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Autore: Clockwise    26/09/2013    2 recensioni
Teneva gli occhi chiusi quando cantava, ma se li avesse aperti, se avesse potuto vedere quel momento, allora l’avrebbe vista con i suoi occhi, oltre a sentirla, l’alchimia che li legava. Era proprio lì, in loro, nei piedi che battevano lo stesso tempo, nelle vibrazioni sugli strumenti, nel riverbero che echeggiava dentro ciascuno di loro alla stessa frequenza, nelle note che ciascuno di loro creava e che si intrecciavano in armonie meravigliose e così, insieme, solo insieme, erano qualcosa.
Genere: Commedia, Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Iris
 
Finì di drappeggiare le luci sul muro dietro la batteria, intorno alle stampe e le cornici che ornavano la parete, canticchiando. Dato che Chris e Jonny non avevano un albero di Natale, e avevano entrambi passato le feste con le loro famiglie, le decorazioni erano rimaste in mano sua, che cercava di arrangiarsi come poteva con rami di abete, candele, qualche pallina di Natale scovata in giro e un grande festone con su scritto “Happy New Year!”. Ah, se non ci fosse stata lei…
Fece un passo indietro e rimirò il risultato, soddisfatta. Poi si voltò verso suo fratello, chino sul pavimento a raccattare cartacce e altre schifezze nascoste in giro per la stanza.
«Hey, Chris, senti… Ma, insomma… Quando hai intenzione di dichiararti a Delilah?» domandò, odiandosi per essere risultata così diretta. Quando il ragazzo alzò lo sguardo sconvolto su di lei, distolse gli occhi.
«Come… Perché… Chi te l’ha detto? Jonny? Io lo sapevo, andate troppo d’accordo voi due…» borbottò.
«Sono una ragazza, Chris. Pensi davvero che non mi accorga che mio fratello è innamorato?» chiese, scettica, guardandolo negli occhi. Lui chinò la testa, fingendosi troppo occupato a raccogliere le cartacce sotto il divano per ascoltarla. Poi, d’improvviso, abbandonò le braccia lungo i fianchi e lasciò cadere le spalle.
«Si nota così tanto?»
«Che ti piace? Sei cotto come una torta, lo vedrebbe anche un cieco» lo sbeffeggiò. Si sedette sul tappeto accanto a lui.
«Perché non glielo dici? Non tirare fuori la scusa che siete troppo amici, e la vostra amicizia si rovinerà, perché non ci credo. Proprio perché siete amici devi dirglielo. Non puoi tenerle segreti, se è tua amica. E poi, come fai a vivere così? Non hai un peso?»
Lui alzò timidamente gli occhi. Julia non li aveva mai visti così fragili. Gli posò la mano sulla spalla.
«Guarda che dovresti essere tu a dire a me cosa fare, sei tu il fratello grande. Possibile che non ti abbia insegnato niente?» scherzò. Lui rise, arruffandole i capelli.
«Fermo, fermo, sei pieno di polvere, mi sporchi i capelli!» protestò la ragazza, ridendo. Si alzò e tornò alle sue decorazioni.
«Hey… Grazie, Jules.»
Si voltò verso il fratello, i suoi occhi vividi e determinati.
«Non c’è di che. Ma poi basta, non sono capace a fare la sorella maggiore, devo essere viziata e coccolata io!»
Chris le tirò un cuscino.
 
♪♬
 
Si lisciò il colletto della camicia e tirò giù il maglione, poi passò ai capelli. Cercò di pettinarli con le dita come poteva, non voleva arrivare al gel. Diamine, era proprio ora di tagliarli, sembrava un barboncino biondo. Volse la testa per guardarsi da angolazioni diverse. Bah, sì, potevano andare. Ok. Fece un grande respiro guardandosi negli occhi riflessi allo specchio, imponendosi di stare calmo e di godersi la serata. Che sarebbe venuta Delilah non doveva significare niente, non doveva agitarsi. Sì. Poteva farcela. Annuì risoluto e marciò fuori dal bagno.
«Era ora, Cristo santo, cosa stavi facendo? Non diventi più bello guardandoti allo specchio» lo accolse Jonny impaziente, saltellando su un piede solo, e occupando a sua volta il bagno.
«Spiritoso…»
Sentì Jonny ridere, prima di andare in soggiorno a controllare per l’ennesima volta che non ci fossero calzini dimenticati in giro. Il divano era stato spostato davanti alla libreria, così si era creato uno spazio piuttosto ampio, nonostante la batteria e il grande tavolo su cui avrebbero cenato. Avevano dovuto aggiungerci la scrivania di Jonny, altrimenti non ci sarebbe stato spazio per tutti, e metterci sopra due tovaglie. Il risultato era piuttosto strano.
«Ci vorrebbero più luci…»
«Parlare da soli è il primo segno di pazzia, fratellone» disse Julia, entrando nella stanza con dei bicchieri che dispose sul tavolo. Il ragazzo rise, ma il trillo del campanello gli impedì di rispondere. Si diressero nell’ingresso, dove Jonny aveva già aperto la porta a Guy, Joanna, Delilah e Tim. I ragazzi salutarono anche Chris e Julia, ridendo e liberandosi di cappotti e sciarpe, che Chris lasciò in camera sua.
«Allora, quando si mangia?» chiese Tim, sfregandosi le mani.
«Quando Guy si mette a cucinare» rispose Chris, mentre entravano in cucina.
«Perché io?» protestò il ragazzo, con un’aria ingenua poco credibile.
«Devo ricordarti che a Natale ci hai regalato solo plettri?» gli fece notare Jonny, incrociando le braccia. Guy si strinse nelle spalle.
«Ho portato la birra e lo spumante, siamo pari!»
«Plettri!» rincarò Tim, mentre le ragazze ridevano. Guy sbuffò mentre si avvicinava ai fornelli.
«Ho il pudding!» disse Delilah, facendosi avanti con un grande recipiente di plastica. «L’ha fatto mia nonna, dovremmo metterlo a bagnomaria…» disse, mentre con Julia e Tim scopriva l’involto e lo sistemava in una pentola. Quando la fiamma si accese, un delizioso aroma di spezie e canditi si diffuse nella piccola cucina. I ragazzi sospirarono.
«Bene, il cibo c’è, la mia presenza non è più richiesta, andiamo di là» tentò Guy, andando verso la porta. Chris lo riacciuffò per il retro della felpa.
«Dove credi di andare? Tu ora resti qui, fai la brava massaia e ci prepari la cena! Plettri, ricorda…» disse, riportandolo davanti ai fornelli. Guy su liberò della presa dell’amico e si sistemò la felpa, stizzito.
«Aspettate, manca qualcosa…» mormorò Jonny. Aprì un cassetto e ne trasse fuori un grembiulino azzurro che si affrettò a legare intorno ai fianchi di Guy prima che potesse accorgersene. Il ragazzo tentò di divincolarsi, ma le dita svelte di Jonny avevano già stretto i lacci. Gli altri avevano le lacrime agli occhi dal ridere, tranne Tim, che armeggiava con la macchina fotografica di Guy.
«Aspetta, aspetta!» esclamò Joanna e posò un berretto da Babbo Natale trovato su una sedia sulla testa di un Guy rassegnato e irritato, con le mani sui fianchi. Tim si affrettò a scattare una foto, mentre i ragazzi si asciugavano le lacrime.
«Con questa potremmo ricattarti a vita, Guy, altro che plettri…» rise Chris, dando una pacca sulla spalla del ragazzo. Per poco non ci lasciò la mano.
 
♪♬
 
«Posso aiutare?» chiese, guardandola speranzoso.
«Vuoi far scoppiare i fuochi d’artificio in cucina?» lo fulminò Julia, al di sopra dei fumi provenienti dalle numerose padelle e pentole sui fornelli. «Devo ricordarti i tuoi esperimenti culinari a casa, quando per poco non abbiamo dovuto chiamare i pompieri?» rincarò, tornando ad occuparsi del pudding. Guy rise.
«Vai di là ad affrontare Delilah, Chris, smetti di svicolare qui…» lo stuzzicò Tim.
«Non sto mica fuggendo! Chiedevo solo se…»
«Sì, ok, smettila, vai di là, bacia Delilah, sparisci! C’è troppa gente in questa cucina!» esclamò Julia, spintonandolo verso la porta, mentre Guy, Tim e Joanna, ciascuno occupato con una diversa pietanza, ridevano. «E tu smetti di ridere e sbrigati con quelle patate!» abbaiò Julia, rivolta a Guy, che abbassò subito gli occhi tornando a cuocere i suoi tuberi con un sommesso “Sissignora”.
In salotto, Chris trovò Jonny, Delilah, Phil, Mark, Will e la sua amica, una ragazza minuta dai capelli scuri, Marianne, arrivati da poco, a chiacchierare allegramente del Natale appena trascorso. Si diresse alla radio e la accese, cambiando stazione finché non trovò il nuovo singolo degli Oasis, sapendo che non sarebbe dispiaciuto a nessuno. Lui lo adorava.
«E tu, tutto bene a Natale?» gli chiese Delilah, incerta. Chris fece spallucce sedendosi a cavalcioni su una sedia.
«Come al solito.»
Non sapeva bene perché, ma calò lentamente il silenzio. Delilah dondolava il piede a tempo di musica, guardando il tappeto, a disagio.
«Allora, hum… Come va con il disco? Avete nuove canzoni?» chiese timidamente. Jonny annuì entusiasta e le parlò della nuova canzone che avevano scritto, We Never Change, e di come, il tre Gennaio, sarebbero andati in radio.
«A Radio One, ti rendi conto? La BBC!» esclamò, infervorato. Erano tutti e quattro molto eccitati all’idea di andare in radio, con così tante persone all’ascolto. Delilah guardò Chris, che fissava il tappeto, pensoso. Le aveva accennato della radio, ma non sapeva nulla di questa nuova canzone – di nuovo.
Mentre gli altri riprendevano a parlare, Delilah si voltò verso di lui.
«Sei silenzioso. Non dici niente?» tentò, timidamente. Lui si strinse nelle spalle.
«Non ho molto da dire.»
Lei lasciò cadere le spalle, scoraggiata. Fu tentata di lasciarlo nel suo mutismo e farsi i fatti suoi, ma vinse quel sentimento e provò di nuovo.
«Quando riparte Julia?»
«Il sette.»
«Ah.»
Cos’aveva? Dov’erano i suoi sorrisi, le sue battute, i suoi occhi? Non era certo la prima volta che si parlavano, diamine. Rifletté che, in effetti, non avevano parlato moltissimo in quelle ultime settimane. Nemmeno quella sera avevano parlato molto, da quando era arrivata. Che la stesse evitando? Scacciò quel pensiero doloroso. Nah, perché mai avrebbe dovuto?
Scrutò i suoi occhi, di solito così chiari. Cos’hai?
Un delizioso profumino annunciò l’entrata di Julia, Guy, Tim e Joanna, ciascuno con un piatto fumante in mano. Furono accolti con acclamazioni e sospiri mentre tutti prendevano posto. Chris tentò di sedersi fra Jonny e Tim, ma Delilah si infilò delicatamente fra lui e Jonny. Merda. E ora di che avrebbe parlato per tutta la cena?
«Insomma, cos’è questa storia che andate in radio?» chiese Tim, servendosi di patate, per poi passare il piatto a Julia.
«Ah-ah, sei geloso perché tu e la tua band continuate a girellare per locali, mentre noi abbiamo un contratto?» lo stuzzicò Will, ghignando. Tim aprì la bocca più volte, ma non riuscì a rispondere, il che fece nascere risate intorno al tavolo.
«Tieni, mangia, non pensarci» gli suggerì Joanna, passandogli le verdure.
«Comunque, trasmetteranno tre o quattro nostre canzoni, su Radio 1, la sera» spiegò Jonny, contento.
«Come funziona, andate lì e le suonate?» chiese Mark, addentando la carne. Will scosse la testa.
«Andiamo lì e le registriamo, poi ci mandano in onda» spiegò, godendosi lo sguardo ammirato di Marianne.
«È fantastico, ce la state facendo davvero!» sussurrò Delilah, sorridendo. Alzò gli occhi scintillanti verso Chris, che sorrise. Provava una dolce sensazione di caldo, lì in mezzo al petto. Diamine, Julia aveva ragione, era cotto come una torta. Distolse rapido lo sguardo.
«Sì, sì, ora basta parlare di quanto siate fantastici, cambiamo argomento» propose Tim, vagamente invidioso. Gli altri ridacchiarono, prima di passare a parlare d’altro, ma senza stuzzicarlo oltre.
 
♪♬
 
Sentiva lo sguardo della ragazza puntato su di sé, mentre il suo era impegnato ad osservare il bicchiere con cui stava giocherellando. I ragazzi parlavano delle canzoni che avrebbero suonato alla radio, molte delle quali lui non le aveva mai fatto sentire. Forse era uno sguardo vagamente irritato quello di Lila. Decise che bisognava cambiare argomento in fretta.
«Hey, che ore sono? Quando andiamo?» domandò, interrompendo la conversazione. Jonny lo guardò confuso.
«Andare dove, scusa?»
«Non lo so, a fare un giro, a vedere i fuochi al Big Bang» si strinse nelle spalle il ragazzo. Guy strinse gli occhi per mettere a fuoco il quadrante dell’orologio. Forse aveva bevuto un po’ troppo…
«Sono nemmeno le nove… Aspettiamo un po’ prima di uscire?» disse, poggiando di nuovo il braccio sulle spalle di Joanna. Finse di non notare lo strano sguardo di suo fratello. L’alcol faceva strani scherzi, a volte…
I ragazzi annuirono, per poi alzarsi e sparecchiare. Sistemate le stoviglie in precario equilibrio dentro il lavandino - «Domani vi voglio tutti qui a lavare!» borbottava Julia -, si ritrovarono in soggiorno, seduti sparsi qua e là. Pian piano, il chiacchierio si spense.
«Anno nuovo… Buoni propositi?» chiese Joanna, poggiando la testa sulla spalla di Guy. Chris alzò una mano.
«Tagliarmi i capelli.»
«Andare in Islanda» disse Jonny. I ragazzi lo guardarono perplessi.
«Perché in Islanda?» domandò Will.
«Perché sarebbe fantastico fare un concerto in mezzo al ghiaccio, non trovate?» chiese Jonny, lo sguardo sognante.
«Quanto hai bevuto? Dov’è il nostro Jonny?» ironizzò drammaticamente Will.
«Farmi un tatuaggio.»
«Tu non ti farai mai un tatuaggio finché io sono in vita!»
«Razza di despota, perché? Non c’è niente di male» si giustificò Julia. Chris la guardò con gli occhi spalancati, ma Jonny gli posò una mano sul braccio per trattenerlo dal rispondere. La ragazza gli rivolse uno sguardo vittorioso, fra le risate degli altri. Non avevano mica dato birra anche a lei, vero?
«Comprare il nuovo album dei Radiohead» fece Phil, guardando il soffitto.
«E quello degli Oasis, appena ne fanno un altro» aggiunse Phil.
«Comprare un kilt» mormorò Guy, sovrappensiero.
«Uh, dovresti venirci in concerto: sarebbe sold-out con Guy in gonnella…» sogghignò Chris, beccandosi un cuscino in faccia, fra le risate degli altri.
«Crescere.»
Tutti puntarono gli sguardi allibiti su Delilah, che cercò di farsi più piccola che poteva.
«Un paio di pollici… Giusto per arrivare al ripiano alto del bagno…» tentò di spiegare, imbarazzata. «O per non sfigurare troppo quando sto con voi, siete del tali giganti…» Come aveva fatto ad uscirsene con una frase del genere? Stupida birra, le impediva di riflettere. Chris sorrise, pensando che era maledettamente bella, così, nel suo maglione rosso scuro un po’ troppo grande, imbarazzata, con ciocche ribelli di capelli che sfuggivano alla crocchia disordinata.
«Prendere la patente.»
«Non hai ancora la patente, Jo?»
La ragazza scosse la testa.
«Una ragazza» mormorò Mark, lanciando una fugace occhiata attraverso il soggiorno. Joanna sollevò un sopracciglio.
«Che ragazza, Mark? Ti sei preso una cotta?» gli chiese, sarcastica. Lui la guardò negli occhi, e per un attimo sembrò davvero fragile, prima che il suo solito ghigno gli mascherasse i lineamenti. Assomigliava così tanto a Guy…
«Pensi davvero che lo dica a te, Jo?»
«Sarebbe bello anche finire questi stramaledetti esami…» sospirò Chris, piegandosi all’indietro, poggiato alle braccia tese.
«Non cominciare con la scuola, per favore!» esclamò Delilah, schiaffandogli in testa il berretto da Babbo Natale. Chris sorrise da sotto il berretto storto.
«Incidere un disco» mormorò Will. I ragazzi sorrisero.
«Accadrà davvero…» disse piano Jonny. «E andremo in radio, e faremo un disco…»
«E dobbiamo ancora sistemare Shiver! La proviamo?» fece Phil. I ragazzi mugugnarono e gli tirarono cuscini. Chris fuggì lo sguardo di Delilah. Sapeva che lo stava guardando, poteva sentire i suoi occhi perforarlo. Ok, piantala con le pagliacciate, prendila da parte e diglielo, diamine!
Ah, fosse stato così facile alzarsi…
«Ho bisogno di un po’ d’aria fresca… Chris vieni con me?» chiese calma Delilah, senza guardarlo. Lui annuì e la seguì sul balcone, togliendosi il berretto. Gli altri fecero gentilmente finta di nulla.
Fuori faceva un freddo cane. Non potevano parlare dentro?
«Chris, che cos’hai? Va tutto bene? È tutta la sera che sei un po’ strano» iniziò la ragazza, appoggiando gli avambracci alla ringhiera. Il suo sospiro formò nuvolette bianche. Chris deglutì, perdendosi fra i tetti attorno a loro.
Nel silenzio, sentiva i battiti del suo cuore più forti di quelli di una grancassa.
«Perché non me le hai fatte sentire?»
«Cosa?»
«Le canzoni nuove. Questa We Never Change, questa Shiver… Perché non me le hai mai fatte sentire?»
Quando notò il disappunto nella sua voce, Chris si sentì male. Avrebbe voluto tirarsi un pugno.
«Lila…»
«Parlami chiaro, Chris, dimmi cosa c’è che non va. Cos’hai, che ti succede. È per quella sera al supermercato?»
Lo guardava preoccupata, adesso, si era allontanata dalla ringhiera. Teneva a lui.
«Senti, mi dispiace, non avrei mai voluto che accadesse, è stato terribile, loro… Ma non ci parliamo più molto, insomma…»
Continuava a stare in silenzio. Non sapeva che dire. Tutto quello che voleva fare era stringerla forte. Sospettava fosse colpa dell’alcol.
«Lila…»
Vacillò davanti a quegli occhi, sgranati, in attesa, pieni di apprensione, affetto. Aveva fiducia in lui. L’avrebbe delusa, forse?
«Le ho scritte per te quelle canzoni.»
Appena un sussurro.
«Perché?»
Altro sussurro, nella notte. Si erano fatti più vicini. Delilah vedeva ogni ciglio dei suoi occhi sfuggenti. Poteva quasi sentire i loro cuori battere forte.
«Non indovini?» sorrise amaramente. Delilah seppe che non avrebbe mai scordato i suoi occhi, quando finalmente li alzò su di lei, grandi e azzurri e fragili, come se avessero potuto frantumarsi ad una sua minima parola.
Realizzò dopo qualche istante la portata delle sue parole, anzi, di ciò che nascondevano, che la investì come un’onda tutto d’un tratto.
Fine dei giochi.





***

Yep, buona sera =) Scusate il ritardo vergognoso, ma ho avuto poco tempo e altrettanta ispirazione. In effetti, il capitolo non mi convince moltissimo... Il riquadro qua sotto è fatto per tutti gli eventuali dubbi e domande (riempitelo). Altro da dire? Title track Iris, dei Goo Goo Dolls. Spero non averla offesa infilandola quassù. 
Basta, grazie di aver letto, un bacio a chi segue, e ditemi che ne pensate!
E.

 
  
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