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Autore: marta_smolder    25/09/2013    5 recensioni
Dean Winchester e Caroline Forbes, sono due persone totalmente diverse l'una dall'altra, ma destinate ad appartenersi.
"Si conobbero. Lui conobbe lei e se stesso, perché in verità non s’era mai saputo. E lei conobbe lui e se stessa, perché pur essendosi saputa sempre mai s’era potuta riconoscere così.
Lui aveva ancora il sole negli occhi, quello rosso scuro dei tramonti d’agosto e d’improvviso in un giorno bianco di neve la luce calda dei suoi occhi si era specchiata in quelli di lei: freddi, grigio acciaio.
Invano lo cercò lei, era fuggito.
Lui temeva quegli occhi, impaurito e attratto dalla stanchezza dello sguardo di chi ha visto, vissuto, infine capitolato di fronte a quel turbinio di immagini che lascia il vuoto dentro.
Occhi che ricercano, scrutano, mai capaci di sottrarsi. Ma il calore degli occhi di lui , quello che scalda la neve, era ormai lontano, scosso dal gelo che che aveva visto.
E così si erano conosciuti e nel gelo lui si era ormai saputo e lei, che si sapeva da sempre, finalmente si poté riconoscere."
Genere: Azione, Drammatico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Dean Winchester, Sam Winchester
Note: Cross-over | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Nessuna stagione
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Richiusi lo sportello dell'auto, senza tante storie e imboccai la strada periferica della città: non avevo assolutamente nessun'intenzione di doverla attraversare per intero, prima di giungere al motel.
Gli alberi che costeggiavano la banchina, erano di un verde brillante, così accesi da sembrare vivi. L'aria era così piacevole da sentire sul proprio viso, che lasciai il finestrino spalancato, tra una frustata di vento e l'altra. Tutto attorno poi il silenzio, forse fin troppo per i miei gusti. Accesi la radio con un gesto automatico, che facevo ormai da anni: la musica era una mia vecchia amica, pronta a farmi compagnia in ogni momento.

Beep. Beep.

C'era qualcosa che non andava, forse un'interferenza o un rumore proveniente da fuori. Azzittì la radio e mi concentrai, per cercare di identificarne la provenienza.

Beep. Beep.
Dannazione, eccolo di nuovo. Scossi la testa infastidito da quello stupido rumore che si insinuava nelle mie orecchie. Non ci vollero molte altre bestemmie, prima di arrivare a destinazione, una mezz'ora di imprecazioni contro la città, e un quarto d'ora contro la radio.

- Buonasera, avevo prenotato una stanza a nome di Winchester, Dean Winchester. - dissi, aprendo la porta. La struttura era alquanto penosa. Una scritta luminosa e mezza fulminata, indicava da fuori il nome del motel. La tappezzeria interna aveva un non so che di inquietante e le rifiniture di legno marcio, non aiutavano affatto.
Il tipo dietro al bancone era altrettanto strano. Lunghi baffi bianchi, in tinta con i capelli. Una pancia pasciuta e dei vestiti immancabilmente neri. Si alzò un po' impacciato e mi accompagnò nella mia stanza, 21 C e una volta arrivati, se ne andò via leggermente stizzito, lasciandomi solo con i miei pensieri.
Mi tolsi un paio di coltelli dalla cintura e posai la Colt sul comodino. Dio, quanto adoravo quella pistola. Non era solo l'arma ereditata da mio padre, ma anche quello strumento che mi faceva sentire al sicuro più che mai.

Mi lanciai sul letto a peso morto, sollevando una nuvola di polvere veramente terrificante.
- Oh cristo. - Sussultai, cominciando a starnutire senza sosta. - Che schifo, che schifo, che schifo.

Afferrai il cellulare cercando di distrarmi e salvai in rubrica il numero di Caroline, indugiando sul contattarla o meno. Voglio dire, c'era una certa tattica nel parlare con le donne: bisognava farsi desiderare e comparire lì lì, proprio quando la bambolina stava per perdere le speranze, in modo da sorprenderla del tutto.
Mi rallegrai al solo pensiero di essere un così bravo "cacciatore... di donne". Erano da sempre il mio chiodo fisso e non perdevo assolutamente occasione per fare conoscenza (sì, conoscenza...). Mi definivo un fan delle donne, ecco come.
Certo però che non pensare a Caroline era difficile. Il suo visino continuava ad insinuarsi nella mia testa, e quei suoi occhioni oceano, erano fissi davanti ai miei. Avevano ben presto spazzato via ogni cosa, posizionandosi proprio al centro dei miei pensieri.
Mi assopì per un momento e immaginai il nostro prossimo incontro: caffettino seduti a un tavolo con dei fiori sopra, l'atmosfera romantica e magari le sue mani ancora incerte, che stringono le mie per un saluto ancora troppo formale.
Sorrisi in automatico, poi però, cominciai ad avvertire qualcosa di strano, come un senso di calore o di formicolio che si propagava per tutto il corpo. Era come se qualcuno mi stesse stringendo la mano destra, sempre più forte. Aprii gli occhi di scatto e una luce bianca mi accecò completamente. "Fantasma?!" Pensai immediatamente. Ma no, come potevano aver messo su questo teatrino?!

Dean!Dean! Grazie a dio. Infermieree!

Una voce conosciuta chiamava il mio nome. Voci, rumori, erano ovunque. Somigliava a quella di Sammy, ma era impossibile che fosse lì. Lì? Lì dove? Dov'ero?
Mi voltai velocemente, guardandomi in torno. Le mie pupille si dilatarono cercando di mettere a fuoco, ma fu tutto vano, non capivo nulla.
Provai a muovermi, ad alzarmi e a voltarmi, ma il mio corpo era così rattrappito e dormiente, che sembrava non rispondere ai miei comandi. "Fottuti fantasmi. Come diamine avranno fatto?"
- Signor Winchester, bentornato.
Sussurrò un'altra voce, distraendomi nuovamente, mentre un'ombra apparve alla mia destra. Era vestita di bianco e aveva qualcosa tra le mani, che somigliava ad una cartella.
Le mie idee erano sempre più confuse.
- Ora le controllo i valori e poi la lasciamo riposare.
Poi lo vidi, finalmente in modo chiaro e definito. Sammy era in piedi accanto a me, mentre mi stringeva la mano così forte da farmi guizzare fuori le pupille e un paio di donne vestite di bianco, girovagavano intorno a me, intente a svolgere il loro compito.
Respirai lentamente, cercado di raccogliere le forze e capire cosa diamine stesse accadendo.
- S...s...sam... C-c-cosa...- Mormorai a fatica, mentre la pelle secca delle mie labra, si disintegrava.
- Shh, Dean. Va tutto bene. Sono qui.

Poi deglutii e persi di nuovo conoscenza.

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