18.
Mentre
scendo le scale
cercando di muovermi il più tranquillamente possibile, Peeta
corre a chiamare
Haymitch, mia madre e tutti gli altri.
Effie
si affretta a
chiamare un’auto che mi accompagni in ospedale, nel frattempo
mia madre mi fa
stendere sul divano e mi fa trarre profondi respiri per mantenere la
calma.
Peeta
ed Haymitch
preparano una borsa con dei vestiti per me e per il piccolo e con tutto
il
necessario per i giorni successivi al parto.
Dopo
cinque minuti io e
Peeta siamo in macchina, diretti verso l’ospedale.
Mia
madre e gli altri
ci raggiungeranno più tardi.
Il
viaggio non dura a
lungo, ma io vengo colta da fitte dolorose e puntuali.
Una
contrazione ogni
quattro minuti.
Quando
accade, stringo
la mano di Peeta, che ovviamente fa di tutto per farmi rilassare.
Una
volta in ospedale,
i medici non hanno bisogno di spiegazioni per sapere di cosa ho bisogno.
Mi
fanno accomodare su
una sedia a rotelle e mi portano in una stanza, dove due infermiere mi
aiutano
ad indossare una vestaglia sterile.
«Lei
entra con la
signora?» domanda una delle due a Peeta.
Annuisce
e gli viene
consegnato un indumento simile al mio.
«Iniziamo
a portarla di
là, ci raggiunga non appena è pronto»
dice la seconda infermiera, quindi vengo
fatta stendere su un lettino e vengo portata in sala parto.
Il
medico si premura di
farmi tranquillizzare.
«Mi
dica, ogni quanto
ha le contrazioni?» mi domanda controllando
l’orologio sulla parete.
«Ogni
quattro minuti
circa» rispondo.
«Caspiterina,
qui
qualcuno ha veramente fretta di nascere» aggiunge lui.
«Io
sono il dottor
Cooper, non si preoccupi signora Mellark, vedrà che
andrà tutto bene» dice
successivamente al mio sguardo perplesso.
Non
sono molto in vena
di battute.
In
quel momento entra Peeta.
«Bene,
siamo pronti.
Signora ogni volta che avrà una contrazione le chiedo di
spingere con tutte le
sue forze e vedrà che tra pochi minuti sarà tutto
finito».
Mi
sforzo di seguire
alla lettera le istruzioni del dottor Cooper, ma per riuscire a
concentrarmi
mentre il dolore mi pervade, mi vedo costretta a stritolare le mani di
Peeta.
-
Dopo
più di mezz’ora di
“signora spinga” “ci siamo
quasi” e “vedo la testa” ecco che sento
pronunciare
la frase che mi tranquillizza e mi strappa un sorriso.
«Signori
Mellark, è una
bellissima bambina».
La
sento piangere,
mentre l’ostetrica si preoccupa di lavarla accuratamente e di
fare tutti i test
per controllare che stia bene.
Due
minuti dopo mi vedo
porgere un fagottino avvolto in una copertina di cotone rosa e vedo il
più bel
faccino che sia mai esistito.
Sento
le lacrime
solcarmi le guance mentre una manina si muove frenetica alla ricerca di
qualcosa.
Peeta
è commosso quanto
me.
«Siete
state bravissime
entrambe» dice, baciandomi la fronte.
«Scusate
se interrompo
il momento, ma dobbiamo compilare i documenti di nascita e ci serve il
nome
della bambina» dice un’infermierina giovanissima,
arrossendo fino alla punta
dei capelli.
«Ishibeel
– dice Peeta
– Ishibeel Mellark».
La
piccola muove la
testa e fa schioccare la lingua rumorosamente.
Io
non so che fare.
«Provi
ad attaccarla al
seno» dice l’ostetrica, con un sorriso.
Seguo
il consiglio
della donna e vedo che la bambina comincia a succhiare con foga.
È
una sensazione
strana, ma contemporaneamente meravigliosa e dolcissima.
-
Mentre
Ishibeel mangia,
veniamo accompagnati in una stanza.
Il
mio letto è
affiancato da una culla con i bordi trasparenti.
«Per
qualsiasi cosa,
non esiti a chiamarci» dice l’infermiera
indicandomi un pulsante rosso posto
sul comodino.
Io
e Peeta non
riusciamo a distogliere lo sguardo da quella meravigliosa creaturina
che rimane
saldamente attaccata al mio seno.
«Vado
a chiamare tua
madre. Sarà sicuramente nel panico. Va bene?» mi
chiede mio marito.
Annuisco,
poi comincio
ad accarezzare quella minuscola testolina coperta di capelli scuri.
Il
mio sguardo si posa
fuori dalla finestra, dove la fioca luce del mattino combatte contro le
nubi
che riversano neve per tutta Capitol City.
-
Ishibeel
sonnecchia
tranquilla, infagottata in una tutina rosa che Peeta le ha comprato
poco prima.
Stiamo
parlando
tranquillamente quando vediamo un palloncino fare irruzione nella
stanza e
rimbalzare pacifico contro il soffitto.
I
nostri sguardi vanno
velocemente alla porta, dove Haymitch fa capolino con un sorriso che va
da un
orecchio all’altro.
Subito
dietro di lui ci
sono mia madre, Effie, Annie, Martin e anche Johanna e i tre truccatori.
Insieme
ai palloncini
ci viene regalato anche un bellissimo mazzo di fiori.
«Contavo
di farvi una
sorpresa ed arrivare per colazione a casa di Effie, ma la sorpresa ce
l’ha
fatta la signorina Mellark» dice Johanna entrando e
gironzolando immediatamente
intorno alla culla della bambina.
«Come
ti senti?» mi
chiede mia madre.
«Sono
un po’ stanca, ma
sto bene» rispondo con un sorriso.
Tutte
quelle voci nuove
svegliano la piccola che però, anziché piangere,
agita le manine verso l’alto.
«Posso
prenderla in
braccio?» chiede Haymitch.
Io
e Peeta annuiamo.
«Certamente»
dico.
Haymitch
pare possedere
un dono innato per i
bambini.
Sa
come tenerla, come
comportarsi e sembra quasi che tra i due s’instauri un legame
fortissimo fin da
subito.
Ishibeel
è tranquilla
tra le sue braccia, non si agita e pare attentissima alla voce del
nostro
amico.
La
piccola passa
tranquillamente di mano in mano, finché Effie non chiede a
Johanna se vuole
cullarla.
«Ehm,
no…senza offesa,
ma non sono un granché con i bambini» dice,
sorridendoci.
La
bambina torna a me
ed eccola che riprende a dimenarsi per farmi capire che è
affamata.
«Signori,
credo che la
principessa abbia fame, quindi tutti fuori» dice Haymitch
prendendo Flavius e
Martin a braccetto.
Peeta
li segue fuori
dalla stanza.
«Katniss
vuoi che
usciamo anche noi?» chiede mia madre.
«Come
preferite, non mi
crea nessun disturbo» rispondo, preparandomi ad allattare.
Effie,
Venia, Octavia e
Johanna escono dalla stanza, mentre mia madre ed Annie rimangono con
me,
dandomi consigli su come fare e su come migliorare i miei movimenti.
«Guardala
negli occhi
mentre le dai da mangiare e parlale. È abituata a sentire la
tua voce da mesi
ed è l’unica che riconosce al momento»
dice mia madre.
«Non
è una sensazione
meravigliosa? Io ho allattato Martin per quasi un anno
intero» dice Annie.
È
un momento molto
dolce e io faccio tesoro di tutti i consigli che mi vengono dati.
Dopo
averle dato da
mangiare, prendo la piccola Ishibeel in braccio e le picchietto
dolcemente la
schiena per farla digerire.
«Ancora
non ci credo –
dice mia madre. La guardo – Sembra ieri quando ti sei offerta
volontaria per
Prim, per salvarla dagli Hunger Games e ora guardati. Sei sposata, hai
una
meravigliosa bambina. Sono così felice».
Si
asciuga rapidamente
una lacrima.
«Mamma,
non piangere»
dico, sorridendole.
«Non
ci riesco
Katniss…ancora non ci credo che la nostra vita abbia preso
una piega così
meravigliosa. Abbiamo passato tanti momenti
difficili…» aggiunge.
La
bambina comincia a
piangere e io ho urgenza di fare pipì.
«Mamma,
puoi calmarla
tu, devo andare in bagno» dico, porgendole la piccola.
Mi
appendo
letteralmente all’asta della flebo e vado in bagno.
Sento
mia madre che
canticchia una canzoncina alla sua nipotina e sorrido.
Quando
torno al letto,
Ishibeel si è addormentata ed è nella sua culla,
mentre mia madre pare riaver
acquistato la calma.
Dopo
qualche istante
arriva un’infermiera che chiede gentilmente a mia madre e ad
Annie di lasciare
la stanza per eseguire dei veloci controlli.
Mi
viene provata la
pressione e la temperatura, lo stesso alla piccola.
«Benissimo
signora
Mellark. È tutto nella norma, tra un paio di giorni
potrà tornare a casa con sua
figlia» dice con un sorriso prima di lasciare la stanza.
Sorrido,
poi attendo
che rientrino tutti.
Le
ore scorrono in un
continuo chiacchiericcio.
Quanto
è bella la
bambina.
Ottima
scelta per il
nome.
Dovremo
comprare tutto
il necessario per quando torneremo a casa.
-
È
quasi ora di pranzo
quando bussano sommessamente alla porta.
È
Plutarch Heavensbee.
Ci
saluta cordialmente
e ci informa che è stato mandato dalla Paylor in persona.
«Ci
tiene a farvi i
suoi migliori auguri per la nascita della bambina. Lo ha saputo mentre
sistemava i dati per il prossimo censimento e ha notato il file
dell’ospedale.
Sapete, per ogni nascita ed ogni decesso veniamo informati
dall’ospedale in
modo da tener controllato l’andamento demografico della
popolazione» spiega.
«Non
voglio che
pensiate che vi sorvegliamo, anzi è stata una piacevole
sorpresa vedere il nome
di Ishibeel Mellark» si affretta ad aggiungere.
-
All’ora
di pranzo i
miei amici si recano alla mensa dell’ospedale e mi viene
concesso di rimanere
solamente in compagnia di Peeta.
«Nonostante
lei si
senta al pieno della forma, si ricordi che ha partorito da meno di
dodici ore e
dovrebbe riposarsi» mi raccomanda un’infermiera
portandoci due vassoi per il
pranzo.
-
La
giornata prosegue
tranquillamente, Ishibeel sembra una bambina tranquilla e si lascia
coccolare
volentieri da tutti.
A
metà pomeriggio però
un’infermiera ci informa che l’orario delle visite
sta per terminare e quindi
tutti, Peeta compreso, dovranno tornare a casa.
«Ci
vediamo domattina»
dice mio marito baciandomi e posando un leggero bacio sulla fronte
della
bambina.
La
piccola comincia a
brontolare dopo pochi minuti, quindi la prendo in braccio e avverto un
fastidioso odore.
Chiamo
l’infermiera e
le chiedo una mano.
È
il mio primo
pannolino e non ho idea di cosa fare.
Ishibeel
è minuscola e
ho il terrore di farle male.
«Non
si preoccupi
signora Mellark, nonostante le sembri fragile, non lo è
affatto. Le prenda le
gambe con decisione e le sollevi con delicatezza, poi faccia scorrere
il
pannolino pulito sotto la bambina ed infine lo chiuda» dice
la donna, facendomi
vedere tutte le mosse.
«Non
rischio di farle
male alla medicazione?» domando indicando la garzina candida
che le copre il
moncone del cordone ombelicale.
«Bisogna
fare
semplicemente attenzione» risponde lei con un sorriso.
Visto
che non sono
ancora stata istruita su come medicare la piccola, mi viene impartita
una
brevissima e semplicissima lezione.
«Si
tratta di un
procedimento molto semplice da eseguire due volte al giorno e non si
deve
preoccupare di nulla. Dovrà semplicemente medicare questa
zona con una garza
imbevuta d’acqua ossigenata, fino a che la ferita non
sarà completamente
pulita, poi prende un’altra garza, la imbeve
d’alcool e quindi la poggia
delicatamente sul moncone e la tiene ferma con questa retina. Non deve
fare
altro» dice la giovane medicando la bambina.
«Due
volte al giorno,
ogni dodici ore?» domando.
«Come
preferisce, non c’è
bisogno di seguire gli orari, una volta al mattino e una alla sera,
quando
cambia la bambina. Nel giro di una settimana, dieci giorni al massimo,
si
sistemerà tutto».
Prima
di lasciarla
uscire le pongo ancora alcune domande.
Finché
sarò a Capitol
City potrò rivolgermi a loro in caso di bisogno, poi
dovrò trovare un medico al
Distretto Dodici che segua la piccola durante la crescita.
-
I
due giorni
successivi, di degenza all’ospedale sono tranquilli e
scorrono anche abbastanza
rapidamente.
Ogni
giorno imparo
qualcosa di nuovo e mi sento sempre più vicina al mio ruolo
di madre.
Finalmente
arriva il
giorno in cui veniamo dimesse.
Mia
madre mi aiuta a
coprire per bene la bambina per evitare che prenda freddo.
«Katniss,
lo sai che là
fuori è pieno di gente?» mi chiede, mentre
controlla la copertina di Ishibeel.
«Lo
immaginavo, grazie»
dico, stringendo la piccola al petto.
Peeta
cammina davanti a
noi, trasportando il borsone con le nostre cose e un piccolo seggiolino
in cui
sistemare la bambina.
Quando
usciamo l’aria
gelida mi sferza il viso e cerco di proteggere Ishibeel dalle folate di
vento e
dalla neve.
I
fotografi cercano
inutilmente di rubare qualche immagine della piccola, ma è
talmente imbacuccata
e io la stringo così forte che è praticamente
impossibile vederla.
Nel
viaggio verso casa
chiedo a mia madre qualche consiglio sulla scelta di un medico al
Distretto.
«Non
ci sono medici
specializzati, o almeno, non ricordo che ci sia mai stato,
però credo che
potresti tranquillamente rivolgerti ad Hazelle. In fondo lei ha
cresciuto tre
figli piccoli completamente da sola»
Eccomi qui, grazie mille!!!
Abbiamo raggiunto più di mille visualizzazioni al capitolo 1!
Caspita, è un traguardone enorme!!!
So che il capitolo non è lunghissimo e mi dispiace avervi fatto aspettare a lungo, ma è stato un weekend di fuoco!
Venerdì matrimonio
Sabato compleanno del mio ragazzo
Domenica ho dovuto recuperare il sonno perso nei giorni precedenti
Lunedì festa di laurea.
E' stata dura, ma alla fine ce l'ho fatta.
Ora non mi dilungo oltre e vi lascio a:
L'ANGOLO DEI RINGRAZIAMENTI:
Grazie a:
- giuyoipoi77 (grazie mille e scusa per l'attesa)
- MatitaGialla (Oddio t'immagino in un angolino a leggere. Che tenera!)
- ile223 (Calcola che alla fine Katniss è cresciuta ed è cambiata. Credo che alla fine, vivendo con un omino zuccheroso come Peeta anche lei si sia ammorbidita un po', non credi?)
- amolefossette (eccomi, spero di non essermi fatta aspettare troppo)
- bookslover95 (Anche io ho sempre preferito Ishibeel e speravo con tutto il cuore che piacesse anche a voi)
- HeartSoul97 (ti prego dimmi che non sei morta...)
- Petniss e directioner (ragionamento strano e particolare, ma non fa una grinza ahaha)
- Elenalways (Eccomi qui, spero che il capitolo ti sia piaciuto)
- Rossella_delle_rose_blu (Posso dire di essermi commossa nel leggere il tuo commento? Ero con i miei amici e mi hanno vista ridere come una cretina davanti al telefono. L'ho riletto un trilione di volte e ogni volta mi ritrovo ad avere una faccia da ebete gongolante. Grazie di cuore. Mi rende veramente felice leggere ciò che hai scritto. Credo sia una delle più grandi realizzazioni per una persona che scrive per passione proprio come me. Davvero, grazie di cuore)
- DestinyMaryHope (Non morire anche tu, dai!!!)
- Mezzanotte_ (grazie per la recensione, è un piacere sapere di avere una nuova lettrice!!!)
Grazie di cuore a tutte voi, undici recensioni sono veramente tantissime ragazze. Grazie grazie grazie.
Vi lascio con un piccolo compito per la prossima volta, vi va di passare da qui e di lasciarmi un commentino?
Grazie mille!!!
http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=2167962&i=1