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Autore: The Pursuit of Happyness    24/09/2013    0 recensioni
Si sentiva schiacciata dalla propria rabbia e le erano rimaste solo due scelte: o distruggeva la sua casa mattone per mattone o se ne andava. Erano solo i sintomi di un'adolescenza troppo complicata.
Genere: Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Era tanto arrabbiata in quel momento che non riusciva nemmeno a rendersi conto della pungente aria invernale che le punzecchiava il viso, non gli dava fastidio l'incrostarsi sulla sua faccia delle lacrime che le erano poco prima sgorgate dagli occhi, non si rendeva conto di nulla. Se le avessero chiesto come era vestita di sicuro si sarebbe dovuta fermare per darsi un occhiata prima di rispondere, tanto era uscita di fretta dalla sua casa. Era fuggita, di corsa, senza dire più niente e portandosi con se solo l'immenso dolore che la stava distruggendo, prima aveva attaccato lo stomaco e poi come un inarrestabile esercito aveva puntato al cuore e infine alla testa. Si sentiva schiacciata dalla propria rabbia e le erano rimaste solo due scelte: o distruggeva la sua casa mattone per mattone o se ne andava. La scelta che ha fatto è lampante. E così ora c'era lei per strada, muta ma con la testa che ribolliva di parole e immagini sfuocate come di un flash back. Vestita con una felpa enorme ma comodissima, un paio di jeans aderenti e con delle scarpe da ginnastica oramai rovinate per le troppe camminate stava andando a passo di marcia senza meta per la strada nemmeno cosciente della propria direzione. Con l'alone del trucco colato e i capelli fuor di modo era completamente avvolta dalla rabbia. Ravanando in tasca trova dei soldi, quelli necessari per un pacchetto di sigarette che va subito a comprare. "Il fumo uccide" dopo averlo letto stette immobile qualche secondo, con il pesante eco di quelle parole che le rimuginava in testa, ma alla fine concluse che quel pacchetto avrebbe al massimo aiutato il concludersi del normale ciclo vitale e iniziò a fumarne la prima sigaretta. A causa del vento che soffiava in modo strano su quel ponte vicino alla zona del porto, il fumo la abbracciò e chi passava non vedeva altro che una nube grigia, da cui spuntavano due gambe esili, muoversi in fretta. Proseguendo le ricerche nelle proprie tasche trovò uno scontrino, qualche carta di caramella e il cellulare. Lo sbloccò e vide che non aveva nessun messaggio, il che la rese molto triste, troppo, e in quella situazione già precaria questo evento non servì altro che per aggravarla; così il cellulare finì per essere stritolato nella mano, pronta a lanciarlo nel fiume, ma all'ultimo ebbe uno struggente senso di colpa per quelle povere canzoni che lei amava che sarebbero finite affogate nelle putride acque di quel fiume, così non gli fece fare nessun volo ma ripose semplicemente il telefono in tasca. Infilò l'auriolare e iniziò a ragionare, a mente fredda, su cosa poteva fare. La cosa più inutile e insensata che poteva fare era disegnare, quindi non trovò motivo per non iniziare. Si sedette sul bordo del marciapiede, tirò fuori da una tasca un piccolo gessetto bianco rubato a scuola e iniziò a lavorare con la fantasia. Il frutto di quel lavoro fu un'immagine che ricordava un fumetto raffigurante due donne che litigano furiosamente posta nel bel mezzo di quel tratto di zona pedonale. Spense la sigaretta col piede e la buttò in mezzo alla strada, dove fu senza alcuna pietà frantumata da un'auto. Si alzò, ammirò il suo capolavoro e con un cenno di apprezzamento ripose il gesso in tasca e riprese a camminare, sempre più lontana da casa e sempre più avvolta dal buio della sera che calava pesante come una palpebra assonnata. Camminò per molto tempo, quello necessario per far sparire la rabbia, il dolore e il nervosismo. Si sedette a un tavolino di un bar che si trovava all'angolo fra due stradine, era carino quel posto, piccolo ma arredato in modo confortevole. Ordinò al giovane barista, con tono imbarazzato, una birra piccola che le fece spendere anche gli ultimi spiccioli che aveva. Una volta sorseggiata si alzò e riprese la via di casa. Ripercorse quel ponte ma non riuscì a vedere il disegno a causa del buio. Piano piano sparì, avvolta nel fumo di un'altra sigaretta, quando a un certo punto sfilò dai pantaloni le chiavi e si infilò nel portone di casa, pronta a rifugiarsi nella quiete che regnava, la quale si sarebbe spezzata come un ramoscello all'imminente arrivo di un nuovo litigio.
   
 
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