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Autore: adler_kudo    26/09/2013    2 recensioni
è la prima ff che scrivo. spero vi piaccia.
dopo l'ultimo incontro con Shinichi (avvenuto dopo Londra), Ran inizia a non stare molto bene e Conan sarà costretto a ritornare grande in fretta per evitare ulteriori complicazioni... la piega che prenderanno gli avvenimenti sarà piuttosto "interessante" con una buona dose di ironia, giallo e amore.
Genere: Mistero, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti | Coppie: Ran Mori/Shinichi Kudo
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Inferno e Paradiso

 

-Non preoccuparti, Ran... ci sono io, qui. Tieni duro un pochino, solo un pochino e poi andiamo all'ospedale, promesso! Tranquilla, lo prometto.-

Ma la karateka non era dello stesso avviso; non che non si fidasse solo che lo riteneva se non impossibile alquanto improbabile che riuscissero come minimo ad uscire da lì.

-Vermouth!- la voce di Gin si propagò per la tromba delle scale -Allora gli hai trovati?-

La donna si affrettò ad alzarsi e alzò la voce calma -Tranquillo Gin. Vai pure io ti raggiungo.-

Poi indicò alla sua destra, sparò un paio di colpi in aria che fecero urlare Ran e corse su per le scale -My dear Angel, I hope that you'd remember what I said. Good luck. And... Sherry, only for this time...- e sparì nell'oscurità attigua.

-Ma che ha detto?- chiese Heiji che d'inglese non capiva granché, quindi Shinichi tradusse per lui -Ha detto “Mio caro Angelo, spero che ti ricorderai cosa ho detto. E Sherry, solo per questa volta.” L'ultima parte è ovvia ma l'altra cosa vuol dire, Ran?-

La ragazza si stava cercando di mettere in piedi, ma le erano iniziate delle piccole contrazioni e faceva pure fatica ad alzarsi; guardò i presenti e disse -Dobbiamo sbrigarci. A destra, come ha detto lei; poi ancora a destra, sinistra e giù. È questo che mi ha detto ieri.-

Ai intanto la stava aiutando a camminare e gli altri avanzavano facendo luce, ma a quel passo non sarebbero mai riusciti ad uscire. Mentre percorrevano il corridoio si sentì una sorta di ticchettio proveniente dalla parte da dove erano venuti. Accelerarono il passo allontanandosi sempre di più e ci fu l'esplosione. L'intero edificio tremò e i ragazzi caddero a terra dalla forza d'urto. Si era sviluppato un principio di incendio e la parte sovrastante del grattacielo stava iniziando a crollare. Se solo avessero proseguito lungo le scale, sarebbero morti. Vermouth aveva avuto pietà di loro per fortuna.

Dopo l'esplosione sentirono varie sirene che si avvicinavano “Magari tra queste anche un ambulanza...” pensò Shinichi mentre prendeva Ran in braccio e camminava svoltando nuovamente a destra -Dobbiamo muoverci... le bombe sono quattro. Due sulla destra per il primo cedimento e due sulla sinistra per controbilanciare. Non manca molto alla prossima e dobbiamo essere il più distanti possibile perchè con la prossima crollerà parecchio.- disse il detective dell'est facendo cenno agli altri di seguirlo.

-Mettimi giù, Shinichi. Non è un...- tentò di dire la karateka, ma il detective la bloccò -Non puoi camminare così. Saremo più veloci. Non pesi te lo assicuro, o almeno non troppo...- scherzò sorridendo. L'altra mise su un finto broncio per poi ridere a sua volta. Ma sentiva che il piccolo non avrebbe tardato ad uscire.

-Shinichi... io...-

-Shhh, non dire nulla. A costo della mia stessa vita, vi porterò fuori.- Ran sapeva bene che quel “vi”era riferito a lei e a suo figlio, non a tutti quanti. Si sentì rasserenata da quella promessa, ma la situazione non prometteva bene. Per quanto la prima bomba non fosse di grande portata, altrimenti sarebbero già morti, altre tre li aspettavano e se il piano era quello di intrappolarli in un inferno di fuoco e macerie stava ben riuscendo. Mentre camminavano la ragazza decise di buttarla sul ridere dato che il detective aveva assunto un'espressione indecifrabile -Che modo strano, vero?-

-Uh?- le fece Shinichi guardandola interrogativo.

-Di diventare genitori. Mi ero sempre immaginata qualcosa di più... tranquillo- disse ridendo, ma poi il sorriso divenne in una smorfia di dolore -Inizia a fare i capricci...-

“Maledetta la mia sfortuna!” Anche se non lo dava a vedere, Shinichi era nel panico più totale. In più non riusciva più a reggere la ragazza e correre nello stesso tempo. “Destra, destra, sinistra, giù” continuava a ripetersi nella sua testa. A destra avevano svoltato già due volte, il prossimo corridoio sarebbe stato quello di sinistra, ma erano ancora al 70° piano e le scale erano fuori uso, come avrebbero fatto a scendere?

-Anf, anf... fer-miamoci un sec-ondo solo...- ansimò il detctive che non ce la faceva più. Fece scendere Ran e si appoggiò alla parete inspirando a fondo per riprendere fiato.

-La porto io.- si offrì Heiji -Tu sei d'accordo, Ran?- le chiese per avere la sua approvazione. La karateka che intanto era stata colta dalle doglie, annuì gemendo per il dolore non volendo distruggere il suo ragazzo dato il suo stato.

-Ran... respira, sta calma...- le disse Ai, nel tentativo di aiutarla, ma non aveva mai avuto a che fare con donne incinte, né lei lo era mai stata -L'importante è respirare regolare...- Si sentiva impotente.

Per quanto Ran fosse la ragazza che stava con la persona della quale era infatuata, le ricordava troppo sua sorella Akemi, non avrebbe mai potuto odiarla e men che meno lasciarla in quella situazione. Era più forte di lei, ma le voleva bene. Quante volte Ran l'aveva salvata da quell'assassina senza nemmeno conoscerla, ora toccava a lei ricambiare; l'avrebbe salvata lei. Glielo doveva.

All'improvviso Kaito urlò -TUTTI A TERRA!- in quel preciso istante la seconda bomba esplose. L'incendio di prima aumentò ancora la sua portata, l'intero edificio tremò nuovamente e il crollo era più che imminente. Sentirono i piani superiori crollare e il soffitto iniziava a sfondarsi in più punti.

Si rialzarono dal pavimento coperti di calce e intonaco.

-State tutti bene?- chiese Shinichi guardandosi attorno. Varie voci gli risposero, ma non sentì la sua: quella di Ai.

-AI!- gridò Ran vedendo la bambina sotto un pannello staccatosi dal controsoffitto -AI!-

Subito i due detective si adoperarono per tirarla fuori da lì e controllarono che fosse ancora viva, ma la ragazzina non aveva battito. Shinichi non ci pensò due volte e si mise a farle il massaggio cardiaco, noncurante dell'incendio che divampava sempre di più e della struttura che si faceva sempre più pericolante. Trascorsero attimi di vero e proprio inferno che al gruppo parvero delle ore; quando ormai Shinichi si stava accingendo a fare la respirazione artificiale, Ai tossì e riprese conoscenza. Si ritrovò davanti il viso del detective che si stava avvicinando e che poi si bloccò.

-Sei viva!- gridò di gioia Ran abbracciandola. Ai si sentì spiazzata da quella reazione e ricambiò timidamente la stretta. “Akemi...” pensò con le lacrime agli occhi, provvedendo subito a ricacciarle dentro. Non poteva piangere davanti a tutti; ringraziò il ragazzo che l'aveva portata indietro dal mondo dei morti e si alzò ostentando la sua buona salute per evitare ulteriori preoccupazioni agli altri.

-Sbrighiamoci non abbiamo molto tempo.- li incitò Kaito svoltando a sinistra come da direttive.

Ran intanto ansimava sempre di più e aveva iniziato a sudare per lo sforzo e il dolore. Ora era Heiji che la portava, ma non aveva la stessa presa sicura, rassicurante e dolce di Shinichi. Ai si era ripresa bene e le teneva la mano, mentre la karateka gliela stritolava a ogni contrazione.

-Fai il bravo...- gemette la ragazza rivolta al futuro figlio mentre respirava affannosamente. Mai, mai e poi mai avrebbe immaginato una situazione del genere. Era un'appena diciottenne partoriente in un palazzo in fiamme con delle bombe; e si stava fidando di una criminale per uscire da lì.

Arrivarono alla fine del corridoio: vicolo cieco.

-Non è possibile... aveva detto che da qui saremmo scesi!- disse Heiji in preda allo sconcerto, mettendo giù Ran che ormai iniziava a pesare troppo.

-C'è un trucco!- intervenne Kaito analizzando bene la parete -Guardate bene.- Allungò una mano e tolse un telo tirato al massimo davanti a una porta di emergenza.

-Bravo Kid.- lo elogiò Shinichi aprendola. Una folata dell'aria fresca della notte lo investì, facendolo sospirare. Guardò verso il basso. Niente scale. Erano cadute.

-Come diavolo facciamo a scendere????- sbraitò il ladro.

-Il deltaplano! Dove è il deltaplano?!- chiese il detective dell'est al mago notando con sconcerto che non aveva alcun mantello sulle spalle.

-Acc... mi deve essere caduto in una delle esplosioni!-

-E ora?- domandò Heiji guardandosi intorno, nella speranza di vedere qualcosa di utile.

Ran era accasciata a terra e stava lottando con tutte le sue forze contro le doglie lanciando dei piccoli gemiti e strilli ogni tanto con Ai al suo fianco che stava cercando di fare qualcosa, ma non aveva idea di cosa.

-DANNAZIONE!- imprecò alla fine la giovane scienziata -Kudo! Sbrigati! Non ce la fa più! Le serve l'epidurale!-

Il detective liceale si era quasi dimenticato di lei, talmente impegnato a trovare una via d'uscita qual'era; si voltò in direzione delle due donne e capì che non aveva molto tempo. Si sporse il più possibile dall'uscita e vide che poco più in là, ben visibili, vi erano le auto della polizia, i camion dei vigili del fuoco e un paio di ambulanze. Se solo avesse avuto un altoparlante sarebbe riuscito a farsi sentire. Doveva attirare l'attenzione.

-Heiji, cerca un tubo di un idrante! Kaito, spara dei fumogeni colorati fuori da qui! Li faremo accorgere di noi!- ordinò Shinichi guardando gli amici che eseguirono subito immediatamente.

Ladro Kid fece appena in tempo a fare uno sparo quando ci fu la terza e penultima esplosione. Nuovi crolli e fuochi. Ormai la notte era illuminata a giorno. Non avevano più tempo. Shinichi aveva capito bene che l'intervallo di tempo tra uno scoppio e l'altro si andava dimezzando. Al primo si era susseguito il secondo dopo circa cinque minuti, il terzo dopo tre, due e ora rimanevano appena sessanta secondi.

-Sbrigati, Kid!- urlò spronandolo a rialzarsi e continuare. Altri due spari di fumo e dalla folla si levò un boato. Si erano accorti di loro! Shinichi fece da parte il ladro e si sporse fuori sbracciandosi.

-Ma quello... quello... è... Kudo!- esclamò sopreso l'ispettore Megure osservando al binocolo; lui, che era passato di lì per caso con l'auto tornando da un appostamento e si era imbattuto in un caso così grosso, notando l'esplosione, si era fermato ad aiutare i colleghi.

-C'è un ragazzo lassù!- gridò l'uomo agli agenti indicandogli il ragazzo.

-Ci hanno visti!- esultò Shinichi raggiante. Si voltò all'interno e vide Heiji che gli porgeva il tubo che aveva chiesto.

-Non c'è più tempo...- gli disse mettendoglielo in mano -Fa quello che devi fare.-

Il detective dell'est annuì e prese a spiegare le sue intenzioni, mentre in velocità assicurava una cima ad un gancio dentro l'edificio e l'altra alla sua vita -L'ultima bomba è al piano sotto di noi. Scoppierà tra esattamente quindici secondi. Non riusciranno mai a fare in tempo, la vado a disinnescare.- dichiarò prendendo la ricorsa pronto a saltare.

-È una pazzia!- gli urlò Ai con le lacrime agli occhi.

-Shinichi... non farlo...- era Ran ora ad implorarlo piangendo. Ma il detective non aveva scelta -Ti amo. Vi amo- fu l'ultima cosa che disse prima di gettarsi di sotto.

Tra la folla che osservava si levò un urlò quando videro un ragazzo cadere dall'alto.

Il detective si fermò perfettamente in coincidenza con la bomba che stavolta era stata piazzata all'esterno per far cedere definitivamente la struttura. Il timer segnava dieci secondi allo scoppio, nove, otto... Shinichi tirò fuori un forbicina dalla tasca e, letteralmente a penzoloni, iniziò a tagliare. “Filo verde, fatto. Dove è quello blu?... filo blu... filo blu... eccolo!” prese un respiro profondo e recise il filo blu con taglio netto. Quattro, tre, due... il timer era fermo! Fermo a due secondi. Il detecive si lasciò andare ad un sospiro di sollievo. I soccorsi intanto si stavano attivando per recuperarli.

-Tiratemi su!- gridò agli amici. In poco tempo fu issato al settantesimo piano. Heiji, il suo collega e quasi fratello, lo abbracciò lieto di rivederlo; anche Kaito gli risevò un trattamento simile. Erano tutti felicissimi che fosse riuscito in un impresa così ardua, ma la voce rotta dal terrore di Ai li richiamò alla realtà -KUDO! IDIOTA CHE NON SEI ALTRO!- indicò Ran sofferente, ma felice in volto di rivederlo.

-Shinichi... sei... sei vivo...- gemette tra i dolori.

-Ran, te lo avevo detto che ti avrei portato personalmente fuori di qui.- sorrise l'altro prendendole la mano e accarezzandole la fronte sudata.

-Ragazzi! Quanti siete!- una voce maschile dall'esterno li fece voltare di scatto. I soccorsi erano arrivati per portarli via da quell'inferno. Il detective dell'ovest e Kaito Kid aiutarono l'amico a caricare Ran sull'elicottero.

-Deve andare subito all'ospedale!- ordinò Shinchi facendo salire anche Ai con lei. Il primo elicottero partì in volo alla volta dell'ospedale lasciando posto al secondo che portò via subito anche i tre ragazzi.

Shinichi era seduto e guardava fuori dal finestrino il fuoco che avvolgeva il grattacielo dal quale erano scappati per un pelo, le luci intemittenti delle auto di servizio di sotto, le mille luci sfavillanti della notte di Tokyo. Erano quasi le quattro di mattino, ma la metropoli non accennava a fermare il ritmo frenetico della sua vita. Vide davanti a sé l'altro elicottero dove c'erano Ran e Ai.

Deglutì a fatica al pensiero che a breve sarebbe diventato padre, lui, un appena diciotenne scavezzacollo con la mania di mettersi nei guai con i misteri. Quasi a leggere la sua paura nel pensiero, arrivò sicura sulla sua spalla la mano di Heiji Hattori. Il detective gli stava sorridendo.

-Coraggio, papà!- gli disse il “fratello”, l'altro rise nervoso e abbassò lo sguardo sulle mani. Intanto un'altra mano gli si era posata sulla gamba, quella di Kaito. -Hai appena disinnescato una bomba... non dovrebbe essere difficile ora.-

-Credimi... lo è.- gli rispose il detective dell'est ridendo ancora per il nervosismo.

-Comunque Kid, non trovi che il nostro Sherlock sia tremendamente sdolcinato?- rise Heiji riferendosi alle parole del detective di poco prima.

Ladro Kid, che per come era vestito poteva essere benissimo scambiato per un comunissimo ragazzo con cilindro e monocolo, scoppiò a ridere facendo il verso a Shinichi.

-Andate a farvelo mettere in quel posto tutti e due!-

-Stiamo scherzando... dai, non arrabbiarti...- lo tentò di calmarlo il ladro.

Ormai erano vicinissimi all'ospedale. L'elicottero stava atterrando.

Appena a terra Shinichi scese di corsa, seguito da Heiji. Kaito gli salutò dileguandosi in fretta, dato che aveva già rischiato abbastanza, e congedandosi con un -Non mi prenderai mai, detective!-

Il detective dell'est sorrise e sempre seguito dall'amico andò in fretta verso la barella dove stavano trasportando Ran.

-Ran, tranquilla sono qui!- gli disse mentre i medici la portavano dentro una stanza dove avrebbe dovuto aspettare la fine del travaglio.

Ai era rimasta indietro con il detective dell'ovest e si stavano avvicinando alla porta, quando una dottoressa e un'infermiera scorbutica li scansarono e spalancarono la porta.

-Fuori, fuori.- ordinò l'infermiera a Shinichi che era seduto su una sedia accanto a Ran -I fratelli e gli amici non possono restare qui, fuori!-

-Veramente... - tentò di dire il detective mentre l'altra lo stava già buttando fuori dalla stanza -Io sarei il padre...-

-Cosa?- domandò sconcertata l'infermiera guardandolo bene -Sei un ragazzino!-

-Lo lasci dentro.- intervenne Ran -Lo è davvero.-

Solo in quel momento la donna parve accorgersi della giovane età della paziente e chiese scusa al ragazzo, rossa in volto per la figuraccia.

Le due poi si accinsero a fare i controlli del caso, la prepararono e diedero il loro referto –È un travaglio già molto avanti... tra al massimo un'ora.-

Un'ora e sarebbero stati genitori.

-Tranquilla... calmati, respira.- le disse Shinichi riprendendo il suo posto sulla sedia. La karateka annuì stringendogli la mano. Erano entrambi logori e impolverati con graffi e tagli sparsi qua e là su corpo; la maglia che portava il ragazzo era quasi stracciata e il vestito in stile hippy di Ran era tutto sfilacciato.

Per sminuire la tensione il detective iniziò a parlare -Ehi? Ti ricordi di quella volta in cui stavamo giocando a calcio e ti ho tirato la palla addosso? Tu l'hai presa, ma avevi la gonna e... bhè insomma... mi sono scappate alcune “parole” e tu mi hai inseguito per tutto il quartiere urlandomi dietro... me lo ricorderò per sempre, anche perchè per poco non mi hai ucciso. Lo sai che attentare la vita ad una persona è un reato molto grave? Avrei dovuto denunciati; secondo il codice penal...-

-Shinichi?- lo interruppe Ran sofferente.

-Sì?-

-Sta zitto.- gli disse in un sospiro esasperata. Ma come gli veniva in mente di parlare di reati in un momento del genere?

-Scusa.- rispose l'altro mortificato.

-Sei un idiota.-

-Eh?-

-Mi ero dimenticata di dirtelo negli ultimi tempi.- la ragazza rise nel vedere la faccia sbigottita di Shinichi.

-Quando torniamo a casa ti faccio vedere io chi è l'idiota!- le rispose malevolo ma con il sorriso.

-Chi ti dice che tornerò a casa con te?- gli chiese Ran continuando la linea ironica che il dialogo aveva preso.

-Io, ovvio. Mia moglie deve venire a casa con suo marito, no?- le disse il detective ammiccante. La ragazza parve pensarci un po' su sulle parole del ragazzo e alla fine concluse -Ma noi non... oh! Davvero, Shinichi? Mi vuoi sposare??!!!- L'altro annuì leggermente rosso in viso con un sorriso da ebete in faccia -Avrei voluto chiedertelo in un modo più... consono, ecco, magari un po' più grandi... insomma..., ma le cose vanno così, quindi... ti va?-

-Ma sei scemo? Me lo chiedi anche, detective?- rispose Ran che stava iniziando a piangere dalla gioia.

-Ehi, trattieni le lacrime per dopo.- le ricordò Shinichi -Come va?-

-Va.- rispose semplicemente la karateka.

-Non ne posso più di aspettare...-

-Ti ricordo che mi hai fatto aspettare per quasi due anni!-

-Sì, ma ora sono qui, no? E poi non è proprio vero...- si difese sorridente il ragazzo cercando di far ripartire la circolazione nella mano che Ran gli stava stringendo e che era diventata bluastra dalla forza che ci metteva.

-Sei incredibile, Holmes!-

-Ma la verità è sem...-

-...sempre e soltanto una sola. Devi metterci sempre una frase di questo tipo ogni volta che parli?-

-Bhè, Holmes d...-

-Ripeti un'altra volta quel nome e giuro che ti butto fuori dalla stanza!- gli gridò Ran, irritata dalle contrazioni che si facevano sempre più forti.

-Credo convenga chiamare qualcuno...- dedusse Shinichi allontanadosi dalla sedia e correndo alla porta. La aprì e si trovò di fronte proprio l'ostretrica con due infermiere al seguito.

-Ah, stavamo giusto venendo.- gli disse sorridente.

Dopo che erano entrate l'ostetrica la visitò e la portò in sala parto.

-Shinichi... non andartene... ho paura.- gli sussurò con un gemito.

-No, Ran. Sono qui.-

Non ci volle molto tempo. Il bambino aveva già la testa fuori quando arrivarono. In pochi minuti la sala che fino a poco prima era stata piena di gemiti, grida e incitamenti, ora era silenziosa, rotta solo dal pianto un bellissimo bambino dagli occhioni blu notte e i capelli corvini come il padre. Sembrava la sua copia esatta. La mamma e il papà lo guardavano esausti e felici.

-Conan.- lo chiamò Shinichi.

-Hai rinunciato a Sherlock?- chiese ironica Ran.

-Bhè, mi somiglia troppo. Chissà se diventerà un detective...-

-Scordatelo! Non ho intenzione che si metta nei guai anche lui!- Il detective liceale passò una mano tra i capelli mandidi di sudore della sua ragazza e le disse in un sussurro -Non accadra mai, ma non credi che dovremo farlo decidere a lui?- poi le diede un bacio, proprio mentre la porta si spalancava e irrompevano dentro il detective di Osaka e la giovane scienziata.

-Ehi, Haibara, mi sa che abbiamo interrotto qualcosa...- disse Heiji.

-Già... ma, davanti a vostro figlio...? Dai, un po' di decoro...- li prese in giro Ai avvicinadosi al letto. Shinichi si spostò per permetterle di salire sulla sedia e vedere il bambino.

-Ma è tuo figlio o il tuo sosia?- domandò la bambina ridacchiando. Il detective dell'est notò come l'umore di Ai fosse salito alle stelle in così poco tempo. Non era mai stata con il sorriso sulle labbra per così tanto tempo; sembrava un'altra, più serena, più felice, più viva.

Anche l'amico dell'ovest si avvicinò e constatò la medesima cosa -Mi stà guardando, che carino! Ciao, io sono zio Heiji.- si presentò -Sono un amico e collega di papà...-

-Nonchè il mio secondo visto che io sono più bravo...- concluse Shinichi per lui.

-Ecco, se tuo padre non si ficca le sue opinioni su per dove so io rimarrai orfano in fretta. Mi dispiace, Conan.- disse Heiji deducendo il nome.

-Allora non fai così schifo in deduzione, Hattori...- rise il detective dell'est facendo sospirare l'altro.

-Allora, Sherlock Holmes, vieni fuori e fatti una doccia. Sei logoro.- l'amico lo trascinò fuori dalla stanza, ignorando le sue proteste.

-Haibara le deve parlare.... e tu ti devi lavare, sennò chi li sente i tuoi futuri suoceri! E poi cosa pensarà tuo figlio di avere un papà coperto di polvere e tagli!- si giustificò Heiji dopo che ebbero chiuso la porta.

-Hai avvisato tu...?-

-Sì, ho chiamato i tuoi, Kogoro, Eri, Agasa e ho dato la notizia anche all'ispettore Megure, Sato e Takagi. Ci tenevano a saperlo, mi hanno detto. Ah, anche Kazuha sta venendo qui. Kid ti manda i suoi auguri. Coraggio, detective liceale, come ci si sente a essere papà a diciotto anni?- l'ultima frase la disse a volume un po' troppo alto cosicchè molta gente nella sala d'attesa dove erano si voltò a guardarli.

-Hattori, taci! Non deve mica saperlo il mondo!-

-Dai, papà, il medico ti aspetta!- lo incitò l'amico spingendolo dentro una stanza bianca immacolata dove in poco tempo venne visitato e gli vennero fasciate le ferite che si era procurato nelle esplosioni così come era stato fatto con gli altri.

 

Nel frattempo, Ran teneva in braccio suo figlio coccolandolo e cullandolo, mentre era seduta accanto a lei in silenzio con gli occhi bassi. Ad un certo punto la neomamma decise di rompere il ghiaccio e disse -Ti hanno già visitata i dottori?- ripensando all'arresto cardiaco che aveva avuto poche ore prima.

La giovane annuì e poi sollevò lo sguardo verso di lei -Grazie.- le disse con un fil di voce.

-Grazie...? Per cosa? Dovrei ringraziarti io... senza di te non so se...-

-No, sono io che ti ringrazio... non so se Shinichi te lo ha raccontato, ma... io avevo una sorella: Akemi. Dopo che l'organizzazione l'ha... uccisa... io non ho più avuto nessuno su cui contare. Tu sei l'unica persona che si è fidata di me senza sapere chi fossi, di cui io mi fidavo, tu... sei come una sorella per me... ti sembrerò stupida, ma tu me la ricordi. Posso... posso chiamarti...sorella?-

La karateka sorrise dolcemente e le disse -Ne sarei onorata, sorella.- Lei le sorrise riconoscente, poi riprese subito il suo comportamento solito -Ora devo andare- disse scendendo dalla sedia -Il dottor Agasa sta venedo a prendermi, tra poco arriveranno il detective Kogoro e la signora Eri, i signori Kudo e Kazuha.- uscì dalla porta lasciando sola la ragazza. Era stata troppo impulsiva, troppo bambina nel dire quelle cose a Ran, ma era umana anche lei. E se Vermouth era riuscita a provare un sentimento simile alla bontà o come minimo pietà per lei e i suoi compagni di sventura, allora lei poteva benissimo riuscire a provare affetto per una ragazza che non era nemmeno sua parente, ma che sentiva più vicina di chiunque altro. Era contenta, aveva trovato un'amica, cosa che non aveva più dalla morte di Akemi. Qualcuno che conoscesse il suo vero nome e che non la usasse solo per ottenere favori. Ora aveva una nuova strana famiglia e la cosa la faceva sorridere sinceramente forse per la prima volta dopo Akemi.

 

Quando Shinichi ricomparve nella stanza assegnata a Ran, la trovò affollata a dir poco. Si era assentato solo un paio d'ore nelle quali si era dato un minimo di contegno e riposato gli occhi e il cervello. Vi erano Kogoro ed Eri attorno alla figlia che si contendevano il neonato con Yusaku e Yukiko che parlavano raggianti tra di loro. Kazuha era al fianco di Heiji e stava parlando con Ran.

Eccoli lì, tutti insieme alle sette di mattina dopo una notte insonne, passata a scappare dall'inferno con i secondi contati, dopo aver affrontato mille pericoli ed essere ancora indenni, dopo una nuova vita venuta alla luce, dopo aver capito che non c'era nulla di sbagliato nella loro nuova vita insieme. Shinichi si sentiva passato dall'inferno al paradiso. Prese in braccio per la prima volta suo figlio Conan avendo paura persino di toccarlo per non fargli male. Aveva visto subito che era un bambino sveglio, sveglio come lui. Yukiko si commosse guardando la scena -Oh! Eri come siamo invecchiate... ma tu guarda Yusaku... non è identico al nostro Shinichi?-

Anche Kogoro era commosso, la sua bambina era cresciuta ed ora era nonno. Forse un po' prima di quello che si aspettava, ma lo era. Yusaku rivedeva se stesso nel figlio, il suo stesso modo di fare, non potè far altro che dire -Sono fiero di te, figliolo.-

Eri era scoppiata in lacrime e consolata dall'amica. Kazuha si limitò a dire al detective di Tokyo -Lascia Ran di nuovo sola e te ne farò pentire amaramente!-

“Sempre la solita Kazuha...” pensò Shinichi. Con Heiji non aveva nulla da dirsi si capivano al volo.

Il tempo trascorse veloce tra la gioia di amici e parenti.

A fare visita ai neogenitori arrivò l'ereditiera del Teitan che li salutò commossa e scattò loro una foto a tradimento -Questa va sul blog della scuola in direttissima!-

Arrivarono anche Sato e Takagi portando il loro omaggi e un bel regalo per il piccolo con l'ispettore Megure.

-Hattori ci ha già fornito la deposizione. Non sarà necessaria anche la tua per ieri notte.- l'ispettore tranquillizzò Shinichi sorridendo a Conan che faceva delle smorfiette all'uomo.

Poco più tardi, i due si addormentarono sfiniti e si svegliarono soltanto a tarda sera. Shinichi aveva la testa appoggiata sul materasso e si alzò tutto indolenzito. Si guardò attorno, vide suo figlio che dormiva nella culletta dell'ospedale lì affianco. Sorrise. Suo figlio. Ancora stentava a crederci. Poco più in là notò uno splendido mazzo di fiori. Si alzò e lesse il biglietto, inviato da Kaito Kid che si congratulava con loro. Poco più in là sul tavolino c'era un piccolo cofanetto di gioielleria. Il detective lo aprì; dentro vi era una splendida catenina d'oro, di quelle che si regalano ai battesimi, con incise le iniziali di suo figlio C.K. e la data di nascita. Poi vi era un piccolo biglietto in inglese da parte di Vermouth.

Anche quella spietata assassina era riuscita a provare quelche sentimento. Quando anche Ran si svegliò, Shinichi ebbe modo di ammirare la sua nuova famiglia. Quel bambino ne aveva passate già tante ancora prima di nascere; lui ne aveva passate tante, lui e Ran assieme. E ne erano sempre usciti in un modo o nell'altro.

Era passato dall'inferno al paradiso. La sua vita era, forse, la più movimentata che avesse mai visto, ma era la sua e ed era bellissima per questo. Nonostante tutte le difficoltà che aveva dovuto superare, non si era lasciato sopraffare di cattivi pensieri. Avrebbe potuto rinunciare a tutto, alla sua vita precedente e continuare la vita come il bambino Edogawa, ma se un uomo non lotta per le sue idee, non vale nulla. Lui valeva molto anche se non se ne rendeva mai conto. In quel momento, nel quale era diventato adulto in un secondo, si sentì finalmente pronto per iniziare la sua nuova vita con la sua nuova splendida famiglia. In fin dei conti la sua vita, per quanto anormale, era bella.

 

Angolo autrice.

siamo giunti alla fine di questa storia...

Spero vivamente che vi sia piaciuta, e ringrazio tutti coloro che l'hanno recensita. 

Inserirò a breve un piccolo epilogo dove ci sarà anche un disegno fatto da una grande artista nonché mia migliore amica. 

Spero che questo capitolo vi piaccia quanto gli altri.

=)

  
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