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Autore: vul95    25/09/2013    1 recensioni
Non ricordava dove avesse trovato il coraggio (o la vigliaccheria) per prendere le sue cose ed andarsene immediatamente, non ricordava nemmeno come quell’idea gli fosse venuta in mente, non ricordava perché fosse stato così stupido.
Ricordava solo che non era mai successo nulla del genere, prima di allora. E ricordava che tutto era partito da lui.

Atsushi non aveva mai alzato la voce a quel modo.
[AtsuMasa+Shindou a caso] [25/9]
Genere: Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Kariya Masaki, Minamisawa Atsushi
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Per fare a meno di te

Note inutili di inizio capitolo: Atsushi e Masaki vivono assieme in un appartamento di Tokyo. La canzone utilizzata è “Per fare a meno di te” di Giorgia, colonna sonora del film "Solo un Padre" con quel figone di Luca Argentero~ consiglio l’ascolto durante la lettura (?)

 

.Per fare a meno di te

 

Per fare a meno di te

Non so dove me ne andrò

Che cosa inventerò

 

Non se lo ricordava nemmeno, il motivo per cui avevano litigato.

Ricordava solo che avevano urlato, avevano urlato talmente tanto che solo ripensarci gli faceva dolere le orecchie.

Non ricordava dove avesse trovato il coraggio (o la vigliaccheria) per prendere le sue cose ed andarsene immediatamente, non ricordava nemmeno come quell’idea gli fosse venuta in mente, non ricordava perché fosse stato così stupido.

Ricordava solo che non era mai successo nulla del genere, prima di allora. E ricordava che tutto era partito da lui.

Atsushi non aveva mai alzato la voce a quel modo.

Non riusciva nemmeno a ricordare se lo avesse chiamato, quando aveva sbattuto la porta di casa per andare via. Se lo aveva fatto, poi non era uscito a fermarlo.

 

Per fare a meno di te

Io no non mi sveglierò

Non ti ricorderò

 

Quando era tornato ad Inazuma-Cho, Hiroto non gli aveva fatto domande. Nemmeno Ryuuji, in realtà, ma da Hiroto si sarebbe aspettato qualche commento del tipo “te l’avevo detto” o qualche insulto ai danni di Atsushi. Lo aveva sperato, perché almeno avrebbe potuto urlargli contro e dirgli che non era vero, che era stata solo colpa sua. Magari dicendolo ad alta voce si sarebbe davvero reso conto di quanto era successo, o qualcosa del genere.

Ma Hiroto non aveva fatto domande.

Non ricordava nemmeno quanto tempo era passato, ricordava solo che faceva male.

E la notte quando si svegliava il letto era stretto e di fianco a lui non c’era nessuno. Quindi preferiva dormire.

Si era convinto di non doverci pensare, perché se Atsushi avesse davvero tenuto a lui lo avrebbe seguito, e invece non lo aveva fatto.

Gli toglieva il respiro, solo pensarci.

Non riusciva davvero a ricordare quel giorno.

Forse stava piovendo.

Ma le loro urla erano così forti che avrebbero potuto coprire la pioggia.

Non lo voleva ricordare, perché si sarebbe sentito peggio. Ancora più stupido.

 

Quando guardo il cielo cerco te

Distrattamente guardo il cielo e cerco te

E mi sollevo

 

A volte sperava che Atsushi lo cercasse. Che lo chiamasse, che si facesse vivo, che gli chiedesse scusa.

Doveva chiedergli scusa, perché non l’aveva seguito. Perché gli aveva permesso di andarsene.

Bastava il suono del campanello. La vibrazione del cellulare. Sobbalzava, e correva a vedere. E rimaneva sempre deluso.

Perché Atsushi non lo avrebbe cercato, non dopo che l’aveva fatto urlare a quel modo. Doveva odiarlo davvero.

Passava le sue giornate a guardare fuori dalla finestra della sua stanza, in silenzio.

Con Hiroto e Ryuuji scambiava le parole necessarie.

E Hiroto non faceva domande.

 

Per fare a meno di te

Non so quanto cuore avrò

 

Io mi difenderò

Non lo avrebbe chiamato lui. Era troppo orgoglioso per farlo. Troppo impaurito di vedersi mettere di fronte ad una realtà che lo avrebbe fatto stare ancora più male. Perché l’eventualità che Atsushi gli dicesse di non volerlo davvero vedere mai più lo terrorizzava.

Ma non sentirlo era ancora peggio. Sentiva di essergli ormai del tutto indifferente, perché non lo cercava. Non gli aveva chiesto di dimenticare tutto e fare come nulla fosse, come se quel pomeriggio di pioggia (se pioveva, poi) non ci fosse mai stato.

Non lo avrebbe chiamato lui perché Atsushi non gli stava dimostrando di tenerci.

Non gli aveva chiesto di rimanere.

Non lo aveva fermato.

Questa consapevolezza gli faceva torcere lo stomaco e seccare la gola. Perché significava aver tirato troppo la corda. Che Atsushi non ne aveva potuto più. Che come tutti gli altri, come ogni singola persona della sua vita, non aveva retto e aveva lasciato che si spezzasse. Era durato più di tutti, ma nemmeno lui ci era riuscito.

Si era fidato di Atsushi. Si era aperto, si era abbandonato a lui, e in cambio aveva lasciato che la corda si spezzasse esattamente nel momento in cui era più vulnerabile. Era così egoista. Lo odiava così tanto.

 

Quando guardo il cielo cerco te

Distrattamente guardo il cielo e cerco te

E mi sollevo

 

Eppure sperava davvero di ritrovarselo sulla porta di casa, a sorridergli in quel suo modo da idiota. E a prenderlo per i fianchi e baciarlo. Se lo avesse fatto davvero, avrebbe anche fatto a meno delle scuse, non gli interessavano.

Perché non avrebbe resistito un giorno di più, con il terrore nelle ossa e Hiroto che non gli faceva domande, senza potersi sfogare, fermo a guardare fuori dalla finestra della sua stanza, a cercarlo con lo sguardo quando sapeva perfettamente che non sarebbe venuto.

Se lui era orgoglioso, Atsushi era vigliacco. Non sarebbe venuto, si era detto. Si era arreso al fatto che non si sarebbe sistemato nulla. Aveva perso fiducia.

Per colpa di Atsushi.

Per colpa sua.

Sulle circostanze il tempo scivola

È sopra di noi

 

Per questo quando il campanello suonò, quel giorno non si mise a correre verso la porta.

 

L’infinito sceglie la sua lacrima

 

-Ehi, per caso hai invitato qualcuno a casa?- gli urlò Ryuuji.

No, non aveva invitato qualcuno a casa, perché non voleva vedere nessuno e solo un paio di persone sapeva fosse tornato.

Il petto quasi gli esplose, quando si rese conto che quella era la prima visita inaspettata dal giorno in cui aveva rimesso piede ad Inazuma-Cho.

Si alzò dal letto, ancora in pigiama, e si mise a correre vero la porta al piano di sotto, inciampando sui suoi stessi piedi.

Incrociò Hiroto per il corridoio, che lo guardava in silenzio.

Lo superò ed aprì la porta con il fiatone, uno stupido sorriso che gli si allargava in volto.

 

Dove cercare

Qualcosa di più

 

Shindou, dritto in piedi davanti alla porta, gli sorrise -Ehi! Come stai?- lo salutò, porgendogli una busta –Passo perché sono di strada. Kirino mi ha chiesto di portarti questi.-

 

Per fare a meno di te

 

Lo guardò, in silenzio, lasciando ricadere le mani lungo i fianchi, mentre il più grande gli diceva qualcosa circa vecchi videogiochi da restituire.

 

Quando guardo il cielo cerco te

Distrattamente guardo il cielo e cerco te

 

Gli occhi vagarono per un attimo oltre le spalle dell’altro, come a cercare traccia di Atsushi, come mancasse il dettaglio più importante, come se non andasse bene e ci fosse qualcosa di tremendamente sbagliato in tutto quello, ma non trovarono nulla. Shindou continuava a parlare, facendogli domande. Lo richiamò quando si accorse che non lo stava ascoltando.

Spostò lo sguardo su di lui, in silenzio. Poi lo ringraziò a bassa voce e prese la busta. Ignorò il sorriso triste che Shindou gli rivolse, perché sapeva che sapeva. Che non era lì per i videogiochi o stupidaggini simili, ma per accertarsi delle sue condizioni. Lo aveva sicuramente mandato Kirino. Gli sorrise quando gli chiese se stesse bene. Poi lo salutò, la delusione che bruciava in mezzo al petto, e prima di chiudere la porta lanciò un’ultima, vana occhiata fuori di casa.

 

E scioccamente mi sollevo

 

Si poggiò alla porta. Hiroto era ancora in corridoio, e non diceva niente.

Lanciò la busta per terra e si fissarono per qualche secondo. Hiroto gli impose di raccoglierla. Lui gli disse che se la poteva raccogliere da solo. Hiroto fece per aggiungere altro, ma lui gli urlò contro, perché non voleva ascoltarlo, perché non aveva fatto domande. Ryuuji arrivò allarmato e cercò di calmarlo, ma lo ignorò e salì in camera sua, le lacrime che già scendevano bollenti sul suo viso congestionato.

Non rivolse un’occhiata alla finestra come faceva di solito, per controllare scioccamente che Atsushi fosse lì fuori.

Perché ormai ne era certo.

Non sarebbe mai arrivato.

 

Su con te.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Quando il campanello suonò di nuovo, pochi minuti dopo, nascose il viso nel cuscino, perché non voleva sentirlo più.

Ma nessuno andò ad aprire, e suonò di nuovo.

Una volta ancora.

E ancora.

Imprecò e si alzò dal letto, asciugandosi gli occhi con rabbia, e per la seconda volta scese al piano di sotto.

Con sua enorme rabbia, Hiroto era in salotto. Lo vide lanciargli uno sguardo veloce e sospirare, scuotere la testa e tornare ai fatti suoi, dandogli ai nervi, mentre quel dannato campanello continuava a suonare.

La aprì furente, quella porta, urlando qualcosa su quanto fosse irritante quello scampanellio.

E sgranò gli occhi, e le parole gli si bloccarono in gola, quando lo sguardo bicromo di Atsushi incontrò improvvisamente il suo, in modo quasi casuale.

Boccheggiò senza fiato e si aggrappò alla porta, gli occhi che, scioccamente, gli si riempivano di nuovo di lacrime.

-… Ehi, Masaki.-

 

Su con te

Su con te~

 

*

 

Non posso far finire male un’AtsuMasa. AHAHAHAHAH CI AVETE CREDUTO-- Cioè no, come posso. Si amano troppo per finire male—OTP!!!!! *saltella in giro

Comunque. Buon AtsuMasa + Shindou Day *A*! (si, la presenza di Shindou è dovuta a questa giornata, 25/9. Si, sto male. Si, prima al posto di Shindou c’era Kirino ma sh-)

Sinceramente ho finito di scrivere questa fic, che avevo cominciato tipo un mese fa ma okkei (?) in un momento di depressione post-scuola, ma adesso mi è presa talmente a bene che mi dispiace aver fatto soffrire entrambi così- no- scusate-

Che poi, al solito, io ho tutti i miei casini mentali (?) e robe varie quando scrivo sull’AtsuMasa, perché insomma ci sarebbe così tanto da dire su di loro che scriverei pagine e pagine.

Che dire. Qui ho immaginato una loro “rottura” (tra virgolette perché pls, solo immaginare questo loro dividersi per quanto, due settimane? Mi ha distrutta psicologicamente) a seguito una discussione. Allora. Sappiamo com’è fatto Masaki, sappiamo com’è fatto Atsushi. Masaki è orgoglioso, cocciuto e anche abbastanza egoista dal punto di vista sentimentale (nel senso che pretende di essere capito senza dare indizi e se la piglia ammale se non succede, o se una persona decide di non volersi più impegnare a farlo); Atsushi è pigro, vigliacco ed egoista dal punto di vista della relazione (?) (“tu sei mio pls cazzo vai che fai rimani con me ehi esisto solo io per te hai capito cosa eh” eccetera (?)). Cosa succede qui (?). Masaki sbrocca ad Atsushi. Atsushi stavolta reagisce, e reagisce male. Masaki decide di andarsene, perché, più che arrabbiato o offeso, è ferito, forse spaventato da quello che ha fatto, perché non ha mai visto Atsushi in condizioni simili, quindi torna a casa da Hiroto e Ryuuji.

Masaki non cerca Atsushi per orgoglio. Per paura. Perché sa di avere esagerato, ne è consapevole. Ma nonostante questo dà la colpa ad Atsushi. Perché “avrebbe dovuto trattenerlo”. Scusate, sono monotona, lo so, ma per me il personaggio di Masaki si riassume tutto attorno a questo concetto. Fare del male alle persone che ha intorno, per vedere quanto durano, ed ovviamente vederle demordere, per potersi convincere di non essere amato ed iniziare così un circolo vizioso in cui fa soffrire le persone che gli stanno vicine, che quando si arrendono fanno soffrire lui e così via. E’ per questo che lo amo così tanto, è un personaggio totalmente contraddittorio, che ha un modo di pensare assurdamente contorto ma altrettanto semplice da comprendere.

E nonostante voglia convincersi di odiare Atsushi, di avercela con lui, non può fare a meno di sperare che lo cerchi un’altra volta, che vada da lui. E no, alla fine delle scuse non gli importa niente, vuole solo che tutto ritorni come prima.

E per Atsushi, per Atsushi è difficile. Atsushi è un vigliacco. E a sua volta si sente in colpa, perché non voleva far andare via Masaki, non voleva urlargli contro. Ma è anche consapevole di non essere nel torto. Di doversi aspettare lui qualcosa, da Masaki. E quindi aspetta. Aspetta in ansia, ed anche se sa che seguendo la logica dovrebbe essere Masaki a chiamarlo, sta male. Quindi monta sul primo treno e lo raggiunge a casa sua.

La fic si conclude con lui fuori dalla porta e basta, ma se continuasse, probabilmente Masaki gli urlerebbe che lo odia. Che lo odia perché tornando davvero da lui, dimostrandogli palesemente che la corda non si è spezzata e che non gli frega niente che continui a scappare, che lo andrebbe sempre a riprendere per portarlo indietro, gli ha dimostrato che si sbagliava. Che ha fondato la sua intera esistenza sul comportarsi in un certo modo con tutti coloro che gli si sono avvicinati e che ha, inconsciamente o meno, allontanato, per nulla. Gli dimostrerebbe che è nel torto, che lo ama, che ha perso fiducia in lui senza motivo. Che ha messo da parte i suoi difetti (la pigrizia e l’egoismo) per lui. E non gli frega niente altro.

Anche Atsushi gli direbbe che lo odia. Perché lo fa stare male per cose di cui di solito non avrebbe tenuto conto.

Si odiano perché si amano (oh, che poesia-- *cade*), si odiano per non ammettere di amarsi, e non possono fare a meno di amarsi, e credo sia un qualcosa di feelingoso a palla proprio-

Poi. Masaki e Hiroto. Negli headcanon miei e della GemeH (shinkocchi_), Hiroto odia Atsushi, perché pls osa stare con il suo bambino (?). Masaki vorrebbe usarlo un po’ come punchingball, egoisticamente, urlandogli addosso. Ma Hiroto non lo accontenta, perché pur nell’odio da gelosia paterna (?) che prova per Atsushi, sa (con suo enorme rammarico, pls il suo bambino-) che non abbandonerebbe mai Masaki. LUI LO SA. ANCHE SE ATSUSHI LO CHIAMA “PAPARINO” PER FARLO ANDARE FUORI DI TESTA—

Ok, taglio qui, perché OMG ho scritto un papiro—è che di AtsuMasa parlerei tutto il giorno- scusate- non so manco che ho scritto-

Spero che la fic vi sia piaciuta <3

Alla prossima <3

 

Greta.

  
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