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Autore: LittleMissMaddy    26/03/2008    0 recensioni
Proprio quando Pansy Parkinson è convinta di aver raggiunto un minimo di stabilità nella sua vita ( un buon lavoro, niente ragazzi e tanta cioccolata ), ecco che sua madre, degnamente spalleggiata dalla sua migliore amica, Daphne Greengrass, ci mette lo zampino, riuscendo a sconvolgere il suo precario equilibrio.
Riuscirà la nostra eroina ad uscirne viva, scapola e contenta?
( Senza compiere omicidi, s'intende ).
Genere: Romantico, Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Serpeverde | Coppie: Draco/Pansy
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Genere Romantico, Commedia.
Rating Giallo.
Personaggi Pansy Parkinson/Draco Malfoy e compagnia.
Timeline Post Hogwarts.
Spoiler Nessuno, per ora.
Disclaimer I personaggi appartengono tutti, sfortunatamente, alla cara J.K. Rowling.




Maybe someday ( you and me can run away )



“Oh! E dimmi, Anthony, che tipo di lavoro fai?”
“Ho appena ricevuto un incarico molto importante. Il mese prossimo verrò spedito in Finlandia per studiare un nuovo tipo di batterio presente nelle feci di alcuni Ungari Spinati!”
“.. Ah. Interessante. Ehm, vuoi un po' di Budino?”
“Grazie, sì!”

“Allora, tu hai preso l'insalata, l'arrosto, e il creme caramel ..”
“...”
“Io invece ho preso solo l'insalata, ho bevuto un bicchiere e mezzo di vino elfico, e un tartufo al cioccolato. Ah, e mi è sembrato che tu abbia ordinato anche le fragole, ma le hai mangiate solo tu e quindi .. Beh sì, la tua parte è di ventotto galeoni e quattro falci, mentre la mia è di undici galeoni e uno zellino. D'accordo? Hai gli spicci esatti?”
“...”

“Oh, scusa, sono in ritardo.”
“No, tesoro, sei arrivata in tempo!”
“Ma .. Sono in ritardo di quasi due ore.”
“Oh, no!”
“Massì!”
...
“Sai, Pansy, tua madre mi ha detto che sei molto carina, ma non credevo tu fossi così carina. E' stupefaente.”
“Come, scusa?”
“Stupefaente, dico.”
“Certo. Grazie. Anche tu. Molto.”
“Mi piace davvero tanto il modo in cui i tuoi capelli ti scendono sulle tette.”
“Ho i capelli corti.”
“Dev'essere il tuo scialle, allora.”
“Sì .. Chiediamo il conto?”

“I tuoi occhi sono così .. Scuri. E .. Profondi. Non credo di aver mai visto due occhi così .. così ..”
“Così neri?”
“Non era quello che volevo dire, ma sì.”
...
“Ma tu credi nell'Amore a prima vista?”
“Beh, puoi provare a ripassarmi di fronte, non si sa mai”

“Cosa ne pensi della Guerra dei Troll in India?”
“Ecco, io ..”
“Sì, anch'io! Siamo dello stesso avviso, vedo. E' bello conoscere persone come te, sai? Siamo davvero in sintonia, Pansy.”
“Certo, anche io penso che ..”
“Oh, sì, è proprio quello che volevo dire io! Mi hai letto nel pensiero! Allora, quanti figli vorresti sfornare, piccola?”
“Devo andare ad incipriarmi il naso, scusa.”

Pansy chiuse la porta del bagno delle donne con un calcio, si incamminò verso il primo lavandino lucido che le capitò a tiro ed aprì il rubinetto. Posò le mani sulla superficie marmorea e rovesciò lo sguardo "così scuro" sulla propria figura riflessa nello specchio.
Poi, con una certa veemenza, esclamò: “Che tu sia maledetta, Daphne Greengrass!”
Ma come diavolo c'era finita in quell'incresciosa situazione?

*

( Due settimane prima )

Pansy Parkinson trovava davvero irritante tornare a casa, il pomeriggio, ed essere accolta dalle sciocche risatine che da “sempre” punteggiavano le conversazioni tra la signora Parkinson e qualsiasi altra persona sulla faccia delle terra che avesse l'onore di finire nella ragnatela di pettegolezzi della suddetta temibile matrona.
Se c'era qualcosa che riusciva ad irritarla ancora di più era trovare Daphne Greengrass, come quel tardo pomeriggio d'Estate, accovacciata accanto a sua madre nel Giardino, di fronte ai cespugli di biancospino intenta a potare nuove piantine - il tutto, attorniata da una strana aura di estrema frivolezza più intensa del solito.
Così, decisa a non farsi immischiare in alcun modo, la Parkinson ignorò deliberatamente le risatine sciocche delle due, e si accomodò in cucina, osservandole di tanto in tanto dalla finestra, senza tralasciare una punta di sospetto.
“Oh, Daphne cara, vorrei tanto che Pansy fosse femminile quanto te!”, sentì dire alla madre, e quasi si strozzò dalle risate bevendo il suo caffè. Scostò la tazzina e guardò fuori, muovendo silenziosamente le labbra in quella che sapeva già essere la prossima risposta della Greengrass, ovvero: “La ringrazio tanto del Complimento, ma Pansy è così .. così!”.
Era una di quelle poche frasi che Daphne adoperava sempre. Perché, in realtà, non era affatto raro che qualcuno mettesse a confronto lei e la sua migliore amica.
Pansy fece finta di nulla, quindi, e riprese a sorseggiare amabilmente il suo caffè, leggendo il quotidiano e beandosi del suo attuale status di donna invisibile.
“Come va con il caro Pucey?”
“Meravigliosamente, davvero. Se tutto va bene, ci sposeremo l'anno prossimo!”
“Ah, fortunata ragazza. Quanto vorrei che anche la mia Pansy conoscesse l'anima gemella!”
“Beh, Pansy non esce con un ragazzo da un anno, o giù di lì ..”
“Non me lo ricordare, Daphne cara. Se penso al caro Draco .. Rifiutato! Draco Malfoy! Cissy è impazzita di dolore, non ha voluto mangiare per una settimana!”
“Oh, già. E' ancora uno dei più ambiti scapoli sulla piazza, insieme a Teddy e Bes.”
“Theodore e Blaise sono due scavezzacollo!”
“Ne sono profondamente convinta, ma sono ancora i più desiderabili.”
“Già ..”
La signora Parkinson sospirò pesantemente.
Questo, - Pansy lo sapeva bene - significava che stava per lasciarsi andare ad una crisi di “Oh, se solo la mia cara Pans ..!” interminabile.
Abbassò il giornale e lo piegò di malavoglia, abbandonando subito dopo anche la tazzina ormai vuota. Guardò verso la finestra, con repulsione, e poi verso la porta con che connetteva la cucina al resto della Casa con altrettanto desiderio. Si alzò lentamente, cercando di far meno rumore possibile, e si incamminò in favore dell'uscita. Si guardò nuovamente alle spalle, furtiva, e fece per incalzare la via verso la libertà, ma venne prontamente fermata dal proseguimento di quella disgraziata conversazione.
“Ho un'idea!”, trillò Daphne allegramente.
“No, non me lo dire.” sussurrò stizzita Pansy.
“Davvero? Quale?”
“No, mamma, non le dare ascolto” gemette la poveretta.
“Potrei presentare io qualche giovane simpatico a Pansy, ne conosco tanti !” propose Daphne, con la consueta dolcezza, ignorando involontariamente le tacite suppliche dell'amica.
“Oh, lo faresti davvero? Che cara, carissima ragazza! Daphne, io non so cosa farei senza di Te. Davvero. Resterai a cena?”
“No!” sbottò automaticamente Pansy, uscendo allo scoperto solo per un attimo per poi zittirsi subito dopo. Si strinse allo stipite della porta e si guardò attorno, spaventata.
Fuori, dal giardino, sentì sua madre rispondere “Pansy cara? Sei in casa?”
“Oddèi. Oddèi. Cosa faccio?”
“Pansy?”
“No, non .. Sì, cioè, certo che ci sono! Mamma!”
“Tutto bene?” cinguettarono in coro le due, affacciandosi dalla porta finestra che dava sui cespugli che avevano appena abbandonato.
“C'è anche Daph? Ciao! Scusate il casino, ma .. Eh .. Mi sono macchiata di caffè!”
“Ma dove? Io non vedo nessuna macchia!”
“Ah, davvero? Per fortuna. E' un bel sollievo, non trovate?”
“Oggi sei strana, Pan.”
“Sì, è che sono molto stanca. Quel Weasley idiota mi ha fatto sgobbare tutto il giorno, su e giù per la Gringott!”
“Capisco. Beh, tua madre mi ha appena invitato a cena, quindi direi che è meglio se l'aiutiamo un po'”
“No, no, accidenti, a che cosa servono altrimenti gli Elfi Domestici? Ormai lavoro più io in questa casa che loro! Capisco tutto, ma quella Granger non può certo costringere voi belle ragazze di fronte ai fornelli!”
“Mamma, noi andiamo in Salotto.”
“Va bene, cara. Dammi un bacio, però!”
Pansy fulminò con lo sguardo la madre e lanciò un'occhiata supplichevole a Daphne. La biondina si limitò a stringersi nelle spalle e a dedicarle un sorrisino malizioso. Così si vide costretta ad acconsentire, muovendosi di malavoglia presso la genitrice che al suo accostarsi allargò le braccia magre cercando di intrappolarla tra di esse. La moretta evitò il contatto con quelle "zampe malefiche" e si limitò a scoccarle un frettoloso bacio sulla guancia per poi fuggire rapidamente al primo accenno di abbraccio stritolante. Daphne rise di lei e la seguì in Salotto, dove la prima si buttò con una certa noncuranza su un divanetto, e l'altra si accomodò graziosamente sull'altro, posto perfettamente di fronte.
“Daphne, cosa sarebbe questa grande idea?”
“Come?”
“Sai esattamente di cosa sto parlando.”
“Non sta bene origliare le conversazioni altrui, Pan”
“Quand'è che la finirai di distribuire nomignoli così idioti a chiunque ti capiti a tiro? Ne hai uno anche per Adrian? Tipo, chessò, Dàdà? Anzi, no, Addie? Drìdrì?”
“Pan, chiudi il becco, per una buona volta”
“Okay. Allora, mi vuoi dire che cosa state macchinando?”
“Senti, sarà facile. Basta che tu ci esca, e se non ti piacciono, tanti saluti. No?”
“Daph, ma io non ne ho nessunissima voglia. Sono occupata con il mio lavoro!”
“Sì, ma sei in età da marito. E ancora per poco, se posso dirtelo. Hai già ventitrè anni!”
“Daph, i Babbani si sposano anche a cinquant'anni, volendo”
“Ma tu non sei una Babbana!”
“Lo so, mia carissima ochetta, ma non ho comunque l'intenzione di sposarmi. Mi ci vedi a fare la donna di famiglia?”
“E perché no?”
Pansy alzò gli occhi al cielo, reprimendo l'impulso primordiale di sbattere la graziosa testolina bionda della Greengrass contro il muro.
Annaspando alla ricerca di un pizzico di self control, la moretta allisciò le pieghe dei jeans indossati, che tanto ferivano gl'occhi al confronto con il vestitino di tulle indossato dall'amica che le sedeva di fronte.
“Daphne, leggi i movimenti delle mie labbra: Io. Non. Voglio. Sposarmi.”
“Credo di averlo capito quando hai mollato Draco una settimana prima del Matrimonio”
“Non ne parliamo!”
“Come credi di poter sopravvivere, se non ti sposi?”
“Non siamo nel millesettecento, Daph.”
“Questo è il mondo magico. Tutto si è fermato a quell'epoca. Credi davvero di poter evitare il matrimonio? E' già un miracolo che tua madre non ti abbia uccisa quando hai mandato tutto a monte con Malfoy, due anni fa!”
“Ti ho detto che non ne voglio parlare”
La mano della Parkinson era scivolata a sfiorare in un gesto minaccioso il manico della bacchetta scura, infilata nella tasca interna del giacchetto di jeans che portava sulla camicia bianca. Storse le labbra in una smorfia irritata, e osservò con quanta efficacia la minaccia di uno schiantesimo imminente potesse far cambiare idea alla sua migliore amica.
Difatti, Daphne si ritrasse contro lo schienale del divanetto e si guardò attorno, mormorando un poco convinto: “Qualcuno mi sta chiamando. Forse è tua madre. Credo andrò. Torno subito, sì?”
Prima che Pansy potesse rassicurarla sulle sue buone intenzioni, la biondina era scattata in piedi e si era fiondata sulla porta del salottino, scomparendo nel corridoio e lasciando la Parkinson con la bocca schiusa in una buffa “O” di sorpresa.
“E' matta. Volevo soltanto .. Vabbé.” mormorò desolata.
Passò una mezz'ora abbondante, e Pansy ebbe la netta impressione di aver seriamente spaventato la Greengrass, e decise di ritirarsi in stanza per cambiarsi in vista della cena che, immaginava, si sarebbe rivelata un totale disastro.
Quando riemerse dalla sua stanza, richiamata dalla vocina spaventata di un Elfo Domestico, si stava ancora interrogando sull'effettiva sanità mentale dell'amica. Era appena uscita dalla doccia, e i suoi capelli grondavano ancora acqua, tanto che quando arrivò di fronte alla Sala da Pranzo, la madre lanciò un urletto di disappunto e la indicò con la bacchetta.
“Pansy!”
“Madre!”
“Pansy!”
“.. Madre?”
“I capelli! Figlia, i Capelli!”
“Ma.. Mamma? Quali, cosa? Come?”
La donna - che era il peggior incubo di Pansy, in quanto immaginava sarebbe finita per essere la sua esatta copia, - agitò la bacchetta mormorando una parolina che sfuggì totalmente alla Parkinson, tutta intenta a fissare con aria perplessa il padre, che si limitò a scrollar le spalle con fare incurante. Poco dopo, sul volto le ricaddero alcuni boccoli corvini, perfettamente curati, profumati e, incredibilmente, asciutti.
“Madre!”
“Figlia!”
“No, ora basta, se ricominciate me ne vado al Club. Sedetevi e mangiamo, per favore!” sbottò il Signor Parkinson, cercando di riportare all'ordine le donne della sua famiglia. La moglie annuì con fare deciso e si accomodò accanto al marito, scoccando un'occhiatina dispettosa alla figlia che si ritrovò a digrignare, giustamente, i dentini bianchi.
“Allora, come va con Pucey, Daphne?”
“Meravigliosamente, e se tutto va bene, Papà, tra un anno si sposeranno! Non è stupendo?” cinguettò con fare caricaturale Pansy, sfarfallando con le palpebre nel tentativo di imitare il tono bamboleggiante della Greengrass che, impunemente, le infilò un piedino munito di tacco a spillo nella caviglia.
“Porc.. !”
“Pansy!”
“Sì, mamma?”
“Non essere scurrile!”
“Okay. Papà, mi passi i Broccoli, per favore?”
“Ma non ti sono mai piaciuti” fece dubbioso l'uomo.
“Infatti. Tu passameli.”
Il Signor Parkinson fece finta di nulla, e cercò - senza riuscirvi - di trattenere un ghigno. Le porse il piatto da cui traboccavano broccoli verdi - e a suo parere “puzzolenti” - e si costrinse a prestar bonariamente orecchio alle chiacchiere di sua moglie.
La cena trascorse senza ulteriori incidenti, almeno finché non arrivarono al dolce, ovvero quando un Elfo Domestico entrò con un vassoio, passandolo sotto al nasino dritto della Signora Parkinson. “Oh, è per te, Pansy cara,”
“Ma davvero? Che bellezza.”
“Chi è che ti scrive a quest'ora, figliuola?”
“Non ne ho idea, papà ..”
“Beh, aprila e leggi, no?” intervenne Daphne.
La moretta guardò verso l'amica e la genitrice, che la guardavano con occhi che le sembrarono famelici. Represse un brivido di raccrapriccio e si dedicò a spezzare il sigillo di ceralacca con il coltellino d'oro che le tese l'Elfetto.
“E' .. Anthony Devon”
“E chi è, mia cara?”
“Lo vorrei sapere anch'io, mammina”
“Oh, lo conosco!”
“Non avevo dubbi. Chi è?”
“Un collega di Adrian .. E' taaaanto -”
“Carino?”
“Come fai a saperlo, Pan?”
“Sesto senso.”
“E allora, che diamine vuole, questo Dermon?” s'intromise burberamente il Signor Parkinson, volgendo un'occhiata ostile alla lettera mantenuta tra le manine della figlia.
“Un appuntamento, si direbbe” rispose lei.
“Che chiami un Medimago, per Dio!”
“Papà, un appuntamento con ME.”
“Ah. E ti sembra ora per appuntamenti di lavoro, Pansy?”
“Papà, credo che si riferisca ad un appuntamento galante, non alla Gringott.. Ma posso sempre chiedere conferma, se vuoi. Non credi, Daph?”
“Oh, certo, conferma. Certo, sì”
“Beh, e tu vorresti uscire con uno che si chiama Deborn?”
“Si chiama Devon, signor Parkinson”
“E' anche analfabeta, non sa scrivere il suo nome!”
“Ma .. Veramente ..”
“Hai ragione, papà. Gli scriverò immediatamente che rifiuto la sua gentilissima offerta, consigliandogli di imparare prima a scrivere”
“TU non farai nulla di simile, signorina! E' scortese! Non puoi, NO! Sei una Parkinson, e le Parkinson sono gentili. Capito?”
“E da quando, moglie mia?”
“Caro! E' importante che si dia il buon esempio!”

E dunque, Pansy, suo malgrado, dovette dare il buon esempio.
  
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