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Autore: xingchan    24/09/2013    6 recensioni
"I sorrisi, gli sguardi imbarazzati, i bisticci... Ad un occhio esterno potevano sembrare banalità, ma era di quei gesti che si nutriva l'albero del loro fidanzamento."
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Akane Tendo, Ranma Saotome, Un po' tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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White Day

 

 [14th March]

"Ranma, faremo tardi!"

Il tono esasperato ed incrinato per la collera di Akane gli arrivò nelle orecchie così bruscamente che il ragazzo con il codino si schermò istintivamente con la coperta del futon. Ovviamente, quel gesto non bastò ad ovattare la voce della sua fidanzata che, vedendo i risultati poco soddisfacenti, s'infervorò al punto da calciargli il fianco. Con poca violenza, dovette ammettere Ranma, ma pur sempre un calcio.

“Ahia! Akane, ma sei scema per caso?!” esclamò furibondo lui di rimando, scostandosi del tutto la coperta e guardandola storto.

“Per così poco...” sbuffò lei con aria di sufficienza, uscendo dalla soglia della sua camera “Non era così forte, il calcio...”

No, non lo era. Ma Ranma odiava il modo violento in cui Akane lo svegliava la mattina. Avrebbe preferito una scrollata leggera sul braccio, oppure scostare semplicemente le tende. Non di certo secchiate d’acqua fredda e schiaffetti ben assestati, specie provenienti dalla sua fidanzata.

Una fidanzata non sveglierebbe mai il proprio ragazzo in malo modo. Non era un esperto in materia, ma sicuramente una giovane normale non gli avrebbe rifilato un calcio negli stinchi.

Non avrebbe ricevuto niente da lui, poteva starne certa! Anche se lei era stata gentile esattamente un mese prima, non poteva ancora tollerare quel suo comportamento da maschio mancato quale era. Ovviamente, non gli sarebbero nemmeno piaciute decine di smancerie tipiche delle sue altre spasimanti. Troppo appiccicose. Forse, Akane era molto più simile a lui di chiunque altro. Forse.

***

Appena in tempo. Per una volta, erano arrivati prima del suono della campanella d’inizio lezioni.

Akane avrebbe tanto voluto congratularsi con Ranma per l’ardua impresa conseguita, e la frase beffarda già si stava facendo strada nella sua mente, quando, arrivati davanti agli armadietti delle calzature l’aprì, facendo ruzzolare a terra una quantità spropositata di pacchetti di cioccolato bianco confezionato.

“Ma che cosa…?!” abbozzò la giovane Tendo, meravigliata da tutti quei regali. Era da tempo che nessuno più le faceva la corte tentando di batterla a suon di tecniche marziali, e vedere che l’interesse degli uomini del liceo Furinkan non si era affatto affievolito, si sentì decisamente imbarazzata. E con lo sguardo di Ranma, che giurò di avere puntato su di sé, stava sul serio prendendo in considerazione l’idea di scappare via, anche se le gambe le si paralizzarono all’istante.

Ovviamente, a nessuno sfuggì quella confusione, nemmeno a Ranma, il quale, ancora più arrabbiato di quanto già non fosse, si avvicinò protendendosi verso il terreno per prenderne alcuni, ma la fidanzata lo prevenne, affrettandosi a raccoglierli lei stessa, per poi curiosare sui mittenti. Molti erano da parte anche di ragazzi i cui nomi le erano del tutto estranei, ed allegati ai pacchi, vi erano addirittura dei messaggi scritti.

Uno diceva:

“Cara Akane Tendo

Anche se non mi hai regalato nulla il giorno di S. Valentino, sono certo che gradirai lo stesso. Tu non mi conosci, ma io conosco te abbastanza da sapere che sei una ragazza fantastica, la più bella che io abbia mai visto.

Anonimo”

Un altro recitava così:

“Dolcissima Akane Tendo

Hai rinnegato falsamente il tuo amore per me troppo a lungo. Un fiore così dolce e delicato può soltanto amare il Tuono Blu del Furinkan, ovvero l’unico che può renderti immensamente felice, al contrario di quello sciocco plebeo di nome Ranma Saotome. Non dolerti per la provocante presenza della Ragazza con il Codino nel mio cuore: qui, sul mio bruciante petto appassionato, c’è spazio anche per te!

Kuno Tatewaki”

La giovane fece una smorfia disgustata alla vista di quelle parole così mielose, ancor peggio se appartenevano a quel depravato di Kuno. Ma non fu la sola.

Anche Ranma, nel frattempo, aprì a sua volta il suo armadietto, trovandone uno anche per lui. Sempre da parte di Kuno.

“Nonostante la mi intelligenza superi ogni possibile immaginazione, non ho la minima idea di cosa tu possa aver a che fare con la sensuale Ragazza con il Codino. Quell’arpia di Nabiki Tendo, nonché sorella della dolce Akane Tendo, mi ha intimato di dare a te, ignobile essere di un Saotome, il regalo destinato a lei. Confido che tu possa riuscire a farglielo recapitare, con qualsiasi mezzo.

Kuno Tatewaki”

“Bleah! A breve mi farà vomitare sul serio!” sbottò il giovane. Per evitare che la sua mente formulasse qualsiasi pensiero su cosa sarebbe potuto accadere se Kuno avesse rincontrato la sua versione femminile, gettò a terra il pacchetto, pestandolo e saltandovi sopra ripetutamente. Ne aveva abbastanza di quel maniaco degenere di un Kuno, ma non era l’unico motivo per cui lo detestava: ce l’aveva con lui anche perché non lasciava stare Akane, sebbene sapesse che era fidanzata con lui.

Quella consapevolezza lo riportò al giorno precedente, quando ebbe quel fastidiosissimo discorso con quei due ficcanaso dei suoi amici, ed anche a quella stessa mattina nella sua stanza, nel momento in cui decise che non le avrebbe regalato niente.

Se lui la reputava sua fidanzata, sarebbe stato inappropriato non dimostrarglielo.

Dopotutto, anche lui non era da meno quando le affibbiava quei soprannomi che, ne era sicuro ormai, non facevano altro che minare il suo orgoglio di donna. Lo poteva capire ogni volta che qualcuno dubitava della sua virilità chiamandolo mezz’uomo, come soleva fare Ryoga, oppure quando ripensava al momento in cui si ritrovò nelle sembianze di ragazzina avvenente per la prima volta.

Non lo sopportava, e l’abitudinario atteggiamento privo di delicatezza di Akane lo portava a constatare che anche lei doveva sentirsi allo stesso modo ogni volta che la chiamava “maschiaccio”.

Gettò un’occhiata nella sua direzione, osservando che riponeva con cura le scatoline nell’armadio, l’una sopra l’altra, per poi richiuderlo. Ovviamente, non sarebbe stata così umile da spiegargli la ragione di quel comportamento, tanto meno lui sarebbe stato così imprudente da chiederle spiegazioni.

Il giovane con il codino invece raccolse il suo, ormai frantumato, scaraventandolo poi in una pattumiera poco distante.

***

Al mondo non c’era nulla di più fastidioso del ticchettio di un orologio.

Ascoltandolo durante il compito in classe, a Ranma sembrava un’atroce sofferenza a cui era volontariamente sottoposto. Gli spezzava irrimediabilmente la concentrazione, mandando all’aria tutti gli sforzi fatti con Akane affinché prendesse un voto decente, e questo lo faceva sentire inconcludente ed ingrato. Inoltre, se con tutta quella fatica impiegata avesse preso lo stesso una nota bassa, la ragazza si sarebbe davvero arrabbiata. Sconcertato e con un pizzico di commiserazione, notò che sul foglio vi erano esattamente tutti i concetti che avevano ripassato qualche sera prima. Ciò lo spinse a puntare gli occhi sulla prima domanda, lambiccandosi il cervello per ricordare i ripassi fatti a casa.

Infine, i tentativi si rivelarono utili. Riuscì a rammentare relativamente tutto, e a racimolare risposte semplici ma efficaci. Non aveva tempo da perdere dietro a qualcosa che era del tutto distaccato dal mondo delle arti marziali come lo era lo studio.

Fortuna che quella era l’ultima ora di lezione. All’ultimo suono della campanella, il ragazzo raccattò il suo materiale scolastico e si precipitò fuori, incurante dello sguardo di Akane che lo stava letteralmente squadrando da capo a piedi.

Chissà perché era scivolato via dal suo banco in quel modo così frettoloso. Era convinta che non ci fosse nulla di grave, e che avrebbe fatto la via di casa insieme a lui, ma a quanto pareva Ranma era di tutt’altra opinione. Sconsolata, ritornò a casa accompagnata a metà strada da una compagna di classe, non trovandovi, ovviamente, nessuno. Salvo un biglietto attaccato al frigorifero che l’informò sulle varie destinazioni dei membri delle famiglie Saotome e Tendo, eccetto Nabiki, rimasta con le sue amiche a scuola per le pulizie.

“No, un’altra volta no!” esclamò la giovane esasperata, allo stesso tempo arrendendosi all’idea di dover stare da sola con il ragazzo con il codino. Approfittò della sua assenza per rintanarsi in camera sua, sperando vivamente di non doverci litigare un’ennesima volta.

Cominciò ad aprire il libro di letteratura giapponese, limitandosi a memorizzare soltanto un paio di pagine; dopo di che si lasciò cadere sulla scrivania in un pesante sonno.

***

Il dojo era deserto. Fu la prima cosa di cui Ranma si accorse, a giudicare dall’assenza degli schiamazzi fra i due giocatori di shogi più accaniti dell’universo e dalla mancanza dei cinguettii di Kasumi. Di Akane, nemmeno l’ombra. Si aspettava di trovarla in palestra intenta in qualche esercizio di riscaldamento, ma forse aveva deciso di non allenarsi quel pomeriggio.

Salì nella stanza che condivideva con il padre, per poi posare la cartella in un angolo con insolita delicatezza e buttarsi nel suo futon, anche se non aveva voglia di dormire.

A ripensarci, non aveva neanche controllato per bene se qualcuno ci fosse in casa. Si rialzò scattando in piedi, dirigendosi verso la familiare papera con inciso il nome della sua fidanzata. Bussò piano, abbastanza per farsi sentire distintamente. Nessuna risposta. Provandoci ancora, e non ricevendo alcun invito ad entrare, l’istinto lo spinse ad addentrarsi nella sua stanza anche senza permesso.

Così, osò aprire la porta. La stanza era illuminata tanto quanto bastava per studiare, un’attività che ad Akane piaceva molto. Ranma poteva vederlo da come si preoccupasse di ripassare qualche concetto da tutta la passione che ci metteva ogni volta che lo aiutava in matematica, in chimica o in inglese. Tirava fuori una tale energia che sembrava fuoriuscire dai suoi stessi occhi, facendoli brillare di eccitazione, la stessa che utilizzava anche nelle arti marziali. Se solo guardasse anche lui con quelle espressioni colme di eccitazione un po’ più spesso, forse ci sarebbe riuscito ad ammettere ciò che sentiva nei suoi confronti. Ma molto probabilmente non era possibile, date tutte le occhiatacce che gli rivolgeva dalla mattina alla sera, accusandolo di essere un pervertito e donnaiolo.

La trovò di spalle, seduta e riversa sulla scrivania, addormentata. Rincuorato dal fatto che al momento la giovane era completamente innocua, le si avvicinò, osservandole il volto fanciullesco. I suoi tratti quais infantili eppure così ben distinti ed individuali gli facevano letteralmente mozzare il fiato ed accelerare i suoi battiti cardiaci. Si sporse ancora un po’ per osservarla meglio, quando lei, sentendo il respiro del ragazzo infastidirle leggermente un orecchio, aprì piano gli occhi. Focalizzando l’immagine davanti a sé, vide che respirava profondamente.

Mai come in quel momento Ranma provò contemporaneamente i desideri contrastanti di rimanere ed andarsene. Tuttavia, non voleva assecondare per nulla al mondo quella vocina che gli intimava di uscire dalla stanza di Akane. Aveva, anzi, l’intenzione di starsene lì a godere del suo viso angelico addormentato. Ma era anche vero che, se l’avesse scoperto, quel faccino quasi infantile sarebbe mutato in uno estremamente collerico.

Azzardò un passo avanti, ma subito si ritrasse e, in punta di piedi, cominciò a retrocedere verso la porta semichiusa. Ma improvvisamente, un mugolio lo distolse dalla sua fuga silenziosa.

Akane si stava svegliando, forse disturbata dalla presenza del suo ki. Ranma fece per affrettarsi, ma lei riuscì a coglierlo in flagrante.

“Che ci facevi qui?”

Il tono utilizzato con lui non era il suo tipico cipiglio guerrafondaio, anzi, avrebbe detto piuttosto calmo ed assonnato, e questo dettaglio lo rincuorò molto. Almeno, non si sarebbe beccato una sedia in testa.

“N-Niente…” balbettò lui “Volevo solo vedere se c’era qualcuno in casa, siccome sono tornato e ho trovato il dojo vuoto…” concluse infine. Non voleva restare lì più del necessario; fu per questo che si dileguò in fretta e furia, rischiando anche di cadere per le scale.

Un comportamento che lasciò la ragazza irrimediabilmente perplessa. Ma si riscosse praticamente subito, provando a seguirlo. Quasi sicuramente, si era recato in salotto, perché se si fosse messo in testa di allenarsi, sarebbe andato in camera sua ad indossare il ji. Stette ancora un po’ assopita nella stessa posizione in cui si era addormentata, godendosi quel tepore che si era creato. Dopodiché fece un salto in bagno, lavandosi il viso e rimettendosi a posto i capelli, spazzolandoli accuratamente.

Nel mentre, si ricordò di dover star sola con lui per tutta la serata, se non almeno per metà di tutto l’arco della notte. Forse, avrebbe fatto meglio a non intraprendere con lui nessuna disputa, se non voleva rovinare il resto del giorno ad entrambi. E poi, era stato così carino la sera prima che avrebbe fatto chissà cosa per rivederlo in quell'atteggiamento così disarmante.

Improvvisamente, squillò il telefono. Il suono dell'apparecchio non durò a lungo; perciò era sicura che Ranma, trovandosi nelle vicinanze, fosse andato a rispondere.

“Akane!” la chiamò infatti dal corridoio, “È per te!”

La ragazza scese velocemente gli ultimi gradini rimasti e, con evidente stupore, si fermò a guardare l’orologio, le cui lancette segnavano esattamente le cinque del pomeriggio. Ma quella cornetta lasciata accanto al ricevitore le ricordò il motivo per cui aveva così tanta fretta.

“Pronto?”

***

A Ranma non gli ci volle molto per comprendere la ragione della chiamata; ma sperava tanto che si sbagliasse.

“Ranma!”

La sentì cercarlo dal fondo del soggiorno, mentre lui era seduto sulla veranda a lasciarsi accarezzare dai tiepidi raggi del sole, che tentavano in tutti i modi di ostentare l’arrivo della primavera. Poggiando una mano sul parquet per ruotarsi verso l’interno, la vide spuntare ad appena un paio di metri da lui.

“Erano Yuka e Sayuri. Mi hanno chiesto se potevo uscire con loro…” bofonchiò con un tono che rasentava una malcelata tristezza. Le dispiaceva lasciarlo da solo, ma le ragazze avevano insistito così tanto che non seppe dire di no. E poi, quelle due avevano cominciato a fare domande un po’ troppo invadenti. Stando con loro, avrebbe soppresso ogni dubbio circa il suo interesse per il ragazzo con il codino. Non trascorrendo il quattordici di Marzo con lui, non c’era il minimo timore di essere scoperta.

Ranma la guardò per un paio di secondi negli occhi, per poi darle le spalle, ritornando a sedere composto, e congedarla con una semplice battuta: “Ok, va bene. Se gli altri arriveranno prima di te, li avvertirò io.”

La giovane Tendo annuì, facendo retrofront e avviandosi verso il luogo d’incontro delle sue amiche.

Stupido Ranma! Quando gli aveva detto che usciva, lui non ha minimamente cercato di fermarla. Ma in fondo, cosa poteva aspettarsi? Che le dicesse di trascorrere del tempo con lui, da soli per tutta la seconda metà del pomeriggio, inclusa la sera? No, da parte non avrebbe attenuto mai niente del genere. Sospirando affrettò il passo, scacciando i pensieri opprimenti che non le avrebbero permesso di divertirsi.

In verità, era quello che Ranma, in fondo, avrebbe voluto fare. Ma non voleva nemmeno immaginare come sarebbe andata a finire. La fidanzata avrebbe cominciato a tentare di tirar fuori i suoi segreti più reconditi sul suo conto, per poi pretendere una definitiva conclusione.

Per una volta che avrebbe davvero potuto combinare qualcosa di buono con Akane senza incorrere a fraintendimenti che successivamente sarebbero sfociati in litigate di proporzioni colossali, ecco che telefonavano quelle streghe delle sue amiche, invitandola fuori, magari a mangiare, così lui non avrebbe nemmeno potuto cucinarle qualcosa per mostrarsi carino nei suoi confronti.

Scocciato da tutti quei ragionamenti, si alzò di scatto dalla sua postazione e si diresse in camera di lei, con l’intento di lasciarle almeno ciò che le aveva comprato.

Quando finalmente si fosse decisa a tornare, l’avrebbe trovato sulla sua scrivania.

 

 

 

 

NDA

Vi ho fatto attendere molto, lo so… -.-

Chiedo venia, ma sapete come sono gli impegni… Fortuna che un po’ di tempo si trova sempre. :P

   
 
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