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Autore: giormoments    24/09/2013    2 recensioni
[Pianist!Louis | Stripper!Louis | Ispirata da Beautiful Life degli UnionJ] Partecipa al Louis!Fest indetto dal Wanki!Fic
L’idea del Conservatorio è sfumata in pochi secondi.
Se lo ricorda ancora, Louis, quel giorno. Era una giornata soleggiata, i raggi del sole gli avevano carezzato il viso pulito, glabro, l’avevano svegliato con il loro calore ed il buonumore sembrava aver stretto il suo cuore. Gliel’avrebbe detto. Avrebbe detto a suo padre che voleva suonare, voleva studiare musica, che il pianoforte era e doveva essere la sua vita.
Ci avevano messo poco, però, ad addensarsi le nuvole nei suoi occhi.
Il padre l’aveva freddato con una semplice frase: “Studierai scienze politiche, poi verrai a lavorare con me nel mio partito”. Semplice, chiaro e conciso.
Freddo, una stilettata al cuore, senza alcuna cura, premura, amore paterno.
Genere: Fluff, Romantico, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Questa volta, le note d'autrice le metto all'inizio, perché ho qualche cosa da specificare prima che leggiate.
• Prima di tutto ci tengo a ringraziare gli Union J. Questa OS di quasi tremila parole è ispirata a Beautiful Life, come avrete capito dall'intro.È un prompt offerto dal Wanki e devo essere sincera, conoscevo solo Carry You prima (Crissi, sentiti tirata in causa. Grazie, ancora) ma Beautiful Life è qualcosa di meraviglioso. E me li ha fatti amare. Quindi sì, ora all'elenco dei life ruiner ci sono anche questi quattro.
• Ho notato che alcune mie storie hanno raggiunto delle visualizzazioni altissime (Tongue lessons, Take my hand, Like you've never gone, 'The biggest load of bullshit I've ever heard', For the first time, Larry Stylinson is real) quindi grazie grazie grazie grazie, mi fa piacere ♥
• Ringrazio di cuore tutti coloro che mi hanno inserito tra gli autori preferiti. Siete 65 cavolo, SESSANTACINQUE. Grazie mille, davvero.
• Ultima cosa: ho creato oggi il mio account Ask.fm. Trovate il link nella bio, ma sono buona quindi ve lo copio qua: Ask.fm

Bene, vi lascio alla storia. Stavolta troviamo un Louis, soffocato dagli obblighi che un padre tiranno gli impone, che decide di ribellarsi spogliandosi in un locale, spero vi piaccia (ho riletto ma sicuramente mi è sfuggito qualche errore, se avete la pazienza di segnalarmeli ve ne sarei grata) ♥



 


 
But there's a lot behind those big blue eyes

 
Per Louis Tomlinson la vita è sempre stata molto facile.
Ottimi voti a scuola – si è sempre impegnato tanto per mantenere la sua media scolastica relativamente perfetta –, le feste solo di venerdì e sabato sera, e sempre a casa prima della mezzanotte, sport e pianoforte.
Per Louis Tomlinson la vita è sempre stata molto facile. Fino al diploma.
Chi lo osserva da fuori potrebbe pensare che, dopo aver preso quel pezzo di carta, tutto avrebbe continuato ad essere facile. Ma non Louis.
Ha mollato lo sport. Aveva bisogno di tempo per studiare, e tra il pianoforte e lo sport era ovvio che fosse quest’ultimo a saltare.
Lui avrebbe voluto studiare al Conservatorio, portare avanti la sua passione per la musica e per quello strumento meraviglioso, bianco e lucido che ospitava nella sua stanza da quando ne ha memoria.
Avrebbe voluto che fosse quello, il suo modo di guadagnarsi da vivere, il pane da mangiare. 
Mantenersi facendo quello che gli piace, mettendo a nudo la propria anima davanti ad occhi estranei, facendosi conoscere per la musica che suonava e non per il cognome, un’etichetta che gli era stata attaccata addosso appena venuto al mondo. Un’etichetta che, in tutta sincerità, iniziava a tirare, a strapparsi, ad andargli troppo stretta.
L’idea del Conservatorio è sfumata in pochi secondi.
Se lo ricorda ancora, Louis, quel giorno. Era una giornata soleggiata, i raggi del sole gli avevano carezzato il viso pulito, glabro, l’avevano svegliato con il loro calore ed il buonumore sembrava aver stretto il suo cuore. Gliel’avrebbe detto. Avrebbe detto a suo padre che voleva suonare, voleva studiare musica, che il pianoforte era e doveva essere la sua vita.
Ci avevano messo poco, però, ad addensarsi le nuvole nei suoi occhi. 
Il padre l’aveva freddato con una semplice frase: “Studierai scienze politiche, poi verrai a lavorare con me nel mio partito”. Semplice, chiaro e conciso.
Freddo, una stilettata al cuore, senza alcuna cura, premura, amore paterno. 
Si fa come dice lui, punto e basta. 
La vita di Louis, dalla nascita, è sempre stata così. Ha il mondo davanti, tutta la fortuna su un piatto, pronta per lui, ma i soldi che ha, i soldi che suo padre si è guadagnato con le sue orazioni, sorridendo, convincendo e stringendo mani, non cambieranno proprio niente. Non gli permetteranno di avere quello che vuole, al contrario di quello che pensano tutti.
Ha un fondo fiduciario a sei zeri, ma nessuno con cui condividerlo. Nessuno a cui comprare un regalo a sorpresa. Nessun amico, nessuna ragazza – escluse quelle che suo padre gli ha sempre presentato e che lui, che è gay ma il suo vecchio non lo sa, ha sempre gentilmente rifiutato – nessuno nel mondo. Nessuno si è mai interessato a Louis, ma solo a Louis Tomlinson.
E Louis si dà dello stupido, perché per un secondo ci aveva sperato. Aveva sperato, nel profondo del suo cuore, con l’innocenza di un bambino, di una persona che il mondo non l’ha visto davvero, che suo padre potesse accontentare un suo desiderio. Che alla fine non era un desiderio, ma un bisogno. Viscerale, profondo. 
Louis se la ricorda bene la sensazione di prurito alle dita quando non suona per qualche giorno, l’impulso naturale di muoverle anche su una superficie liscia, che sia il tavolo della cucina o il suo banco all’università.
Ah, sì, perché poi alla fine a fare scienze politiche Louis c’è andato davvero.
Senza impegnarsi, senza fare niente di niente: il suo nome lo ha preceduto.
E così ogni mattina si sveglia nel letto morbido e soffice della sua stanza del dormitorio, si sciacqua il viso e nasconde il vero Louis mettendo una maschera. Un viso che non è il suo per coprire il vuoto che ha dentro, la desolazione nel suo sguardo e la rassegnazione della sua anima.
Perché tutto quello che ha visto Louis, lo ha visto in televisione. Tutti gli amici, se di amici si può parlare, li vede sui giornali, sulle pagine di gossip, paparazzati con questa o quella nuova fiamma. E Louis non ne può più, perché quel mondo non è il suo, non si sente a suo agio, è così pieno di finzione ed ipocrisia che gli viene la nausea ogni volta.



Dopo il primo semestre, Louis decide di ribellarsi a suo padre.
O meglio, di fare qualcosa che lui vuole fare e per il quale non gli serva la sua fottuta approvazione. 
È una sera di febbraio e Louis è fuori con i compagni della confraternita. Stanno andando al teatro, dove suonano ogni tipo di musica. Se non può suonare, almeno deve avere la possibilità ascoltare il tono dolce, mite e confortevole del suo strumento.
Il locale accanto al teatro lo colpisce come un pugno in un occhio. Luci al neon rosa, azzurre, verdi, di ogni tipo di colore recitano Calypso e attirano le pupille verso di loro.
Non gli ci vuole molto a capire che tipo di locale sia.
Non vorrebbe abbassarsi a tanto, ma da tempo ha deciso di mettere dei soldi da parte, dei soldi che siano solo suoi, pianificando, un giorno, di potersi staccare dalla stabilità economica che rappresenta la vita già pianificata che è costretto a vivere.
Ci torna la sera dopo, da solo. Paga il biglietto e si accomoda al bancone, dove un ragazzo che ha più o meno la sua stessa età gli serve un alcolico.
Si guarda attorno e vede camerieri poco vestiti che passano tra i tavoli con un vassoio in mano, servendo drinks a donne di ogni età.
Qualche minuto dopo le luci si abbassano e sul palco appare un gruppo di uomini che, al ritmo di una musica lenta e sensuale, si spogliano.
Lentamente, un capo alla volta, gettandoli poi tra il pubblico dove le signore sovraeccitate li afferrano.
"Sei interessato?" chiede una voce roca alle sue spalle.
Louis si volta, come scottato dall'essere stato notato, e fulmina con lo sguardo il ragazzo che gli ha appena parlato.
Questo alza le mani e "Scusa, non volevo disturbarti" aggiunge con un sorrisetto sulle labbra rosse, che fanno venire l'acquolina al maggiore.
Questo scuote la testa e si scusa, "non volevo essere scortese".
Si riaccendono le luci e Louis si rende conto solo in quel momento della bellezza innegabile dell'altro ragazzo, che replica con un'alzata di spalle e "Tranquillo" lo rasserena, sorridendo di nuovo e facendo spuntare una fossetta dolcissima sulla guancia sinistra. A Louis viene voglia di baciarla.
Si guardano per qualche secondo, gli occhi si esplorano timorosi e si crea un silenzio che definire imbarazzante sarebbe riduttivo.
È il ragazzo dall'altra parte del bancone a rompere il silenzio, presentandosi: "Mi chiamo Harry" e gli porge la mano.
Il castano la stringe e "Louis" si presenta a sua volta, sorridendogli. "Sai per caso se c'è qualche posto vacante, qui?" chiede poi, voltando le spalle completamente al palco e dedicando la sua completa attenzione a quel ragazzo davanti a lui. 
Si prende qualche secondo per osservarlo mentre prepara dei cocktails dai colori accesi al cameriere, pelle scura e occhi grandi, che li ha appena richiesti.
Harry indossa dei jeans neri strettissimi ed un gilet di paillettes rosse. Gli verrebbe da ridere, a pensare ad un uomo vestito così, ma Harry sta così bene... E poi sembra così a suo agio, ride e scherza con tutti, si muove con destrezza tra bottiglie e bicchieri.
"Non so, ma se vuoi ti faccio parlare col capo. Devi aspettare fine serata però" lo avverte, e Louis non vede nessun problema a rimanere lì fino alla chiusura.
Quando riesce finalmente ad incontrare il capo - un uomo sulla quarantina con un fisico ancora ben piazzato, chiaramente omosessuale - questo lo squadra da capo a piedi.
Da quel momento, Louis diventa uno spogliarellista del Calypso.


Si spoglia, si toglie lentamente ogni capo e si meraviglia di come riesca a far scivolare la stoffa via dal suo corpo senza inciampare, senza vergognarsi.
Ondeggia i fianchi sensualmente, a ritmo di musica mentre sente tanti occhi puntati su di lui.
Dopo quella prima volta, tutte le sere del weekend si susseguono nello stesso modo. Louis fugge dalla confraternita con qualche scusa, va al Calypso, beve qualcosa con Harry e va a prepararsi per il suo numero con gli altri ragazzi. Poi si spoglia davanti a tutti, rimanendo solo con un perizoma. 
Dopo qualche giorno, mentre si esibisce e muove con sensualità i fianchi, si accorge che un paia di occhi più di tutti non lo perdono di vista: quelli di Harry.



C'è il mondo negli occhi di Louis. C'è di più di quello che il volto infelice vuole mostrare. Ne ha la certezza, Harry, due settimane dopo, quando riesce ad intrappolare il corpo di Louis contro un muro e baciarlo.
Ha imparato a conoscerlo e a volerlo in quei giorni, in quei momenti che solo loro due condividono.
Louis gli stringe le braccia attorno al collo e lo attira più vicino, mentre Harry gli saggia le labbra con la lingua e tocca le spalle del castano con le mani grandi. Dalle spalle scendono sui fianchi e li stringono solo per il puro gusto di avere il maggiore sempre di più contro di sé.
Finalmente, entrambi respirano davvero. Harry - una famiglia spezzata dall'abbandono di un padre - trova un motivo per sorridere davvero.
Louis, invece, trova qualcuno che lo apprezzi per quello che è davvero, e non per il suo nome ed il suo conto in banca.
Da quel giorno, ogni volta che Louis sale sul palco e si muove, non lo fa per le signore sotto al palco che stravedono per lui e gli lanciano bigliettoni verdi solo per vederlo ballare, ma lo fa per il ragazzo con le labbra rosse e gli occhi verdi e dolci che gli sorride da dietro il balcone e che ogni giorno, con ogni bacio, con ogni respiro, gli fa battere veloce il cuore.



Harry e Louis parlano di tutto.
Delle loro famiglie, di quello che piace o non piace loro, dei loro sogni e delle loro speranze. 
Ne parlano al parco, al locale, nei camerini o al bancone. Stanno insieme quando vogliono, quanto vogliono ed imparano a conoscersi e ad amarsi.
Louis vede casa di Harry un mese e mezzo dopo il suo arrivo al Calypso. Non è né troppo piccola né troppo grande, vivibile anche da più persone.
Certo, non che Louis abbia il tempo di mettersi a contare i metri quadrati, visto che le mani di Harry sono ovunque sul suo corpo e la voglia di farci l'amore è quasi insopportabile.
Il minore lo trascina verso quella che immagina essere la camera da letto e, ridendo, Louis lo spinge seduto sul letto.
Il riccio lo guarda famelico, si morde le labbra quando capisce le intenzioni del maggiore.
Louis, in piedi a pochi centimetri da Harry, inizia a spogliarsi per lui, lentamente, facendolo attendere anche più del dovuto. Il desiderio aumenta ma Louis vuole andarci piano, fa scivolare via la stoffa sulla pelle e si lecca le labbra, senza staccare lo sguardo da quello liquido del minore. 
Si spoglia davanti ad Harry, si spoglia per Harry, per la sua bellezza interiore, per i suoi occhi spalancati, per le mani impazienti ed il cuore che batte fortissimo.
L'ultimo capo ad abbandonare il suo corpo è quello che Louis non abbandona da anni, nemmeno quando è solo con se stesso: la sua maschera.
Concede ad Harry di guardargli dentro, dritto negli occhi e il fondo della sua anima, si toglie davanti a lui la maschera che anni di falsità e pregiudizi gli hanno imposto. 
Da quel momento, l'unica cosa che gli è concesso avere addosso, è Harry.



Quello che Louis impara, stando insieme ad Harry, è che la vita è bella.
La vita, quando hai qualcuno che ti sta accanto, che ti prepara la colazione dopo aver fatto l'amore ed aver dormito abbracciati, qualcuno a cui lasciare un bacio a fior di labbra prima di andare a lezione, qualcuno a cui mandare un messaggio con scritto solo "ti amo" ed immaginare il sorriso che spacca quelle labbra rosse che ha fatto sue così tante volte che ne ha perso il conto, qualcuno al quale stringersi la sera prima di crollare addormentati.
La vita è bella da quando la condivide con Harry.
Il riccio ha curato il cuore di Louis, gli ha fatto vedere il mondo che c'è là fuori, oltre i padri arroganti e gli obblighi.
Harry ha imparato che dietro quegli occhi blu c'era molto altro guardandolo suonare il pianoforte. Ed è immediato, per Harry, capirlo: Louis è nato per fare quello. È nato per accarezzare dolcemente quei tasti bianchi e neri con una naturalezza che il riccio ha definito disarmante, con una passione impressionante.
Per questo Harry spinge Louis a parlare con sua madre, almeno. Lo convince a provare a farle capire che per lui, suonare il pianoforte, è vitale. Che entrare in politica non gli interessa.
Per questo, due mesi dopo, mentre Louis ed Harry sono seduti al tavolo di casa del minore a fare colazione, arriva una telefonata da parte della madre del maggiore: ha ottenuto il divorzio dal marito.



Louis ha realizzato il suo sogno più grande.
Studia al Conservatorio da tre mesi e mezzo ed ha ristabilito i rapporti con la sua famiglia. Beh, con tutta la famiglia tranne che con suo padre, che dopo il divorzio si è trasferito in un appartamento dall'altra parte della città e manda alimenti alla moglie abbastanza consistenti per sostenere le spese familiari, le rette scolastiche delle sorelline e, sì, anche il Conservatorio di Louis.
Il castano è felice come non mai, ogni volta che apre gli occhi la mattina.
Si sveglia e da circa sei mesi lo fa con Harry accanto. Praticamente vive ancora a casa sua - su esplicita richiesta del riccio - si svegliano nello stesso letto per poi ritrovarcisi la sera, stanchi ma felici perché è vero, la vita è bella ed hanno la forza necessaria per affrontarla insieme, l'uno nelle braccia dell'altro.


 
  
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