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Autore: bibrilove98    26/09/2013    3 recensioni
Chiara ama leggere. Legge perché le piace stare con la testa tra le nuvole e per lei tutto ciò che legge può diventare realtà. Ma questa volta non credeva che quel libro potesse avvicinarsi così tanto alla vita reale, o meglio, che lei potesse avvicinarsi così tanto a quel mondo, un mondo vissuto e rivissuto attraverso la storia, ma mai in quel modo, un mondo in pericolo. Presto si ritroverà a combattere al fianco di nuovi amici per difendere quel posto di cui inizialmente non si sente parte, ma poi diventa come una seconda casa. Molti nemici cercheranno di ostacolarla, tra antichi saggi poco permissivi, chimere, principi troppo viziati e la nostalgia di ritornare a casa. Ma niente di tutto questo riuscirà a fermarla, fino a quando quel libro non finirà.
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Sfortunatamente Mark era molto più leggero di noi essendo solo un bambino di appena venticinque chili e il suo cavallo era anche uno dei migliori nella corsa. Si chiamava Scheggia e, fidatevi, il nome era appropriato. Lo inseguimmo per una ventina di chilometri urlandogli dietro nella speranza di convincerlo a fermarsi. Alex lo minacciava di mandarlo a letto senza cena per tre settimane o di non toccare più la spada per un mese intero ma Mark non gli dava retta, o almeno faceva finta di non sentire. Poi accadde il peggio.
Arrivammo vicino ad una stradina che si divideva in due parti e non riuscimmo a vedere Mark nemmeno in lontananza.
-Dove cavolo è andato! –imprecai. –Non può essere così veloce, deve per forza essersi fermato da qualche parte per farci disorientare.
-Perché è così maledettamente testardo e cocciuto quel ragazzo. Non poteva starsene buono a casa senza combinare casini? –urlò Alex strappando letteralmente la criniera al suo cavallo pezzato che per il dolore si impennò e Alex rischiò di finire di sedere a terra.
-Calmati. –cercai di rassicurarla. –Vedrai che lo troviamo. –un mio pregio era quello di sembrare calma anche nei momenti di panico totale, in realtà dentro stavo morendo. Avevo promesso a Jake che avrei badato ad Alex e a Mark in sua assenza, e invece non era passato nemmeno un minuto che già ne avevo perso uno e mandato nel panico più totale l’altro. Probabilmente avrebbe ucciso prima me e poi Mark.
-Da che parte andiamo adesso? –chiesi.
-Penso a destra. Non sono molto brava ad orientarmi, ma gli altri dovrebbero essere andati da quella parte per entrare nel regno di Brook. –disse Alex aggrappandosi al cavallo per riprendersi dallo spavento.
-Allora procediamo e vediamo se riusciamo a trovarlo. –e insieme ci avviammo senza una meta, nella speranza di non cadere in qualche imboscata, o nelle peggiore delle ipotesi, incontrare Jake.
E come al solito la fortuna non fu dalla mia parte. Sperai in qualche aiuto da parte di Harley. Quell’ometto sbucava sempre quando avevo bisogno di aiuto e in quel momento avevo una grande necessità di un consiglio. Naturalmente nemmeno Harley si fece avanti e camminammo finché non si fece buio e anche durante la notte decidemmo di non fermarci. Fummo costrette a fare una pausa per colpa dei nostri cavalli. Il mio avevo incominciato ad odiarlo. Era una cavalla nera e probabilmente il sentimento di odio era reciproco. Non mi ubbidiva mai e dovevo sforzarmi per mandarla nella direzione giusta. L’avevo chiamata Margot, come la mia odiata professoressa di matematica nel mio mondo. Legammo i cavalli ad un albero e li lasciammo brucare l’erba e riposarsi mentre noi cercavamo della legna per il fuoco.
-E ora? –si lamentò Alex. –Mark si sarà perso, è sera e starà piangendo tutto da solo nella foresta.
-Non mi sembra il tipo che scoppia a piangere per queste cose. –obbiettai, ma non penso che migliorai la situazione perché Alex si sedette e fece sprofondare la faccia nelle mani. Le poggiai una mano sulla spalla.
-Vedrai che lo troveremo. –la rassicurai. Poi si irrigidì, come se avesse trovato qualcosa.
-Che succede? –le chiesi. –Shhhh. –mi ammonì.
-A così è? Io cerco di consolarti e tu mi dici di stare zitta? –Alex si alzò e mi tappò la bocca.
-C’è qualcuno. –disse. In quel momento mi parve di sentire delle voci in lontananza e dei passi molto affrettati sulle foglie secche e sull’erba.
-Uhm…ci nascondiamo? –chiesi a bassa voce. Alex non mi rispose ma accettò molto volentieri la mia proposta e mi trascinò dietro un cespuglio.
-Ho trovato dei cavalli! –disse una voce che non riconobbi subito. Eravamo abbastanza lontani dai cavalli quindi non mi preoccupai più di tanto finché quelle voci non si avvicinarono. Penso di essere un amuleto porta-sfiga vivente. Alex imprecò e si mise ad osservare ciò che stava succedendo. Da dietro un albero spuntarono due ragazzi e ciò che vidi mi fece gelare il sangue nelle vene.
-Maledizione. –imprecai. Avrei voluto dire tutte le parole che mi passarono per la mente, e posso giurarvi che non erano molto belle ma mi trattenni. Il ragazzo era alto e bello. I capelli scuri e gli occhi marroni puntavano proprio dalla nostra parte.
-Uscite da lì, ora. –ci ordinò. Per un attimo sperai che non fosse a noi, ma il suo sguardo era dritto dalla nostra parte.
-È stato un onore conoscerti. –dissi ad Alex. Lei per un istante abbozzò un sorriso che si spense subito.
-Non fare così, non penso che ti ucciderà. –cercò di rassicurarmi.
-Ne sei sicura? –mi chiese una voce. Alzai la testa e notai che Stefany ci guardava sorridendo.
-Ragazzi! Che bella sorpresa! Che ci fate qui? –cercai di dire alzandomi e provando a sdrammatizzare la situazione. Sfortunatamente Jake mi guardava come se volesse polverizzarmi.
-Che ci fate voi qui? –chiese.
-Siamo venuti a fare due passi. –mentii.
-Dov’è Mark? –mi chiese Greg. Lo guardai con aria supplichevole chiedendogli di ritirare la domanda.
-È dietro quell’altro cespuglio. –disse Jake chiudendo gli occhi spazientito. Da un cespuglio uscì un ragazzino.
-Ma che ci fai tu qui Mark? Non eri a casa a dormire? Ok, basta, ci rinuncio. –dissi storcendo le labbra.
-Che cosa è successo? –chiese Jake. Stavo per aprire la bocca e parlare.
-È stata colpa mia. –mi precedette Mark, poi mi guardò. –Volevo venire con te e aiutarti, Chiara non centra niente. Lei e Alex mi hanno inseguito per tutto il pomeriggio minacciandomi ma io volevo venire da te. Io devo fare questa impresa con te.
Se fosse successo a mio fratello penso che lo avrei trucidato all’istante. Farmi prendere una paura del genere e inseguirlo per tutta la notte non era stato tanto bello, e lo sguardo di Jake era duro, ma riuscii ad intravedere un senso di dolcezza. Sospirai.
-No. Mi hai detto che dovevo badare ai tuoi fratelli e ho combinato un casino. Dovevo stare più attenta, è stata colpa mia. – Greg aveva preso i nostri cavalli ed era riuscito a trovare anche quello di Mark mentre Stefany ci guardava con aria divertita.
-Ora basta, tutti e due. Passerete la notte nel nostro accampamento e domani mattina ve ne andrete. –disse Jake sospirando.
-Jake. –disse Alex. –Noi vogliamo venire con te. A casa non torniamo.
Il suo sguardo si indurì. Era una ragazza dolce ed era strano vederla in quel modo.
-Domani vediamo. Spero che la notte riesca a farvi ragionare. –disse Jake girandosi e avviandosi verso l’accampamento. In realtà il nostro fu un accampamento di fortuna. Per un attimo sperai di vedere una bella tenda e magari un materasso gonfiabile, ma mi ricordai tardi che ero in un'altra dimensione. Il nostro accampamento era formato da tre coperte e un fuoco al centro. Niente di speciale. Ma per un attimo sperai veramente di trovare qualcosa di più comodo. Certo era da tempo che stavo lì e mi ero abituata al letto di paglia in cui dormivo, ma per una volta sperai di ritornare a casa e di riavere tutte le comodità. Presi la sacca di emergenza e incominciai a vedere cosa ci fosse. Trovai un sacchetto di monete e una specie di coperta. Naturalmente prestai la coperta a Mark che aveva freddo e io e Alex ci dovemmo arrangiare. Cercai di prendere sonno, ma non era facile con tutti i pensieri che mi assillavano e la nostalgia di casa incominciava a farsi sentire. Chi sa cosa stavano facendo i miei in quel momento. Probabilmente avevano trovato il mio corpo mentre leggeva e pensavano che stessi in coma o che avessi usato della droga. Non ho mai fumato ne fatto uso di stupefacenti perché ho sempre ritenuto queste due cose inutili, costose e dannose. Mi misi seduta e una voce mi chiamò. Mi girai e vidi un viso brutto e con qualche brufolo familiare.
-Harley, che ci fai? –chiesi a bassa voce cercando di non svegliare gli altri.
-Hai bisogno di aiuto? Eccomi! –disse Harley tutto contento saltellando.
-Shh! Vuoi svegliare tutti! –lo zittii.
-Oh ma dai. –mi rimproverò lui. –vedi che non ti sentono, non c’è bisogno di bisbigliare. –si lamentò l’ometto.
-Che devo fare adesso? Sono stanca e voglio tornare a casa. –dissi in modo anche un poco infantile come quando una bambina chiede alla mamma di comprarle un gioco nuovo o quando si va a fare una qualche uscita e hai nostalgia dei tuoi genitori.
-Continua così, ma devi sbrigarti a compiere questa missione o il Signore dei Libri si arrabbierà.
-Chi? –chiesi.
-Niente. –aggiunse Harley incominciando a schiaffeggiarsi come per punirsi di avermi detto troppo. Era strano vederlo così.
-Sappi che ti sto aiutando fin troppo. –aggiunse guardandosi in torno come se qualcuno potesse sentirlo. –Lui sente e vede tutto.
-Va bene, ma ora incominci a spaventarmi, mi sembri Gollum del Signore degli Anelli.
-Giusto. Comunque ottima scelta del paragone. Trovo che quello sia un ottimo libro. –aggiunse spolverandosi i pantaloni e ritornando più o meno in se. –Comunque dicevo che ti sto aiutando un poco troppo e da ora in poi potrò venire in tuo aiuto solo in rarissime volte. Non poso dirti più niente.
-Aspetta. –dissi. –Almeno voglio sapere che cosa sta succedendo nel mio mondo, cioè che cosa sta succedendo al mio corpo, alla mia famiglia.
Harley alzò la mano e nel suo palmo comparve una sfera d’acqua. Mi avvicinai e notai che dentro c’era la mia immagine. Stavo seduta per terra nella mia camera con il libro in mano a leggere.
-Nel tuo mondo non sta accadendo niente. È come se si sia fermato nel momento in cui hai aperto il libro e hai incominciato a leggere. Non preoccuparti per quello. Hai problemi più grandi da affrontare e sei solo all’inizio.
La sfera che Harley aveva nella mano si scoppiò e tutto intorno a me si fece sfocato.
Mi svegliai nel cuore della notte. Il fuoco stava ancora scoppiettando e mi chiesi come mai fosse ancora acceso visto che nessuno lo aveva alimentato. Poi mi accorsi di una figura che mi dava le spalle seduta per terra. Mi alzai e, nonostante Harley mi avesse un poco spaventata con quel suo discorsetto da orco psicopatico, la curiosità prese il sopravvento e mi misi vicino a Jake.
-Non riesci a dormire? –chiesi.
-No. Sto pensando alla missione e a tutto il casino che succederà adesso che vi siete uniti anche voi.
-In che senso?
-Ora sicuramente, grazie a te, Alex e Mark vorranno venire con me e questo sarà un rischio. Portare le uniche persone che mi sono più vicine dritte verso il suicidio non è proprio il massimo, e tu…non so cosa pensare di te sinceramente…
-Vediamo… -riflettei. –potresti pensare che sono dolce, simpatica, bella, brava, gentile ed educata. Oppure anche serena, intelligente, leale, giocosa…
-Modesta, rompiscatole, prepotente, irascibile e irritante. –aggiunse lui.
-Si, ti concedo anche questi. –con questa mia battutina riuscii a tirargli un sorriso.
-Mi dispiace. –dissi un poco imbarazzata dopo qualche minuto di silenzio.
-Per cosa? –chiese lui senza distogliere lo sguardo dal fuoco.
-Per tutto. Sono entrata nelle vostre vite sconvolgendo tutto e ora ho anche permesso che Mark e Alex vengano con noi a….
-Con noi?
-Si, io vengo con voi. Ho detto che mi dispiace per essere entrata nelle vostre vite e aver portato il caos, non di volerne uscire o di non venire con voi.
Jake sorrise. Era così bello quando sorrideva che mi faceva venire voglia di abbracciarlo, o di baciarlo. Era forte e coraggioso, ma era anche la persona più gentile e premurosa che io conoscevo.
-Non scusarti, per lo meno adesso. –mi disse. – Scusa per prima, mi sono lasciato un poco andare reputandoti la causa di tutto. Non voglio obbligarti a venire e non ti reputo responsabile per ciò che è accaduto alla mia famiglia o per aver lasciato andare Mark. Prima o poi sarebbe scappato e, sinceramente, meglio ora che è riuscito a trovarci che tardi. Almeno riuscirò a stare gli ultimi istanti della mia vita con loro.
-Non dire così. Tu tornerai a casa, vedrai.
-Sarà. –disse Jake stringendosi nelle spalle. –Però voglio che tu mi prometta una cosa. –si girò verso di me e mi fissò negli occhi. –Devi promettermi che se accade qualcosa a me o se le cose diventano troppo dure, tu dovrai proteggere Alex e Mark a tutti i costi. Promettimelo.
Continuai a fissarlo. Farsi carico di una responsabilità del genere non era cosa da tutti i giorni. Avrei avuto il peso di due vite da proteggere oltre alla mia, ma non potevo fare un torto a Jake. In fondo, dopo molti litigi e cose varie, mi aveva accettata e di questo gli ero riconoscente.
-Te lo prometto.
 
 
ECCOMI!
Buon pomeriggio :3 sono riuscita a mantenere la mia promessa ed ecco l'ottavo capitolo :D
La settimana prossima dovrei aggiungere altri due capitoli ;) spero di riuscirci xD
Cosa ne pensate?? Vi prego fatemelo sapere perchè sono curiosissima di capire se scrivo bene e se vi piacciono i miei testi :3
Grazie di cuore a chi mi segue :D
A presto!!!
-Bibrilove98
  
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