Parte della nostra anima risiede nell’anima di chi scegliamo accanto. Forse è questa empatia in realtà a tracciare la linea che definisce l’attrazione dei corpi e che, sviscerandosi sempre più dentro, crea e chiude il cerchio dell’amore.
Una delle migliori sensazioni al mondo è quando abbracci qualcuno che ami e lui ricambia stringendoti più forte.
Pensavo che l’amore non fosse amore senza gelosia. E lui mi ha insegnato che lo stomaco accartocciato senza far rumore anche se sul volto rimane stampato un sorriso, è amore.
Pensavo che l’amore non fosse amore se non ci si sentisse per ore e ore. E lui mi ha insegnato che concedersi i propri spazi, mancarsi, contare ancora le ora prima di vedersi, è amore.
Pensavo che l’amore non fosse amore se non si urlasse in giro quanto si è felici con la persona accanto. Ma lui mi ha insegnato che custodire qualcosa come se fosse prezioso, tremendo che qualcuno potesse portarcelo via, è amore.
Pensavo che l’amore non fosse amore se non ci si dicesse una parola dolce ogni sera. E lui mi ha insegnato che una carezza, un bacio, due braccia strette intorno alla vita, il silenzio pieno, gli sguardi, sono amore.
Pensavo che l’amore non fosse amore senza tutte quelle parole o gesti usati solitamente per descriverlo.
E lui mi ha insegnato che l’amore non è amore senza di lui.
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Le strade abitualmente trafficate della grande metropoli quel giorno erano impraticabili. Scelsi di percorrere un viale del quartiere in cui risiedevo con la mia automobile per arrivare in tempo alla UCL di Londra per sostenere il mio primo test d’ingresso davvero importante.
Fin dal liceo, sono sempre stata molto condizionata da questo genere di cose; esami, test di guida e altre cose simili, mi hanno sempre ridotta a studiare il giorno prima e a dimenticare tutto dopo 10 minuti.
E, malgrado i rimproveri ogni volta di questa cosa, ripeto sempre lo stesso errore.
Non sono mai stata una ragazza precisa. Odiavo l’essere pignoli e perfettini, e odiavo la gente con doppie facce.
Alla UCL studiava già mia sorella maggiore, Liz, la figlia più brava, la sorella più bella, la migliore in tutta. Io sono sempre stata considerata come la vergogna della famiglia. Mentre mia sorella eccelleva nelle Scienze e nella Matematica, io ero più orientata verso Psicologia e Scienze Umanistiche. Lei era l’orgoglio della famiglia, la figlia che portava soddisfazioni, che la sera, a tavola, poteva sfoggiare fieramente i suoi ottimi voti, ricevendo complimenti e lodi. Io sono sempre stata sottovalutata, sempre messa in disparte, non ero mai abbastanza.
Quando, quel quattro settembre, mi incamminai verso l’università decisi che da quel momento in poi la mia vita sarebbe cambiata, avrebbe preso una piega diversa.
Ero stanca di essere invisibile, in quel momento, quando salii le scale dell’imponente università, non ero più il nulla; in quel momento ero Chloe Williams, nulla avrebbe più potuto fermarmi…o quasi.
Eccomi tornata con l'ennesima nuova fan fiction. E' diversa dalle altre che ho scritto, più romantica senza dubbio, e con meno drammi AHAHAHAH. Questa volta il protagonista è Harry, era da un po' che non mi capitava di scrivere su di lui, ed era da un po' che non scrivevo al passato remoto. Per il mio nuovo personaggio, Chloe, non ho un prestavolto - anche se io me la immagino bruna, ma tralasciamo. Chloe è come la immaginate voi, come tutte quelle ragazze che vivevano all'ombra di una persona, che non si sentono mai abbastanza, e che hanno deciso di cambiare. Chloe siete tutte voi.
(Scusate per il discorso commovente, oggi ho assistito alla mia prima assemblea d'istituto e mi sono rimasti impressi i discorsi....HAHAHAHA)