Anime & Manga > L'Attacco dei Giganti
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Autore: Kastel    25/09/2013    6 recensioni
Cammini per quelle strade che oramai si sono svuotate di gente, accompagnato solo dal suono dei tuoi passi. La festa si è conclusa, non ci sono più motivi per restare. I complimenti agli sposi li hai fatti, è ora di tornare dalla tua compagna solitudine.
Genere: Drammatico, Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Cammini per quelle strade che oramai si sono svuotate di gente, accompagnato solo dal suono dei tuoi passi. La festa si è conclusa, non ci sono più motivi per restare. I complimenti agli sposi li hai fatti, è ora di tornare dalla tua compagna solitudine.
Non ci avresti scommesso troppo che Eren e Mikasa, una volta finita la guerra contro i giganti, si sarebbero scoperti innamorati l'una dell'altro. Con la pace è anche arrivato il tempo dell'amore, ma non per te. Non importa che al matrimonio di quei due molti ti hanno chiesto se tra te e Hanji ci sia del tenero, hai scelto di non donare tempo ai sentimenti. Non perché consideri la tua ex compagna di armi una brutta donna ma perché preferisci cullarti in quei ricordi di battaglie che ogni notte ti fanno compagnia. Non trovi niente di interessante in questo presente che non ti permette di dimostrare chi sei realmente. Meglio restare rinchiuso nel passato.
La musica è lontana, così come le voci e le risate. Per questo ti stupisci quando senti una voce gracile, quasi inesistente, sussurrare qualcosa.
“D-dammi tutti i soldi che hai...”
Ti giri e ti ritrovi davanti all'ennesimo orfano che la guerra si è portato appresso. Stanno nascosti negli angoli, come gatti randagi, a procacciarsi il cibo e un minimo di sopravvivenza. A loro il rispetto per se stessi non serve perché non si mangia.
Sospiri un poco mentre ti giri ad osservarlo. E quasi hai un mancamento.
Sai perfettamente che Irvin non ha mai avuto un figlio. Eppure questo bambino (o bambina? Non riesci a capirlo dietro gli strati di vestiti che il ragazzino indossa) è come hai sempre immaginato l'uomo da giovane: occhi che sembrano delle lastre di vetro, innocenti e impauriti ed eppure taglienti come rasoi; capelli come il grano che ha ripreso a crescere rigoglioso, solo più ribelli e meno curati; un viso reso duro dalla vita, che tanto ama prendersi gioco di tutti coloro che devono sottostare a lei. No, forse quest'ultimo particolare ti riguarda di più. Irvin non ha mai vissuto per strada, non ha conosciuto le fatiche del vivere senza sapere se vedrai il sole il giorno successivo.
E' un privilegio che avete avuto solo tu e questo bimbo.
Lo osservi, avvicinandoti poi un poco a lui.
“Ehi, hai intenzione di rubarmi tutti i soldi che non ho?”
Ridacchi mentre vedi lo sguardo del bambino farsi addolorato, avendo capito di aver sbagliato la persona da derubare. Forse sta maledicendo la sua sfortuna o forse progetta di ucciderti. Chissà, può essere tutto e niente al contempo.
“Posso darti altro.”
E per la prima volta da quando quel monologo è iniziato il ragazzino ti osserva interessato, cercando di capire cosa vuoi dirgli.
“Posso darti una casa. Un nome. Tante cose che per strada dovresti lottare per ottenere.”
Ti fissa senza comprendere.
“Perché dovresti dare qualcosa del genere a me?”

Sorridi piano e tristemente, alzando un poco gli occhi verso il cielo notturno.

“Perché così ripagherei il mio debito.”
Riabbassi lo sguardo sul bambino, girandoti e avviandoti lungo la strada per tornare a casa.
“L'offerta è valida solo adesso. E ti conviene prenderla, eh.”
E non hai neanche bisogno di aspettare: ti raggiunge di corsa, forse felice per la prima volta in vita sua. Forse salvato per la prima volta nella sua piccola e misera esistenza.
“Come ti chiami?”
Camminate veloci, andando nel quartiere dove ti sei sistemato per bene con quella miseria che ti hanno dato come buonuscita.
“Non ho un nome. Nessuno si è mai preoccupato di darmene uno.”
Alzi lo sguardo, fissando la strada illuminata dalla luce lunare.
“Che ne dici di Irvin?”
Ci pensa su, il bambino. Poi sorride, annuendo.
“Mi piace!”
È talmente spontaneo che, per la prima volta dopo tanto tempo, ti ritrovi pure tu a sorridere.
E mentre apri la porta di quella che è diventata casa vostra alzi un'ultima volta lo sguardo al cielo, facendo il saluto militare.
L'ultimo saluto al padre.
Poi entri in casa, per evitare che quella che scoprirai essere una peste ti distrugga tutto.

 

 

 

 

Note.
Giuro che non è niente di che. Tutto questo è nato da una chiacchierata con Monobear e un brano di musica jazz. Non pretendo che sia qualcosa di bello o speciale, ma mi andava di scriverlo.
Inoltre la dedico alla mia Irvin (Monobear coff) e alla Strega di Ilse perché si.

   
 
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