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Autore: Je91    26/03/2008    4 recensioni
One-shot su una delle mie coppie preferite. D/G. E se lui amava lei, e lei amava lui? Ma le loro vite, ingiuste, avessero impedito ad entrambi di diventare ciò che volevano? Sono due anime simili, destinate a vivere con il rimorso.
Genere: Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Draco/Ginny
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Non ho una cotta per Draco Malfoy. Non ho una cotta per Draco Malfoy. Non ho una cotta per Draco Malfoy!

Com’è successo? Questo vorrei saperlo anch’io. Spesso le persone dicono che c’è bisogno di tempo, passare momenti insieme, etc., per capire se si è realmente innamorati di una persona. Però si sbagliano. E di tanto, direi. A meno chè esistono le eccezioni alla regola! Vedete mio fratello, si è innamorato di Hermione al primo sguardo, eppure non è mai riuscito a dirgli chiaramente quello che prova per lei dopo tutti questi anni!

Io ho incrociato gli occhi di Draco Malfoy, per sbaglio, e mi ci sono persa.

Lunedì mattina. Aula di Incantesimi. Proviamo per la milionesima volta quell’incantesimo tanto facile che i miei compagni non riescono a fare. Sospiro non appena il professore mi caccia dall’aula. “Miss Weasley! Non c’è bisogno che resta, su vada in Biblioteca”.

Mi alzai lentamente dal mio banco, raccolsi le mie cose e andai in Biblioteca come mi era stato detto. Spesso e volentieri sono una brava ragazza, fin troppo spesso.

Biblioteca. Vuoto totale. Sbuffo gettandomi su una panca al tavolo più vicino.

Tiro fuori il libro di trasfigurazione. Studiare prima della lezione può salvarmi da una T certa.

«Ohoh, cosa abbiamo qui?», una voce bassa proviene da dietro uno scaffale. Non la riconosco al volo, anche se dovrei.

Un ragazzo alto, biondo, e tremendamente bello spunta dallo scaffale. Arrossisco, lo so. Ma devo recitare. Devo recitare ogni giorno la mia parte da brava ragazza. Sospiro e volgo lo sguardo altrove.

Malfoy si avvicina e si siede al mio stesso tavolo, senza consultarmi.

«Come mai in Biblioteca, Weasley? Ritardataria come tuo fratello?», sghignazza. Cerco in me un’aria di superiorità che non mi appartiene.

«A giudicare dalla tua presenza qui, il ritardatario sei tu!», ribatto secca, cercando di concentrarmi nuovamente sul mio libro.

Malfoy si ammutolisce, stranamente, e mi fissa le mani. Io fingo di non averlo davanti, ma è difficile. Troppo difficile. Alzo un attimo lo sguardo solo per controllare i suoi movimenti e stavolta fissa i miei occhi.

Non appena incrocio il suo ghiaccio arrossisco. Lui ride, in modo presuntuoso.

«Sei troppo scontata, Ginny. Dovresti goderti di più la vita…», suggerisce lui. Sospiro.

«Qualcuno ha chiesto consigli per divertirmi di più, nella vita?», domando retorica. Lui scuote il capo.

«Le brave ragazze hanno il loro fascino, ma preferisco quelle che si fingono santarelline, e in realtà non lo sono affatto...», dice prima di alzarsi e uscire dalla Biblioteca.

Io restai lì, ammutolita a fissare la porta che aveva chiuso dietro di se. Mi ero trovata a fissargli il fondoschiena come una ragazzina di primo.

Ginny, svegliati! Hai quindici anni, sei bella, intelligente, allegra, cosa te ne fai di uno come Draco Malfoy?

Forse aveva ragione, nel mio cuore sapevo benissimo qual era la verità. Io non sono come mi descrivono. Il più delle volte dimenticano che sono maliziosa, arrogante, presuntuosa, vanitosa, egoista.

Dovrei smetterla di essere una brava ragazza, non mi si addice. Affatto.

Pranzo. Non ho tutta questa gran fame. Una mela in cortile e diritta in aula di pozioni.

Nel corso della mattinata non avevo avuto occasione di fantasticare sull’accaduto in Biblioteca. O meglio, impedii in tutti i modi alla mia mente di vagare e sognare su Draco Malfoy! Sono Ginny Weasley, e mi è sempre piaciuto quel gran moscio di Harry Potter! Se mi spoglio davanti a lui, magari, qualcosa si risveglia… Ma ne dubito altamente!

Mi ritrovai a ridacchiare da sola su Harry Potter alle prese con il suo affare non funzionante.

«E’ così esilarante addentare una mela?», di nuovo quella voce bassa e atona di stamattina, che ancora non riesco a memorizzare. Alzai fugace lo sguardo e tacqui.

«Continua pure Ginny, hai una risata cristallina quando non la forzi troppo…», disse lui. Abbassai lo sguardo sui miei piedi. Possibile che mi trovava ovunque andassi?

«Come mai solo, Malfoy?», dissi acida, addentando nuovamente la mia mela. Lui sorrise, e quel sorrise mi fu ambiguo.

«Hai delle belle labbra, Weasley… Dovresti usarle meglio!», suggerì incominciando a ridere. Sul momento mi lasciai accecare dalla rabbia, poi mi accorsi che sarebbe stato sciocco dargliela vinta ulteriormente. E poi mi piaceva quando rideva.

«Grazie del consiglio, Malfoy. Ma non ci tengo ad usarle diversamente…», dissi pacata, dando un ultimo morso alla mia mela. Lui restò spiazzato dalla mia risposta.

«Dov’è la brava ragazza di stamattina, che sarebbe inorridita sentendo una bestemmia del genere?», domando ironico. Gli feci una smorfia.

«Probabilmente nel Dormitorio femminile a piangersi addosso, perché Potter non la degna di uno sguardo…», risposi nel suo stesso tono. Aveva messo la palla in campo, tanto valeva giocare.

«Wow, stupefatto… Potresti entrare a far parte dei Serpeverde, con quella bella lingua biforcuta che ti ritrovi», imitò il verso del serpente. Risi divertita. Draco Malfoy stava facendo il buffone per me, forse ero realmente nel Dormitorio femminile, addormentata!

«Non mi hai ancora risposto… Dove hai lasciato la tua banda di allegri compari?», domandai nuovamente. Lui si fece pensieroso.

«Dunque… Le scimmie sono in punizione, evito volentieri Pansy e le altre oche che mi cadono ai piedi… Preferisco la compagnia di una Grifondoro dalla lingua biforcuta!», annuncia. Io rifletto un attimo sulle sue parole, poi annuisco.

«Ok, ho capito il problema… Malfoy levatelo dalla testa!», dissi decisa. Sono sempre stata intelligente, abbastanza da capire il suo secondo fine.

«Come, prego?», disse perplesso ed ilare. Sbuffai.

«Malfoy non sono nata ieri… E ci sono solo due motivi per cui tu sei così ‘gentile’ con me… O una mazza da bolide ti ha colpito in testa, o vuoi qualcosa in cambio!», spiegai rapida. Lui ci pensò su due secondi.

«Ora che mi ci fai pensare c’è qualcosa che potrei volere da te… Qualcosa che il tuo Potter non immagina nemmeno, impegnato com’è la notte a sbrigare gli affari segreti di Hogwarts…», disse serio. Io fremevo dalla curiosità. Una cosa era immaginarlo, un’altra sentirlo con le mie orecchie.

«Cosa, Malfoy?», dissi assumendo probabilmente l’espressione da bambina curiosa.

«La tua verginità», rispose osservando il cielo coperto. Io arrossii, per un sacco di motivi, ma il principale fu la rabbia.

«Sogna Dracuccio, sogna!», dissi iniziando ad avanzare verso il Castello. Lui mi seguì e in pochi passi mi superò bloccandomi la strada.

«Non sarò io a chiedertela, verrai da me strisciando affinché mi occupi io di te…», mentre diceva questo, mi accarezzò con un dito la guancia. Le sue mani erano fredde data la temperatura bassa, ma sulla mia pelle vi lasciò una bruciatura. E sparì nuovamente tra le mura di Hogwarts, senza che me ne rendessi conto.

Aula di pozioni. Sono seduta infondo all’aula da sola. Non ho voglia di ascoltare le mie compagne, o stare realmente attenta alla lezione.

Io chiedere a Malfoy una cosa del genere! Beh infondo potrei non sarebbe male, come idea… Ma che cosa sto dicendo!? Mi sono bevuta o fusa il cervello!? Potrebbe essere realmente successo, passare così tanto tempo con il ragazzo che mi piace, può aver mandato KO i miei neuroni.

«Signorina Weasley, vuole condividere con noi i suoi pensieri?», domanda l’insegnante. La classe si volta a fissarmi. Arrossisco.

«No, signore…», dico a bassa voce. La lezione riprende.

Sera. Sala comune dei Grifondoro. Sono seduta su una poltrona ad osservare Harry, Ron ed Hermione intenti a studiare chissà quale materia…

«Quante volte devo dirti che devi fare questo passaggio prima!?», tuonò Hermione nervosa a mio fratello. Sorrisi appena.

«Persino tua sorella sa farlo! Dato che è un cosa che abbiamo fatto l’anno scorso…», continuò lei lanciandomi un sorriso di complicità femminile. Ricambiai.

«Lascia fuori Ginny, sai che è peggio di me a scuola…», disse offeso Ron, lo fulminai con lo sguardo e poi con la lingua.

«Non così a terra come te, fratello. Tu avevi più T di me!», dissi offesa anch’io. Lui mi fece il verso.

«Ginny è meglio che ti fai gli affari tuoi… Sei solo una bambina ancora!», ribeccò lui, senza rendersi conto delle sue parole.

Bambina. Bambina!? Ginny Weasley non era una bambina. Era una donna.

Mi alzai dalla mia postazione e mi avvicinai a mio fratello, puntandogli contro la bacchetta.

«Prego, ripeti?», sibilai io. Ron rise.

«Mettila via, Ginny… Non saresti in grado di usarla! Io ed Harry sapremo usarla meglio, vero?», disse quell’incapace di mio fratello con fare malizioso. Avevo sopportato tutto, persino questa battutaccia di Ron. Ma non sopportai il seguito. E cioè le risate di Harry.

«Hai ragione, Ron… Le nostre bacchette funzionano decisamente meglio!», sghignazzò lui. Hermione era schifata dai suoi amici. Io ero alterata, molto.

«Hanno parlato i due verginelli della situazione! Nessuna ragazza è disposta a venire a letto con voi, nemmeno sotto tortura», dissi io mollando mio fratello.

«Ha parlato, miss-stasera-non-posso!», ribadì Ron. Avevo tollerato per cinque anni le battute di Malfoy&Company su questo tema, mio fratello no. Era troppo.

«Vedremo chi domani mattina, resterà ancora vergine…», tuonai avvicinandomi all’uscita. A quelle parole, mio fratello si rese conto della situazione a catena innescata. Mi dispiace troppo tardi. Ginny Weasley si è stancata di fare la brava ragazza.

Fuori dalla Sala comune emetto un respiro di sollievo.

Non era necessario che perdessi la mia verginità quella sera stessa, bastava solamente fingere. Eppure… No, Ginny! Il pensiero non ti deve nemmeno sfiorare, minimamente.

Decisi di salire nella torre di astronomia, quella sera non vi sarebbero state lezioni. Osservare il cielo forse mi avrebbe schiarito le idee.

Torre di astronomia. Scosto lentamente la porta ed entro. Sospiro.

Mi avvicino al centro della stanza, lentamente. Finchè una voce non mi fa sussultare.

«Benarrivata! Ti aspettavo», è la terza volta che sento quella voce nel corso di una giornata. Stavolta non sbaglio.

«Malfoy! Ti sei messo in testa di farmi morire?», domandai retorica avvicinandomi alla figura principesca seduta a terra. Lui sghignazzò appena.

«Cosa ti porta qui, Weasley? Sapevi che c’ero anch’io…», lasciò la frase in sospeso guardandomi maliziosamente. Arrossii e storsi appena le labbra.

«No! E basta, per oggi ho sentito parlare abbastanza di sesso…», dissi nauseata. Nessuna ragazza avrebbe voluto parlare di sesso con Draco Malfoy. Avrebbero voluto farlo, il sesso.

«Beh, se vuoi passiamo ai fatti e ci mettiamo la parola ‘fine’?», propose lui divertito. Io mi lasciai cadere sul pavimento accanto a lui. Ero stanca persino di ribattere.

«Sarei poco reattiva, un’altra volta Malfoy… Ma ti sei passato in rassegna, tutti? Proprio tutti, tutti?», chiesi perplessa. Lui rise.

«Tutti proprio no, manchi tu all’appello…», disse divertito. Anche se c’era poco di cui divertirsi.

«Tu dovresti farti vedere, da uno… Ma bravo! O cambiare spacciatore», dissi senza osservarlo. Oramai la sua bellezza non mi faceva effetto.

Prese qualcosa da dietro di se e me l’avvicinò. Era una bottiglia di vetro trasparente, piena di qualcosa.

«Cosa diamine è?», chiesi prendendo la bottiglia e storcendo le labbra.

«Alcol babbano! Qualcosa che si chiama vodka… L’ho rubata ad Hagrid», spiegò. Alzai le sopracciglia sorpresa dalla prodezza fatta da Draco.

«L’hai rubata da solo, o hai mandato i tuoi fedeli a commettere il reato per te?», chiesi. Lui sghignazzò.

«Indovinato Weasley. Un Malfoy non si sporca le mani…», osservai curiosa il liquido trasparente nella bottiglia senza prestare il minimo ascolto al finto principe.

Alcol. Infondo avevo appena deciso di diventare una cattiva ragazza, era un buon inizio.

Poggiai le labbra sul collo della bottiglia e bevvi un sorso. Il liquido passo rapido per la mia gola, bruciandola. Passai al volo la bottiglia a Malfoy.

«Che schifo! Brucia!», dissi contraendo il viso dal bruciore. Lui rise.

«E’ alcol, bambina. Le prime volte brucia, poi non lo senti più…», spiegò tranquillo. Io cercai di ricomporre il volto, ma con scarsi risultati.

«I babbani sono masochisti!», proferii convinta. Malfoy rise della mia battuta.

«Mai come me, in questo momento…», disse prima di accarezzarmi una guancia, e farmi, ovviamente, arrossire. Sul primo momento, non fui in grado di scansarmi, poi ci riuscii.

«Malfoy smettila! L’alcol ti ha dato alla testa… Ti riaccompagno in dormitorio», dissi alzandomi e tendendo le braccia verso di lui.

Era inutile cercare di sollevarlo da sola, era come smuovere una montagna almeno per me.

Draco rise e cerco di alzarsi. Afferrò le mie mani, ma cadde indietro trascinando me con lui.

Non ricordo la posizione in cui finimmo, ma io ero sopra di lui, e Draco mi guardava come se fossi una cosa da mangiare.

«Gin te l’hanno mai detto che sei bella?», disse osservandomi il viso. Io ero sbigottita, perplessa, estasiata, felice. Avevo un cocktail di emozioni dentro di me.

«Oltre a chiamarmi per nome, me lo abbrevi pure?», domandai io, certa che lui non mi avrebbe risposto.

Appoggiò la destra nell’incavo del mio collo e mi attirò a se, baciandomi. Baciai anch’io le labbra di Draco Malfoy. Erano buone, bruciavano come la bevanda babbana, ma era un bruciore diverso… Un bruciore che provocava piacere.

Mi ritrovai a corrispondere il bacio di Draco Malfoy. Lui passava le sue mani su e giù per i miei fianchi. Io gli accarezzai i capelli, lasciando che fosse il mio istinto a guidarmi.

Pochi minuti e la mia logica riprese il suo normale corso.

«Alt! Fermiamoci! Dovevo accompagnarti fino alla Sala comune», dissi cercando di alzarmi da sopra di lui. Ma Draco me lo impedì, in tutti i modi possibili.

«Dopo, ora voglio che le tue labbra mi bacino di nuovo…», sospirò quello. Sbuffai, cercando di scappare dalla sua presa. Ma lui fu più rapido di me.

Mi sollevò e mi ritrovai sotto di lui, con le sue labbra sul mio collo.

«Draco, cosa ti avevo chiesto? Andiamo per favore… Hai già avuto troppo stasera!», dissi nervosa. Lui risalì il mio zigomo con le sue labbra.

«Non del tutto, Gin. Non del tutto», mormorò. Era più ubriaco che altro, ci voleva un’idea. E non arrivava.

Draco mi posò nuovamente le labbra sulla mia bocca. E in quell’istante capii.

Ricambiai nuovamente il bacio di Draco Malfoy. E lo costrinsi ad alzarsi da terra, con le labbra.

«Ho avuto un’idea… Andiamo nella stanza delle necessità», proposi. Lui parve entusiasta dell’idea e mi seguì senza esitare.

Lo trascinai per le scale e lo condussi davanti la sua Sala comune. Lui non riusciva a distinguere chiaramente i lineamenti del castello, e per me fu facile.

«Malfoy siamo a destinazione, su parola d’ordine!», dissi lasciandolo davanti la Sala comune.

«Ginny!», mi chiamò lui per il corridoio. Mi voltai appena. E il cuore si fermò nel petto. Tornai indietro e gli diedi un altro bacio.

«Vai a riprenderti su, non voglio fare l’amore con un ubriaco…», dicendo ciò lo abbandonai al suo destino, certa che sarebbe entrato.

Io andai diritta per la mia Sala comune. Troppe emozioni per quella sera. Decisamente troppe.

Mattina. Ero nel mio letto al calduccio, appena svegliata.

Mi alzai, mi vesto e scesi in Biblioteca. Ricordai che mi serviva una frase di un libro per completare la mia relazione di Difesa contro le arti oscure. Era il caso di andare a controllare.

Andai spedita per il luogo deciso ed arrivai veloce all’entrata. Scostai l’enorme portone ed entrai.

Il solito vuoto di sempre. Sospirai e mi avviai allo scaffale con il libro che mi serviva. Solo allora mi accorsi di una testa bionda sporgersi da un tavolo.

«Buongiorno, Gin», mi salutò il bello e maledetto della situazione. Sbuffai, prendendo il volume che mi serviva. Mi avvicinai al suo tavolo e mi accomodai.

«Buongiorno Malfoy!», dissi acida, cercando di fingere che ieri non era assolutamente successo nulla. Draco sorrideva in modo ebete.

«Perché sorridi in quel modo?», domandai nervosa. Lui fece spallucce.

«Non so… Brucia ancora la gola?», domandò curioso. Arrossii. Si ricordava tutto, ed estremamente bene.

«Direi di no, Malfoy… Ora scusa devo andare!», dissi mostrando il mio sorriso peggiore e alzandomi. Lui, al solito, fu più veloce di me e mi bloccò.

«Aspetta! Se vuoi saperlo, non dirò niente di quello che è successo ieri sera…», disse con la voce rotta. Io inarcai un sopracciglio.

«Perché mi dici queste cose? Tanto non ti credo sei Draco Malfoy!», risposi io. Lui sorrise.

«Mi sono stancato di fare il cattivo ragazzo, soprattutto con te… Siamo uguali, Ginny! Fin troppo uguali, se tu mi concedessi un’opportunità…», disse spostandomi una ciocca dal viso. Sbuffai.

«Draco, smettila! Sei un Serpeverde, un Malfoy, un qualcosa che con me non deve averci niente a che fare!», dissi mentendo a me stessa, per prima, e a lui.

«Sei una pessima attrice, Weasley… Sappiamo entrambi la verità, e tutti e due abbiamo la stessa anima…», disse lui serio. Scappai dalla sua presa.

«Hai ragione, Draco. Sono una pessima attrice. Mi piaci troppo per mandarti veramente al diavolo…», dissi fuori di me. Lui sorrise compiaciuto.

«Allora? Dov’è il problema?», domandò lui perplesso, adesso.

«Le brave ragazze non diventano cattive ragazze, sposano il migliore amico del fratello e vivono per sempre felici e contente… Io sono una brava ragazza!», dissi scatenando in me una crisi di lacrime, immotivata.

«Ed io, resterò per sempre un cattivo ragazzo, allora?», domandò confuso. Annuii.

«Ma entrambi sapremo, per sempre, ciò che siamo realmente… Mi dispiace! Ognuno di noi ha un destino, il mio non è con te…», dissi amareggiata di me stessa.

La verità, oggi che ripenso a questa vicenda, è che io non amavo lui, veramente. O lo amavo troppo per soffrire con lui.

Non era il mio destino, non era il nostro destino. Da quel giorno, non lo incrociai più in corridoio, in Sala grande, in Biblioteca, in cortile. Non riuscivo a vederlo nemmeno alle partite.

Eppure c’era. Ero solamente diventata cieca alla sua presenza. E sarebbe stato così, per sempre.

FINE

  
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