Non ho una
cotta per Draco Malfoy. Non ho una cotta per Draco Malfoy. Non ho una
cotta per
Draco Malfoy!
Com’è
successo? Questo vorrei saperlo anch’io. Spesso le persone
dicono che c’è
bisogno di tempo, passare momenti insieme, etc., per capire se si
è realmente
innamorati di una persona. Però si sbagliano. E di tanto,
direi. A meno chè
esistono le eccezioni alla regola! Vedete mio fratello, si è
innamorato di
Hermione al primo sguardo, eppure non è mai riuscito a
dirgli chiaramente
quello che prova per lei dopo tutti questi anni!
Io ho
incrociato gli occhi di Draco Malfoy, per sbaglio, e mi ci sono persa.
Lunedì
mattina. Aula di Incantesimi. Proviamo per la milionesima volta
quell’incantesimo tanto facile che i miei compagni non
riescono a fare. Sospiro
non appena il professore mi caccia dall’aula. “Miss
Weasley! Non c’è bisogno
che resta, su vada in Biblioteca”.
Mi alzai
lentamente dal mio banco, raccolsi le mie cose e andai in Biblioteca
come mi
era stato detto. Spesso e volentieri sono una brava ragazza, fin troppo
spesso.
Biblioteca.
Vuoto totale. Sbuffo gettandomi su una panca al tavolo più
vicino.
Tiro fuori
il libro di trasfigurazione. Studiare prima della lezione
può salvarmi da una T
certa.
«Ohoh,
cosa abbiamo qui?», una voce bassa proviene da dietro uno
scaffale. Non la
riconosco al volo, anche se dovrei.
Un ragazzo
alto, biondo, e tremendamente bello spunta dallo scaffale. Arrossisco,
lo so.
Ma devo recitare. Devo recitare ogni giorno la mia parte da brava
ragazza.
Sospiro e volgo lo sguardo altrove.
Malfoy si
avvicina e si siede al mio stesso tavolo, senza consultarmi.
«Come
mai
in Biblioteca, Weasley? Ritardataria come tuo fratello?»,
sghignazza. Cerco in
me un’aria di superiorità che non mi appartiene.
«A
giudicare dalla tua presenza qui, il ritardatario sei tu!»,
ribatto secca,
cercando di concentrarmi nuovamente sul mio libro.
Malfoy si
ammutolisce, stranamente, e mi fissa le mani. Io fingo di non averlo
davanti,
ma è difficile. Troppo difficile. Alzo un attimo lo sguardo
solo per controllare
i suoi movimenti e stavolta fissa i miei occhi.
Non appena
incrocio il suo ghiaccio arrossisco. Lui ride, in modo presuntuoso.
«Sei
troppo scontata, Ginny. Dovresti goderti di più la
vita…», suggerisce lui.
Sospiro.
«Qualcuno
ha chiesto consigli per divertirmi di più, nella
vita?», domando retorica. Lui
scuote il capo.
«Le
brave
ragazze hanno il loro fascino, ma preferisco quelle che si fingono
santarelline, e in realtà non lo sono affatto...»,
dice prima di alzarsi e
uscire dalla Biblioteca.
Io restai
lì,
ammutolita a fissare la porta che aveva chiuso dietro di se. Mi ero
trovata a
fissargli il fondoschiena come una ragazzina di primo.
Ginny,
svegliati! Hai quindici anni, sei bella, intelligente, allegra, cosa te
ne fai
di uno come Draco Malfoy?
Forse aveva
ragione, nel mio cuore sapevo benissimo qual era la verità.
Io non sono come mi
descrivono. Il più delle volte dimenticano che sono
maliziosa, arrogante,
presuntuosa, vanitosa, egoista.
Dovrei
smetterla di essere una brava ragazza, non mi si addice. Affatto.
Pranzo.
Non ho tutta questa gran fame. Una mela in cortile e diritta in aula di
pozioni.
Nel corso
della mattinata non avevo avuto occasione di fantasticare
sull’accaduto in
Biblioteca. O meglio, impedii in tutti i modi alla mia mente di vagare
e
sognare su Draco Malfoy! Sono Ginny Weasley, e mi è sempre
piaciuto quel gran
moscio di Harry Potter! Se mi spoglio davanti a lui, magari, qualcosa
si
risveglia… Ma ne dubito altamente!
Mi
ritrovai a ridacchiare da sola su Harry Potter alle prese con il suo
affare non
funzionante.
«E’
così
esilarante addentare una mela?», di nuovo quella voce bassa e
atona di
stamattina, che ancora non riesco a memorizzare. Alzai fugace lo
sguardo e
tacqui.
«Continua
pure Ginny, hai una risata cristallina quando non la forzi
troppo…», disse lui.
Abbassai lo sguardo sui miei piedi. Possibile che mi trovava ovunque
andassi?
«Come
mai
solo, Malfoy?», dissi acida, addentando nuovamente la mia
mela. Lui sorrise, e
quel sorrise mi fu ambiguo.
«Hai
delle
belle labbra, Weasley… Dovresti usarle meglio!»,
suggerì incominciando a
ridere. Sul momento mi lasciai accecare dalla rabbia, poi mi accorsi
che
sarebbe stato sciocco dargliela vinta ulteriormente. E poi mi piaceva
quando
rideva.
«Grazie
del consiglio, Malfoy. Ma non ci tengo ad usarle
diversamente…», dissi pacata,
dando un ultimo morso alla mia mela. Lui restò spiazzato
dalla mia risposta.
«Dov’è
la
brava ragazza di stamattina, che sarebbe inorridita sentendo una
bestemmia del
genere?», domando ironico. Gli feci una smorfia.
«Probabilmente
nel Dormitorio femminile a piangersi addosso, perché Potter
non la degna di uno
sguardo…», risposi nel suo stesso tono. Aveva
messo la palla in campo, tanto
valeva giocare.
«Wow,
stupefatto… Potresti entrare a far parte dei Serpeverde, con
quella bella
lingua biforcuta che ti ritrovi», imitò il verso
del serpente. Risi divertita.
Draco Malfoy stava facendo il buffone per me, forse ero realmente nel
Dormitorio femminile, addormentata!
«Non
mi
hai ancora risposto… Dove hai lasciato la tua banda di
allegri compari?»,
domandai nuovamente. Lui si fece pensieroso.
«Dunque…
Le scimmie sono in punizione, evito volentieri Pansy e le altre oche
che mi
cadono ai piedi… Preferisco la compagnia di una Grifondoro
dalla lingua
biforcuta!», annuncia. Io rifletto un attimo sulle sue
parole, poi annuisco.
«Ok,
ho
capito il problema… Malfoy levatelo dalla testa!»,
dissi decisa. Sono sempre
stata intelligente, abbastanza da capire il suo secondo fine.
«Come,
prego?», disse perplesso ed ilare. Sbuffai.
«Malfoy
non sono nata ieri… E ci sono solo due motivi per cui tu sei
così ‘gentile’ con
me… O una mazza da bolide ti ha colpito in testa, o vuoi
qualcosa in cambio!»,
spiegai rapida. Lui ci pensò su due secondi.
«Ora
che
mi ci fai pensare c’è qualcosa che potrei volere
da te… Qualcosa che il tuo
Potter non immagina nemmeno, impegnato com’è la
notte a sbrigare gli affari
segreti di Hogwarts…», disse serio. Io fremevo
dalla curiosità. Una cosa era
immaginarlo, un’altra sentirlo con le mie orecchie.
«Cosa,
Malfoy?», dissi assumendo probabilmente
l’espressione da bambina curiosa.
«La
tua
verginità», rispose osservando il cielo coperto.
Io arrossii, per un sacco di
motivi, ma il principale fu la rabbia.
«Sogna
Dracuccio, sogna!», dissi iniziando ad avanzare verso il
Castello. Lui mi seguì
e in pochi passi mi superò bloccandomi la strada.
«Non
sarò
io a chiedertela, verrai da me strisciando affinché mi
occupi io di te…»,
mentre diceva questo, mi accarezzò con un dito la guancia.
Le sue mani erano
fredde data la temperatura bassa, ma sulla mia pelle vi
lasciò una bruciatura.
E sparì nuovamente tra le mura di Hogwarts, senza che me ne
rendessi conto.
Aula di
pozioni. Sono seduta infondo all’aula da sola. Non ho voglia
di ascoltare le
mie compagne, o stare realmente attenta alla lezione.
Io
chiedere a Malfoy una cosa del genere! Beh infondo potrei non sarebbe
male,
come idea… Ma che cosa sto dicendo!? Mi sono bevuta o fusa
il cervello!?
Potrebbe essere realmente successo, passare così tanto tempo
con il ragazzo che
mi piace, può aver mandato KO i miei neuroni.
«Signorina
Weasley, vuole condividere con noi i suoi pensieri?», domanda
l’insegnante. La
classe si volta a fissarmi. Arrossisco.
«No,
signore…», dico a bassa voce. La lezione riprende.
Sera. Sala
comune dei Grifondoro. Sono seduta su una poltrona ad osservare Harry,
Ron ed
Hermione intenti a studiare chissà quale materia…
«Quante
volte devo dirti che devi fare questo passaggio prima!?»,
tuonò Hermione
nervosa a mio fratello. Sorrisi appena.
«Persino
tua sorella sa farlo! Dato che è un cosa che abbiamo fatto
l’anno scorso…»,
continuò lei lanciandomi un sorriso di complicità
femminile. Ricambiai.
«Lascia
fuori Ginny, sai che è peggio di me a
scuola…», disse offeso Ron, lo fulminai
con lo sguardo e poi con la lingua.
«Non
così
a terra come te, fratello. Tu avevi più T di me!»,
dissi offesa anch’io. Lui mi
fece il verso.
«Ginny
è
meglio che ti fai gli affari tuoi… Sei solo una bambina
ancora!», ribeccò lui,
senza rendersi conto delle sue parole.
Bambina.
Bambina!? Ginny Weasley non era una bambina. Era una donna.
Mi alzai
dalla mia postazione e mi avvicinai a mio fratello, puntandogli contro
la
bacchetta.
«Prego,
ripeti?», sibilai io. Ron rise.
«Mettila
via, Ginny… Non saresti in grado di usarla! Io ed Harry
sapremo usarla meglio,
vero?», disse quell’incapace di mio fratello con
fare malizioso. Avevo
sopportato tutto, persino questa battutaccia di Ron. Ma non sopportai
il
seguito. E cioè le risate di Harry.
«Hai
ragione, Ron… Le nostre bacchette funzionano decisamente
meglio!», sghignazzò
lui. Hermione era schifata dai suoi amici. Io ero alterata, molto.
«Hanno
parlato i due verginelli della situazione! Nessuna ragazza è
disposta a venire
a letto con voi, nemmeno sotto tortura», dissi io mollando
mio fratello.
«Ha
parlato, miss-stasera-non-posso!», ribadì Ron.
Avevo tollerato per cinque anni
le battute di Malfoy&Company su questo tema, mio fratello no.
Era troppo.
«Vedremo
chi domani mattina, resterà ancora
vergine…», tuonai avvicinandomi
all’uscita.
A quelle parole, mio fratello si rese conto della situazione a catena
innescata. Mi dispiace troppo tardi. Ginny Weasley si è
stancata di fare la
brava ragazza.
Fuori
dalla Sala comune emetto un respiro di sollievo.
Non era
necessario che perdessi la mia verginità quella sera stessa,
bastava solamente
fingere. Eppure… No, Ginny! Il pensiero non ti deve nemmeno
sfiorare,
minimamente.
Decisi di
salire nella torre di astronomia, quella sera non vi sarebbero state
lezioni.
Osservare il cielo forse mi avrebbe schiarito le idee.
Torre di
astronomia. Scosto lentamente la porta ed entro. Sospiro.
Mi
avvicino al centro della stanza, lentamente. Finchè una voce
non mi fa
sussultare.
«Benarrivata!
Ti aspettavo», è la terza volta che sento quella
voce nel corso di una
giornata. Stavolta non sbaglio.
«Malfoy!
Ti sei messo in testa di farmi morire?», domandai retorica
avvicinandomi alla
figura principesca seduta a terra. Lui sghignazzò appena.
«Cosa
ti
porta qui, Weasley? Sapevi che c’ero
anch’io…», lasciò la frase in
sospeso
guardandomi maliziosamente. Arrossii e storsi appena le labbra.
«No!
E
basta, per oggi ho sentito parlare abbastanza di
sesso…», dissi nauseata.
Nessuna ragazza avrebbe voluto parlare di sesso con Draco Malfoy.
Avrebbero
voluto farlo, il sesso.
«Beh,
se
vuoi passiamo ai fatti e ci mettiamo la parola
‘fine’?», propose lui divertito.
Io mi lasciai cadere sul pavimento accanto a lui. Ero stanca persino di
ribattere.
«Sarei
poco reattiva, un’altra volta Malfoy… Ma ti sei
passato in rassegna, tutti?
Proprio tutti, tutti?», chiesi perplessa. Lui rise.
«Tutti
proprio no, manchi tu all’appello…»,
disse divertito. Anche se c’era poco di
cui divertirsi.
«Tu
dovresti farti vedere, da uno… Ma bravo! O cambiare
spacciatore», dissi senza
osservarlo. Oramai la sua bellezza non mi faceva effetto.
Prese
qualcosa da dietro di se e me l’avvicinò. Era una
bottiglia di vetro
trasparente, piena di qualcosa.
«Cosa
diamine è?», chiesi prendendo la bottiglia e
storcendo le labbra.
«Alcol
babbano!
Qualcosa che si chiama vodka… L’ho rubata ad
Hagrid», spiegò. Alzai le
sopracciglia sorpresa dalla prodezza fatta da Draco.
«L’hai
rubata da solo, o hai mandato i tuoi fedeli a commettere il reato per
te?»,
chiesi. Lui sghignazzò.
«Indovinato
Weasley. Un Malfoy non si sporca le mani…»,
osservai curiosa il liquido
trasparente nella bottiglia senza prestare il minimo ascolto al finto
principe.
Alcol.
Infondo avevo appena deciso di diventare una cattiva ragazza, era un
buon
inizio.
Poggiai le
labbra sul collo della bottiglia e bevvi un sorso. Il liquido passo
rapido per
la mia gola, bruciandola. Passai al volo la bottiglia a Malfoy.
«Che
schifo! Brucia!», dissi contraendo il viso dal bruciore. Lui
rise.
«E’
alcol,
bambina. Le prime volte brucia, poi non lo senti
più…», spiegò tranquillo. Io
cercai di ricomporre il volto, ma con scarsi risultati.
«I
babbani
sono masochisti!», proferii convinta. Malfoy rise della mia
battuta.
«Mai
come
me, in questo momento…», disse prima di
accarezzarmi una guancia, e farmi,
ovviamente, arrossire. Sul primo momento, non fui in grado di
scansarmi, poi ci
riuscii.
«Malfoy
smettila! L’alcol ti ha dato alla testa… Ti
riaccompagno in dormitorio», dissi
alzandomi e tendendo le braccia verso di lui.
Era
inutile cercare di sollevarlo da sola, era come smuovere una montagna
almeno
per me.
Draco rise
e cerco di alzarsi. Afferrò le mie mani, ma cadde indietro
trascinando me con
lui.
Non
ricordo la posizione in cui finimmo, ma io ero sopra di lui, e Draco mi
guardava come se fossi una cosa da mangiare.
«Gin
te
l’hanno mai detto che sei bella?», disse
osservandomi il viso. Io ero
sbigottita, perplessa, estasiata, felice. Avevo un cocktail di emozioni
dentro
di me.
«Oltre
a
chiamarmi per nome, me lo abbrevi pure?», domandai io, certa
che lui non mi
avrebbe risposto.
Appoggiò
la destra nell’incavo del mio collo e mi attirò a
se, baciandomi. Baciai
anch’io le labbra di Draco Malfoy. Erano buone, bruciavano
come la bevanda
babbana, ma era un bruciore diverso… Un bruciore che
provocava piacere.
Mi
ritrovai a corrispondere il bacio di Draco Malfoy. Lui passava le sue
mani su e
giù per i miei fianchi. Io gli accarezzai i capelli,
lasciando che fosse il mio
istinto a guidarmi.
Pochi
minuti e la mia logica riprese il suo normale corso.
«Alt!
Fermiamoci! Dovevo accompagnarti fino alla Sala comune»,
dissi cercando di
alzarmi da sopra di lui. Ma Draco me lo impedì, in tutti i
modi possibili.
«Dopo,
ora
voglio che le tue labbra mi bacino di nuovo…»,
sospirò quello. Sbuffai,
cercando di scappare dalla sua presa. Ma lui fu più rapido
di me.
Mi
sollevò
e mi ritrovai sotto di lui, con le sue labbra sul mio collo.
«Draco,
cosa ti avevo chiesto? Andiamo per favore… Hai
già avuto troppo stasera!»,
dissi nervosa. Lui risalì il mio zigomo con le sue labbra.
«Non
del
tutto, Gin. Non del tutto», mormorò. Era
più ubriaco che altro, ci voleva
un’idea. E non arrivava.
Draco mi
posò nuovamente le labbra sulla mia bocca. E in
quell’istante capii.
Ricambiai
nuovamente il bacio di Draco Malfoy. E lo costrinsi ad alzarsi da
terra, con le
labbra.
«Ho
avuto
un’idea… Andiamo nella stanza delle
necessità», proposi. Lui parve entusiasta
dell’idea e mi seguì senza esitare.
Lo
trascinai per le scale e lo condussi davanti la sua Sala comune. Lui
non
riusciva a distinguere chiaramente i lineamenti del castello, e per me
fu
facile.
«Malfoy
siamo a destinazione, su parola d’ordine!», dissi
lasciandolo davanti la Sala
comune.
«Ginny!»,
mi chiamò lui per il corridoio. Mi voltai appena. E il cuore
si fermò nel
petto. Tornai indietro e gli diedi un altro bacio.
«Vai
a
riprenderti su, non voglio fare l’amore con un
ubriaco…», dicendo ciò lo
abbandonai al suo destino, certa che sarebbe entrato.
Io andai
diritta per la mia Sala comune. Troppe emozioni per quella sera.
Decisamente
troppe.
Mattina.
Ero nel mio letto al calduccio, appena svegliata.
Mi alzai,
mi vesto e scesi in Biblioteca. Ricordai che mi serviva una frase di un
libro
per completare la mia relazione di Difesa contro le arti oscure. Era il
caso di
andare a controllare.
Andai
spedita per il luogo deciso ed arrivai veloce all’entrata.
Scostai l’enorme
portone ed entrai.
Il solito
vuoto di sempre. Sospirai e mi avviai allo scaffale con il libro che mi
serviva. Solo allora mi accorsi di una testa bionda sporgersi da un
tavolo.
«Buongiorno,
Gin», mi salutò il bello e maledetto della
situazione. Sbuffai, prendendo il
volume che mi serviva. Mi avvicinai al suo tavolo e mi accomodai.
«Buongiorno
Malfoy!», dissi acida, cercando di fingere che ieri non era
assolutamente
successo nulla. Draco sorrideva in modo ebete.
«Perché
sorridi in quel modo?», domandai nervosa. Lui fece spallucce.
«Non
so…
Brucia ancora la gola?», domandò curioso.
Arrossii. Si ricordava tutto, ed
estremamente bene.
«Direi
di
no, Malfoy… Ora scusa devo andare!», dissi
mostrando il mio sorriso peggiore e
alzandomi. Lui, al solito, fu più veloce di me e mi
bloccò.
«Aspetta!
Se vuoi saperlo, non dirò niente di quello che è
successo ieri sera…», disse
con la voce rotta. Io inarcai un sopracciglio.
«Perché
mi
dici queste cose? Tanto non ti credo sei Draco Malfoy!»,
risposi io. Lui
sorrise.
«Mi
sono
stancato di fare il cattivo ragazzo, soprattutto con te…
Siamo uguali, Ginny!
Fin troppo uguali, se tu mi concedessi
un’opportunità…», disse
spostandomi una
ciocca dal viso. Sbuffai.
«Draco,
smettila! Sei un Serpeverde, un Malfoy, un qualcosa che con me non deve
averci
niente a che fare!», dissi mentendo a me stessa, per prima, e
a lui.
«Sei
una
pessima attrice, Weasley… Sappiamo entrambi la
verità, e tutti e due abbiamo la
stessa anima…», disse lui serio. Scappai dalla sua
presa.
«Hai
ragione, Draco. Sono una pessima attrice. Mi piaci troppo per mandarti
veramente al diavolo…», dissi fuori di me. Lui
sorrise compiaciuto.
«Allora?
Dov’è il problema?», domandò
lui perplesso, adesso.
«Le
brave
ragazze non diventano cattive ragazze, sposano il migliore amico del
fratello e
vivono per sempre felici e contente… Io sono una brava
ragazza!», dissi
scatenando in me una crisi di lacrime, immotivata.
«Ed
io,
resterò per sempre un cattivo ragazzo, allora?»,
domandò confuso. Annuii.
«Ma
entrambi sapremo, per sempre, ciò che siamo
realmente… Mi dispiace! Ognuno di
noi ha un destino, il mio non è con
te…», dissi amareggiata di me stessa.
La
verità,
oggi che ripenso a questa vicenda, è che io non amavo lui,
veramente. O lo
amavo troppo per soffrire con lui.
Non era il
mio destino, non era il nostro destino. Da quel giorno, non lo
incrociai più in
corridoio, in Sala grande, in Biblioteca, in cortile. Non riuscivo a
vederlo
nemmeno alle partite.
Eppure
c’era. Ero solamente diventata cieca alla sua presenza. E
sarebbe stato così,
per sempre.
FINE