Anime & Manga > Capitan Harlock
Segui la storia  |       
Autore: Lady Five    25/09/2013    1 recensioni
Mayu è cresciuta e, contravvenendo ai desideri di Tochiro, fa ad Harlock una richiesta a cui il capitano non riesce proprio a dire di no, perché, in fondo al cuore, anche lui ne è felice.
Ma lei non è più una bambina. E niente può più essere come prima.
Genere: Avventura, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Harlock, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Premessa dell'autrice

Inizia una parte un po' più movimentata... L'azione non è il mio forte e probabilmente alcune situazioni risulteranno un po' “già viste”. Mi appello alla vostra clemenza anche perché, non essendo un'appassionata di fantascienza ed essendo “in compenso” tecnologicamente poco evoluta, mi trovo un po' in difficoltà ad affrontare in modo efficace certe tematiche: mi mancano sia l'immaginario sia, soprattutto, il linguaggio. Mi sono impegnata, spero almeno di non risultare ridicola...




 

“Capitano, abbiamo visite.”

La voce preoccupata di Yuki lo strappò dalla nera apatia in cui viveva ormai praticamente sempre immerso. Si voltò verso lo schermo del radar, su cui era apparsa una grande astronave che si avvicinava sempre di più.
“Chi sono?”
Ingrandendo l'immagine, si misero in evidenza delle insegne che la identificavano come un mezzo terrestre. Peggio, un mezzo del Dipartimento per la preservazione della quiete spaziale. L'occhio di Harlock si riempì di sdegno. Non aveva dimenticato che cosa avevano fatto a Mayu. Era arrivato il momento di fargliela pagare.
“Dov'è il resto della flotta? - chiese - Di solito si muovono in massa...”
Tadashi controllò.
“No, sembra esserci solo questa astronave... e non ci sono posti in cui nascondersi, in questo settore, né satelliti né asteroidi... in effetti è strano.”
“Sì, è molto strano. Stiamo all'erta. Potrebbero avere qualche asso nella manica.”
“Chiedono di conferire con te” aggiunse Yuki.
Il capitano fece un cenno di assenso. Sul monitor apparve una faccia che rammentava bene, nonostante gli anni trascorsi. Lo sguardo di Harlock adesso era decisamente furioso.
“Irita! Cos'è successo? L'inferno non ti ha voluto?”
L'uomo non si scompose e andò subito al punto.
“Ti propongo uno scambio, Harlock...”
Lo interruppe.
“Io non tratto mai, dovresti saperlo.”
“Questa volta lo farai.”
“E perché mai? No, questa volta non ti lascerò scampo. Adesso non hai a che fare con una ragazza inerme, che non hai avuto scrupoli a perseguitare vigliaccamente per anni pur di arrivare a me! Stavolta dovrai vedertela con me e con i miei uomini, e non farò prigionieri.”
Un sorrisetto indefinibile sollevò per un istante gli angoli delle labbra di Irita.
“Già, la ragazza. Sappiamo che è lì con te. E' questo lo scambio che ti propongo. Se tu e il tuo equipaggio vi consegnate, noi dimenticheremo che anche lei è diventata una fuorilegge e merita la vostra stessa sorte, e la lasceremo andare. Almeno lei potrà salvarsi e rifarsi una vita.”
Harlock strinse i pugni, in preda a una rabbia incontenibile. Tentò un bluff.
“Ti sbagli, Irita. Non so dove sia Mayu. E' parecchio tempo che ne abbiamo perso le tracce.”
“Harlock, hai tanti difetti, ma non sei mai stato un bugiardo. Tu non l'avresti mai persa di vista, a costo di rivoltare come un guanto l'intero universo. Allora, accetti?”
Il capitano stava per replicare, quando avvertì una presenza alle sue spalle. Si voltò e la vide, a pochi passi da lui, ma fuori dalla visuale di Irita.
Non sapeva da quanto tempo Mayu fosse lì e che cosa avesse sentito. Probabilmente abbastanza. Fremeva di sdegno, anche lei con i pugni chiusi. Per la prima volta dopo mesi, lei lo guardò in faccia, con gli occhi che mandavano lampi, scuotendo la testa. Una muta richiesta. Non farlo, Harlock, non ci pensare nemmeno! Io non accetterò mai!
Lui capì e cercò di rassicurarla con un cenno affermativo del capo.
Forse, se Irita si fosse accontentato di avere lui... forse... forse avrebbe anche potuto acconsentire. La sua vita ormai valeva poco per lui, e perderla per salvare Mayu poteva essere accettabile. Ma non poteva sacrificare il suo equipaggio. E poi, chi gli garantiva che quelli avrebbero rispettato il patto? E lei, come si sarebbe sentita per il resto della sua esistenza, con un simile peso addosso? No, quell'uomo era un pazzo.
“No, Irita, non accetto.”
“Come vuoi. Peggio per voi. Anche per la tua amata figlioccia. Ovunque sia.” aggiunse ironicamente.
Harlock con un gesto secco della mano fece chiudere la comunicazione. Quella conversazione era durata anche troppo.
“Tutti ai posti di combattimento. Cancelliamo quella nave dal cosmo.”
Mentre suonava l'allarme e il capitano si metteva alla guida dell'Arcadia, impugnando saldamente il timone, pronto a intervenire in caso di necessità, Yuki, Tadashi e Yattaran si guardarono perplessi.
Era forse la prima volta che ricevevano un ordine del genere. Harlock si era sempre limitato a difendersi e a mettere in fuga le astronavi terrestri. Non aveva mai ordinato di distruggerle. Se era capitato, era stato inevitabile, un effetto collaterale. Che cosa gli era preso, tutto a un tratto? Sembrava che avesse un conto personale da regolare con Irita. Che non era certo un tipo amichevole, ma... come tanti altri che avevano incontrato nel loro vagabondare tra le galassie.
Nessuno sapeva che cosa aveva subito Mayu, per colpa di quell'uomo, ma il capitano se l'era legata al dito.
Il fatto che la nave nemica fosse sola, inoltre, li preoccupava. Voleva dire che si sentivano molto sicuri, e quindi dovevano avere, come diceva lui, un asso nella manica.
Ma Harlock non era il solo a essere furibondo, sull'Arcadia. Il computer centrale sembrava impazzito, la sua attività divenne frenetica, come rilevò Yattaran. Per forza, pensò il capitano, Tochiro aveva sentito minacciati prima i suoi amici, poi sua figlia!
Il capitano ordinò di puntare le torrette dei cannoni verso l'astronave nemica. Ma non fece in tempo a dare l'ordine di fare fuoco, perché l'intera Arcadia fu scossa da un colpo violentissimo.
“Ma... che diavolo è stato?”
Nessuno aveva visto nulla. Apparentemente la nave del Dipartimento non si era mossa, né aveva sparato. E anche gli strumenti non avevano rilevato nulla, nessuna forma di energia.
“Siamo stati colpiti! - gridò Yuki spaventata - Si è aperto uno squarcio nel settore F di tribordo!”
“Ma cosa, COSA ci ha colpiti?”
Harlock cercava di controllare il panico. Non sapere con che cosa aveva a che fare e come agire di conseguenza lo destabilizzava sempre.
“Allontaniamoci da qui, e in fretta. Motori a tutta forza” ordinò.
“Io … credo di sapere di che cosa si tratta.”
La voce di Mayu. Era rimasta lì e sembrava pietrificata.
Mille sguardi interrogativi si posarono su di lei.
“Ce ne parlò una volta un professore a lezione, ma come di un'ipotesi poco più che fantascientifica… evidentemente non era così.”
Un secondo, terribile colpo. Altri danni in altre parti della nave.
“Una nuova forma di energia - proseguì la ragazza - parente dell'atomica tradizionale, ma più controllabile. Permette di centrare un bersaglio preciso, senza dispersioni e senza effetti collaterali. Non è visibile a occhio nudo, e non viene rilevata dagli strumenti comunemente in dotazione, anche i più sofisticati. Quindi non è possibile capire da dove arrivano i colpi, ed è anche difficile fuggire, perché la gittata può essere molto lunga, come avete visto... E' un'arma letale.”*
Ecco perché si sentivano così sicuri.
“E noi che cosa possiamo fare? - chiese Yattaran, come al solito all'apparenza per nulla turbato - Se avessi un po' di tempo potrei studiarci sopra, ma al momento temo di non averne la possibilità.”
“Niente - disse Mayu - se non toglierci da qui il prima possibile.”
L'Arcadia aveva i motori al massimo, anche quelli ausiliari, e si stava allontanando con una traiettoria irregolare, manovrata da Harlock con la consueta abilità, per quanto la mole dell'astronave lo consentiva, per cercare di sfuggire ai colpi che ora si susseguivano più ravvicinati. Qualcuno riuscirono a schivarlo, ma altri purtroppo andarono a segno. Contemporaneamente, rispondevano con tutta la loro potenza di fuoco, ma la nave nemica non sembrava nemmeno esserne scalfita. Dovevano avere anche un sistema di protezione particolarmente potente.
“Dobbiamo attivare la procedura di navigazione extradimensionale - decise Harlock - O quei bastardi ci faranno a pezzi!”
“L'Arcadia è troppo danneggiata - intervenne Tadashi - Potrebbe non reggere al salto nell'iperspazio.**”
“Lo so. Ma non abbiamo scelta. Fatemi parlare con il capo ingegnere.”
Maji confermò i timori di Tadashi. Diversi settori vitali della nave erano stati colpiti. Ciò che più impensieriva erano i danni alla sala macchine. Tutti gli uomini si stavano dando da fare al massimo per rimediare, ma la situazione era davvero grave. La navigazione extradimensionale avrebbe potuto disintegrare l'Arcadia.
“Non abbiamo un'altra possibilità. Riparate solo ciò che serve per il salto nell'iperspazio. Avete 10 minuti. Poi succederà quello che deve succedere.”
Furono i 10 minuti più lunghi della loro carriera di pirati dello spazio. La battaglia fu terribile. Era angosciante non poter nemmeno prevedere da dove sarebbero arrivati i colpi, e frustrante dover solo fuggire, perché le loro armi non sembravano provocare alla nave nemica nemmeno il solletico.
Harlock chiamò mentalmente in loro soccorso il computer centrale. Si rendeva conto dei rischi che si stavano prendendo, e Tochiro era la loro unica speranza.
La voce di Maji annunciò che la procedura poteva essere attivata. E che Dio ci aiuti, pensarono tutti.

Non si sa se fu Dio, Tochiro, l'abilità dei tecnici o semplicemente la fortuna, ma il salto dell'iperspazio andò a buon fine e l'Arcadia uscì malconcia, ma indenne, anche da quell'esperienza.
Constatato che erano ancora tutti interi, Harlock tirò un sospiro di sollievo. Questa volta aveva davvero temuto che non se la sarebbero cavata.
Quasi non udì gli applausi e le urla di felicità che si levarono in sala comando. Si schermì. Spettava a lui prendere le decisioni, e gli era andata bene. La verità era che il suo equipaggio era eccezionale. Lui non aveva nessun merito particolare. Questa almeno era la sua filosofia.
Stava per chiedere a Yuki di metterlo in contatto con l'infermeria, visto che prima, con suo rammarico, non aveva avuto modo di farlo, quando fu il dottor Zero in persona a comunicare qualcosa alla ragazza. La quale si voltò verso di lui con un'espressione che non gli piacque per niente.
Yuki gli si avvicinò e gli posò una mano sul braccio.
“Mayu è stata ferita...”

 

 

 

 

 

 

* Pura invenzione dell'autrice (e speriamo che rimanga tale!)

** Non ricordo se nelle varie serie si facesse menzione di questo. L'ho trovato in una descrizione tecnica dettagliata dell'Arcadia su un sito internet, e mi è sembrato tutto sommato plausibile.

  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Capitan Harlock / Vai alla pagina dell'autore: Lady Five