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Autore: angelikakiki    24/09/2013    10 recensioni
“ Stasera dormirò con te” mi dice.
Scuoto la testa. Non voglio fargli pena. E quando glielo dico, lui si mette a ridere.
“ Non lo faccio per te. Lo faccio per me. Devo capire se posso ancora… voglio tornare ad essere me stesso, Katniss. Ma mi serve il tuo aiuto” mi sussurra. Annuisco. Lo voglio. Lo voglio accanto a me. Come sempre.
Genere: Azione, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Katniss Everdeen, Nuovo personaggio, Peeta Mellark, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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I giorni che seguono sono monotoni, ma non per questo poco produttivi. Peeta sta facendo dei miglioramenti a dir poco prodigiosi. Ormai non ha problemi ad abbracciarmi, anzi, prende l’occasione al volo tutte le volte che può. Lui dice che è stata la paura di vedermi morta che lo ha fatto come ‘risvegliare’. Di tanto in tanto riesce anche a darmi qualche bacio sulla testa, o a portarsi le mie mani sul suo viso. Sono quei piccoli cambiamenti a cui faccio caso. E mi piacciono da morire. Certo, il baciarci è ancora fuori discussione, ma sono abbastanza speranzosa. Mi costringo a non pensare a Gale, a Haymitch, a tutti. Ma devo ammettere che mi riesce abbastanza facile. La mattina, mentre Peeta cucina, io vado a caccia. È sempre contento quando ritorno con una preda fresca fresca. Gli piace il modo in cui uccido gli scoiattoli. E quando me lo fa notare, riaffiorano in lui dei ricordi dei nostri primi Hunger Games. Incredibilmente, riesce a ricordare le cose belle che ho fatto con lui con un’insolita nota di allegria. Sae la Zozza, però, non si fida più tanto di Peeta. Continua a tenerlo d’occhio con uno sguardo preoccupato, sempre tenendo in braccio Ranuncolo, quasi come ultima difesa in casi estremi. Forse le dà conforto, non saprei. Almeno quel maledetto gatto serve a qualcosa. Io e Peeta siamo sempre contenti quando arrivano i rifornimenti da Capitol City. Ma nessuno viene a farci visita. Se siano ordini di Aurelius, di Plutarch o di Paylor, non posso saperlo. Ma non mi importa poi così tanto. Mi basta Peeta. Ormai è da più di una settimana che dorme con me. Devo ammettere che i miei incubi sono diminuiti, ma i volti inquietanti di Finnick, Prim e tutti gli altri, fanno davvero fatica ad uscire dalla mia testa, anche quando sono sveglia. Mi rintano negli armadi, nello sgabuzzino, nella doccia, ma Peeta riesce sempre a scovarmi e a portarmi a letto di peso. Non capirà mai quanto gliene potrò essere grata.

“ Katniss… io ho un ricordo” se ne esce improvvisamente. Sta lavando i piatti, mentre io sono intenta a sparecchiare nel migliore dei modi. Odio fare le faccende di casa.

“ Sentiamolo.

“ Io che muoio dentro l’Arena. Ma non può essere vero, no?

“ No, direi di no. A meno che tu non sia un fantasma o qualcosa del genere” affermo sorridendo.

“ Certo, ci sei andato vicinissimo… ma ti ho sempre salvato!” aggiungo con una nota di piacere. Questo è il mio compito. Salvare le persone. O meglio, provarci. Non che la cosa mi sia riuscita sempre bene, anzi.

“ No, in questo ricordo tu non ci sei. Sono dentro l’Arena… e qualcosa mi rigetta indietro... forse un colpo… e poi… muoio.

“ Aspetta!” dico prontamente. Qualcosa mi rigetta indietro.

“ Di quale edizione degli Hunger Games parli?

“ Di quella della Memoria. C’era l’acqua lì, no?

“ Sì… allora ho capito. Sì, lì il tuo cuore ha smesso momentaneamente di batttere” affermo non riuscendo a trattenere un brivido. Ricordo l’ansia, la paura di perderlo. Il terrore di non rivedere più il suo sorriso, di non poterlo più sentire le sue braccia che mi avvolgevano… Volevo morire. Mi guarda intensamente, come se mi stesse studiando.

“ Come ho fatto a sopravvivere?

“ Finnick. Ti ha fatto… ti ha baciato per rianimarti! E poi ti colpiva al petto…

“ Mi ha baciato? Mi avrà fatto la respirazione bocca a bocca, semmai!” esclama sciogliendosi un po’.

“ Sì, probabile…

“ E tu che hai provato mentre lui cercava di rianimarmi?

“ Peeta, non voglio…

“ Ti prego” mi esorta mettendosi a sedere e prendendomi per mano. La guardo, mentre si intreccia alla mia. Prendo un bel respiro.

“ Dolore. Tanto. Avevo paura di perderti. Ti ho schiaffeggiato, ma tu non davi segni di vita… Finnick mi ha scansata e ha cominciato a rianimarti. Pensavo che ti volesse finire, così stavo per ucciderlo. Poi però, quando ho capito… E subito hai riaperto gli occhi e hai detto qualcosa come ‘ Attenzione, c’è un campo di forza’ o una cosa simile… All’inizio mi sono messa a ridere, ma lo spavento del momento prima era tale che non riuscivo a smettere di piangere come una disperata.

“ Perché ti preoccupavi tanto per me? Insomma… perdonami, ma non capisco. Non avresti dovuto essere… quasi sollevata? Insomma, se fossi morto… un peso in meno, un concorrente in meno, una possibilità in più di tornare a casa… e poi era quello che volevo anche io! Se fossimo rimasti solo io e te, ne sono sicuro, mi sarei ucciso!” mi dice con trasporto. Si interrompe un secondo, quasi per ripercorrere il suo ragionamento con il pensiero.

“ Io… volevo questo. Volevo farti vivere. Sì, mi sono offerto volontario… per cercare di salvarti la vita. Vero…o falso?” mi chiede esitante. Sorrido. Un sorriso sincero.

“ Assolutamente vero!” dichiaro con una voce fin troppo smielata. Ma che mi sta succedendo? Cerco di cambiare il mio tono di voce, rendendolo un po’ più pratico e sbrigativo: “ Io invece volevo proteggere te! Te l’avevo anche detto, dentro l’Arena, quando poi tu mi hai mostrato…” mi zittisco. Niente, il mio tentativo è fallio. Sento un principio di lacrima. Non devo piangere.

“ Il medaglione!” esclama come se avesse fatto la scoperta del secolo. Annuisco.

“ Sei stato furbo, molto furbo. Me li hai spiaccicati in faccia nel momento in cui me l’aspettavo di meno. È stato molto sleale” aggiungo.

“ Il medaglione…” continua a ripetere tra sé e sé.  “ Certo, avevo pianificato tutto. La storia del bambino… anche quella è stata opera mia, eh?

“ Assolutamente.

“ Ma c’è ancora qualcosa che non mi torna. Ok, io ti amavo. Ormai è una certezza. Vero o falso?” chiede quasi con una cantilena. Annuisco.

“ Così mi dicevi, almeno.

“ Ma tu non amavi me. Eppure, da quello che mi racconti, sei stata male all’idea della mia morte. Quindi… cosa devo dedurne?

Forse, la domanda più difficile dell’universo. Rimango così, a fissarlo senza emettere un solo suono per due minuti abbondanti. Poi, di colpo, un lampo di genio per uscire dalla situazione:

“ Non lo so. Finnick, al Distretto 13, mi ha confessato di essere rimasto stupito dalla mia reazione. Secondo lui quella era la prova tangibile del fatto che io fossi… bhe…

“ Innamorata di me” conclude lui al posto mio. Abbasso lo sguardo.

“ Sì.

“ E tu che ne pensi?

“ Penso che non potevo sopportare l’idea di perderti” affermo. Spero solo di non arrossire. Ma poi, perché dovrei? È solo Peeta. Già. Peeta. Il sorriso che vedo spuntargli un attimo dopo la mia affermazione non mi piace per niente. Troppo compiaciuto.

“ Sono contento” mi spiega. Bene.  Mi alzo. Devo assolutamente andarmene, non so perché.

“ Vado a farmi un bagno” dichiaro.

“ Ce lo facciamo insieme?” mi chiede speranzoso. Rimango di sasso. Non riesco a decifrare la sua espressione. Fa sul serio?

“ Ah… ahm…

“ Katniss, dovresti vedere la tua faccia! Stavo scherzando! Non posso neanche prenderti un po’ in giro?

“ Che ridere, davvero esilarante” sussurro tra i denti mentre mi volto. Arrivo al bagno, e apro il rubinetto. Adoro vedere quel flusso d’acqua continuo. Mi ricordo di tutte le volte che sono andata a prenderla al pozzo, quando non avevamo l’acqua calda. Mi sfilo i vestiti e mi immergo nella vasca. È comoda e accogliente. Premo un tasto lì vicino. Da un altro rubinetto alla mia destra esce un flusso di schiuma, tutta profumata e soffice. Mi piace da morire stare lì, a mollo. Respiro l’aroma dell’acqua. Sa di lavanda. Mi immergo completamente. Qui sotto l’acqua è tutto silenzioso, tutto calmo… Vorrei poter stare qui per sempre. Riemergo, stropicciandomi gli occhi. Poggio la testa su uno dei bordi della vasca. Chiudo le palpebre. Respiro profondamente…

Un falco. Un falco che vola in un bosco. Lo vedo planare verso di me. Vuole raggiungere la cosa che tengo tra le mie braccia. È, probabilmente, la cosa più importante del mondo. Lui non può averla. Gli tiro una freccia, e non so come faccio, visto che non ho un arco… ma non importa. L’ho mancato. Ci riprovo. Ma non riesco a trovare nessuna freccia. Ma non mi importa, adesso sto dentro il mare, e cerco disperatamente di mettermi in salvo sulla barca di Peeta. Ma fa finta di non vedermi e, nel frattempo, ride con il Presidente Snow… C’è Haymitch, però, che mi afferra e mi porta sotto l’acqua. Qui nuotiamo per un po’, prima di accorgermi che in realtà vuole affogarmi. Chiedo aiuto ad Effie,  ma lei è troppo occupata a fotografare il cadavere di Prim steso su uno strato di conglie… Urlo.

  Katniss… KATNISS!” esclama Peeta da dietro la porta. Piango come una disperata. Non voglio vederlo. Non voglio vedere niente. Voglio solo morire. Ma come posso fare? Mi immergo sotto l’acqua. Sì, è perfetto. Affogarmi. Resterò qui. Al caldo. Al sicuro. Cullata da questo eterno silenzio che mi avvolge e… Due mani che mi sollevano la testa fino in superficie.

“ Katniss! SEI IMPAZZITA?” mi domanda Peeta. Non voglio guardarlo negli occhi. Mi limito a piangere.

“ Lasciamelo fare! Ti prego! Io devo rivederla! Mi manca… Peeta, lei mi manca…” esclamo di botto affondando il viso tra le sue braccia. Lui mi accarezza i capelli.

“ Era solo un brutto sogno…

“ No! Non posso fidarmi più di nessuno! La mia vita qui non ha senso! Senza di lei niente ha senso!

“ Calmati… vedrai che passerà… te lo prometto… ma ora calmati…” mi sussurra dolcemente. Faccio dei respiri carichi di dolore e sofferenza. Si mette davanti al mio volto, guardandomi negli occhi.

“ Katniss… per quanto so che la cosa non sia troppo confortante, tu avrai sempre me. Sempre insieme, no?” mi dice. I suoi occhi mi catturano. Sento l’energia che emana. Quel calore che si espande da lui anche senza un vero contatto fisico. I miei respiri si fanno più calmi, sento i nervi rilassarsi un po’. Ma mi odio per questo. Mi odio perché so che finirà, prima o poi. Che più andremo avanti più si renderà conto di non provare più le stesse cose per me. Che la sua era una fantastica illusione, sulla quale io ho egoisticamente marciato. Devo essere sincera con me stessa. Come potevo pretendere che lui stesse sempre a mia disposizione, che rinunciasse a rifarsi un vita per assistere una pazza come me che cerca di affogarsi dentro una vasca? NO. Non posso fargli questo. Non un’altra volta. E poi ormai non mi ama più. Non c’è niente che lo trattenga qui. Forse, solo la prospettiva di recuperare sé stesso. Ma voglio davvero che lo faccia? Voglio davvero che continui a dannarsi per me, mentre io piango come una matta per gli incubi di ogni notte? Io non posso condannarlo a fare questo per il resto della sua vita. Volevo salvargli la vita, no? Ecco un modo per sdebitarmi: farlo allontanare da me. Da me, che non potrò mai ricambiare l’amore e l’affetto che un tempo mi dava. Perché io sono Katniss Everdeen. Un’assassina. Un fredda calcolatrice, a sentire Gale. Scuoto la testa.

“ No, Peeta… tu te ne devi andare, seriamente… Non c’è niente qui per te! Niente! Solo urla durante la notte e mancati tentativi di suicidio! Non è così… non volevo che andasse così…” singhiozzo coprendomi il volto con le mani. Peeta mi sfiora la guancia con le dita. Mi ritraggo. Deve andarsene. Non posso chiedergli di sopportare questo, di vedermi così. Non posso.

“ Non direi che non ci c’è niente qui per me. Ci sei tu.

Scoppio a ridere.

“ Ah, bell’affare eh? Una malata mentale che urla, si divincola, poi si rinchiude negli armadi e…

“ Io ti amo, Katniss. Ti amo.

Il tempo sembra fermarsi. Lo guardo in faccia. Non scorgo alcune traccia di ironia né di sarcasmo nei suoi lineamenti.

“ C… cosa?

“ Ah, non fare finta di non saperlo” mi risponde con un sorrisino.

“ Io… pensavo che dopo il depistaggio…” ciancico. Sento una strana sensazione calda che mi invade il petto. Quasi… speranza.

“ Esatto. Ma… Lo sento. Sento qualcosa, quando ci sei tu, che non sono in grado di esprimere a parole. Ogni volta che ascolto la tua voce, mi batte il cuore a mille. Quando dormi , io ti guardo. E ti sento respirare… e il solo suono del tuo respiro… mi fa impazzire e desiderare di stringerti più forte. Cucino solo perché tu possa dire quanto sono bravo e quanto sono buone le cose che preparo. Mi piace quando arrosisci… insomma, fai di tutto per nasconderlo perché non vuoi mostrarti debole, o fragile, o semplicemente umana. Adoro la tua calligrafia. Cioè, sì, è orribile, ma in qualche modo è ‘tua’… non so. I tuoi occhi… ci muoio per i tuoi occhi, Katniss. Quando mi guardi in quel modo che mi piace tanto… quando non sai come prendere i complimenti che ti faccio… Sbatti le palpebre e cerchi di non sorridere. E in quel momento penso che passerei tutta la vita a vederti fare questo. Io… io sono sicuro di amarti, Katniss. Non ricordo con precisione quello che provavo per te prima. Solo vaghe sensazioni. Ma so quello che provo ora ” dichiara. Non riesco a credere alla portata delle sue parole. Ma è sincero, glielo leggo in faccia. Sto facendo anche in questo momento la faccia di cui mi ha parlato prima? Probabilmente sì, perchè lo vedo troppo concentrato sulla mia bocca. Il mio Peeta. È tornato. O, anche se non è completamente tornato, mi ama. E penso che, per ora, posso ritenermi più che soddisfatta. Ma lui… quanto è bravo, quanto è poetico nel dire le cose. E invece io, l’unica cosa che riesco a fare è provare a non arrossire e abbassare lo sguardo sulle mie gambe. Ma… IO SONO NUDA!

“ Peeta! Sono nuda dentro la vasca!!!” urlo coprendomi con le mani il più possibile. Ma ormai è tardi, penso. Peeta mi avrà già visto prima. Lui scuote la testa, girandosi.

“ Tranquilla, ho cercato di non far cadere gli occhi su… strane parti del tuo corpo. Ma, se proprio devo essere sincero e onesto con te, prima…

“ NON VOGLIO SAPERLO!” esclamo sollevandomi dalla vasca. Mi gira la testa e sono costretta a sedermi sul bordo. Sospiro.

“ Mi devi aiutare. Da sola non ce la faccio”. Odio chiedere aiuto.

“ Ok, non c’è problema!” esclama voltandosi ad occhi chiusi ed allungando le braccia. Lo scruto un po’ dubbiosa.

“ Non ti fidi di me, eh? Andiamo, di qualcuno dovrai pur farlo, prima o poi!” mi punzecchia. Afferro la sua presa e, alzandomi piano piano, riesco ad avvoglermi con i l’asciugamano.

“ Puoi aprire gli occhi, adesso” sussurro. Lui li apre e, sorpreso, mi vede mentre mi getto tra le sue braccia, baciandogli la guancia. Dapprima si irridisce un po’, ma poi si lascia andare e mi stringe più forte. Sì, mi fidavo del ragazzo del pane. Di Peeta. Del ragazzo che mi ama.

 

 



  
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