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Autore: Violet2013    23/09/2013    15 recensioni
Ranma torna a Nerima due anni dopo il matrimonio mancato, deciso a far tornare tutto come prima, ma ogni cosa sembra essere cambiata: nessuna faccia è più la stessa e gli equilibri si sono stravolti.
Riuscirà a riconquistare la sua amata Akane?
ATTENZIONE: IN VIA DI REVISIONE (modificata fino al cap 6)
TRATTO DAL CAPITOLO 7:
''Nessuno avrebbe mai conosciuto l'inferno che i due ragazzi stavano passando, e che avevano passato per due lunghi anni lontani l'uno dall'altra, con la forte consapevolezza di essere legati da un filo invisibile, un filo elastico che si allungava, e si allungava tanto, ma quando tornava a stringersi faceva così male da soffocare.
Quei due potevano stare lontani per giorni, mesi, anni, ma non potevano stare vicini. Non senza sentire lo stomaco in subbuglio, il cuore correre come un treno, le gambe tremare, le braccia che fremevano per toccarsi''.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Akane Tendo, Ranma Saotome
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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TCP 10
 

And I just can't look, it's killing me
and taking control.
Jealousy, turning saints into the sea,
swimming through sick lullabies,
choking on your alibis
But it's just the price I pay,
destiny is calling me.
Open up my eager eyes
'cause I'm Mr Brightside

The Killers, Mr Brightside


Nerima, esterno giorno, 15 Agosto 1996




Ranma uscì dall'ospedale correndo.
Ne aveva già girati tre, quella mattina.
Quando aveva aperto gli occhi, dopo un lungo sonno ristoratore, ed aveva visto 12 chiamate perse dal numero di Ryoga non aveva avuto dubbi: era successo qualcosa ad Ukyo.
Corse a perdifiato finchè non si rese conto di non sapere dove andare. Credeva di conoscere a menadito il suo quartiere, di essere, in un certo senso, il padrone di quelle strade, la star, il protagonista, ma non era così: non sapeva nemmeno dove cercare la sua amica, e non c'era una sola persona che sarebbe stata felice di dargli indicazioni.
Era fermo in mezzo alla strada, ansante e chinato con le mani sulle ginocchia ed il codino che gli provocava il prurito a contatto con il collo sudato, quando vide due ragazzini seduti su una panchina che ridevano schizzandosi con l'acqua di una fontanella.
La vicina di casa del dottor Tofu e conseguentemente il suo luminare preferito gli vennero in mente: sapeva benissimo che, in qualunque caso, Ukyo e Ryoga si sarebbero fidati solo di lui.
Agguantò il cellulare e, con non poca fatica, richiamò alla memoria il numero della clinica dell'amico. La sua segretaria, che probabilmente aveva assunto durante la sua assenza, gli aveva riferito che Ono Tofu lavorava ora nell'ospedale del distretto di Shibuja, anche se manteneva la vecchia struttura per dedicarsi alle visite private ed ai suoi pazienti più anziani. Il fisioterapista aveva lasciato la clinica la sera precedente per raggiungere un collega ginecologo in struttura ed assistere al parto di un'amica.
Il giovane Saotome chiamò un taxi con un fischio e vi montò sopra, pregando che l'uomo basso e decisamente troppo chiacchierone alla guida non impiegasse troppo tempo ad arrivare a destinazione.
Durante il viaggio, un lampo attraversò la sua mente.
In ospedale ci sarebbe stata anche Akane.
Non si vedevano da quando, tre giorni prima, si erano baciati in palesta, nel suo ufficio. Ranma non sapeva bene come comportarsi. Aveva paura anche solo di guardarla, sapeva di averle fatto male in passato, quando l'aveva lasciata, e di avergliene fatto ancora di più tornando ed incasinandole la vita.
Probabilmente ci sarebbe stato anche quello lì. Cosa avrebbe dovuto fare? Salutarlo e fare finta di niente? Ignorarlo? O, decisamente un'idea più piacevole, provocarlo? Sì, stuzzicarlo, farlo soffrire, dirgli cos'avevano fatto lui ed Akane, farlo impazzire di gelosia, in modo da fargli capire cosa si provasse.
Farlo impazzire esattamente come impazziva lui ogni volta in cui si trovava ad immaginare le mani del fotografo sul corpo di quella che continuava a considerare la sua donna.
Aveva voglia di litigare e di picchiarlo, di vederlo soccombere sotto i suoi pugni e di intimargli di non farsi più vedere, proprio come faceva in passato con tutti gli altri pretendenti di Akane.
Con la differenza che, all'epoca, lei era la sua fidanzata e non voleva che lui.
Come diavolo aveva fatto a starle lontano per ben due anni? E perchè dannazione non poteva tornare tutto come prima? Non poteva chiudere gli occhi e risvegliarsi con una secchiata d'acqua gelata nel suo futon, accanto ad un panda?
Sarebbe stato tutto più semplice, con la maturità che aveva acquisito.
Si sarebbe dichiarato ad Akane, l'avrebbe sposata e sarebbe stato finalmente felice.

"Sono 5.000 yen, signore. Signore?''


Entrò nell'enorme clinica come una furia, facendo il nome della sua amica alla ragazza mora in reception, che gli indicò una stanza al terzo piano.
Ringraziò e prese le scale, troppo in ansia per aspettare l'ascensore. Arrivato alla fine, davanti alla porta che lo separava dalla sala di attesa del reparto maternità, si fermò, incuriosito da una voce familiare, e senza rendersene conto si ritrovò ad origliare.

"Cosa vuol dire che l'hai baciato? Ah no, scusa, TI HA BACIATA LUI! C'è una bella differenza, soprattutto perchè tu sei così debole, non sei certo capace di rifiutare un'avance non gradita, vero?''
"Smettila! Non capisci che non è nè il luogo nè il momento?''
"E tu mi sai dire solo questo?''
"Ataru, smettila ho detto! Non so come ti sia permesso di origliare la mia telefonata con Kasumi, ma resta il fatto che...''
"Resta il fatto che fai schifo, Akane!"
Nel sentire quelle parole, Ranma non potè fare a meno di intervenire in soccorso della sua amata. Non poteva permettere che qualcuno le parlasse così, inoltre era stato lui a baciarla; che quello stupido se la fosse presa con un uomo, se ne aveva il coraggio.
Spalancando la porta vide Akane appoggiata contro il muro, con indosso un vestito decisamente troppo corto per lei. I capelli erano raccolti in uno chignon disordinato e spettinato, ed il trucco nero era leggermente colato sulle guance, forse a causa della notte insonne, o, più presumibilmente, delle lacrime che le aveva provocato quell'idiota.
Ataru le urlava contro, avvicinandosi sempre più al suo viso, che sembrava... Ranma non ci poteva credere: Akane Tendo era spaventata?
Senza pensarci troppo nè dare il tempo agli altri due di notare la sua presenza, li raggiunse con un balzo, afferrò il fotografo per il colletto e lo scaraventò giù per le scale, per poi raggiungerlo e buttarglisi sopra, mentre la piccola Akane correva loro dietro, implorandolo di fermarsi.
Ranma prendeva a pugni Ataru, inerme per terra, riversandogli addosso tutta la rabbia accumulata da quando lo aveva conosciuto.
Rabbia per l'aver urlato contro la sua amata, anche se, se ne rendeva conto, lui stesso in passato le aveva gridato a gran voce improperi ben più pesanti. Rabbia per avergliela portata via. Rabbia per averla baciata, per averle sentito dire quelle due paroline che Akane non gli aveva mai detto, benchè a lui una volta fossero scappate, due anni prima.
Ma soprattutto rabbia per la consapevolezza che in quel momento lo aveva trafitto da parte a parte come un coltello. In una frazione di secondo aveva messo insieme i pezzi: Akane che sapeva come baciare e toccare intimamente un uomo, Akane che indossava costumi da bagno striminziti, Akane che pareva a suo agio con la sua femminilità.
Ranma lo capì in quel momento, lo lese nello sguardo del suo più acerrimo nemico: Ataru aveva fatto l'amore con Akane.
Ataru aveva fatto l'amore con Akane prima di lui.
Ataru aveva fatto l'amore con Akane e lui no.
Iniziò a picchiarlo ancora più forte, mentre il povero malcapitato lo supplicava di fermarsi ed Akane cercava di tirarlo per un braccio.
"Ranma, smettila, lui non sa combattere!"
"Sta' zitta, Akane! Come ti sei permesso di toccarla, bastardo?"
"To-Toccarla? Ma cos..?''
"Ranma, non mi ha picchiata! Non lo farebbe mai, smettila! Non puoi combattere con chi non sa difendersi, è la più grande violazione del nostro codice di artisti marziali!"
La ragazza sapeva perfettamente che il suo ex avrebbe potuto uccidere Ataru senza troppi sforzi, per cui, in un disperato tentativo di fermarlo, lo strinse per il collo, prendendolo alle spalle. Impiegò tutta la sua forza per fermare Ranma, che sembrava un indiavolato, ma alla fine, sotto la sua salda presa, al codinato mancò l'aria e si fermò, appoggiando i palmi al pavimento e cercando di regolarizzare il suo respiro.
Akane si alzò in piedi, tirando su Ranma per il codino ed urlandogli di combattere. Il codinato, arrabbiato forse più con lei che con il suo fidanzato pappamolle, stranamente accettò, accecato dall'ira.
Iniziarono a tirarsi calci e pugni a ripetizione, schivando l'uno i colpi dell'altra.
Ranma non potè non notare i progressi fatti da Akane: la sua precisione, la sua forza, che sembrava essere cresciuta in maniera esponenziale, il fatto che fosse perfettamente in equilibrio su dei tacchi di almeno 12 centimetri e soprattutto il suo sguardo, che non tradiva la benchè minima emozione. Aveva iniziato colpendo in maniera leggera, anche così arrabbiato si rendeva conto di stare combattendo contro la donna che amava, ma col proseguire della lotta, pur aumentando l'intensità dei suoi colpi, notò che non riusciva a sopraffarla. Akane schivava tutti i suoi colpi, sembrava addirittura prevederli. Ricordò le parole di Shampoo, che aveva paragonato il suo stile di combattimento a quello di Obaba, e non potè che dare ragione alla cinesina. Era migliorata tantissimo.
Spingendosi e continuando a combattere scesero due piani di scale, dopodichè Ranma, vedendo le porte dell'ascensore aperte, decise di usare la forza, quella vera, e di spingerci dentro la ragazza, con un unico e faticosissimo colpo.
Bloccò le porte e la immobilizzò contro una parete, stringendole i polsi ed urlandole contro, ad un millimetro dal suo viso, mentre la ragazza si divincolava.
"Perchè lo difendi sempre?''
"Fammi uscire da qui, Ranma! Fammi subito uscire da qui!"
"Dimmi perchè non ti sei difesa, dimmi perchè con lui sei così dolce e arrendevole, perchè eri così spaventata e gli permettevi di urlarti contro! Eh? Dimmelo!"
"Non avevo bisogno di difendermi, Ataru non sarebbe in grado di fare del male a una mosca, nemmeno se volesse! E' vero, ero spaventata, non l'avevo mai visto così, ma dopo tutto quello che ha scoperto direi che era giustificato, no?''
''Perchè-diavolo-lo-difendi-sempre?"
Ranma urlava disperato,scandendo le sue parole tirando pugni letali alla parete metallica dietro le spalle di Akane, producendo dei rumori infernali e facendo sobbalzare la schiena della ragazza ad ogni colpo. Le lacrime gli rigavano il volto senza che potesse fermarle, mentre la ragazza, capendone la disperazione, si arrese, lasciandosi cadere in ginocchio per terra, esausta.
La luce all'interno dell'ascensore saltò proprio mentre Ranma si stava inginocchiando di fronte ad Akane, probabilmente aveva colpito le pareti troppo forte, creando un blackout interno.
La ragazza piangeva silenziosa, grata per quel buio e quel silenzio, con  l'orgoglio che ancora le impediva di lasciarsi andare totalmente. Ranma respirava il suo profumo familiare con la testa appoggiata alla sua spalla destra, cercando di calmarsi e di regolarizzare i battiti del suo cuore. Proprio come quando diventava gatto, solo un contatto così ravvicinato con Akane riusciva a placarne le inquietudini.
Dopo un'attesa che sembrò interminabile, fu la ragazza a rompere il silenzio.
"Perchè te ne sei andato?''
Il codinato sorrise amaramente. Quella domanda, quella domanda così elementare. La prima che potesse venire in mente, la causa e soprattutto l'effetto di quanto si stava consumando in quel momento. Gliel'avevano fatta in molti, nell'ultimo periodo.
La prima era stata Shampoo, a cui aveva detto che era stufo della situazione in casa Tendo.
Poi erano venuti Ryoga ed Ucchan, a cui aveva detto di non sentirsi più a suo agio con la sua dualità sessuale.
Poi i suoi genitori, a cui aveva detto di aver sentito il richiamo dei viaggi, la necessità di esplorare terre sconosciute per apprendere nuove tecniche.
E poi Akane.
A cui non poteva proprio mentire.
"Io... Non lo so''.
La Tendo si adirò. Dopo due anni di attesa e segreta speranza, dopo le sofferenze, le scenate ed i drammi degli ultimi giorni, non poteva certo essere quella la risposta. Lo scostò dalla sua spalla e lo spinse dall'altra parte dell'ascensore, facendo rimbalzare la schiena del codinato contro la parete opposta, in un tonfo.
"Sei uno stupido!"
La luce tornò, ed Akane, appena finito di pronunciare quella frase, rivide davanti a sè il ragazzino di sedici anni che l'aveva vista nuda e si era beccato il tavolo in testa.
Ranma era seduto con le ginocchia strette tra le braccia, portate al petto. I piedi che sembravano volersi nascondere uno con l'altro, il codino che buffo gli ricadeva lungo una spalla sbatacchiando sul petto, gli occhi bassi, il viso gonfio per le troppe botte.
Forse era più alto e muscoloso, forse vestiva diversamente, era più ricco e meno imbranato ma, Akane lo vide in quel momento, era ancora lui. Da qualche parte, sotto la maschera di uno sconosciuto che non le piaceva per niente, c'era ancora il suo Ranma.


"Akane, amore, tutto bene? Siete bloccati!"
Ataru urlava nella fessura tra le porte dell'ascensore, mentre i tecnici le riaprivano con un'enorme tenaglia.
Appena il varco fu abbastanza largo, il fotografo vi si infilò, raggiungendo la fidanzata e stringendola tra le braccia mentre lei, inerme, lasciava che le baciasse dolcemente la testa, sussurrandole le sue scuse più sincere.
Ranma se ne stava andando in silenzio, sconfitto, quando il rivale gli si rivolse.
"Aspetta"
"Che vuoi?'', rispose truce.
"Suppongo tu sia qui per Ukyo. Mentre eravate dentro è nato Peter, pensavo volessi saperlo''.
"E' nato?'', il viso di Akane si illuminò di colpo. Abbandonò i due, ancora dentro l'ascensore, e si precipitò su per le scale, per correre dalla sua amica.


"Dakashi, grazie''
Si vergognava, aveva fatto una cosa gravissima attaccandolo, forse non era nemmeno più degno di definirsi un combattente.
"E scusami per prima, non dovevo colpirti. Ah, è vero che sono stato io a baciarla. Lei non c'entra niente, non arrabbiarti con Akane. Ti ama molto"
"Accetto le tue scuse, ma... Puoi assicurarmi che le starai il più lontano possibile?''
Ranma esitò.
"Non posso farti questa promessa'', scosse la testa.
Ci fu una lunga pausa che il fotografo ruppe con un filo di voce, freddo.
"Andiamo a vedere il bambino''.

I due ragazzi entrarono nella stanza di Ukyo insieme, sotto lo sguardo sorpreso dei presenti.
Ranma baciò la neo-mamma sulla guancia mentre Ataru stringeva in un abbraccio Ryoga, poi si scambiarono i ruoli. Meccanicamente, come se stessero eseguendo una coreografia.
Fecero a turno una foto col piccolo, dispensando sorrisi agli amici, salutandoli uno ad uno senza inciampare mai uno nell'altro ed evitando accuratamente di incrociare lo sguardo con quello di Akane, che in quel momento aveva capito tutto.
Ancora una volta, sarebbe stata lei a dover pagare lo scotto più alto.
Ranma ed Ataru, passato e presente, fuoco e ghiaccio, nero e bianco, passione e raziocinio, piombo e piuma.
I due grandi amori della sua vita avevano smesso di farsi la guerra. Dopo essersi quasi ammazzati per rincorrere la palla avevano deciso di lanciarla in aria, per vedere da che parte cadesse.
E decidere dove cadere spettava solo a lei.
"E' finito il tempo dei giochetti, sorellina...''
Mousse zittì il sussurro della fidanzata con una lieve spinta, ma come sempre Nabiki Tendo aveva ragione.
Il tempo dei giochetti era finito, ed era ora che facesse la sua scelta.
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