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Autore: micRobs    24/09/2013    6 recensioni
Sebastian/Thad | AU
«Forse non è troppo tardi per rimediare ai propri errori, forse- forse adesso è il momento giusto.»
«Forse hai ragione. Che canzone vuoi ascoltare, Sebastian?»
And did you miss me while you were looking for yourself out there.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Sebastian Smythe, Thad Harwood | Coppie: Sebastian/Thad
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Pairing: Sebastian/Thad.
Genere: Sentimentale, Romantico, Malinconico, Introspettivo.
Avvertimenti: AU.
Rating: Verde.
Parole: Poco più di 2300 (secondo Word.)
Note di betaggio: Lei ♥
 
 

Drops of Jupiter
 

 
 
 
Piove, la prima volta che Thad dice a Sebastian “non posso”.

Hanno dodici anni e le labbra sporche di sorrisi e gocce di cioccolato e Sebastian ha pensato che non c’è proprio nulla di male nel chiedere a Thad di dargli un bacio.

«I miei genitori lo fanno sempre, possiamo farlo anche noi.»

«Che schifo – risponde Thad – i tuoi genitori si amano e sono grandi, noi no.»

E Sebastian non sa “noi no” a cosa si riferisce. Loro non sono grandi o loro non si amano? Perché forse lui Thad un po’ lo ama, lo ama con la sua bicicletta rossa e i fumetti di Capitan America e lo ama anche con le meringhe di sua madre e le sue figurine dei giocatori di baseball.

Non gli chiede più di baciarlo, ma continua a pensarlo mentre mangia i biscotti e guarda i cartoni animati alla televisione. Fuori piove e le loro biciclette sono abbandonate sul portico di casa Harwood e Thad gli ha detto che non può, ma non ha specificato di non volerlo. Sebastian non sa perché dovrebbe essere importante questa precisazione ma, tra le briciole cadute sul tappeto e il rumore delle pagine dei loro giornaletti, sente che lo è.

 
Non ha mai avuto un amico come Thad, uno che dice ciò che lui sta pensando e gli conserva il posto accanto a sé il primo giorno di liceo perché “Se non ti vengo a svegliare io, tu fai sempre tardi”, uno che gli passa i bigliettini durante le lezioni, anche solo per dirgli che si annoia, e che gli scrive sul braccio perché “la tua pelle è chiara, sembra un foglio di carta”.

Sebastian ha quindici anni e il miglior amico che possa desiderare e la voglia di baciarlo ancora non gli è passata, anche se lui cerca di ignorarla e di non incantarsi a guardare Thad che si morde le labbra durante le interrogazioni di scienze, o che beve dalla bottiglietta di plastica, o che morde il suo tramezzino, o che parla, sorride, respira.

Ha imparato a farci i conti quando di anni ormai ne ha sedici e Thad è ancora seduto accanto a lui durante le lezioni e loro sono più amici che mai. Sono quel tipo di amici che “Non è che voglio sapere dove sei, è che devo saperlo, capisci?” e Sebastian non sa se sia così solo per lui o se anche Thad senta la sua mancanza quando gli impegni aumentano e loro hanno sempre meno tempo per i biscotti al cacao e le partite a GTA e per loro e basta.

Ma sono ancora amici per la pelle e sono ancora legati indissolubilmente e quindi Sebastian non si stupisce, quando Thad gli confessa di essersi innamorato.

Non si stupisce ma si spezza, perché a quelle parole non segue il “di te” che lui sta aspettando da tutta la vita.

Perché Gabriel – Gabe – ha gli occhi come il cielo e le mani grandi e gentili e Thad non fa altro che parlare di lui e sorridere in quel modo un po’ innocente e vulnerabile che Sebastian si domanda se anche Gabe si senta morire quando lo vede. Thad è bello come la pioggia in estate, come le cose inaspettate ma attese, e Sebastian si domanda quanto ancora dovrà lui aspettare per avere la sua parte da protagonista in quella storia.

 
«Lui è Gabe, il mio ragazzo.»

Ed è anche scialbo e banale e non alla tua altezza, continua mentalmente Sebastian. Il cielo è limpido e terso, ma Thad gli ha di nuovo detto “non posso”.

«È… sto cercando di renderla una cosa seria, Bas, e… non posso, okay? Non posso farlo, se tu non lo conosci, lo capisci questo?»

No, Sebastian non lo capisce e non capisce neanche perché dovrebbe farlo. Si sente come la strada scartata ad un bivio ed è piuttosto certo che una scelta abbia escluso l’altra, per questo si è sempre rifiutato di conoscere Gabe e per questo ha iniziato a sfogare l’insoddisfazione e la delusione creando altri incroci, incroci ai quali potesse scegliere lui quale via preferire. Una volta era Mark, una volta era Christofer, una Tom, una David, una Samuel e Jason insieme – perché Thad era a casa di Gabe e lui la voglia di pensare non l’aveva proprio, anche se poi ha pensato comunque e non ha dormito fino a che Thad non lo ha chiamato per dirgli che abbiamo solo guardato un film, ha detto che vuole che io sia sicuro, ci credi?

Sebastian ci crede eccome e sospira di sollievo, pur sapendo che non può continuare a sperare e temere: Gabe è il suo ragazzo e prima o poi Thad sarà sicuro e lui si domanda quanti Tom e David e Jason gli serviranno, quando ciò avverrà.

La serata è una noia mortale e Sebastian nasconde sorrisi finti e forzati dietro boccali di birra e battute inopportune. La mano di Thad cerca costantemente quella di Gabe sopra il tavolo e Sebastian ci beve su e improvvisamente le mani diventano due, poi quattro, fino a che si alza e blatera qualche scusa improbabile per defilarsi. La delusione nello sguardo di Thad gli brucia la pelle e comprime lo stomaco, ma forse è solo colpa dell’alcool e forse le labbra di Gabe che corrono a baciarlo sono sufficienti a fargli dimenticare il modo in cui lui gli ha volontariamente rovinato quella serata.

Lo odia, Sebastian, odia Gabe e i suoi occhi come il cielo e le sue mani grandi e gentili strette a quelle di Thad. E odia anche se stesso, perché di anni ne ha quasi diciassette, ma la voglia di baciare Thad ancora non gli è passata.

 
Ci vogliono molte telefonate e colazioni a sorpresa e scuse e discussioni sull’egoismo e la superficialità, perché facciano pace una volta per tutte. Sebastian detesta litigare con lui e lo detesta perché la verità è che non sa stargli lontano più di qualche ora. Non è che non vuole farlo, non sa farlo, non senza cadere nelle paranoie e nei pensieri molesti e nell’asfissia che gli causa la sensazione di star arrancando dietro un treno che non fa fermate.

«Lo abbiamo fatto» gli confessa Thad una sera e Sebastian sente il mondo smettere di girare.

Sono seduti sul letto, uno di fronte all’altro, con le gambe incrociate e la luce bassa che favorisce le parole e i segreti. Thad sorride come Sebastian non gli ha mai visto fare e sembra diverso dal solito, anche se lui si convince che sia solo una sua impressione, che Thad è sempre Thad, è sempre il suo Thad e Gabe non potrà mai portarglielo via.

Thad gli prende la mano e se la porta sul cuore e chiude gli occhi e Sebastian pensa che sia bellissimo e che una cosa così bella non potrà mai essere sua. Il cuore di Thad batte come mai prima, batte di una vita che Sebastian osserva da lontano e invidia, batte di ricordi che gli sono preclusi e di sapori che lui non ha mai provato.

«È stato bellissimo» sussurra, poi fa scivolare la mano sul proprio petto e si solleva leggermente il bordo della maglia, perché sono amici e la loro amicizia comprende anche quello. Anche il vistoso succhiotto che Thad ha sul fianco e che scopre con un sorriso colpevole ma emozionato.

«È incredibile, Thad.»

È incredibile quanti modi conosci per spezzarmi il cuore.

 
«Ho trovato un lavoro part-time, sai?»

«Gabe c’entra qualcosa?»

«Uhm… no, Gabe- no.»

Thad non aggiunge altro e Sebastian non chiede. Thad non sorride e lui si sente in colpa.

Il lavoro part-time di Thad consiste in uno spazio di due ore a sera in un’emittente radiofonica indipendente. Sebastian non se lo perde mai, ha ogni radio della casa sintonizzata su quella frequenza e quelle due ore sono quanto di più vicino alla felicità abbia mai conosciuto.

La voce di Thad è calda e profonda, attraverso le cuffiette del cellulare gli arriva direttamente nel cervello, gli scivola lungo la schiena, gli dà i brividi e accelera i battiti. Parla di qualsiasi cosa e sorride in quel modo che Sebastian non fa alcuna fatica ad immaginare, è coinvolgente e simpatico e manda buona musica anche se lui preferisce il suono della sua voce.

È sdraiato sul letto, la sera in cui la voce di Thad si spegne, si incrina un po’ e rotola, Sebastian vorrebbe raccoglierla e riaccenderla, ma non lo fa. E quando Thad chiede ai suoi ascoltatori se sono mai stati innamorati della persona sbagliata, Sebastian prende il telefono e scrive. Gli scrive.

Gli scrive “Sono innamorato del mio migliore amico da che ho memoria, esiste un amore più sbagliato di questo?” e sorride malinconico quando Thad legge il suo messaggio in diretta. E gli occhi gli bruciano quando “Non esistono amori sbagliati, Sam” – Sam era il nome del suo dinosauro di peluche, Thad lo adorava, quando avevano undici anni e non sapevano cosa la vita aveva in serbo per loro, e forse Sebastian vuole solo che lui sappia la verità, per questo si firma così – “Esistono solo persone sbagliate e momenti sbagliati, ma nessun amore lo è. Questa è per te, amico” dice e poi manda la sua canzone preferita, la loro canzone preferita. 

And did you miss me while you were looking for yourself out there.

E Sebastian si rende conto che forse non sta aspettando invano, che Thad tornerà prima o poi. O forse è solo la canzone che gli risuona nelle orecchie e le lacrime che si sforza di reprimere, o il pensiero che il suo migliore amico potrebbe star facendo lo stesso, nello studio di registrazione.

 
Quando Gabe e Thad si lasciano, Sebastian è di nuovo sdraiato sul suo letto e la voce di Thad gli riempie le orecchie, sebbene non sia più luminosa e viva come al solito. Si vedono di meno, hanno quasi diciannove anni e troppi impegni e conciliare lo studio con la vita e con loro è sempre più difficile, così lui deve accontentarsi di quelle due ore a sera per stargli vicino e sentirlo suo come non lo è da troppo tempo.

Thad sta parlando di errori e rimpianti, accetta le telefonate degli ascoltatori e distribuisce consigli e parole di conforto ad anime vaganti ancora sveglie a quell’ora.

«Qual è stato il vostro errore più grande?» Domanda e il suo tono di voce fa intendere che lui di errori ne abbia fatti fin troppi. Sebastian non ha bisogno di sentire altro, prende il telefono e compone quel numero che Thad ripete ogni sera almeno una decina di volte.

«Ciao, come ti chiami?» La voce di Thad gli arriva sdoppiata adesso, divisa tra la radio accesa con il volume al minimo e il suo cellulare che gli trema tra le mani.

«Sebastian» risponde e Thad tace per qualche attimo e si sente distintamente il suono del suo respiro che viene trattenuto.

«Ciao, Sebastian, cosa vuoi condividere con noi?»

«Una volta, Dio… una volta ti ho scritto e- e tu mi hai detto che non esistono amori sbagliati… ma solo persone sbagliate e momenti sbagliati.»

Silenzio, poi «Me lo ricordo» gli giunge alle orecchie, alla radio, ovunque. Rimbomba nella camera e nel cuore di Sebastian.

«Forse non è troppo tardi per rimediare ai propri errori, forse- forse adesso è il momento giusto.»

«Forse hai ragione. Che canzone vuoi ascoltare, Sebastian?»

And did you miss me while you were looking for yourself out there.

 
Thad bussa al suo citofono un’ora più tardi. Sebastian fa le scale di corsa, salta i gradini e rischia di inciampare e non si preoccupa di essere in pigiama e di non avere nulla da dire e di avere troppe speranze e pochi pensieri.

«Dici che lo è?» Gli domanda, non appena lui apre il portone e Thad lo guarda con quello sguardo maturo e anche un po’ stanco, ma non per questo meno bello.

«Se non è adesso, quando?»

«Io non so- non so se posso, se ci riesco.»

Sebastian lo guarda e lo ama come non ha mai fatto prima e allora lo fa, gli porge quella domanda che è impigliata sulle sue labbra da quasi dieci anni. «Non puoi o non vuoi?»

«Conta quello che voglio?»

«Ha sempre contato, Thad, altrimenti non saremmo qui adesso» tace e fa un passo verso di lui. «Sono innamorato di te da tutta la vita. Dimmi che anche tu lo sei e io mi dimentico di tutti i Tom e Samuel e Mark e Jason.»

«Chi è questa gente?» Sorride Thad e l’aria è fresca, ma Sebastian avverte qualcosa di caldo e piacevole sciogliersi dentro il suo stomaco. Gabe non avrebbe mai potuto amarti quanto ti amo io.

«Nessuno di importante» scuote la testa e si avvicina ancora perché gli sembra di essere sempre troppo lontano da lui. «Solo qualche strada sbagliata.»

«Ho preso anche io qualche strada sbagliata, mi sa.»

«Puoi ancora tornare indietro.»

La guancia di Thad è fresca quando Sebastian ci posa il palmo sopra, è fresca e appena un po’ ispida e da quanto tempo è che non ti tocco così?

«Forse sono innamorato di te. Da dieci anni, o anche da dopo. O anche da sempre, non lo so.»

Ed è come il colpo di scena alla fine di un capitolo scialbo, come un cielo terso dopo una giornata di pioggia. È piacevole e inaspettato e atteso. È Thad, che si avvicina a lui e gli rivolge il più privato degli sguardi, un sorriso colpevole e un “perdonami se ci ho messo tanto” silenzioso. Sebastian non ha bisogno di altro, non ha mai avuto bisogno di altro che non fosse Thad.

«Non ti chiederò il permesso per baciarti, non stavolta.»

«Non voglio che tu lo faccia.»

E Sebastian non lo fa, ma lo bacia. Lo bacia per la prima volta, dopo quasi dieci anni trascorsi a desiderarlo.

Grazie per essere tornato, grazie per non essertene mai andato.
 
 

 
 

 
 
Ho aperto Word e mi sono detta “scrivi, ne hai bisogno e te lo meriti”.

Poi hanno fatto tutto loro, io c’entro ben poco con questa shot.

 
Robs.
 
 
 
 
 
 
   
 
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