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Autore: Nightshade_04    26/09/2013    5 recensioni
“Hai fegato, piccola. Mi piaci. Potresti anche esserci utile nella società.”
“Stai scherzando spero! Io non entrerei mai, e ripeto mai, a far parte della vostra banda!” Esclamai.
“Peccato, tanto talento sprecato.” Sussurrò, poggiandomi la mano sulla guancia e accarezzandomela con il pollice, prima di voltarsi ed andarsene.
Rimasi immobile sul posto, vedendolo allontanarsi. Prima che girasse l’angolo e sparisse in un altro corridoio però, si girò indietro “Comunque, stai bene con questo nuovo look.” E mi fece l’ occhiolino, sorridendomi. Ero confusa, ma non capivo il perché.
Genere: Azione, Erotico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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† CAPITOLO SESTO 
 †



 

Punto di vista di Jakob, il figo.
 

   “Jakob per favore, portami via di qui.” Mi implorò la ragazza, facendomi tanta tenerezza. Quello che aveva appena scoperto, non era certo roba da poco e non potevo neanche lontanamente immaginare, come si sentisse in quel momento. Aveva gli occhi rossi per le lacrime ed il bel azzurro cielo che solitamente li caratterizzava, era ora più spento, simile ad un mare durante la tempesta.
Lo sfogo che aveva avuto contro suo fratello, mi dimostrava quanto, fin da piccola, era stata allenata e preparata nell’arte del combattimento. Godeva di una forza considerevole, che non si assocerebbe mai ad una ragazza della sua età.
Provavo un leggero senso di colpa, perché sapevo che se lei stava distrutta moralmente in quel modo, era perché ero stato io a causarlo. Se non gli avessi mai detto niente al riguardo dei suoi genitori, molto probabilmente adesso sarebbe stata lì con me a riempirmi d’ insulti, come solo lei sapeva fare, ma comunque felice. Mi sentivo di dover fare qualcosa per lei, per farmi perdonare; quindi decisi che l'avrei fatta restare a casa mia finché non si fosse sentita meglio abbastanza per poter decidere in maniera lucida.
   “Certo, piccola.” Le sussurrai, prendendole la mano e conducendola fuori da quel parco, nuovamente nel parcheggio dove avevo lasciato la mia macchina.
La aiutai anche a salire, aprendole lo sportello e richiudendolo un attimo dopo, appena si era accomodata. Ero insicuro su cosa dirle: non volevo fare un passo falso, ferendola o facendola arrabbiare, ma quel silenzio stava diventando insostenibile.
   “P-posso restare con te, almeno p-per oggi? N-non saprei dove andare, a-altrimenti.” Bisbigliò innocente, Alexa. Mi voltai a guardarla: aveva lo sguardo perso nel vuoto, cosa che succedeva spesso a chi aveva appena ricevuto una notizia sconvolgente. Non ero mai stato un granché con le parole, non sapevo come consolare qualcuno, figurarsi poi una come lei!
Non lo dicevo in senso negativo, ovviamente, ma lei aveva un qualcosa di diverso dalle altre persone, era… speciale! Non ci avevo mai parlato molto, ma quel poco tempo trascorso con lei mi aveva aiutato a capire che mai avrebbe confessato di non stare bene, non si sarebbe mai sfogata, dicendo quello che provava realmente. Soleva reprimere tutto dentro se stessa, accumulando tutti quei sentimenti negativi che poi esplodevano, sotto forma di rabbia, acidità ed aggressività –come avevo notato fin dalla prima volta che l’avevo incontrata-. Comunque, neanche con questo, i pesi che si portava dietro avrebbero smesso di darle il tormento. Doveva imparare a fidarsi di qualcuno, ed aprirsi completamente a lui.
Non l’avevo mai vista in uno stato così vulnerabile: si notava benissimo che non ce la facesse più. La sua richiesta, balbettata con insicurezza ed il labbro tremante, mi fecero per un attimo venir voglia di baciarla, ma, non volendo approfittare di lei in quelle condizioni, dovetti reprimere quell' istinto. Alexa non mi piaceva ed io non mi sarei mai innamorato, l’avevo promesso fedelmente a me stesso. Era impossibile 
però negare che fosse bella ed avesse un caratterino “speziato”. Forse provavo un po’ d’attrazione fisica, ma per adesso non era niente di più.
Riguardo alla sua richiesta che mi rese davvero felice, anche se non volli ammetterlo- non potevo che risponderle di sì.
   “Certo, non ti preoccupare. Puoi restare a casa mia tutto il tempo che vuoi, tanto, come hai già potuto constatare, vivo da solo, perciò non disturberai neppure.” Anche io al posto suo mi sarei subito preoccupato su che cosa ne sarebbe stato di me. In fin dei conti lei abitava ancora con suo fratello e, dopo quello che era appena successo, sicuramente non sarebbe tornata tanto volentieri in quella casa, con lui.
Lei mi lanciò un’occhiata veloce, tornando a guardare la strada. Ero davvero sorpreso del fatto che non vi era quasi nessuno in giro, quella mattina. Probabilmente gli studenti erano già a scuola, dove avremmo dovuto essere anche Alexa ed io, ed i lavoratori erano già all’opera. Mi fermai ad un incrocio, causa semaforo rosso, anche se più di una volta mi venne la tentazione di passare lo stesso, dato che non c’era nessuno nei paraggi. Approfittai di quella sosta per passare una mano sulla guancia della bionda –o era mora? Bah, era un misto, ma che differenza faceva?!- chiedendole: “Come stai?” Che domanda stupida ed insensata: come sarebbe dovuta stare? Di certo non bene. Alexa mi guardò e per la testa sono sicuro gli passò qualcosa di strano, come mi dimostrarono i fatti che si sarebbero svolti da un momento all’ altro. Lei mi mise un mano sulla spalla e si sporse verso di me. Non capii cosa aveva intenzione di fare, ma era sicura delle sue azioni. Si mise in ginocchio sul sedile, avvicinandosi sempre di più, prima di lanciarmisi addosso, mettendosi a cavalcioni su di me. Mi stava vicinissima anche con il viso e la mia sorpresa fu tale che non riuscii nemmeno ad imporle di tornare dov’ era.
   “C-che stai facendo?” Dissi, mentre il battito del mio cuore accelerava ed il mio respiro si faceva più affannoso. Non mi lasciò il tempo di dire altro, perché infilò le dita nei miei capelli ed unì con prepotenza le nostre labbra. Mi si formò un insolito formicolio nello stomaco, al quale attribuii come colpa, il fatto che il corpo della ragazza fosse premuto troppo forte contro il mio.
Mi leccò il labbro inferiore, prima di infilare la sua lingua nella mia bocca. Mi ci volle un attimo per realizzare che tutto quello stesse realmente accadendo e reagire di conseguenza. Misi le mani dietro la sua schiena, stringendola a me e poi intrecciai le nostre lingue. Inclinai di poco la testa, in modo da avere una migliore angolazione per baciarci. Fui completamente travolto dalla passione che ci mise e non stetti a farmi tanti problemi sul perché stesse succedendo, anzi, desiderai di più.
Spostai le mani sui suoi glutei, che palpai e strinsi; poi separai le nostre bocche, facendo scendere le labbra sulla pelle accaldata del suo collo. Mi sentivo pieno di energie e bene come mai mi ero sentito prima. Speravo tanto che quell’effetto ci fosse stato anche su Alexa, così forse avrebbe smesso per un attimo di pensare a suo fratello. Lasciai una scia di baci che dalla mascella scendevano, sempre più in giù. Presi a succhiare un lembo di pelle della spalla, ma sempre in modo delicato, per non farle male. Dalla sua bocca uscivano gemiti in parte soppressi, che mi fecero dannatamente eccitare. Indossava una maglia scollata, così potei posare le labbra anche sulla pelle vicino ai suoi seni. Per aiutarmi, inarcò la schiena, ma purtroppo combinò un bel guaio: il mio amichetto dei paesi bassi parve “risvegliarsi” dopo un lungo periodo di letargo. Le misi una mano dietro la nuca, riavvicinandola a me e baciandola ancora. Succhiai un po’ il suo labbro superiore prima di unire nuovamente le nostre lingue. Alexa continuava a muoversi in modo sensuale su di me, tenendo ora le mani sul mio viso ed il tessuto dei boxer iniziò ad essere troppo stretto. Controvoglia –dovetti fare uno sforzo enorme- mi allontanai da lei, che rimase confusa dal mio gesto.
   “Torna a sederti al tuo posto, per piacere.” Le dissi, con il battito non ancora ristabilizzato. Ci rimase male, potei notarlo, ma alla fine ubbidì.
Non potevo dirgli il vero motivo per il quale lo avevo fatto, così approfittai del semaforo diventato verde. “Devo guidare, è verde e ben presto altri guidatori si potrebbero lamentare.” Certo, poi vorrei capire di quali guidatori stessi parlando, dato che non c’era nessuno.
   “Oh…” Lei abbassò lo sguardo e dovetti ricredermi quando la vidi arrossire: non avrei mai immaginato sarebbe potuto succedere anche a lei. Alexa, in imbarazzo? Incredibile!
Nessuno parlò più fino a quando arrivammo alla mia villa. Aprii la porta di casa e la feci entrare, prima di me e lei sussurrò un fievole “Grazie.” Molti pensieri mi assillavano e tra quelli, la maggior parte riguardavano la ragazza che mi era appena passata davanti. Ero confuso riguardo ai miei sentimenti nei suoi confronti e soprattutto riguardo ai suoi verso di me. Poi iniziai ad ipotizzare cosa avrei fatto in entrambe le possibilità: se mi avesse respinto, sicuramente le sarei rimasto indifferente. Ma se invece fossi riuscito a farle confessare di provare qualcosa per me? Che avrei fatto? Ed oltretutto… io, cosa provavo per Alexa?
Non ne avevo la più pallida idea, sapevo solo che con lei attorno mi sentivo completo, felice e del tutto a mio agio.
Entrati in salotto mi ricordai che non avevamo ancora fatto colazione, poiché eravamo dovuti correre subito da quel vigliacco di Mason.
   “Ehi, non abbiamo ancora mangiato! Ti va una cioccolata calda?” Le domandai, sorridente. Volevo rompere il ghiaccio ed anche far finta che quello che fosse accaduto in macchina poco prima, fosse solo un lontano ricordo.
   “Si, va bene.” Rispose, finalmente riprendendosi. Fui molto felice del fatto che uscì dallo stato di trans emotivo nel quale era caduta in presenza del fratello, dimostrando ancora una volta, la grande forza d’animo che aveva.
 



Punto di vista della temeraria Alexa
 

Facemmo colazione chiacchierando come due amici avrebbero fatto durante una giornata passata in compagnia. Io ero sempre stata una ragazza che riusciva a mantenere il suo rapporto con gli altri, anche dopo che era successo qualcosa che avrebbe potuto causare una situazione di disagio. Avevo fatto allo stesso modo anche con il bacio dato a Jakob. Quello, dopo la mia presa d’iniziativa, era stato continuato da entrambi. Perché l’avevo fatto? Era per un’assurdità…
Da qualche parte, un giorno avevo letto che tutti i mali potevano momentaneamente scomparire od alleviarsi se si aveva accanto una persona che davvero teneva a noi e che sarebbe stata in grado di darci il proprio amore. Poiché dentro mi sentivo morire – e per Jakob provavo un’ innocua attrazione- avevo fatto quello che avevo fatto. Non avrei mai pensato che, oltre a farmi dimenticare tutte le brutte cose che erano successe in quei due giorni, mi avrebbe fatto sentire la ragazza più felice del pianeta Terra. Probabilmente era tutto merito del moro, che aveva contribuito in maniera più che soddisfacente, assecondando ogni mio singolo movimento. Mi doleva ammetterlo, ma quel bacio mi era piaciuto. Avrei pagato oro per sapere se anche per lui era valsa la stessa cosa.
   “A che pensi?” Chiese Jakob, distogliendo l’attenzione dal film che stavamo guardando, sdraiati sul divano, con la mia testa appoggiata al suo petto ed il mio corpo accoccolato contro il suo.
   “Oh, a niente in particolare.” A te, stupido ragazzo! Gridava il mio cuore.
Lui portò un suo braccio attorno alle mie spalle, premendomi ancora di più contro se stesso. Mi guardò con due occhi pieni di furbizia, mentre le sue labbra si increspavano in un leggero sorriso. “Ah, si?” In una nanosecondo ribaltò entrambi: io finii distesa di schiena, mentre lui torreggiava su di me.
Sosteneva il suo corpo grazie alle muscolose braccia, che non potei fare a meno di notare. Portò il suo bellissimo viso a pochi millimetri dal mio, facendo sfiorare i nostri nasi.
   “A me non sembrava.” Biascicò sulle mie labbra. Non sapevo cosa gli fosse preso: probabilmente doveva aver frainteso totalmente quello che era successo in macchina, andando a pensare chissà cosa. In quella posizione mi sentivo mancare l’aria, ma non avrei voluto per nessuna ragione essere in un altro posto.
La visione delle sue labbra sulle mie continuava ad invadere i miei pensieri, facendomi desiderare di nuovo quel contatto. A poco a poco, quel ragazzo mi stava facendo perdere la ragione.
   “A me, al contrario, hai dato l’impressione si trattasse di qualcosa d’importante.”
La sua bocca continuava a sfiorarsi con la mia e divenni sempre più agitata. Bramavo troppo di poter risentire il suo sapore, per questo cedetti.
   “Si, è vero.” Il mio sguardo continuava ad alternarsi tra le pozze marroni dei suoi occhi e la sofficità delle sue labbra. Jakob fu molto compiaciuto per aver ottenuto tutto quel controllo su di me, ma non sapeva che non avrei mollato subito.
Spostò il peso sui gomiti, iniziando ad accarezzarmi il fianco, facendomi rabbrividire. Ora lui era molto più vicino a me ed i nostri bacini si toccavano. Mi fece un certo effetto sentire il cavallo dei suoi jeans contro la mia intimità, ma provai a nascondere quella sensazione.
   “Hm… E cos’era esattamente?” Nonostante usò una voce parecchio sexy, fallì il suo tentativo.
   “Nulla che tu debba sapere.” Risposi, sentendo il cuore battere velocemente. Infastidito, sollevò di poco la mia maglia, lasciando scoperto il mio ventre, sul  quale prese a disegnare figure immaginarie. Per un attimo chiusi gli occhi, beandomi del suo tocco. Quando li riaprii, Jak mi lasciò un veloce bacio a stampo, che mi fece arrossire.
   “Io penso invece che me lo dirai.” Mi sussurrò all’orecchio, prima di baciarmi nuovamente per pochi secondi. Avevo ben capito le sue intenzioni: voleva farmi impazzire lentamente, finché non avessi abbassato la barriera che ci separava e l’avessi fatto entrare nella mia testa.
   “N-no.” Avrei voluto essere più decisa, ma la mano di Jakob era risalita sotto la maglia, lasciandomi con il fiato corto. Sorrise maliziosamente, iniziando a massaggiarmi i seni. Una scossa mi parti dal basso ventre, stordendomi. Non avevo mai provato niente di simile: sentivo tutto dannatamente in subbuglio, compresa la mia intimità, che pulsava. Gemetti a bassa voce.
Anche la mano libera di Jakob andò a raggiungere l’altra, aiutandola con quello in cui era impegnata. Sconvolta da quel piacere improvviso, gettai la testa indietro.
   “Avanti, smettila di fare la testarda, per una volta.”  Le sue parole catturarono nuovamente la mia attenzione e tornai a guardarlo.  Una sua mano si strinse a coppa attorno ad un mio seno e mi lasciai scappare un gemito. Il moro era davvero soddisfatto del modo in cui mi aveva in pugno, ma io lo feci ricredere: infilai entrambe le mani nei suoi capelli dietro la nuca e lo tirai con forza sulle mie labbra. Lo baciai in modo famelico e non ci volle molto prima che anche lui ricambiasse con la stessa intensità e passione. Andammo avanti per parecchi minuti, ma poi lui si staccò e si spostò a torturare il mio collo, baciandolo, mordendolo e succhiandolo.
   “Forza piccola, parla.” Fu il modo in cui disse quel ‘piccola’, che mi fece sciogliere del tutto. In quel momento avrei fatto qualunque cosa lui mi avesse chiesto, pur di ottenere da lui ancora un bacio.
   “Baciami.” Lo supplicai, con la voce spezzata dai gemiti.
   “Prima dimmi a cosa stavi pensando.” Mi incitò ed io –sebbene maledicendomi mentalmente- obbedii.
   “A te.” Confessai infine. Credevo che a quel punto mi avrebbe concesso quell'unione di bocche, invece non lo fece.
   “E che cosa su di me, esattamente?”
No, non gli avrei mai rivelato quanto mi era piaciuto quel bacio, così come anche tutti quelli che si erano appena succeduti. Rimasi in silenzio, facendogli intuire che non avrei aperto bocca.
   “Se la metti così, allora…” Si leccò le labbra maliziosamente, poi si ritrasse momentaneamente, per andare a sfilarmi la maglietta. Avrei voluto impedirglielo, ma rimasi immobile ad ogni suo mossa. Si fiondò sul mio petto, lasciando languidi baci e premendo le sue labbra un po’ ovunque.
Dopo, le sue mani si portarono dietro la mia schiena, che inarcai leggermente per aiutarlo, e mi slacciò anche il reggiseno. Divenni letteralmente bordeaux perché nessuno, prima d’ allora, mi aveva vista così. Si dedicò per molto tempo a quella parte del mio corpo scoperta, facendo crescere nella mie viscere un certo eccitamento.
Continuava a ripetermi di dirgli quella cosa, ma io resistetti meravigliosamente.
Ad un certo punto mi resi conto di quello che stavo facendo, o meglio, mi stavo lasciando fare e fui tentata di spingerlo via ed andarmene.
Poi però, sentendo tutto quel benessere che mi stava causando, accantonai definitivamente quell'opzione.
Realizzando che quello non era abbastanza per farmi sputare il rospo, Jakob decise di passare alle ‘maniere forti’. Avvicinò le mani alla cerniera dei miei jeans, per abbassarla.
Ebbi un ripensamento dell'ultimo minuto, così spostai le mie mani sulle sue, allontanandogliele da quella zona che sentivo molto accaldata.
Jakob sorrise sghembo, prima di afferrarmi i polsi con una mano e portarmeli sopra la mia testa. Percorse con l’altra tutto il mio interno coscia, arrivando fino all’ inguine. Lì, fui scossa da un altro gemito.
Di conseguenza, lui premette la sua intimità, che avevo scoperto essere una dura erezione, sulla mia. Iniziò a strusciarmisi sopra ed ad ogni movimento che faceva, avevo sempre più voglia di lui.
   “Dimmi che non mi vuoi, baby e ti lascerò in pace.” Disse con voce roca e sensuale.
Già, se solo avessi avuto la forza per farlo!
Roteò i suoi fianchi contro i miei, prima di slacciarsi i pantaloni e sfilarseli, restando solo in boxer. Fu troppo sentire il suo pene contro di me, anche se da sopra la stoffa. “S-si!” Gemetti.
   “Si, cosa?” Rispose beffardo.
   “Ti voglio.”
Non se lo fece ripetere due volte, che mi sfilò i jeans e scostò a lato le mie mutandine di pizzo nero, -me le aveva regalate Ellen per il mio compleanno- massaggiando con il pollice la mia parte sensibile. Dopo poco, un suo dito stuzzicò la mia entrata, prima di infilarvisi dentro. Lanciai un urlo per il dolore ed una lacrime mi rigò la guancia.
   “Mi dispiace, piccola.” Disse con rammarico, il moro.
Quella presenza dentro di me mi faceva sentire tremendamente a disagio e quando iniziò a roteare su se stesso al mio interno, gemetti, sollevando i fianchi. Era tutto così nuovo per me.
   “Vedrai, ti farò sentire bene.” Mi baciò passionalmente, mentre infilava un altro dito nella mia intimità ed il mio lamento fu oppresso dalle sue labbra. Forse era proprio per quello che mi aveva baciata in quel momento.
Quei movimenti all’inizio mi fecero male, ma poi un’onda di piacere si espanse per tutto il mio corpo. “Jakob!” Esclamai.
Lui si fermò immediatamente. Non era per quello che lo avevo chiamato e lo sapeva. Persisteva a rimanere immobile, così mossi il bacino verso di lui.
   “Vuoi che continui?” Mi domandò riprendo a muoversi, anche se, ahimè, troppo lentamente. Annuii con il capo.
   “Voglio che tu me lo dica a parole.” Il suo dito medio fece un movimento  nuovo, facendomi perdere ogni contegno. “Si cazzo Jakob, continua!” Urlai.
Lui ridacchiò, fermandosi nuovamente. “Dimmi quello che voglio sapere.”
Stetti zitta, ma lui mi accontentò lo stesso. Si mosse sempre più velocemente, mimando la penetrazione ed a breve giunsi sull'orlo del mio limite. Ormai il nome del ragazzo usciva costantemente dalle mie labbra. Lo fece apposta: per la terza volta, in una decina di minuti, mi fece dannare, bloccandosi.
Ero straziata. “Jakob ti prego!” Implorai. Ma lui non disse nulla, rimase a fissarmi come solo lui sapeva fare. Ora mi era tutto chiaro.
    “O-ok! Pensavo a quanto mi piacessero i tuoi baci, anche se ora potrei dire ben altro oltre a quello!” Perfetto, con l’ultima parte mi ero aggiudicata la figura dell’ idiota!
Jak sorrise e mi portò all’ apice.
   “Ecco piccola, questo era il tuo primo orgasmo. Speravo fosse qualcosa di più quel ‘segreto’, per dover fare tutto questo per saperlo!” Sghignazzò, ma non gli diedi corda. 
   “Comunque non abbiamo finito.” Ribaltò la situazione, mettendomi a cavalcioni su di lui.
   “Il mio amichetto lì sotto è sofferente: necessiterebbe di un aiuto.”
Arrossii, capendo ciò che mi stava chiedendo.  Il problema era che, non ne ero capace: non l'avevo mai fatto.



















Ciao fantastiche lettrici! Come state? 

Allora, che ne pensate di questa parte un po' mlml tra Jakob ed Alexa? 
Vi è piaciuto? :) Lo spero davvero! (Anche perchè in 'quelle cose' non sono molto pratica)


Ringrazio di cuore tutti coloro che hanno messo la storia tra le preferite, seguite e ricordate e chi, ovviamente, ha recensito! 

Domanda del giorno: Cosa vi aspettate accadrà tra i due nel prossimo capitolo?

Lasciate una recensione, mi farebbe felice e mi invoglierebbe a scrivere :3
Ciauuu, vostra J.x
 
  
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