Serie TV > Once Upon a Time
Segui la storia  |       
Autore: TheOnlyWay    25/09/2013    4 recensioni
C’era stato un tempo, prima che la Regina Cattiva prendesse il controllo della Foresta incantata, prima ancora che Biancaneve nascesse, in cui tutti gli abitanti del Regno erano felici. La vita scorreva placida e tranquilla, all’insegna della serenità, della pace e del quieto vivere.
Era quello il periodo in cui i suoi genitori si erano conosciuti: il Cacciatore lo ricordava bene.
Nelle fredde sere d’inverno, quando il fuoco scoppiettava ardente nel camino e il vento del Nord si abbatteva impetuoso contro le imposte sbarrate, sua madre era solita accomodarsi sulla vecchia sedia a dondolo davanti al focolare, con uno scialle di lana bianca avvolto intorno alle spalle esili e una coperta adagiata sulle ginocchia.
«Mamma ti racconta una storia, tesoro. Vieni, avvicinati a me.» picchiettava leggermente sulle sue gambe e il Cacciatore accorreva, le si sedeva in braccio e le permetteva di accarezzargli i capelli, fino a che il fuoco si riduceva in cenere e il vento cessava di soffiare.
C’era stato un tempo in cui il Cacciatore aveva avuto un nome, un colore preferito, la paura dei temporali e perfino un’imbarazzante cotta per una bambina che viveva nel villaggio ai margini del bosco.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Emma Swan, Graham/Cacciatore, Regina Mills
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A




II.
 
 

 
«Sei morto perché io potessi vivere: perdonami. Il tuo sacrificio ti fa molto onore; grazie.»
La vita negli occhi del daino svanì velocemente, ma il Cacciatore non distolse lo sguardo nemmeno per un istante. Quella creatura era morta per permettergli di sopravvivere e ringraziarla era il minimo che potesse fare.
Presto o tardi, ancora non sapeva quando ma prima o poi sarebbe successo, anche lui avrebbe fatto una fine simile. Sperava solo che potesse essere altrettanto dignitosa.
Caricò il corpo ancora tiepido dell’animale sulle proprie spalle e si incamminò verso il villaggio: la gente aveva fame e lui voleva contribuire il più possibile affinché almeno i bambini potessero mettere qualcosa sotto i denti.
Gli stivali affondavano nella terra bagnata, l’aria era fresca, ma un po’ appiccicosa a causa dell’umidità trattenuta dagli alberi e intorno a lui non si sentivano nient’altro che i rumori ovattati della foresta: il cinguettare degli uccellini, il frinire degli insetti e, da qualche parte lì in mezzo, i passi felpati di Vega, la lupa grigia che oramai era diventata la sua unica compagnia.
Il loro era un legame che trascendeva ogni regola della natura; nemici giurati da che il tempo stesso aveva memoria, il lupo e il Cacciatore avevano trovato un accordo che permetteva ad entrambi di sopravvivere senza doversi uccidere: spartire la preda.
Il Cacciatore sapeva che nessuno vedeva di buon occhio quel suo legame apparentemente incomprensibile con una bestia che per secoli, da sempre, in effetti, aveva dato la caccia all’uomo e seminato il panico. Si era abituato all’improvviso gelo che si creava intorno a lui ogni qualvolta metteva piede al villaggio; ma, infondo, a chi importava? Sarebbe sempre rimasto solo.
Tutti i suoi affetti erano svaniti, ormai divenuti fantasmi nella sua memoria. Non ricordava quasi più il volto dei suoi genitori, la sua casa era stata distrutta dai soldati della Regina e lui viveva quasi allo stato brado, in compagnia di una lupa che tutti disprezzavano, ma che in realtà era molto più umana di quanto la maggior parte degli uomini sarebbe mai riuscita ad essere.
Ma non lui. Il Cacciatore non sarebbe mai diventato come loro; lui avrebbe fatto la scelta giusta, avrebbe mantenuto intatta la purezza del suo cuore, sebbene ormai fosse spezzato e con il battito ridotto al minimo: le sue stesse emozioni non avevano più alcuna importanza. C’era il vuoto, ma al tempo stesso la pace.
Imboccò il sentiero per il villaggio dopo circa un’ora di cammino, ma non prima di aver donato a Vega la sua parte di cibo. La lupa era sparita nel sottobosco trascinando con sé il brandello di carne, ma il Cacciatore sapeva che l’avrebbe rivista più tardi, al calar del sole.
Come sempre, il suo arrivo non passò inosservato: era giorno di mercato e la strada principale era più affollata che mai. Fino a quel momento, era stato necessario farsi strada a suon di urla e gomitate, ma con la comparsa del Cacciatore era calato un silenzio di tomba, tanto fitto da poterlo quasi sfiorare.
Il Cacciatore si fece strada in tutta calma, con lo sguardo fermo, puntato verso la fine del mercato, il daino ancora sulle spalle.
L’uomo era così egoista, pensò. Tutti loro lo erano, dal primo all’ultimo. Persino i bambini non avevano più la loro innocenza. Non avevano il tempo di giocare, di conoscersi, di innamorarsi. La vita era diventata una lotta in cui solo il più forte riusciva a sopravvivere.
Se solo avessero capito… Se solo si fossero resi finalmente conto che non c’era nessuna speranza, che sarebbero tutti svaniti nel nulla spazzati via dalle forze del male, da quella Regina che avrebbe dovuto essere loro alleata e che, invece, li stava portando alla distruzione.
Ed ora erano tutti lì, ad osservare un giovane uomo che temevano e disapprovavano, a fargli strada per evitare un qualsiasi contatto, uno sguardo, un saluto. Eppure aspettavano solo il momento in cui il Cacciatore avrebbe consegnato la sua preda alla vecchia Adelle, che l’avrebbe distribuita secondo criteri che tutti capivano, ma nessuno approvava: bambini, anziani, mendicanti. Se fosse avanzato qualcosa, allora, sarebbe stato venduto. Ma non avanzava mai niente, e il Cacciatore non teneva nulla per sé.
«Dio ti benedica, ragazzo. Il piccolo Tommy non tocca cibo da tre giorni, un po’ di carne gli farà bene.»
Il Cacciatore annuì e rivolse all’anziana donna un cenno di assenso. Adelle era stata la moglie del capo-villaggio, anni prima. Quando lui era morto, lasciandola sola e senza figli, Adelle aveva deciso di aprire la sua casa a tutti gli orfani che la guerra folle e insensata della Regina aveva causato.
Il Cacciatore era stato uno di loro: aveva vissuto con la vecchia Adelle fino al compimento dei diciassette anni, dopodiché aveva deciso di rinunciare a tutto per dedicarsi ad una vita più pura e compassionevole.
Era stato durante la sua prima caccia, che aveva incontrato Vega, allora appena cucciolo, con le zampe troppo grosse e un occhio rosso e magnetico. Guaiva, persa, alla ricerca di qualcuno che le desse da mangiare e la salvasse dal freddo inverno che incombeva. Il Cacciatore aveva ucciso una lepre, l’aveva ringraziata per il sacrificio compiuto e ne aveva offerto il corpo alla lupa. Lei, però, non l’aveva mangiata tutta: con il muso sporco di sangue, aveva spinto ciò che rimaneva verso il Cacciatore. E lui, di nuovo, aveva ringraziato.
Adesso aveva venticinque anni, ma le cose non erano cambiate: Vega era ancora con lui e, ancora, quando erano soli spingeva dalla sua parte brandelli di carne. Il rapporto che tutti aberravano e additavano come contro natura era, in realtà, quanto di più sincero potesse esistere.
«Non prendi niente nemmeno questa volta?» la voce di Adelle appariva rassegnata e dispiaciuta e il Cacciatore sapeva che la sua preoccupazione era sincera, ma non aveva bisogno che si prendesse cura di lui.
In fondo, era il più egoista di tutti: proteggeva il suo cuore da qualsiasi forma di affetto, per evitare che venisse tormentato per l’ennesima volta.
«Ho già tutto ciò che mi serve.» con un ulteriore cenno del capo, si accomiatò dalla donna e riprese il suo cammino verso il limitare del bosco. Ora che si era allontanato, sembrava che gli abitanti del villaggio avessero ripreso a respirare: il mercato si ripopolò di voci e urla e il brusio di sottofondo ritornò tanto forte che probabilmente l’avrebbe sentito chiunque nel raggio di un miglio.
«Cacciatore! Cacciatore, aspetta!»
Eloise era bella come il sole di giugno, quello che faceva maturare il grano, rendeva l’aria tiepida e la pelle dorata. Era così bella che la maggior parte degli uomini avrebbe ceduto un occhio della testa pur di poterla sposare.
Era di natura gentile, affabile e amorevole e, un giorno, sarebbe diventata un’ottima madre. I suoi bambini avrebbero trovato delle braccia esili ma forti e un sorriso d’amore ogni volta che ne avrebbero avuto bisogno e, di quei tempi, sarebbe successo molto spesso.
Il Cacciatore la osservò mentre avanzava verso di lui, con i capelli biondi che si agitavano intorno al viso come un’aureola, mossi dalla foga della corsa.
Teneva sollevata la gonna marrone, per evitare che l’orlo si infangasse ancora di più e, con la mano libera, reggeva un fagotto dall’aria piuttosto pesante.
Quando lo raggiunse, si concesse qualche istante per riprendere fiato, poi gli porse il fagotto con un sorriso così dolce che il Cacciatore non trovò nemmeno la forza di rifiutare. E, forse, nemmeno voleva farlo. Quale essere umano riesce a vivere tanto a lungo senza l’appoggio dei suoi simili? Per quanto ci provasse, per quanto fortemente lo desiderasse, alla fine era umano anche lui.
Un cuore che batteva, un cervello che pensava e un corpo che, tutto sommato, soffriva la mancanza di una carezza gentile, di un abbraccio, di un bacio.
«Non dovresti parlare con me, Eloise. Non dovresti nemmeno avvicinarti.» mormorò, con voce cupa. Eloise scosse la testa, raccolse tutto il coraggio di cui disponeva e sfiorò il viso del Cacciatore con la punta delle dita.
«Sei così solo, Cacciatore. Il tuo cuore invoca pietà, io lo sento. Non si può rimanere soli per sempre: potrei prendermi cura di te, potrei sanare le tue ferite.» spostò la mano sul cuore del Cacciatore, che rimase immobile, completamente pietrificato da un contatto che per anni lui stesso di era negato.
Non ricordava con chiarezza l’ultima volta in cui aveva sentito il proprio cuore battere così furiosamente: era una sensazione strana, che lo atterriva. Cosa avrebbe dovuto fare? Dire di sì, e permettere ad Eloise di curare le sue piaghe e la sua anima devastata con il suo tocco gentile, oppure doveva – come gli suggeriva l’istinto – scappare il più lontano possibile e rinchiudersi di nuovo nella sua gabbia?
«Io non lo so.» la sua voce appariva così titubante e il suo sguardo così spaventato – non più cacciatore, ma preda – che Eloise decise di mandare all’aria ogni dubbio e tutta la sua timidezza, per stringere quel giovane uomo solitario tra le sue braccia, nella speranza di infondergli un po’ di calore e dissipare il gelo che sembrava avvolgerlo come un mantello.
Il Cacciatore rimase immobile, con le braccia distese lungo i fianchi e la sacca con le provviste ancora stretta in mano.
Dopo qualche interminabile minuto, Eloise lo lasciò andare e gli rivolse l’ennesimo sorriso dolce.
«Promettimi che ci penserai, almeno. Anche la tua lupa sarebbe la benvenuta, sai? Potrai essere te stesso, Cacciatore, solo con qualcun altro.»
Trascorso qualche istante, il Cacciatore sospirò: aveva preso una decisione.
«Ci penserò.»
«È più di quanto mi aspettassi. Attenderò fino al tramonto di domani; ti prego, rifletti bene.»
Un’altra carezza sulla guancia, un sorriso fugace ed Eloise corse via, lasciando dietro di sé una scia di sogni, speranza e amore.
Da qualche parte nel fitto della foresta, Vega ululò.
 

 



 
Eccomi qui con il secondo capitolo! Si comincia ad entrare un po’ di più nell’ottica del Cacciatore, si spiega il suo rapporto con Vega – non credo che nel telefilm la lupa abbia un nome e non so nemmeno se il legame con Graham sia tanto forte, ma io l’ho immaginato così – e con gli abitanti del villaggio. E poi c’è Eloise, che sembra portare un po’ di luce nella sua vita. Non voglio anticiparvi niente, ma… niente, okay. Me ne sto zitta.
Spero di essere riuscita a mantenere il carattere del Cacciatore, perché l’ultima cosa che voglio è stravolgere il suo personaggio. In ogni caso, spero che il capitolo vi sia piaciuto e che non vi siate uccise per la noia/disperazione.
Se vi va, fatemi sapere che ne pensate!
Ne approfitto anche per ringraziare le ragazze che hanno recensito lo scorso capitolo e che hanno inserito questa storia tra le seguite, preferite, ricordate. Grazie mille.
Con affetto,
Fede.  
   
 
Leggi le 4 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Once Upon a Time / Vai alla pagina dell'autore: TheOnlyWay