Libri > Harry Potter
Ricorda la storia  |      
Autore: the Fighting Temptations    26/03/2008    10 recensioni
Un incontro insolito per due amanti impossibili, in una delle tante aule deserte, in una delle tante notti trascorse ad Hogwarts. Solo alla fine si scopre chi sono i due personaggi, ma sono sicura che capirete dopo aver letto poche righe.
Genere: Romantico, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Sorpresa
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
pianoforte
L’atmosfera che si respira lungo i corridoi di Hogwarts, quando gli studenti e i professori si sono ritirati nelle loro stanze, ha qualcosa che riesce ad affascinarmi: è insieme austera e accogliente, invitante e misteriosa. Adoro semplicemente questo posto.
Stasera sono rimasta a lungo in biblioteca, a cercare informazioni, suggerimenti che possano tornarmi utili per ottenere da Piton un voto degno della mia reputazione. Mi irrita terribilmente il suo atteggiamento di favoritismo nei confronti dei suoi adorati Serpeverde: troppo spesso in questi quattro anni e mezzo l’ho visto dare voti ingiustamente troppo generosi a lavori molto più scarsi dei miei. Ma nel prossimo esame non potrà che riconoscere la mia bravura, ne sono certa. Cammino lungo queste pareti, portando tra le braccia due pesanti tomi, sono sottili, ma rilegati in cuoio, e le pagine ingiallite sono spesse; perciò, nonostante le ridotte dimensioni, avverto già la stanchezza alle braccia. Mi godo l’aria un po’ fredda, le candele che illuminano il mio percorso, con le loro fiammelle tremule, e i vecchi baffuti che sonnacchiosi sbadigliano oltre le cornici che tappezzano qualsiasi angolo del castello.
 Assorta nei miei pensieri, arrivo alle scale: anche loro sembrano addormentate, solo un paio si spostano lente: salgo la prima rampa, approdando su uno dei piccoli pianerottoli di pietra: da questo partono due corridoi, illuminati dalla luce fioca dei candelabri in ferro battuto disposti per tutta la loro lunghezza, a perdita d’occhio. Mentre attendo che una delle scalinate si muova in modo da farmi raggiungere il quadro della Signora Grassa, mi giunge all’orecchio un suono flebile, come una musica. Proviene dal corridoio alla mia destra, ma ancora non riesco a distinguerlo, allora faccio qualche passo in quella direzione, e sì, finalmente capisco: è un pianoforte. Lentamente, quelle poche note strimpellate si trasformano in una melodia, ancora un po’ indistinta, lontana. Le dita che scorrono sui tasti sembrano esperte, e vorrei tanto sapere a chi appartengano.
Un rumore prolungato ora copre la musica, mi volto: la mia scala è arrivata. Ora sono indecisa, non so se tornarmene alla mia Casa Comune, o scoprire chi stia suonando quel pianoforte. C’è pericolo di imbattersi in Gazza, ma a quest’ora, quasi sicuramente starà andando a serrare il portone. E poi, la mia proverbiale curiosità non ha mai conosciuto limiti. Allora è deciso: cauta comincio a seguire le note, e passo davanti a delle porte, sulla destra. Mi avvicino a tutte, posando l’orecchio contro ognuna di loro, per vedere se lo sconosciuto pianista si trova dietro una di quelle. Finalmente riesco a catturare ogni suono, sono quasi arrivata: la quinta porta in cui mi imbatto è socchiusa: intravedo la penombra in cui è avvolta la stanza oltre quella: faccio ancora qualche passo, e mi convinco che in effetti la musica proviene da lì: mi soffermo sull’uscio, senza nemmeno guardare dentro. Voglio godermi quella musica. Non l’ho mai sentita prima, non sembra un pezzo conosciuto, ma è così malinconica, e mi trasmette delle emozioni…Un brivido mi corre lungo la schiena. Ora la curiosità mi divora nuovamente, e decido di entrare: non voglio muovere la porta, ho paura che cigoli, e rischierei di interrompere quell’esecuzione perfetta, se il pianista si accorgesse di me. Ma per fortuna la porta è dischiusa abbastanza da permettermi di passare senza spostarla di un solo millimetro…
 
 
Ogni tanto, di sera, vengo a rintanarmi quassù… Questa vecchia aula di musica è una specie di rifugio segreto, anche se poi tanto segreto non è: è qui, alla portata di tutti… Ma a chi importano una stanza polverosa, un mucchio di banchi di legno tarlato accatastati in un angolo, e un pianoforte a coda con una gamba più corta delle altre, un po’ sghembo, e totalmente scordato?
Io la scoprii durante il mio primo anno, girovagando alla ricerca di una classe che non riuscivo a trovare. Appena ne ebbi l’occasione, di nascosto, venni qui e accordai il piano meglio che riuscii. Da allora, ogni volta che mi sento a pezzi per l’astio e lo stress accumulato durante le giornate, torno nella mia personale tana, e sfogo il mio malumore su questi tasti ingialliti. Le lezioni che prendevo da bambino mi sono state decisamente utili: so di essere bravo, ma non me ne è mai importato granché. Suonare è diventato solo un passatempo per distendere i miei nervi deboli.
Ma ad essere del tutto sinceri, le ultime sere passate qui sono state assillate sempre dallo stesso pensiero, o meglio, dalla stessa persona. L’unica che sia riuscita davvero a farmi vacillare qui dentro in tutti questi anni. Suono la mia musica per lei, sempre per lei, ormai. Anche quella su cui scorrono agili adesso le mie dita è stata composta per lei, ed è triste, nostalgica e rassegnata. Perché è così che mi sento quando penso che non potrò mai nemmeno tentare di farle capire quello che provo, quando realizzo vividamente nel mio cervello che il nostro è un rapporto razionalmente impossibile. Non ricordo nemmeno quando è stato il giorno in cui tutto è cambiato: prima non sentivo nulla per quella ragazza; qualche mese fa, rivedendola scendere dal treno, ho trovato che fosse diventata davvero bella, durante l’estate appena finita, ma niente di più… Poi lentamente un’idea ha cominciato a farsi largo nei miei pensieri, fino ad instaurarcisi definitivamente.
Sono sempre stato abbastanza sicuro di me, ma in questo caso l’autostima non serve a niente. Penso di essere innamorato di lei, ma cerco di non convincermene troppo: la consapevolezza di qualcosa di irraggiungibile mi infastidisce. Ma chi prendo in giro?
Io l’amo.
Adesso le dita vanno più lente, per poco non sbaglio una nota, ma tutto fila liscio e la sonata riprende frenetica e tormentata come prima.
 Ormai rovinarle l’esistenza non è più mio interesse…
Avrò anche tutto il necessario e il superfluo, nella vita, ma non ho l’unica cosa che desidero veramente…
 
 
 
Trattengo il respiro, non credo ai miei occhi… La figura della persona seduta al pianoforte impolverato è così familiare, ma così fuori posto, che fatico a essere sicura di non averla scambiata per quella di qualcun altro. La luce della luna oltre le grandi bifore illumina debolmente quello che sembra un dipinto: le mani bianche che intravedo a tratti muoversi sui tasti, le spalle larghe sotto una giacca nera, il capo leggermente chino… E il i tre fuocherelli dorati e tremolanti sui mozziconi di cera incastonati nel candelabro appoggiato sul piano nero un po’ obliquo, che litigano con i raggi azzurrini della luna, donano dei riflessi innaturali a quella chioma biondo platino che si riconoscerebbe lontano un miglio…
Draco Malfoy… Il viscido, strafottente, lo snob e prepotente Draco Malfoy… Ma bello ed elegante. Sì, bello: è un aggettivo che non gli si può negare, almeno dall’inizio di questo semestre.
 Rimango ammaliata da quella visione, cercando di riempirmene gli occhi. Possibile che quel serpente abbia un anima? Perché è questa la sensazione che mi da ascoltare quella sua musica così malinconica: che a suonarla sia un animo sensibile e tormentato.
Mi batte il cuore… Chissà cosa succederebbe se si accorgesse della mia presenza. Vorrei uscire e continuare ad ascoltarlo da fuori, ma adesso ho paura perfino di muovermi, di sollevare un filo d’aria facendomi scoprire. E poi chi me lo fa fare di uscire? Questo è un genere di spettacolo a cui raramente capita di assistere: una persona che di notte butta giù la maschera che indossa durante il giorno. Forse il cuore di Malfoy non è ancora del tutto marcito… Chiudo gli occhi. Chissà a cosa pensa mentre suona. Forse si pente di tutto il male che fa ogni giorno. Questa supposizione mi fa quasi tenerezza. Sono così presa dalle note che mi dimentico dei pesanti tomi che tengo, anzi, tenevo, tra le braccia.
 
 
 
Due tonfi ravvicinati mi interrompono bruscamente: d’istinto premo i polpastrelli a caso sui tasti, creando un accordo totalmente dissonante. Mi giro irritato, di scatto, per vedere chi sia entrato, e… Non posso crederci. Sembra un sogno, quello che vedo è così surreale, come se la mia musica avesse parlato chiaramente e l’abbia attirata fino a qui: Hermione.
Lì in piedi dalla parte opposta della stanza, così bella. Vorrei avvicinarmi a lei e sfiorare le sue labbra, con le mie. Solo un piccolo innocente bacio, lieve, non chiederei di più. Ma non posso nemmeno pronunciare il suo nome, sarebbe come pugnalarmi da solo, e allora:
“Granger! - la appello con il tono più acido che mi riesca in quel momento in cui mi sento così inopportunamente scoperto e fragile, - Vedo che sei sempre la solita impicciona. Ora ti sei messa anche a pedinarmi?” la mia unica difesa è l’attacco. Non posso mostrarmi gentile con lei. Se si venisse a sapere in giro cosa provo per lei, sarei rovinato.
“No: non rientra nei miei numerosi interessi. Piuttosto, non dovresti essere nel tuo dormitorio, a quest’ora?” mi risponde con la sua solita saccenteria. Cosa darei per sentirla parlarmi nel modo gentile in cui fa coi suoi amici.
“Anche tu dovresti, o sbaglio?”
“Ci sarò in una manciata di secondi, non preoccuparti per me…-dice sarcastica-…Invece a te ci vorrà molto di più per raggiungere i sotterranei… Senza contare il rischio di trovarsi davanti Gazza…”
“Non ti dispiacerebbe se mi beccasse, vero? Adesso ti dispiace sparire?”
Lei si china elegantemente a raccogliere i libri che hanno causato quel rumore irritante, e si volta orgogliosa afferrando la maniglia della porta scricchiolante.
Prima di trascinarsela dietro, però, mi dice, un po’ insicura:
“Malfoy…”
La guardo negli occhi, perché finisca la frase:
“…Sei bravo…” termina seria, senza risentimento, accennando al pianoforte. Poi sparisce dietro la porta chiusa.
 
Ridicola, sciocca, dolce Mezzosangue, così spontanea e priva di pregiudizi…


















Dovrei continuare "Per Amore" lo so... Ma quando l'ispirazione viene non le si può dire di no...

Spero lasciate un commento.


the Fighting Temptations
  
Leggi le 10 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: the Fighting Temptations