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Autore: Giulia23    24/09/2013    11 recensioni
A causa della sua amica Bonnie, Caroline si ritrova catapultata nel passato al fianco di Klaus, Signore indiscusso dello Hampshire. Ma un'importante ed inattesa missione la attende e dovrà rimanere al fianco del suo nemico se vorrà portarla a termine.
< Non preoccupatevi Caroline, non vi farò del male.> non era un mostro, almeno non in quel senso. < Giurate.> sussurrò lei fissandolo negli occhi quasi per voler leggervi attraverso.
Klaus si trovò a rispondere ancor prima di riuscire a capire l’importanza e lo sforzo sovrumano che quella promessa avrebbe comportato.
< Giuro.>le disse sorridendole e facendo un passo verso la sua direzione. Questa volta Caroline non indietreggiò. No, era rimasta abbagliata da quel dolce sorriso. Il primo sincero e spiazzante sorriso che la ragazza aveva visto comparire su quel volto irresistibile.
Caroline annuì.
Genere: Romantico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Caroline Forbes, Klaus
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Ok, merito la fustigazione! Perdono! Ma se posso discolparmi i miei professori hanno deciso di giocare all’estrazione dei numeri, per le date dei miei esami! Dopo il primo ottobre tornerò super operativa e per farmi perdonare della lunga assenza ( mi siete mancate!! ) ecco a voi, praticamente due capitoli in uno ( diciamo uno e mezzo ;) ) Risponderò al più presto ai commenti che ho lasciato in sospeso e … oddio visto che è da tanto che non pubblico mi sento emozionata e spaventata! Non è che sono diventata una “capra”? =S Ad ogni modo buona lettura e … mie care, se questo capitolo piacerà ( o ancora meglio in base a quanto non lo odierete ) nel prossimo potrei darvi la famosa buona notizia o meno! Un bacione a tutte voi e buona lettura =)!
 
 
 
 
 
  < Cosa vuol dire non è servito a nulla? Lei sta morendo!> urlò Klaus, sentendo il briciolo di razionalità che si era costretto a mantenere fino a quel momento, scivolare via dalle sue mani.
Bonnie si alzò di scatto, così autoritaria e furente da sembrare di venti centimetri più alta.
 < Lo vedo anche io! Non so cosa vuol dire, so solo che non ha sangue umano in circolo. È come se non lo avesse mai bevuto! > rispose a voce alta, in preda ad un vero e proprio attacco isterico. Ed era la paura a renderla così aggressiva, paura di perdere Caroline e paura di lui. Non poteva permettersi di restare da sola con un Klaus fuori di testa.
 < Sei sicura che si sia nutrita? Caroline tiene così tanto a voi che pur di correre a salvare le vostre inutili vite, non avrebbe problemi a dimenticarsi di pensare a lei!> digrignò l’ibrido tra i denti, con un astio che poche volte in vita sua Bonnie aveva avuto il terrore di vedere.
 < Ignorerò quello che hai appena detto Klaus, non ti permetto di giudicare Caroline. Tantomeno il nostro rapporto con lei. Tu non la conosci!> l’ibrido era così furente da far tremare l’animo della strega, ma non poteva farci niente. Non poteva farsi insultare senza controbattere.
 < Non sono stato io quello che ha deciso al suo posto! Io non metterei mai in pericolo la sua vita, per salvare la mia o quella di nessun altro! Io sapevo che Caroline non voleva quella maledetta cura, ma voi eravate troppo impegnati a pensare di uccidermi per rendervi conto che le stavate rovinando la vita …> ma inaspettatamente, tutta la furia che stava scuotendo il corpo di Klaus in veri e proprio tremori, sembrò svanire al suono della sua ultima frase.
 < Non siamo stati noi ad ucciderla, ma tu.> Bonnie proferì quelle parole con una calma così glaciale, da riuscire a trasmettere tutto l’odio ed il disprezzo che provava per l’ibrido, senza nemmeno guardarlo negli occhi.
Il cervello di Klaus registrò la voce della strega, una lama d’acciaio gli attraversò il cuore ma svelato la sua debolezza a nessuno, avrebbe ucciso quella stupida ragazzina che credeva di sapere tutto della vita, piuttosto. E c’erano cose molto più importanti a cui pensare … Caroline.
 < La cura … > sussurrò Klaus, troppo scioccato per riuscire a capire se il tremore alle mani fosse dovuto alla collera che stava tentando di trattenere o al terrore che la sua supposizione fosse giusta.
 L’espressione di Bonnie mutò così velocemente da lasciare stordita persino lei. Seguì lo sguardo sconfitto dell’ibrido e si ritrovò a fissare con orrore la sua migliore amica. Stava morendo.
 < La cura, certo … ma se è così …> gemette Bonnie, lasciandosi scappare un gemito strozzato.
 < No.> disse Klaus con tono sicuro, si costrinse a reagire ed afferrò Bonnie per le braccia nel tentativo di attirare la sua attenzione.
 < Bonnie guardami!> le ordinò con tono autoritario ma calmo. La strega allontanò a malincuore gli occhi da Caroline e quando si voltò per guardare Klaus non potè far nulla contro le lacrime che sentiva pizzicarle gli occhi.
 < Non devi mollare. Lei  non è ancora morta, dobbiamo restare calmi e ragionare. Possiamo salvarla. Se c’è qualcuno in grado di aiutarla su questa Terra, siamo io e te.> i profondi occhi blu dell’ibrido la incatenarono a lui. Quell’uomo era dotato di un magnetismo disarmante.
 < Su questa Terra … ma certo!> si illuminò all’improvviso la strega.
 < Cosa intendi?> chiese Klaus allontanandosi da lei.
 < Tatia!> squittì Bonnie, ma non stava parlando con lui. Era così elettrizzata da aver scordato dove aveva messo l’occorrente per l’incantesimo.
 < Tatia? Cosa c’entra lei?> la situazione poteva diventare più complicata di così?
 < Ma certo, lei saprà aiutarci! Lei doveva averlo previsto … o forse no, gli Spiriti l’avevano bloccata. Ad ogni modo, ci darà una mano! Devo solo entrare in contatto con lei!> cominciò a blaterare Bonnie.
 < Tatia vi sta dando una mano?> domandò di nuovo, sempre più scioccato Klaus. Perché avrebbe dovuto aiutarli, perché avrebbe dovuto aiutare lui? Aveva letteralmente bevuto il suo sangue, l’aveva ferita … e salvare Caroline significava salvare lui, come faceva Tatia a non capirlo?
 < Klaus non c’è tempo per le spiegazioni qui, devo farlo e subito. Caroline potrebbe morire da un momento all’altro.> Bonnie tentò di mantenere la calma, ma la sua voce stridula ed autoritaria era sfuggita al suo controllo, trasmettendo tutta l’urgenza e la tragedia della situazione.
Klaus fece un passo indietro per lasciarle lo spazio necessario.   <  Certo. Fa in fretta.> ordinò tornando ad indossare quella maschera di freddezza e austerità che da secoli era diventata il suo secondo volto.
Bonnie corse verso la cucina e tornò in men che non si dica, armata di sale, strane erbe, candele ed una tavola degli spiriti.
 < Vuoi comunicare con lei in quel modo?> domandò Klaus mentre si passava nervosamente una mano sul viso, nel tentativo di ritrovare la calma. I minuti scorrevano come ore, a volte stentava persino a rendersi conto dei movimenti di Bonnie.
 < Si, sarà più prudente. Non credo che gli Spiriti mi permetteranno di contattarla in carne ed ossa, per così dire, un’altra volta. Ci staranno tenendo d’occhio.> disse la strega mentre si metteva seduta, a gambe incrociate nel cerchio magico appena creato da lei.
Avvicinò a sé la tavola degli spiriti, ma il suo sguardo corse a Caroline. Sembrava così inerme ed indifesa, così pallida.
Klaus invece … sembrava sotto shock. Era immobile, una statua di ghiaccio … Bonnie stentava a credere ai suoi occhi. Lui era preoccupato per Caroline.
La strega tirò fuori il suo cellulare dalla tasca dei jeans ed inviò un messaggio comune. Se l’incantesimo fosse andato male avrebbe avuto bisogno d’aiuto.
 < Cosa stai facendo?> domandò Klaus con voce assente, come se in realtà non gli interessasse affatto saperlo.
 < Sto informando gli altri. Noi siamo la famiglia di Caroline. > ed in quelle parole Klaus riuscì a sentire tutto l’odio che la strega provava nei suoi confronti. Beh, non poteva biasimarla, l’aveva quasi uccisa più di una volta ed aveva costretto i fratelli Salvatore ad uccidere sua madre, che avevano poi trasformato in un vampiro. E come dimenticarlo, aveva osato toccare l’intoccabile Elena.
No, lui non faceva parte di quella famiglia, lui non poteva fare parte dell’esistenza di Caroline. Non in quel mondo, non in quella vita.
 < Fa il tuo lavoro.> sibilò quasi in un ringhio Klaus. Bonnie sbarrò gli occhi, spaventata dal brusco cambiamento d’umore dell’ibrido. Si era divertita a stuzzicare la bestia, ora doveva ritrovarsi a fare i conti col vecchio Klaus.
 < Non ti lascio solo con lei mentre io sono impegnata qui.> disse la strega con tono d’insulto.
Klaus accennò un sorriso sadico, un sorriso vittorioso.
 < Caroline potrebbe morire da un momento all’altro.> cantilenò l’ibrido, riprendendo parola per parola quello che poco prima le aveva detto Bonnie.
La ragazza deglutì, si sentiva nervosa e non si fidava affatto di lui ma non aveva altra scelta, non aveva tempo.
Chiuse gli occhi, pregando in cuor suo che quella terribile storia sarebbe finita per il meglio ed iniziò a pronunciare le parole dell’incantesimo. Posò le dita sul puntatore, ma non sentì alcuna forza attraversarle le braccia come le succedeva di solito.
In vita sua aveva incontrato streghe più talentuose e meno insopportabili di lei, quello era sicuro. Pensò Klaus mentre sospirava pesantemente. Poi voltò letamente, guardarla gli faceva sempre così male.
Soprattutto ora, ora che non sapeva se sarebbe riuscito a salvarla.
Pensare che in realtà, in cuor suo lui aveva sempre ricordato. Ecco perchè ogni volta che la vedeva non riusciva a distogliere lo sguardo da lei per un solo istante. Non aveva potuto vederla per secoli.
Era buffo come avesse tentato senza nemmeno saperlo di ripercorrere tutti i passi della loro storia d’amore. Le aveva regalato di nuovo quel braccialetto, e solo ora riusciva a ricordare chi fosse quella principessa a cui lo aveva “rubato”. Era lei, aveva gettato il braccialetto a terra quel giorno, lasciandolo nel passato.
La fiducia che provava nei confronti Stefan … tutto merito delle lodi che Caroline aveva tessuto in suo onore e Damon …
Un ringhio sfuggì dalle labbra di Klaus, senza nemmeno rendersene conto. Ma in quel momento la sua attenzione fu catturata da qualcos’altro.
Gli occhi di Bonnie divennero completamente neri, la strega iniziò a tremare e dopo aver urlato un “no” a dir poco da brivido, cadde a terra priva di sensi.
Klaus corse verso di lei, l’afferrò per le spalle cercando di farla riprendere ma Bonnie, non sembrava dare segni di vita.
 < Bonnie! Bonnie rispondimi!> urlò l’ibrido mentre le scostava i capelli dal viso, ma in quell’istante qualcosa sembrò afferrarlo e scaraventarlo contro il muro.
I fratelli Salvatore lo aveva inchiodato alla parete, premendo i loro gomiti sul suo petto.
 < Cosa le hai fatto?> urlò Damon mostrando istintivamente i canini.
Elena gettò allora un urlo soffocato, facendo voltare i due fratelli. Entrando aveva potuto vedere solo Bonnie, svenuta tra le braccia di Klaus. Una scena per nulla rassicurante, ma adesso che potevano vedere il divano …
 < Caroline.> sussurrò sconvolto Stefan prima che Klaus scaraventasse i due fratelli lontano da lui.
I tre nemici si misero subito in posizione d’attacco. Le labbra contratte in ringhi feroci.
 < Io non ho fatto niente a nessuno in questa stanza! Ma mi piacerebbe fare qualcosa a voi due, stupidi idioti!> sbraitò Klaus mentre i suoi occhi diventava gialli e le sue parole cominciavano a somigliare a ruggiti.
 < Perché? Perché le hai uccise?> domandò furente Elena facendo un passo verso Klaus. Damon la afferrò prontamente per un braccio e con uno strattone la portò dietro di lui.
 < Dove vai?> le sibilò contro a denti stretti.
 < So che sei una vampira da poco Elena, ma dovresti sentire il cuore di Bonnie. È flebile, ma batte .> le spiegò Klaus con tutta l’eleganza che lo contraddistingueva.
Tutti sembrarono scioccati dalla sua affermazione, l’attimo seguente Stefan abbandonò la posizione d’attacco e ritirò i canini. Lo sguardaccio che Damon gli lanciò lo stesso istante, sembrò non sfiorarlo.
 < Caroline?> domandò Stefan fissando negli occhi Klaus. Anche l’ibrido sembrò rilassarsi, poteva vedere negli occhi del vampiro la sua stessa paura. Perderla.
 < Stavamo litigando e l’attimo dopo ha perso i sensi. L’ho portata qui da Bonnie perché pensavo sarebbe stata in grado di aiutarla.> si spiegò Klaus avvicinandosi al divano.
Fu istintivo. Stefan si parò davanti a Caroline. Non perché non si fidasse di Klaus, in realtà non si fidava eccome, ma aveva sempre fatto questo con lei da quando era diventata una vampira. L’aveva protetta.
Lo sguardo amareggiato che l’ibrido gli rivolse non sembrò correlato dalla furia, solo in quel momento Stefan capì che Caroline non era stata l’unica a fare un errore nel passato.
La proverbiale irascibilità di Klaus era stata domata, aveva capito che il gesto di Stefan era dovuto ad amore nei confronti di Caroline. E sembrava rispettarlo per questo.
 < Vuoi un incitamento da coro di cheerleader per continuare o la storia è semplicemente finita qua? No, perché abbiamo una strega in meno e non sappiamo ancora il perché.> disse Damon avvicinandosi con atteggiamento spavaldo.
 < Damon.> sussurrarono in coro Stefan ed Elena, per ammonirlo. Klaus sembrava non volerli uccidere , ma per questo potevano tranquillamente istigarlo a farlo.
Gli occhi dell’ibrido diventarono gialli, non tollerava minimamente la presenza di quel viscido essere, figurarsi tollerare le sue buffonate da ragazzino immaturo.
Ma avvenne qualcosa di strano in quel momento, proprio un attimo prima che squarciasse la gola di Damon a morsi. Stefan ed Elena non indietreggiarono per salvarsi la vita, come era logico che facessero. No, loro si sedettero sul divano per coprire il corpo di Caroline, che si trovava tra lui ed il vampiro.
Klaus si voltò, per fissarli. Guardò il viso di Caroline, sembrava dolcemente addormentato. Non gli avrebbe mai perdonato l’assassinio di quel mentecatto, anche se si sentiva più che giustificato nel farlo. Lei lo aveva perdonato, Damon faceva parte della sua famiglia. Una famiglia che a quanto sembrava non era pessima come credeva. Poteva vederli in quel momento, disposti a sacrificarsi per lei.
 < Nik?> la voce di Rebekah lo prese alla sprovvista, facendolo voltare di scatto.
Assieme a lei, sul ciglio della porta c’era anche Elijah. I tre fratelli si guardarono a lungo. La medesima espressione dipinta sui loro volti. Erano provati, era stanchi, ma soprattutto erano spaventati.
Spaventati dai loro ricordi, dal fatto che con Caroline attorno erano riusciti ad essere una famiglia. Una vera famiglia, come non lo erano mai stata. Spaventati dal fatto che sembravano essersi dimenticati come fare dopo di lei, la verità era che erano spaventati di perderla.
 Quando lo sguardo di Rebekah si posò su Caroline, la vampira chiuse automaticamente gli occhi senza respiro. Non c’era nessun battito.
Nel frattempo Elena, Stefan e Damon si erano alzati, scioccati dall’apparizione degli altri Originali. Era ufficiale, non avevano alcuna possibilità di riuscire a fare qualsiasi cosa per cui Bonnie li aveva convocati.
Ma i secondi di gelo e tensione cessarono improvvisamente quando Rebekah si sedette affianco a Caroline, per accarezzarle i capelli.
Una lacrima silenziosa rigò quel viso perfetto ed anche Elijah la raggiunse l’attimo seguente. Si portò dietro la testa di Caroline, dietro Rebekah e rimase in silenzio con una mano posata sulla spalla della sorella. Non poteva far altro che fissare il volto di Caroline e chiedersi cosa avrebbero fatto adesso.
I fratelli Salvatori assistettero esterrefatti alla scena, quei tre sembravano soffrire davvero per la “morte” della loro amica.
 < Non tutto è perduto. Caroline è in trasformazione, o così dovrebbe.> disse Klaus attirando l’attenzione di tutti i presenti su di sé.
 < Come può essere? Ha bevuto del sangue umano. L’ho vista con i miei occhi!> intervenne allora Stefan, rianimando la situazione che sembrava essersi congelata fino ad un momento prima.
 < Lo so, Bonnie ha detto che quel sangue non è servito a nulla.> specificò Klaus cercando di mantenere il controllo della situazione.
 < E allora diamogliene dell’altro. Magari non le  è bastato o era una partita avariata.> disse Elena, pronta a correre a casa alla velocità della luce, per prendere altre sacche di sangue.
 Klaus cercò di sopprimere una risatina nervosa, ma non ci riuscì granchè bene. Rebekah scattò in piedi ed assieme ad Elijah si avvicinò guardinga al fratello. Sapevano perfettamente quando Klaus stava per perdere le staffe e quello era uno di quei momenti.
 < Ma certo, come abbiamo fatto a non pensarci.> bofonchiò Klaus in preda ad una risata isterica.
Rebekah posò una mano sulla spalla del fratello, attirando la sua attenzione.
 < Ce la faremo Nik, se c’è anche solo una speranza di salvarla noi la salveremo.> disse col tono più confortante e materno che Klaus avesse mai sentito in Rebekah. Si, Caroline li aveva cambiati tutti.
 < È la cura non è vero?> domandò Stefan deglutendo rumorosamente, come per costringersi a non vomitare.
Al suono di quelle parole gli occhi di Elena si fecero lucidi e l’attimo dopo la vampira corse via dalla casa.
 < Elena?> gli urlò dietro Damon, ma non poteva seguirla. Non poteva lasciare da solo suo fratello con la gran famiglia Corleone al completo.
 < Si, crediamo sia la cura. Bonnie ha tentato di convocare gli Spiriti per saperne di più, ma …> tutti si voltarono per osservare la strega ancora priva di sensi. Le candele attorno a lei continuavano a bruciare, come se l’incantesimo fosse ancora in atto.
 < Sarà meglio metterla comoda. > sussurrò Damon, capendo che Bonnie era la loro unica speranza.
Damon si avvicinò a lei, per prenderla in braccio e portarla in camera sua, ma le fiamme delle candele si alzarono creando una barriera di fuoco attorno alla ragazza.
Damon si allontanò di scatto, reggendosi la mano mezza ustionata e bofonchiò qualcosa di incomprensibile.
 < Che diavolo succede?> sbraitò allora il vampiro.
 < Non tutto è perduto.> sussurrò Rebekah, animata da una nuova speranza.
 
 
 
 < Tatia?> domandò Bonnie per l’ennesima volta. Era assurdo, quella benedetta donna non riusciva mai a fare le cose con semplicità. A dirla tutta assistere al continuo battibecco tra gli Originali ed i Salvatore era stato snervante quasi quanto l’attesa. Per non parlare del fatto che essere praticamente un fantasma non la faceva sentire proprio a suo agio.
 < Tatia avanti!> sbraitò Bonnie tentando di uscire dal cerchio magico che proprio lei aveva creato, ma una forza sconosciuta glielo impedì.
 < Non puoi allontanarti dal tuo corpo Bonnie, non sei realmente morta. La tua è una proiezione astrale temporanea.> Una voce sconosciuta la fece voltare di scatto.
Una signora, avrebbe potuto avere cinquant’anni, la stava fissando attraverso quelle iridi spettrali che Bonnie aveva imparato a riconoscere. Era uno spirito, e non era Tatia.
 < Dov’è Tatia? Che le avete fatto?> domandò allarmata la ragazza.
 < Tatia non può venire a parlarti Bonnie, avete già combinato fin troppi guai. Se Caroline sta morendo è solo colpa vostra.> la ammonì lo spirito. Il naso a punta ed i capelli castani che le ricadevano fino alle spalle le davano un’aria severa.
 < Non sono qui per decidere chi tra tutti noi abbia sbagliato. Ti ricordo che il nostro patto prevedeva mandare Elijah nel passato, non la mia migliore amica. Ma non sono qui per mettere i puntini sulle i, sono qui per sapere come salvarla. Cos’ha che non va?> domandò la strega, cercando di non far vedere a quello Spirito quanto non la sopportasse.
La donna la fissò con aria ammonitrice e scrollò leggermente la testa.
 < No …> sussurrò senza voce Bonnie, mentre sentiva le forze venirle meno.
 < È davvero così, è per via della cura?> ma la strega sapeva già quale sarebbe stata la risposta a quell’orribile domanda.
 <  Si. È un incantesimo potente Bonnie, fatto dalla strega più potente che il mondo abbia mai conosciuto. Caroline non può completare la trasformazione.> ogni parola giunse come una coltellata al petto della strega. Era assurdo, un fantasma poteva svenire? Perché era quello che era sicura, stava per fare.
 < Ci deve essere un modo. Uno qualsiasi! Deve esserci un modo per ovviare la cura, deve esserci equilibrio! Dimmi dov’è il vostro dannato equilibro ora!> gli urlò contro Bonnie, ricevendo in cambio solo un’occhiata d’astio. Oh si, era di gran lunga molto meglio quella rompiscatole di Tatia.
 < Voglio parlare con Bill.> esordì all’improvviso Bonnie, animata da una nuova scintilla.
 < Cosa?> domandò sconvolta la donna.
 < Mi hai sentito, voglio parlare con Bill Forbes. È morto da eroe, secondo i vostri punti di vista. Pur di non diventare un vampiro ha preferito morire, è uno di voi. Ne sono certa, voglio parlare con lui. È sua figlia, non la lascerà morire come un cane abbandonato sul ciglio della strada, come volete fare voi.> sibilò iraconda Bonnie.
La donna sembrò andare su tutte le furie, ma proprio quando la situazione sembrava essersi fatta irrecuperabile Bonnie sentì una mano posarsi sulla sua spalla, costringendola a voltarsi.
 < Nonna …> sussurrò scioccata. Non si aspettava di certo di vedere lei.
 < Cosa ci fai qui Sheila? Tu non puoi…!> ma lo spirito non riuscì a finire la frase.
 < Sta zitta Kendra! Fatti da parte, devo parlare con mia nipote.> le ordinò l’anziana strega, con quell’aria autoritaria che Bonnie aveva imparato a temere fin da piccola.
Con un gesto della mano la strega fece dissolvere lo Spirito in una fitta nebbia che sembrò avvolgerle.
 < Ma come…?> provò a domandare Bonnie, ma venne bruscamente interrotta.
 < Non c’è tempo tesoro mio. Hai rischiato molto cercando di convocare Tatia, lei adesso… non se la sta passando bene.> le disse Sheila, prendendo amorevolmente le mani della nipote tra le proprie.
 < Dobbiamo aiutarla allora!> urlò quasi Bonnie.
 < Penserò io a lei, a te spettano decisioni più importanti ora.> il tono solenne con quale le stava parlando le fece venire i brividi. Non c’era nulla di buono nell’aria.
 < Cosa significa questo? Se è veramente la cura …> ma il fiato le si spezzò in gola.
 < Bonnie, so che hai già trovato la soluzione. Devi solo decidere se ne vale la pena, piccola mia.> Sheila le accarezzò il viso e le rivolse un sorriso rassicurante, ma nulla poteva calmarla in quel momento.
 < No … no, insomma. Come puoi lasciarmi solo pensare a questa possibilità! Sei una strega! Dovresti odiarmi per il solo fatto di averlo pensato!> era ufficiale, non riusciva più a capirci nulla.
 < Ho visto Bonnie, e so che Tatia ha mostrato tutto anche a te. Lascia morire Caroline e Klaus diventerà un mostro fuori controllo, è sicuro. Ma se la salvi … c’è la possibilità di salvarlo.> le spiegò la nonna con calma.
 < Ma lui non merita di essere salvato.> rispose con astio la ragazza, ben sapendo che era solo la rabbia a farla reagire in quel modo. C’era la vita di Caroline di mezzo, poco importava del resto.
 < Se Klaus riuscisse a cambiare diventerebbe una fonte di inestimabile valore per noi, per il bene. Ma non è questo il punto Bonnie e lo sai. > Sheila si guardò attorno nervosamente, non avevano più tempo.
 < Nonna, non credo che stiamo parlando della stessa cosa, come faccio a sapere che non la ucciderò!> Bonnie sentiva il cuore martellarle in petto all’impazzata mentre la nebbia cominciava a girare vorticosamente attorno a loro.
 < Bonnie, Caroline non può tornare un vampiro, ma può tornare! È la scappatoia! È in trasformazione Bonnie, puoi farcela amore mio! Devi solo fidarti!> urlò Sheila per sovrastare il rumore sordo che il tornado che si era scatenato attorno a loro, stava provocando. Bonnie afferrò le mani della nonna mentre sentiva una forza sovrumana strapparla via da quel luogo.
 < Grazie.> gridò la strega prima di vedere sua nonna scomparire tra la nebbia.
 
 
 
 
 Klaus era fermo, immobile contro lo stipite della porta che dava sul salotto. Fissava Caroline ormai da tempo. Nessun movimento, nessun respiro, sembrava non battere nemmeno le ciglia.
Rebekah ed Eliajh erano seduti in cucina, in silenzio anche loro. Non sapeva perché, ma Rebekah aveva pensato fosse una buona idea fare un tè caldo per calmare i nervi a tutti. Non era servito a nulla.
Elena era seduta vicino a Caroline e faceva oscillare il suo sguardo preoccupato dal corpo di Bonnie a quello di Care. Stefan era poggiato contro il muro, le braccia incrociate, era il più lontano di tutti, sembrava tenere sotto controllo la situazione. Damon … era semplicemente Damon, si aggirava guardingo e sospettoso per tutta la casa lanciando occhiatacce e battutine a chiunque gli capitasse a tiro. Era nervoso, l’attesa lo stava distruggendo. Lui era un uomo d’azione.
 
Guardarla come se fosse la prima volta. Questo era quello che provava Klaus dopo averla ritrovata dopo cinquecento anni. Non c’era stato nulla di semplice nel loro incontro, sembravano essersi innamorati a piccoli passi, in epoche diverse. Ma era proprio quello il bello, non importavano i pregiudizi, non importava la perdita della memoria. Si erano ritrovati, sempre.
Proprio per questo non poteva perderla. Non era contrattabile, non poteva scendere a patti con la sua morte. Non poteva perché cosciente o meno, per cinquecento anni Caroline era stata la linfa vitale che lo aveva tenuto in vita fino a quel momento, fino al giorno in cui l’aveva rincontrata. Come poter spiegare quanto lei gli fosse indispensabile?
Elena era tornata dopo la sua fuga apparentemente dovuta ad una crisi di nervi, armata di cassoni di sacche di sangue. Se era possibile aveva letteralmente ubriacato Caroline di 0 negativo … nulla.
Quindi non era per via del sangue. Era ovvio, la cura non poteva essere aggirata così facilmente, altrimenti perché farla? Perché farne solo una?
Aggirata … una scintilla si accese nella testa di Klaus. Era ovvio, per ogni incantesimo doveva esisterci una via di fuga, una scappatoia. Lui era immortale, l’essere più potente della terra, ma il legno dell’albero usato nell’incantesimo per renderlo un vampiro, poteva ucciderlo. C’è sempre una scappatoia …
Come un fulmine Klaus si gettò verso Caroline, morse il suo polso e lo posò sulle labbra della ragazza, ma in men che non si dica si ritrovò a lottare contro Stefan e Damon per liberarsi dalla loro presa. Lo tenevano stretto per le braccia, che gli avevano vigliaccamente portato dietro la schiena.
Rebekah ed Elijah corsero nella stanza, rimanendo esterrefatti dalla scena che si parò loro davanti.
 < Che succede?> domandò Elijah con aria sconvolta.
 < Chiedilo al tuo fratellino pazzo! Non ti è bastato ucciderla una volta? Vuoi fare il bis?> gli domandò Damon poco prima di essere gettato dall’altra parte della stanza. Klaus si sgrullò di dosso Stefan con altrettanta facilità, gettandolo a terra. Questa volta Damon non l’avrebbe passata liscia, quello stupido aveva davvero bisogno di una lezione.
 < Io non volevo ucciderla! L’ho trasformata perché voi idioti avete deciso di renderla una debole umana!> gridò Klaus, fuori controllo.
 < Allora è vero! La piccola Caroline invece di fare il lavoro sporco ha deciso di unirsi al nemico!  E dimmi, l’hai dovuta soggiogare per convincerla ad amarti?> sibilò crudelmente Damon mentre cercava di rimettersi in piedi.
 < Non ho tempo da perdere con te.> gli occhi di Klaus divennero gialli ed i doppi canini spuntarono in un istante, contraddicendo le parole che aveva appena pronunciato.
Ma era vero, doveva pensare a Caroline prima. Klaus si avvicinò di nuovo alla ragazza, ma questa volta Elena gli si parò davanti. L’ibrido chiuse gli occhi e sospirò pesantemente. Stava per perdere la pazienza, se Caroline non si fosse svegliata al più presto, avrebbe trovato tutti i suoi amici sgozzati sul pavimento di casa Bennett.
 < Lasciatelo fare.> la voce di Bonnie, attirò l’attenzione di tutti.
 < Come stai?> domandò allarmata Elena, senza muovere un passo.
 < Sto bene, ma Caroline ancora no. Elena togliti e lascialo fare.> ordinò la strega mentre tutti la fissava con aria interrogativa.
Solo Klaus si voltò per guardarla con una nuova scintilla negli occhi, era speranza. Si lasciò scappare un sospiro spezzato mentre la strega lo incitava a fare il suo lavoro, accennandogli un sorriso tirato. Forse stava per commettere l’errore più grande della sua vita, ma non c’erano alternative se l’altra opzione era perdere Caroline.
 Klaus si sedette con delicatezza affianco a lei, era la prima volta che la toccava da quando l’aveva portata a casa di Bonnie. Le prese dolcemente la nuca e la sollevò per aiutarla a bere. Si procurò una ferita più profonda sul polso per essere sicuro che il sangue sgorgasse in grande quantità ed attese, così come fecero gli altri. Posò la testa di Caroline sul bracciolo del divano e le scostò i capelli dal viso, riportandoglieli dietro l’orecchio. Le accarezzò la fronte, ancora gelida ed aspettò.
 < Il sangue di Klaus può salvarla?> domandò tra l’eccitato e l’incredulo Rebekah.
Bonnie la fissò, con aria così provata da far credere a tutti che quello fosse solo un tentativo disperato.
In quel momento Caroline gemette, un gemito di dolore che fece accapponare la pelle di tutti e l’istante dopo la sua testa ed il suo braccio caddero di lato, senza vita.
 < Caroline …> sussurrò Stefan con gli occhi sbarrati dal terrore. Lei era morta. Il vampiro si voltò per cercare nel volto di Bonnie una qualsiasi spiegazione, ma la strega sembrava essere diventata un blocco di pietra.
 < Caroline non può tornare come vampiro, ma può tornare come qualcos’altro.> sussurrò la strega, conscia delle conseguenze che le sue azioni avrebbero avuto.
Il corpo di Caroline si inarcò all’improvviso verso l’alto, le sue mani affondarono nei cuscini del divano stritolandoli e con un respiro sordo, affannato reclinò la testa all’indietro ed aprì gli occhi.
Le sue iridi gialle vagarono all’impazzata per tutta la stanza finchè non si posarono sulla persona che cercava.
 < Klaus.> sussurrò Caroline con voce affannata.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 < Un ibrido.> gemette Elena arretrando scioccata, fino ad inciampare in una sedia.
Klaus sentì in un istante il macigno che stava comprimendo il suo petto svanire, la patina grigia che era calata sul mondo sembrò illuminarsi della luce che solo lei sapeva emanare.
 < Cosa …? > domandò scioccata la ragazza mentre cercava di mettersi seduta. In men che non si dica quattro persone piombarono su di lei, impedendole di alzarsi.
 < Sta ferma. Dove vuoi andare?> la rimproverò Rebekah mentre l’afferrava per le spalle e la rimetteva sui cuscini.
 < Bentornata.> le disse Elijah accennando un sorriso che la fece illuminare di gioia. Allora il suo amico non la odiava! E nemmeno Rebekah a giudicare dalla rottura di scatole che stava facendo affinchè non si alzasse.
La mano di Stefan corse al suo polso.  <  Emh … cosa stai cercando? Sono morta ricordi? Sono un vampiro. Un attimo perché siete tutti qui? > in quel momento Caroline sembrò ricolleggare gli eventi. Beh le mancavano dei pezzi importanti per capire il tutto, ma il semplice fatto di vedere riunita in quella stanza quella strana combriccola le faceva intuire che non era successo nulla di buono mentre era svenuta.
 < Aspetta un attimo. Cosa succede? Sento … sento il mio cuore battere.> sussurrò Caroline, con aria sconvolta. Fu Bonnie a farsi avanti nella mandria di gente che la accerchiava.
 < Care non avevo altra scelta, avevi preso la cura. Non potevi tornare come vampiro. Non potevi tornare umana perchè eri in transizione, ed eri morta per esserlo quindi … > provò a spiegarsi la ragazza. Fu in quel momento che Caroline balzò in piedi inaspettatamente, ma il giramento di testa la costrinse ad appoggiarsi al muro.
Un muro muscoloso e con due mani calde che le avvolsero la vita. Un attimo …
Caroline sollevò lo sguardo per vedere che era appoggiata a Klaus. Come se avesse preso una scossa ad alto voltaggio si scostò da lui, alla velocità della luce e traballò fino a che le mani di Stefan non accorsero a salvarla.
L’ibrido rizzò le spalle, severo. E rimase a fissarla come un padre autoritario fa con la sua bambina. Scrollò la testa, quasi divertito. Non gli importava del rifiuto palese che Caroline gli aveva mostrato, lei era viva e buffa come al solito. Nient’altro era importante.
 < Sono un ibrido.> gemette Caroline mentre Stefan la faceva sedere su una sedia.
 < Come diavolo è possibile? Solo i licantropi per generazione possono diventare ibridi e poi c’è tutta quella storia del sangue di Elena!> sbraitò Damon, odiava non capire assolutamente nulla di quello che gli stava accadendo attorno.
 < È un dubbio che mi era venuto da un po’ di tempo.> ammise Bonnie, guardando di soppiatto Caroline.
 < Klaus è un ibrido a tutti gli effetti ora, donando il suo sangue ad un umano … può tranquillamente creare altri ibridi. Ma certo, è ovvio. Non hai trasformato nessun umano dalla tua trasformazione vero?> gli domandò Rebekah che sembrava aver capito tutto, prima degli altri.
 < No, nessun umano. Non sono mai stato molto propenso ad avere a che fare con loro. > disse Klaus con tranquillità mentre osservava scrupolosamente ogni sospiro, ogni espressione del volto di Caroline.
Averla lì, a pochi metri da lui e non poterla toccare, quella si che era una terribile tortura.
 < Questo vuol dire che … > osservò scioccato Stefan mentre porgeva un bicchiere d’acqua a Caroline che si sentiva più che scioccata, sentiva di non appartenere alla sua vita.
 < Klaus può creare un esercito di ibridi a suo piacimento. Ottima mossa Bonnie, svelare il tutto al caro vecchio ibrido, con manie di grandezza.> gli ringhiò quasi contro Damon.
La strega fece un passo avanti, iraconda. < Avrei dovuto lasciarla morire?> gli urlò contro mentre Elena l’afferrava per le braccia e la portava con sé in un’altra stanza. Era più che evidente che Bonnie fosse vicina ad una crisi di nervi, come tutti d’altronde in quella stanza.
 < Per la storia dell’asservimento?> domandò preoccupato Stefan, per tutta risposta Caroline gemette in maniera teatrale e si portò le mani sul viso.
 < Voglio andare a casa.> sibilò ancora sotto shock il nuovo ibrido. Stefan l’aiutò ad alzarsi e la prese sottobraccio.  < Certo.> le sussurrò amorevole.
 < Credo sia il caso di andare tutti. È stata una lunga giornata e Caroline è salva. Penseremo domani a tutto il resto.> disse Stefan mentre usciva dalla porta con l’amica.
 < Caroline.> la chiamò Klaus, raggiungendola. La ragazza non si voltò neppure a guardarlo, ma costrinse Stefan a fermarsi.
Il sole sembrava accecarla più del solito e sentiva la gola secca , gli odori erano amplificati ( e Damon portava un dopobarba disgustoso ) ma si sentiva agile e scattante come mai prima in vita sua. Si, era tutto davvero un dannato pasticcio.
 < Stefan vorrei riaccompagnarla io a casa se a Caroline non dispiace. Voglio parlarti.> disse infine l’ibrido portandosi davanti a lei.
 < Non c’è nulla da dire. > rispose secca l’ibrido senza riuscire a guardarlo negli occhi.
 Il fatto che Stefan fosse lì ad assistere alla scena non lo aiutava affatto, ma non poteva lasciarla andare così.
 < Potrei spezzare tutte e due le gambe a Stefan e agli amichetti che correrebbero in suo soccorso, in quel caso sarei l’unica persona nei paraggi in grado di riportarti a casa. > disse con voce calma, come se quella che gli stesse rivolgendo non fosse palesemente una minaccia.
 Caroline lo guardò con disgusto e si allontanò da Stefan, incrociando le braccia al petto.
 < Vattene Stefan, me la vedo io con lui. > disse Caroline con una sicurezza che Stefan non aveva mai visto in lei.
 < Caroline non ti lascio qui, da sola, con lui.> il vampiro scandì per bene le ultime parole, ma ad un’occhiataccia che entrambi gli ibridi gli rivolsero fece automaticamente un passo indietro.
Non si stava intromettendo in una faida mortale, si era palesemente intromesso in un litigio tra innamorati.
Rebekah gli sussurrò qualcosa all’orecchio, ma solo dopo che Caroline gli rivolse un’occhiata minacciosa e allo stesso tempo rassicurante, Stefan decise di andarsene. Dopo averle prontamente detto che sarebbe restato nei paraggi, nel caso.
 < Come puoi ben vedere le tue minacce non mi toccano. Inoltre sono perfettamente in grado di tornare a casa da sola, quindi non mi servi, puoi andare. Ma potresti sempre ordinarmelo, mettiamo alla prova il caro, vecchio legame di asservimento. Ma sappi che ti arriverò ad ogni modo un calcio nelle palle.> gli disse con tono stizzito la ragazza, mentre concentrava tutte le sue attenzioni nel non cedere alla sensazione di vertigine che le faceva girare la testa. Da vampira a umana ad ibrido. Se il suo corpo aveva deciso di entrare in sciopero poteva ben capirlo.
Klaus si avvicinò a lei con aria autoritaria e severa. La sovrastò con la sua imponenza e la guardò con aria contrita.
 < Non fare la bambina, non lo sei. E ad ogni modo non ho mai lasciato una donzella in difficoltà, non voglio sporcare la mia buona fama.> sarcastico, autoritario e con quella faccia da sberle. Caroline lo fissò con disgusto, pensare che una volta avrebbe apprezzato tutta la sua preoccupazione.
 < Mi dispiace ricordartelo, ma mi hai lasciato nelle mani di quei carnefici. La tua buona fama è nera come la pece da tempo ormai.> sibilò tra i denti la ragazza. Strano … si sentiva così arrabbiata. Irrazionalmente furiosa.
 < È il lupo che è in te. > provò a spiegarle Klaus. Divertente, riusciva ancora a leggerle nel pensiero come faceva quando …
Caroline scrollò la testa. Pessima mossa, sentì la terra sotto i piedi mancarle e l’attimo dopo si ritrovò ancorata alle braccia di Klaus.
L’ibrido la fissò con aria sconfitta, quasi distante e la strinse contro il suo petto.  < Ti riporto a casa.> sussurrò e l’attimo dopo Caroline era sul ciglio della porta di casa sua.
Klaus la lasciò andare con titubanza e solo dopo essere stato certo che riuscisse a restare in piedi da sola, si allontanò da lei.
Fu allora che i loro occhi si incontrarono. Per un attimo Caroline ricordò quella sera, nel portico a casa di Elena. Klaus la stava guardando esattamente allo stesso modo e quelle parole le tornarono alla mente.
 < Ho mostrato gentilezza, perdono, pietà. Per te Caroline, è stato tutto per te.>
Ed erano di nuovo lì, in un momento cruciale, un momento di rottura.
 < Se non volessi più vedermi lo capirei Caroline. Ma prima di andarmene, prima di scomparire per sempre dalla tua vita volevo dirti una cosa.> disse Klaus con aria provata. Sembrava così tormentato e triste da far dimenticare per un attimo a Caroline perché ce l’avesse tanto con lui.
 < Non posso darti quello che desideri. Non posso darti la felicità e la pace che meriti, restando al mio fianco tutto quello che potrai avere sarà guerre e dolore. Non sono un uomo perfetto e da quando ti ho incontrata ho solo reso la tua vita un inferno, ma so anche un’altra cosa, ed è che sta a te la scelta. Perché se dovessi essere solo io a scegliere allora sceglierei di perderti, sapendoti al sicuro. Ed è quello che voglio fare, ma non posso lasciarti sapendo che proprio tu mi reputi un mostro. Non lo sopporterei. Perché se c’è un briciolo di umanità in me Caroline, sei stata tu a donarmela. Odiami, posso capirlo, ma odiamo perché ti ho ferita, non perché anche tu hai smesso di credere in me.> confessò Klaus, donando ad ogni parola una profondità senza pari. I suoi occhi ludici e provati contrastavano con la postura eretta, fiera.
 < Come …?> Caroline sentì una stretta al cuore. Non aveva il ben che minimo senso quello che Klaus le stava dicendo se … solo se …
 < Sei venuto. Eri in preda alle allucinazioni perché hai ucciso uno dei cacciatori che mi teneva prigioniera. Ecco con chi parlavi … Sei venuto.> sussurrò sotto shock Caroline, mentre tutto quello che riusciva a fare era fissarlo con aria sconvolta.
Klaus non rispose, il suo volto rimase imperturbabile.  < Dovresti andare a dormire Caroline. Hai bisogno di tempo per riflettere.> disse prima di voltarsi per andarsene. Che stupido che era stato, era ovvio che Caroline sarebbe riuscita a capire ogni cosa. Non era più abituato ad essere compreso con così tanta facilità.
Ma le parole che Caroline gli aveva rivolto nelle ultime ore, non potevano non aver lasciato il segno. Poco importava se adesso conosceva la verità, non era cambiato nulla. Lui era ancora lui, e nessuno degli amici di Caroline aveva fatto a gara per non ricordarglielo.
 < Klaus. > lo chiamò la ragazza, ma prima ancora che l’ibrido fosse riuscito a voltarsi completamente le labbra di Caroline si scontrarono con le sue.
Le braccia di Klaus corsero automaticamente a stringerla, mentre le mani di Caroline si intrecciavano ai suoi capelli. L’ibrido la strinse più forte ed inarcò la schiena, sollevandola da terra.
I loro respiri sembrarono bruciarono la loro pelle, mente Klaus faceva scivolare una mano sul viso di Caroline, per accarezzarlo con dolcezza e foga infinita.
Le loro lingue tornarono a sfiorarsi, a danzare come avevano fatto, troppe poche volte, in passato. I loro gemiti strozzati riempirono l’aria mentre Caroline gettava indietro la testa per permettere a Klaus di divorare di baci il suo collo. Con uno strattono fece aderire di più i loro corpi, mentre per tutta risposta Caroline baciava voracemente quella bocca che le era mancata come l’ossigeno.
  < No.> gemette all’improvviso la ragazza, allontanandosi da lui con uno strattone.
Klaus fece qualche passo indietro e rimase esterrefatto a guardarla, ancora col fiatone e le braccia protese verso di lei.
 < No, no, no, no!> urlò quasi Caroline, coprendosi la bocca che ancora sapeva di lui.
 < Caroline?> domandò guardingo Klaus facendo un passo verso di lei.
 < È tutto troppo complicato! Non puoi guardarmi con i tuoi occhi maledettamente profondi e risolvere tutto. I miei amici, non capiranno! E poi… sono un ibrido! Diamine, sono un ibrido … io sono un ibrido.> cominciò a ripetere sotto shock Caroline, rimanendo a fissare le tavole di legno sotto i suoi piedi.
 < Amore, sei viva e sei immortale. Ha importanza in cosa tu ti sia dovuta trasformare?> domandò calmo Klaus senza accennare ad avvicinarsi a lei. Voleva lasciarle il suo spazio, farla calmare.
 < Certo che la ha! Come è possibile? Oddio, promettimi che non creerai altri ibridi ora che puoi farlo!> gli ordinò Caroline evidentemente in preda ad una delle sue crisi isteriche.
Klaus la afferrò per le braccia e la costrinse a guardarlo.
 < Non ho intenzione di parlare di questo ora. > disse Klaus con aria autoritaria.
 < Quindi dovrei far cadere la conversazione solo perché me lo hai ordinato tu?> sbottò irritata la ragazza.
Klaus accennò un sorriso divertito e la baciò con un bacio veloce, rubato.  < Non sei evidentemente asservita a me.> disse ridendo.
Caroline si sentì immediatamente meglio e posò le sue mani sulle braccia toniche di Klaus.
 < Quindi per te non avrebbe senso creare un esercito di ibridi che non vogliono eseguire i tuoi ordini.> osservò prudentemente Caroline, suscitando la reazione che sapeva sarebbe venuta dopo.
Klaus si rabbuiò improvvisamente e cercò di allontanarsi da lei, ma Caroline non era una stupida, aveva previsto tutto. Strinse la presa attorno alle sue braccia e con uno sgrullone lo costrinse a rimanerle vicino.
 < Si ritorna a parlare dell’equilibrio tanto amato dalle streghe, presumo. Posso creare ibridi da persone umane, senza bisogno del sangue di Elena ma loro non sono asserviti a me. > rispose secco, guardingo.
Caroline annuì, sovrappensiero e si allontanò da lui, voltandogli le spalle. Avrebbe sempre potuto soggiogarli. Con lei non lo aveva mai fatto …
 < Tutto qui, hai voluto sapere se ero tornato il grande lupo cattivo ed ora te ne vai?> domandò con ira Klaus. Con quella furia che gli squarciava il cuore ogni volta che qualcuno che amava, stava per abbandonarlo.
Caroline si voltò furente e tornò vicino a lui.  < Certo che no, idiota! Ho solo troppe cose a cui pensare, troppe situazioni in sospeso! Per te saranno passati cinquecento anni da quando mi hai visto l’ultima volta, ma per me un giorno! Uno stramaledettissimo giorno, in cui mi hai trasformata senza il mio volere, sono tornata nel futuro, ho dovuto spiegare a mezza bocca almeno qualcosa ai miei amici e sono diventata un ibrido, un maledettissimo ibrido! E poi arrivi tu con la tua aria da grand’uomo e mi dici che mi hai salvata, ma non hai voluto dirmelo! Perché non lo hai fatto? Era divertente vedermi piangere la notte perché pensavo che mi odiassi, che non mi amassi più?> gli urlò contro Caroline, stringendo i pugni fino a farsi male.
Klaus la prese con forza e la portò contro il muro di casa, stringendola col suo corpo. Era furioso.
 < Ti avevano quasi uccisa! Eri riversa nel tuo sangue, in fin di vita e solo per colpa mia! Colpa mia che credevo di odiarti perché mi avevi ferito! Ma non ti odio più, non ho mai potuto odiarti! Io ti amo Caroline, come fai a non capirlo? A dubitare di me con tutta questa leggerezza? > le gridò in risposta l’ibrido, a pochi centimetri dalla faccia.   < Cos’altro dovrei fare per provarti quanti io tenga a te?>
Caroline si morse le labbra per non scoppiare a piangere e cercò di liberarsi dalla sua presa senza alcun successo.
 < Tu non puoi decidere per me. Perché quello che mi ha fatto quel mostro, non è nemmeno lontanamente paragonabile al dolore che mi hai fatto provare spezzandomi il cuore …> sussurrò Caroline allontanando lo sguardo da lui, non voleva la sua compassione. Non voleva più essere la fragile e bisognosa Caroline, ma se in vita sua avesse mai avuto bisogno di qualcosa, quel qualcosa era lui.
Klaus la fissò con intensità lasciando scivolare via tutta la sua rabbia, le portò le dita sotto il mento e la costrinse a guardarlo. Un’aria serena ma stanca cominciava a rasserenare il suo viso.
 < Perdonami. È l’unica cosa che ho tentato di evitare con tutte le mie forze, farti soffrire per causa mia. Ma a quanto pare non sono bravo in questo.> confessò l’ibrido con dolcezza, accarezzandole il viso.
 < Caroline.> la voce autoritaria di Liz li fece sobbalzare, ed in meno di un secondo Caroline si allontanò da Klaus, che era già vistosamente arretrato. Non l’aveva sentita arrivare, quando era con Caroline non riusciva a concentrarsi su altro che non fosse lei.
 < Mamma!> squittì quasi la ragazza, asciugandosi in fretta le lacrime.
 < Cosa sta succedendo qui?> domandò allarmata lo sceriffo, poggiando la mano sulla fondina della sua pistola.
 < Nulla, non sta succedendo niente. Klaus se ne stava andando.> rispose Caroline avvicinandosi a lei.
Klaus annuì, visibilmente irritato per quell’interruzione. Ma da perfetto gentiluomo, sorrise educatamente alle due donne e si voltò per andarsene.
 < Mamma che ci fai qui? Ti avevo detto di restare a casa di Tyler!> la rimproverò allora Caroline, ritrovando la lucidità.
 < Già. Per nasconderci dall’ibrido col quale stavi , credo amoreggiando o litigando sul portico di casa nostra. Non trovi qualcosa di strano in questo, Caroline? > domandò stizzita Liz alla figlia.
Caroline notò con la coda dell’occhio che Klaus si era fermato, di spalle. “ Impiccione” bofonchiò la ragazza, facendolo sorridere.
 < Ti spiegherò tutto, giuro. > Caroline cercò di fare il suo sguardo da cucciolo, ma non ci riuscì granchè bene.
 < Entra in casa, dovrai parlare per tutta la sera per spiegarmi tutte le cose, che devi spiegarmi!> la rimproverò Liz prima di entrare in casa.
Caroline si voltò per vedere dove fosse finito Klaus, ma era scomparso. Meglio così, cosa avrebbe potuto dirgli? Che forse l’intervento di sua madre li aveva salvati dal fare un  madornale errore? Che in realtà quell’errore voleva farlo?
 < Buonanotte Klaus.> sussurrò all’oscurità la ragazza poco prima di avvertire le soffici labbra dell’ibrido sfiorare le sue.
 < Buonanotte amore.> le sussurrò dolcemente contro la bocca, ma fu questione di attimo. Quando Caroline riaprì gli occhi l’oblio aveva preso il suo posto.
Sarebbe stata una lunga notte, aveva bisogno di rimettere ordine nella sua vita.
  
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