nella sacca nera e successivamente si sedette spossato sul letto afferrando il cellulare senza contare le e-mail ricevute si diresse subito in una cartella soprannominata Shadow Wolf Document copiandola ed inviandola ad un contatto tra le mail. Imprecò solo per qualche secondo, D'ah, come poteva un ragazzo che veniva dal Texas capirci qualcosa di cellulari elettronici che ogni tre per due si inceppavano? Non era adatto a quegli aggeggi infernali del ventunesimo secolo, Geoff. Si tolse il cappello da cowboy ritrovandosi i capelli appiattiti e con fin troppa forma.
Il cellulare rimase ignorato sul letto quando il ragazzo si alzò e si osservò allo specchio << Non ho avuto mica questo aspetto per tutto il giorno vero? >> mostrò i denti alla sua immagine in una smorfia di disapprovazione e disgusto alzando un lembo del labbro.
Ritornò dal suo amico di sventura quando udì il primo tu tu si infilò la mano tra i capelli biondi, i quali erano divisi a metà che scendevano lungo le tempie arrivando a sfiorargli gli occhi.
<< Dove sei? >> chiese l'altro dall'altra parte del ricevitore.
<< Stavo riguardando gli appunti di prima e sono riuscito a codificare l'età e il sesso. >> alzò lo sguardo e lasciò che gli occhi si muovessero a loro piacimento.
<< Dovremo approfondire l'argomento e informare il capo al più presto Dj. Incontriamoci alle nove al blocco. >> chiuse la telefonata alla fine il Texano togliendosi il pesante giubbotto e sfilandosi la maglietta prendendola dal retro del collo, facendo inevitabilmente cadere di nuovo a terra il cappello e camminando verso la doccia. << Niente feste oggi Geoff, devi lavorare tra poco. >>

Alle nove in punto il biondo avviava lo sguardo verso la strada dove sarebbe spuntato l'amico-collega.
Mentre aspettava esordiva a pensare su come fosse iniziato tutto quello... come era diventato il ricercatore numero uno dei Lican. Osservò l'orologio avanti di cinque minuti. Lo teneva sempre avanti di qualche tempo perché arrivava sempre in ritardo in ogni appuntamento, logicamente tranne quando doveva uscire con una bella ragazza ed andare ad una festa. Ma tutto quello ormai stava finendo, c'era del materiale nuovo su cui lavorare, ed era così invitante che nessuno dei due osava rinunciarci.
Il loro lavoro nel clan consisteva nel fare ricerche sui lupi mannari, i loro nemici, le loro nemesi... Quando nell'antichità riuscivano a catturarne uno di solito non era vivo, e ciò voleva dire che ritornava umano.
Non appena vide il Jamaicano spuntare da dietro l'angolo gli venne subito in mente quello che doveva dirgli con estrema urgenza.

<< Ehi bella, amico!" >> strepitò il biondo alzando il braccio a mano tesa, il quale venne subito colpito dal ragazzo di colore davanti a lui << Ciao fratello. Beh? Cos'hai scoperto sul nostro piccolo campione di pelo? >> sorrise, e i suoi denti parvero brillare facendo contrasto con la sua pelle. Aveva della larghe spalle e occhi piccoli Dj, un ragazzo di 17 anni da troppo tempo, dal fisico scolpito e dai capelli rasati nascosti sotto un berretto bianco. Amante degli animali e della natura, pauroso e al quanto pacifico il suo carattere, quando si trattava di lottare si tirava sempre indietro, non si trasformava mai, se non in casi di estrema necessità o per far sopravvivere un compagno.
<< Non hai idea delle cose che ho scoperto amico! >> anche i denti di Geoff brillavano, sempre così curato e preciso, come la sua voce squillante ma virile. << Il nostro amico è il più vecchio lupo mannaro che abbia mai visto... e... >> l'altro lo interruppe bruscamente prima che potesse finire << Aspetta.. hai detto il più vecchio? Vuol dire che è un maschio? >> ci fu un attimo di silenzio tra i due.
<< Ma dai! Fratello sei troppo forte! Il sesso era la seconda cosa che ho scoperto. >> il cielo incominciava a scurirsi e i due agognavano scoprire di più su quel personaggio .

L'aria era sovrastata da una moltitudine di luci e di cartelli luminosi, i due ragazzi si stavano dirigendo a bordo di quella Lodge blu elettrico. Il texano la chiamava Emily, ma quel nome doveva essere cambiato al più presto, perché la persona che lo indossava ormai non faceva più parte della sua vita.
Ci pensava ogni tanto a quella ragazza conosciuta ad una festa in piscina lì, in quella città colorata dove lo smog stava lentamente divorando ogni traccia di purezza.
Emily sfrecciava sull'asfalto, superando ogni macchina accompagnata da una risatina del biondo che divertito osservava l'amico reggersi a qualunque cosa potesse essere usata come appiglio: la mano destra afferrava disperatamente la maniglia superiore attaccata quasi al tettuccio, l'altra incollata al sedile. I piedi premevano contro il tappetino facendo irrigidire i nervi delle gambe e procurando sul suo viso un'espressione impaurita contrariata, inseguita da brevi gridolini che intonavano la parola che caratterizzava il Jamaicano, mamma.

***

<< Scooooott? >>
<< Dio no, ancora. >> la Iena sbuffò e sibilò, continuando a fissare il pavimento.
<< Scott! Alejandro sa dov'è il covo dei Lican! Abbiamo vinto Scott! Alla prossima luna piena attacchiamo! >> Lindsay sembrava una bimba in attesa del giorno di Natale, e Scott la ignorò, alzando lo sguardo fino a scorgere la luna... era quasi piena.
Merda.
<< Cosa, Lindsay? >>
<< Alejandro attaccherà i cani cattivi! Sai la vecchia fabbrica di formaggi in periferia? Sono li! >> Sorrise la bionda tutta presa da una sorta di allegria che le fece battere ripetutamente le mani come una bimbetta.
<< Ah... e, beh, potrei esservi utile... la vedi quella chiave laggiù? >> la bionda girò la testa, per poi rigirarla verso il rosso e sorridere.
<< Ecco, prendila e apri la cella, poi le mie man-... >>
<< Non posso. >>
<< Il motivo? >> sibilò Scott, stizzito.
<< Alejandro non vuole. >>
<< ... >> Pensa Scott, pensa!
<< Se mi liberi domani ti accompagno a fare shopping. >>
<< Da-davvero? >>
<< Si... >>

Tre secondi dopo era libero, e senza nessun coltello conficcato nella schiena... un sonoro sospiro di libertà varcò con forza le labbra della Iena mentre le spalle si muovevano piano, ancora intopidite.


Angolo delle autrici

Scott: Omiodio si! Sono uscito da quella cavolo di prigione.. grazie.. grazie a Linsday? Eh va beh, così è la vita "papino"
M: Ale non c'è per commentare.. ma in compenso...
MeP: SIAMO RIUSCITE A FINIRE CON UN RITARDO ESORBITANTE IL QUATTORDICESIMO CAPITOLO!
P: yeah, chapter!
M: Speriamo tanto che nel prossimo le cose si velocizzeranno a tanto sangueee muhahaha >:D *si sfrega le manine*
P: utilizzo questo spazio promozionale per avvisarvi che sto continuando tutte le storie... tra cui Antagonisti, Sociopatico e Principessa delle fate!
Scott: sisisi non importa a nessuno.. sai cosa importa alla gente? ... ME IN QUESTA STORIA
M: Ok capo, a te la gloria.. e per concludere ringraziamo tutti i presenti che ci hanno seguito da un anno a questa parte.. e...
P: SIETE TUTTI BELLISSIMI... te.. te.. te.. tu *indica scott* no...

  
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