Era l’ora del tramonto e
Sora e Riku giocavano agli
spadaccini sulla spiaggia dell’isola principale.
- Ho vinto io stavolta! -
esultò Sora quando Riku cadde a
terra, sfinito. Si alzò reggendosi alla spada di legno
conficcata nella sabbia
e rispose: - Solo perché sono stanco. Stamattina ho lavorato
con papà -.
- Davvero? E perché? -
chiese Sora.
- Perché oggi è
la giornata dedicata a padre e figlio -.
Sora
si strofinò leggermente il mento. - E precisamente che
lavoro? -
-
Tagliare la legna, lo sai! Tu non sei andato a lavoro con il tuo
papà? -
-
No…
Mio padre non mi farebbe andare a lavoro con lui, sono troppo piccolo
per
pescare -.
-
Ma
dov’è che lavora? -
Sora
indicò un punto in mezzo al mare dove l’acqua era
molto alta. In effetti c’era
un peschereccio. Era una bella barca abbastanza grande, sulla cui
superfice
bianca vi era disegnata una sirena sopra uno scoglio. Era molto
graziosa, la
coda era verde e i capelli di un rosso splendente.
-
E
quel disegno chi l’ha fatto? - chiese Riku.
-
Mia
mamma - rispose Sora. - È molto brava e le piacciono le
sirene -.
-
Ora
che facciamo? - chiese Riku.
-
Mmm… Potremmo chiamare la bambina nuova, Kairi! - propose
Sora.
-
Non
credo sia una buona idea - commentò Riku.
-
Perché? -
-
Perché non è ancora abituata. Si sta ambientando
e forse non ha voglia di
giocare…
-
Dov’è ora, comunque? -
-
È
stata adottata da quella signora che ci lancia le caramelle. Lei e suo
marito
hanno sempre voluto un figlio o una figlia, ma non possono averne una
loro,
così mi ha detto mamma. Quando il sindaco ha cercato
qualcuno per adottarla si
sono presentati subito - raccontò Sora.
-
La
casa di fronte alla mia… E lei non ricorda nulla del suo
passato? La sua vera
famiglia e tutto il resto? - chiese Riku.
Sora
scosse il capo.
-
Ma
allora come fanno a sapere qual è il suo nome? -
-
Quando l’hanno trovata sulla spiaggia non ricordava niente.
Il nome era
ricamato sul vestito. Mamma pensa che sia una sirena! -
-
Non
lo pensa davvero - disse Riku, secco.
-
Invece sì! Non c’è altro motivo,
comunque. Qui ci sono solo le Isole del
Destino. Quindi può provenire solo dal mare -.
-
Sora, non devi credere a tutto quello che ti dicono, come la faccenda
di Babbo
Natale… -
-
Ehi! Adesso quello che c’entra? – disse Sora irato,
- Da dove altro può
provenire allora? – chiese infine.
Riku
esitò un momento.
-
Be’,
ultimamente ci sono parecchi… fenomeni strani –
rispose.
-
Cosa intendi dire? – domandò il più
piccolo.
-
L’hai
sentito anche tu quel suono ieri in quel posto… -
-
Pensavo che avessimo chiarito fosse solo il vento… -
Riku
lo ignorò.
-
…e anche
tu hai visto quella porta… -
-
Ma
è chiusa, non c’è niente
dietro… -
-
…e
quei visitatori tempo fa – concluse il più grande.
Sora
rimase in silenzio per un po’, strofinandosi il piccolo mento.
-
Non
so che dire riguardo a quei due… non me li ricordo neanche
bene! E comunque tu
non mi vuoi dire che ti ha detto il maschio! –
-
Perché è un segreto, devo mantenere la
promessa… ma se ci arrivi da solo, io
non romperò nessuna promessa e tu capirai! –
Sora
rimase in silenzio, con la testa in giù e battendo i piedi,
riflettendo.
-
Eh
dai… - lo incoraggiò Riku, - è ovvio
che né Kairi e né quei due possano
provenire da questo mondo… -
Sora
fece un verso stupito.
-
Tu
credi davvero che… che esistano altri mondi? –
-
Finalmente ci sei arrivato! – urlò Riku.
-
E
come credi siano arrivati fin qui? –
-
Non
lo so. È questo che voglio scoprire. Forse Kairi
può aiutarci a scopr…- ma Riku
fu interrotto da una voce nuova, di bambina.
-
Ciao – si sentirono salutare da Kairi.
La
bambina li aveva appena raggiunti. Si fermò, con le mani
dietro la schiena,
evidentemente tenendo qualcosa. Aveva capelli rossi e non molto lunghi,
e un
nuovo vestitino bianco e rosa. Portava ancora la collana a forma di
conchiglia.
-
Ciao… - ricambiò il saluto Sora, arrossendo
violentemente e strofinandosi il
collo per l’imbarazzo. L’amico si fece
più coraggio.
-
Ciao - disse. – Ehm… Allora come va? Ti piacciono
le isole? –
Kairi
sorrise.
-
Oh
sì, mi piace molto questo posto! Solo che mi piacerebbe
vedere anche l’altra
più piccola… -
-
Quella è l’isola dove andiamo sempre a giocare!
– sbottò Sora.
-
Sì,
Milly me l’ha detto – rivelò Kairi.
– La mia mamma adottiva - aggiunse, quando
i due amici la guardarono cercando spiegazioni.
-
Ah,
sì. Quindi ti piace la nuova famiglia? – chiese
Riku, ma un attimo dopo sembrò
pentirsi di averlo chiesto.
Kairi, comunque, non parve minimamente turbata dall’argomento.
-
Oh,
sì! Sono molto gentili. Mi hanno detto di provare
a… a fare amicizia -.
-
Be’,
noi possiamo essere amici tuoi! – esclamò Sora,
allegro.
-
Davvero? – disse lei sorridendo.
-
Stai scherzando? Certo che saremo amici! – intervenne Riku.
-
Bene! – esclamò Kairi con gioia. – Vi ho
portato dei fiori! – esclamò
entusiasta, porgendo loro un mazzo di margherite.
-
Mi
piace coglierli… - spiegò.
Sora
li prese e i due la ringraziarono, poi arrivò il
papà di Sora, un uomo non
molto alto, magro e dai capelli castani e lunghi fino alle spalle.
-
Ehi, ciao ragazzi. – disse tranquillo, facendo un cenno con
la mano. - Fareste
meglio a entrare, si sta facendo tardi… -
continuò, entrando in casa e
chiudendo la porta.
I
tre
rimasero in silenzio per un po’, sorridendo, poi Sora, che
ora si sentiva più a
suo agio, continuò:
-
Allora che ne dici se doman… - ma fu interrotto dalla dolce
voce di sua madre, provenire
dalla casa più vicina, che lo chiamava: - Sora! Vieni a
casa, la cena è pronta!
–
-
Ah,
questa è mia mamma. Mi sa proprio che devo andare
– spiegò.
-
Non
fa niente, tanto devo andare anch’io… -
spiegò Riku.
-
E
anch’io. Dovrei esser già tornata a
casa… - ammise Kairi. – Cha stavi dicendo,
Sora? – chiese.
-
Oh,
se domani vuoi venire con noi all’isola a fare colazione
insieme. Non devi
portare niente… Alle otto e mezza qui, ci accompagna mio
papà in barca, se vuoi
ovviamente… -
-
Certo che voglio! A domani allora! –
I
tre
raggiunsero le rispettive case, felici. Kairi era loro amica.