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Autore: Swaggg    24/09/2013    2 recensioni
Paura, terrore, solitudine. Emozioni che si provavano stando fermi in una stanza circondata da corpi senza vita. Da corpi che una volta vivevano, parlava e passeggiavano e adesso giacevano su un gelido pavimento della casa di Rose Street. Hanna Lars, era seduta al centro di quella stanza, illuminata dalla luce del sole che proveniva dalla finestra. Era seduta e con le braccia si teneva unite le gambe al petto. Si dondolava sui glutei avanti e indietro disperata. Piangeva ormai da ore per quello che era riuscita a fare. Piangeva perché non aveva più una famiglia. Ma la tentazione era troppo forte, svegliando in lei un sentimento inspiegabile e una reazione da parte del suo cervello che non aveva motivazioni
Genere: Horror | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Epilogo.



 

Continuavano a bussare con colpi sempre più pesanti alla porta, ma in casa sembrava non esserci nessuno. I due cominciarono a preoccuparsi e a guardarsi intorno con occhi smarriti alla ricerca di un qualsiasi vocio proveniente dalla casa, e rassicurare i due che Hanna fosse davvero cambiata, ma all'interno regnava il silenzio, almeno non in una delle camere.

Mentre Justin e Francesco cercavano un qualsiasi modo per entrare, Rebhecca e Hanna erano in bagno, intente a perfezionare il loro make-up che sarebbe servito quella sera visto che avevano in programma di uscire a divertisi, almeno questo pensava Rebhecca.
Dopo minuti interminabili di silenzio, Rebhecca, che era intenta a modificare il suo contorno delle labbra, decise di parlare “Hanna, mi dispiace un sacco per quello che è successo oggi. Davvero, non era mia intenzione..” ma Hanna interruppe quelle scuse sul nascere, perchè avrebbero causato solo l'aumento della sua rabbia portandola ad uccidire con dolore proprio quello che aveva provato lei mentre aveva scoperto la sua migliore amica intenta a scoparsi il suo ragazzo.
Oh, Justin, non sarebbe proprio contento di quello che stava per fare, ma era come un'evocazione come se le spettasse far provare dolore alle persone che lo provocavano a lei.

“Non ti preoccupare, ho gia detto che non fa niente. E' tutto dimenticato” accennò ad un sorriso e si affacciò alla finestra del bagno, giusto in tempo per scogere due figure a lei molto familiari. Cosa ci facevano lì? Doveva fare in fretta o avrebbero provato a fermarla e lei portava sempre a compimento i suoi omicidi. Ma non aveva niente a portata di mano, per uccidere l'amica.
Poteva optare per un'asciugamano e soffocarla, ma voleva vedere il sangue di lei scorrerle da tutte le parti.
Solo in quel modo avrebbe trovato la pace interiore. I suoi pensieri furono interrotti dalla voce dolce di Rebhecca “Hanna, ho qualcosa nell'occhio, puoi vedere cos'è?” Hanna, senza rispondere, si avvicinò all'amica per cercare per davvero cosa ci fosse in quell'occhio,
e poi come un'illuminazione, un'idea le balena alla testa e senza pensarci due volte, le ficca i pollici negli occhi e incomincia a pigiare finchè non sente le urla dell'amica e quasi sente il sangue che le arriva a toccare i pollici.

“Hanna, mi fai male. Hai detto che era tutto dimenticato. Ti prego” l'amica supplicava e si dimenava, ma la stretta di Hanna sulla sua testa era talmente forte da non lasciarle via di scampo.
Il sangue ormai scorreva dalle concavità in cui prima c'erano gli occhi, una visione orribile ma allo stesso tanto gratificante.

“Sono cieca, non vedo più. Sei un mostro” le urlava contro e Hanna stava incominciando a stufarsi di quella ragazza e della suo continuo essere dolce anche quando era arrabbiata ed era nel panico. Rebhecca era frastornata, non vedeva più niente e le bruciava particolarmente la parte colpita.
Piangeva sangue e si disperava per quello che era successo. Solo in quel momento si rese conto di voler andare indietro nel tempo e non voler mai mettersi contro una persona come Hanna.

“Sai Rebhecca, mi ero fidata di te e tu mi tradisci. Nessuno si mette contro di te e anche se eri la mia migliore amica, non ho avuto pietà di te.” Hanna le toccava i capelli e le accarezzava la guancia. Rebhecca era disgustata, impaurita e da un momento all'altro sapeva che la sua morte sarebbe arrivata. Non era pronta, non aveva nemmeno mai fatto veramente sesso, voleva avere dei bambini ma supplicare Hanna aumentava solo di più la sua rabbia.

E all'improvviso, si sentì pizzicare il petto come una grossa lama che l'attraversava.

“Ho trovato queste piccole forbicine appuntite, le usavate per tagliare le unghia dei piedi? Perchè puzza leggermente” e ficcò le forbicine ancora più in profondità nel piccolo petto della ragazza, la quale si sentiva morire ad ogni piccolo movimento di quel corpo estraneo all'interno del suo corpo. Soffocava le lacrime, non aveva nemmeno pensato di urlare convinta che nessuno sarebbe riuscita a sentirla in quel bagno, in quella casa vuota.
E poi si ritrovò a pensare alla sua famiglia che di li a poco avrebbe lasciato, quanto li amava.

“Hai delle ultime parole prima che ti tolga il cuore dal petto?” Hanna, sorrideva compiaciuta.
Osservava quella scena con tanta eccitazione che le scorreva in corpo e stava per commettere l'omicidio più orribile del mondo,
ed era felice di essere stata lei a portare questo omicidio che si sarebbe sparso velocemente per il mondo.

Rebhecca cercò le parole che le erano rimaste dentro, cercando le forze per riuscire a parlare nonostante il dolore la soffocasse.

“Sì...puoi dire ai miei genitori che li amo? È tutto quello che chiedo”

“Perfetto” e con un movimento, Hanna tolse le forbicine. che erano poco prima nel petto della ragazza che urlò dal dolore, e con agilità infilzò la sua mano nel buco fatto nel petto, dal quale scorreva una cascata di sangue rosso chiaro, e appena toccò il cuore una scarica di adrenalina le percorse tutto il corpo.

“Addio mia cara amica” e con un gesto fulmineo, strappò il cuore e se lo ritrovò in mano in un fiume di sangue. Che bella sensazione, si disse Hanna, sorridendo fra se. Il corpo di Rebhecca era caduto inerme sul pavimento sporcandolo tutto di sangue.

E guardando quella visione e uscendo dal suo trans di assassina, Hanna di rese conto di quello che aveva fatto. Incominciò a piangere, accovacciandosi al lato della migliore amica e baciandole le guance sporcandosi le labbra del sangue di lei. Avvolta da un alone di sensi di colpa, la ragazza andò nella camera da letto di Rebhecca, prese dei fogli e una penna e corse in cucina.
Si sedette su uno sgamello e incominciò a scrivere una lettera; a Justin, a Francesco e ai genitori di Rebhecca. Sentì la porta aprirsi con un tonfo e la voce di Justin che chiamava a squarcia gola il suo nome.
La sua voce, la tenne a mente per non dimenticarla mai. Si affrettò a prendere un coltello appuntito dal primo cassetto della cucina e senza persarci due volte, si accoltellò più e più volte allo stomaco e al petto centrando proprio il cuore. Si era sentita così libera solo tra le braccia di Justin. Ma questa era una liberà diversa, si sentiva libera da tutti i demoni che l'avevano accompagnata durante la sua vita. Stava morendo, o forse era gia morta e osservava la scena dall'alto, ma una cosa era certa: i sensi di colpa se ne erano andati e lei era felice.

Nel frattempo Justin e Francesco erano saliti al piano di sopra, e avvolti dalla nausea avevano sentito la puzza di sangue dalle scale ed erano subito accorsi, trovandoo il cadavere della piccola Rebhecca steso sul tappeto del bagno. Girarono lentamente il suo corpo, per vedere questa volta,
come Hanna avesse ucciso la sua vittima. Rimasero disgustati da quello che avevano davanti, questa volta Hanna aveva superato il limite e non sarebbe rimasta viva a lungo appena Francesco l'avesse trovata. Inconsapevole di quello che al piano di sotto era successo.
Scesero al piano di sotto, avvolti da un alone di tristezza per quella ragazza che da tempo aveva occupato i loro cuori e si diressero in cucina,
dove le traccie di sangue, probabilmente della vittima, erano ben visibili sul pavimento di quella casa. Si guardarono intorno, per paura che sarebbe ricomparsa da un momento all'altro, il cuore di Justin batteva all'impazzata per la paura ma anche per la speranza che non le fosse successo niente. E la sua speranza cadde, quando sul pavimento trovò un altro cadavere, questa volta, quello della sua Hanna.

“Hanna? Hanna?” si era accasciato di fianco al suo corpo e la chiamava preoccupato, mentre Francesco guardava la scena dall'alto con gli occhi lucidi e una mano davanti alla bocca per la disperazione. Aveva perso l'unica figlia che aveva e che aveva imparato ad amare col tempo nonostante avesse cercato di ucciderlo. Ma l'amava con tutti i suoi demoni.

“Justin...” Francesco provò a chiamarlo ma Justin aveva preso la testa di Hanna e se l'era poggiata sulle gambe e la cullava, come a credere che non fosse successo davvero.

“Justin, adesso è libera dai demoni” Francesco cerò di farlo ragionare, ma Justin non voleva sentire ragione. L'amava...l'amava più di qualsiasi altra cosa, e sembrava essere cambiata e ricambiare il suo amore e allora perchè si era uccisa? Questo nessuno dei due se l'era riuscito a spiegare.

Justin piangeva e guardava inerme la figura minuta della sua Hanna, che ad occhi chiusi e le labbra schiuse giaceva nel mondo degli inferi.

Francesco percorse mentalmente la sua vita con la presenza di Hanna, e le lacrime avevano raggiunto anche le sue gote, scendendo giu ininterrottamente. Si asciugò le lacrime con il dorso della mano, e notò un piccolo foglio bianco, macchiato di sangue, poggiato sul davanzale della cucina.
Lo prese e incominciò a leggerne il contenuto. Se le sue lacrime si erano fermate, incominciarono a riscendere impetuose senza mai smettere, e per quanto fosse felice che Hanna non avrebbe mai più fatto male né a lui né a nessun altro, si sentiva completamente disperato per la perdita di una figlia che non aveva mai avuto.

“Justin?” Francesco attirò l'attenzione del ragazzo, che incrociò i suoi occhi rossi con quelli bagnati di lui.
L'uomo porse la lettera a Justin che tirò su con il naso e incominciò a leggere, riconoscendo subito di chi fosse la scrittura:


 

“Dedico questa lettera scritta disordinatamente a Francesco, a Justin e ai genitori di Rebhecca. Francesco, volevo chiederti scusa per tutti i guai che ti ho fatto passare, per tutte le volte che ci andavi tu di mezzo quando la mia rabbia superava il limite. Di tutti gli omicidi che hai dovuto vedere, di quelli che hai vietato che accadessero, delle persone morte che hai visto ai miei piedi. Mi dispiace tantissimo, solo adesso percepisco quanto tu abbia sofferto per davvero. Dovrei ucciderti perchè hai letto il mio diario proibito, ma quando leggerai questa letterà non sarò più in vita. Volevo inoltre ringraziarti per essermi stato accanto durante la mia vita, sostituendo la figura di mio padre e ti voglio bene, non ti dimenticherò mai e porterò il ricordo di te mentre pulisci casa.

Justin. Oh Justin, ci sarebbero tante cose che vorrei dirti ma ho poco tempo perchè siete qua fuori ed io devo morire. Perchè devo morire? Perchè grazie a te ho conosciuto i sensi di colpa che mi hanno ucciso dentro dopo che ho tolto la vita a Rebhecca. Sapevo che i demoni sarebbero tornati ma il senso di colpa di avervi fatto vivere una vita di inferno è molto più forte, per questo mi sono uccisa. Per non darvi più dolore. Ma, mio caro Justin, devo ringraziare anche te, che nonostante tu abbia scoperto la mia natura odiosa tu non sia scappato e nonostante abbia cercato di ucciderti tu mi hai amato e mi hai insegnato cosa significasse amare una persona che ama solo uccidere. Ti amo Justin, più di quanto credi e di te porterò il ricordo di quei tanti mini baci che mi hai dato quando ci siamo salutati dopo la scuola. Non ti dimenticherò mai amore mio. Adesso dovete fare una cosa per me. Prima di morire Rebhecca mi ha chiesto il favore di dire ai genitori che lei li amava, potreste farlo per me? Vi amo tanto, e grazie davvero per i bellissimi momenti che abbiamo trascorso lontani dai miei demoni


 

Vostra Hanna”


 

Justin ormai non vedeva quasi più niente a causa delle lacrime che scorrevano irrefrenabili sulle sue guancie andando a finire sul viso di Hanna. Era disperato, disperato di aver perso l'amore della sua vita nonostante i suoi difetti fossero orribili.

“Justin, dovremmo andare se non vogliamo finire in prigione per due omicidi” Francesco si era tranquillizzato, anche se tutto il dolore della perdita lo uccideva dentro. Justin annuì concordo e lasciando un piccolo bacio casto sulle labbra fredde e sporche di Hanna, si alzò e seguì a grande velocità Francesco fuori da quella casa. Avrebbero dovuto lasciare la città e qualsiasi cosa si trovasse di importante, perchè ricordare per i due era davvero doloroso. Volevano allontanarsi dalla realtà e conservare un bel ricordo di Hanna, non quello di lei assassina o distesa inerme su un pavimento gelido.
No, volevano conservare i ricordi di lei dove in quei momenti era normale ed era felice, in quei momenti dove i demoni non erano sempre pronti ad attaccare per lei.

 
My Space
La mia assenza è stata imperdonabile. Non volevo finire questa storia
perchè mi ci ero affezionata particolarmente, ma non ho più trovato una continuazione e così
ho deciso di finirla qui. mi dispiace se molte di voi sono rimaste male della fine
ma qualcuno doveva morire. Molte di voi sa che odio i finali felici e contenti e questa storia non era proprio
destinata ad un felice e contenti. Quindi spero che vi sia piaciuto anche questo capitolo.
Una piccola recensione? Ringrazio tutte quelle che mi hanno seguito e continueranno a seguirimi :)

Alla prossima
Much love
Giuls <3
   
 
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