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Autore: Fiamma Erin Gaunt    26/09/2013    0 recensioni
Lily Luna è scontenta della sua vita, vorrebbe cambiarla e smetterla di vivere con il peso del cognome che porta. Durante la notte che i Babbani chiamano San Lorenzo, poco prima di addormentarsi, esprime il desiderio che la sua vita cambi. Proprio in quel momento una stella cadente solca il cielo estivo. Al risveglio Lily scoprirà che la sua vita è stata letteralmente sconvolta e imparerà a sue spese che a volte bisogna andarci piano con ciò che si desidera.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Lily Luna Potter, Lucius Malfoy, Nuovo personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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Prologo

 

 

Aveva perso il conto delle volte in cui si era girata da un lato e dall’altro, quella notte sembrava proprio che il suo cervello non ne volesse sapere di staccare la spina e mettersi a dormire. La verità era che non riusciva a fare a meno di pensare a quanto la sua vita facesse schifo. Eccola lì, il dieci di agosto, già pronta a sorbirsi i commenti dei professori su quanto fosse “la fotocopia di sua madre, e prima ancora di sua nonna e di chissà chi altro” o delle domande su come stesse suo padre, come andassero le cose nell’ufficio Auror. Lily si sentiva quasi in dovere di dimostrare di essere all’altezza dei suoi genitori: l’ex stella delle Holyhead Harpies ora allenatrice richiestissima e nientemeno che il Salvatore del mondo magico. L’adolescenza faceva già schifo di per se, aggiungere un carico del genere era semplicemente troppo. Lei non era come James, che passava il tempo pavoneggiandosi e godendo della fama riflessa di cui beneficiava, né come Albus che sembrava sperare in una Terza guerra magica che lo vedesse nei panni dell’eroe protagonista. Persino il suo nome non faceva altro che ricordarle che non era che il riflesso di qualcun altro. Voleva essere Lily Luna, semplicemente se stessa, non quella che gli altri si aspettavano che fosse.

Chiuse gli occhi, imponendosi di sgombrare la mente e prendere sonno. Nel regno di Morfeo non c’era spazio per i pensieri e finalmente avrebbe trovato la pace che cercava.

- Quanto vorrei avere una vita diversa da questa, una in cui possa essere semplicemente me stessa. – mormorò, un attimo prima di scivolare nel mondo dei sogni.

Una stella cadente illuminò brevemente il cielo notturno e sparì all’orizzonte, lasciandosi dietro una lieve scia luminosa che sparì sempre più rapidamente.

 

 

 

 

 

 

********

 

 

Lily venne svegliata da una strana e vagamente inquietante luce verdastra che la colpì in pieno viso. Cercò di ripararsi con un braccio quel tanto che bastava per permetterle di mettere a fuoco la stanza in cui si trovava. Quella non era la sua camera, decisamente no. Tanto per iniziare era tutto così verde e lo stemma di Serpeverde che capeggiava in bella mostra sulla porta era a dir poco fuoriposto. Lei era una coraggiosa Grifondoro, non una viscida Serpe.

- Forza, bella addormentata, o finirai con il fare tardi. –

Voltò la testa verso la ragazza che le aveva parlato. Era una Serpeverde della sua stessa età con lunghi e liscissimi capelli corvini e occhi di uno strano topazio che ricordava quelli di un rapace.

- Scusa, dici a me? –

La ragazza la guardò inarcando un sopracciglio perfettamente curato: - So che non sei mai al massimo appena sveglia, Lilian, ma questo è davvero troppo anche per te. Certo che sto parlando con te, Narcissa è già scesa a colazione e se non ti dai una mossa vado anche io. –

Lilian? Narcissa? E soprattutto, chi diavolo era quella ragazza?

- Ehm sì… recupero la divisa e arrivo. – mormorò, dirigendosi verso il primo baule che vide.

La mora la fermò: - Guarda che quello è il mio baule, non hai visto che c’è il mio nome? –

Lily lanciò un’occhiata alla targhetta in ottone su cui, inciso in chiare lettere, c’era il nome della ragazza: Callisto Zabini. Bene, se non altro adesso aveva scoperto la sua identità.

- Uh, hai ragione. Scusa, ma non so proprio dove ho la testa questa mattina. – improvvisò, sperando che la Zabini ci cascasse.

- Lo vedo, sei particolarmente stralunata. Comunque, ecco il tuo baule. – aggiunse, tamburellando sul coperchio.

- Dammi dieci minuti, poi possiamo andare a colazione. –

- D’accordo, ma sbrigati. –

Dal modo in cui lo disse, calcando sul tono imperativo, Lily capì che quella Callisto doveva avere un bel caratterino. Eppure doveva essere una sua amica, a giudicare dal fatto che si prendesse il disturbo di aspettarla rischiando di fare tardi. Si chiuse la porta del bagno alle spalle e, sicura che Callisto non avrebbe aspettato il tempo necessario a farsi una doccia, si lavò a pezzi, sforzandosi di non rabbrividire per il freddo. Raccolse i capelli in un’alta coda di cavallo, diede una passata di mascara, un velo di lucidalabbra ed era pronta.

- Possiamo andare. – decretò, afferrando la borsa a tracolla e attendendo che Callisto la precedesse. Ci mancava solo che la ragazza si rendesse conto di quanto poco si sapesse orientare nel dormitorio dei Serpeverde.

Callisto non le diede neanche un attimo di tempo per osservare la Sala Comune e la trascinò letteralmente verso la Sala Grande. Presero posto al tavolo verde argento, sedute tra la ragazza più bella che Lily avesse mai visto e un tipo con un’aria vagamente francese e gli occhi più azzurri del cielo primaverile.

- Ce ne avete messo di tempo, vi stavamo per dare per disperse. – commentò il ragazzo, con un accento che confermò la sua impressione: doveva essere di origini francesi.

- Dillo a miss Peverell, ci ha messo più del solito a connettere… Quelli sono pancake? – aggiunse Callisto, puntando un piatto a un metro da lei. Si allungò per prenderli, sottraendoli all’ultimo secondo a un ragazzo moro e allampanato che si era allungato nella stessa direzione.

- Troppo tardi, Nott, dovresti migliorare i tuoi riflessi. –

- Non puoi mangiarli tutti, Zabini, sono troppi persino per te. – protestò il ragazzo.

- Scommetti? –

Callisto spostò il piatto e lo sostituì con quello dei pancake, attaccandoli con una ferocia inaudita.

- Oh, per favore, mi viene il mal di stomaco soltanto vedendola mangiare quella roba. – commentò la bionda stratosferica al fianco di Lily.

La guardò meglio: capelli di un biondo che ricordava i raggi del Sole acconciati in boccoli perfetti, occhi blu come la notte e un fisico flessuoso come un giunco. Persino la sua carnagione sembrava splendere tanto era luminosa. Sembrava la classica tipa da frutta, verdura e tre litri d’acqua al giorno; probabilmente, se in quello strano universo parallelo non fosse stata sua amica, l’avrebbe odiata.

- A te da fastidio tutto ciò che non sia sano. –

Il tono schifato con cui Callisto pronunciò quella parola la fece ridacchiare. Anche lei era d’accordo con la mora, mangiare era uno dei veri piaceri della vita e le cose più gustose erano proprio i dolci e i pasti iper calorici.

- Non ci credo, li hai finiti sul serio! – esclamò Nott, sgranando gli occhi verdi.

- Te l’avevo detto, Nott, dovresti sapere che non mento mai. –

Il ragazzo francese al suo fianco tossicchiò divertito.

- Non mento mai, Rab, quelle che faccio si chiamano omissioni. –

- Pardonez moi, mademoiselle Zabini, non metterò più in dubbio le sue sagge parole. –

- Perché non parliamo di cose serie, invece? – intervenne la bionda. Lily era sicura al novantanove per cento che si trattasse di Narcissa Malfoy.

- Per esempio, Cissy? –

Bingo, cominciava a prendere le misure di quello strano mondo!

- Per esempio, della nostra partecipazione o meno alla festa di Lumacorno di sabato sera. –

Rabastan emise un gemito, alzando gli occhi al cielo: - Detesto le feste di quel tricheco obeso. –

Lily annuì solidale. Anche lei non sopportava quegli eventi, in particolar modo perché lei era completamente negata in Pozioni e la sua presenza era richiesta unicamente per la sua ascendenza.

- Io credo che dovremmo andarci, abbiamo già saltato la cena di due settimane fa, non possiamo tirare troppo la corda. – fece notare Callisto.

- Ha ragione, non possiamo non andare. – convenne Narcissa.

- Non sai quanto ti invidio, se non altro tu non sei costretta ad andarci. – le disse Rabastan.

Per qualche strana ragione la notizia non le fece piacere. Quei tre ragazzi erano suoi amici e doveva essere penoso stare da sola ogni volta che ricevevano un invito agli eventi del Lumaclub.

- Cosa c’è, Lils? –

Narcissa Malfoy doveva essere molto intuitiva, o semplicemente la conosceva molto bene, perché aveva capito al volo che c’era qualcosa che non andava.

- Nulla, è solo che mi annoierò sabato senza di voi. –

- Sciocca, hai già dimenticato che alle feste è tuo compito fare da dama a Rabastan? –

- Certo, non permetterei mai che rimanessi da sola ad annoiarti a morte. – confermò il ragazzo, rivolgendole un sorriso accattivante.

Sorrise radiosa. Quindi tutte le storie sul fatto che i Serpeverde non conoscessero il valore dell’amicizia erano stupidi stereotipi, ora ne aveva la conferma.

- E io non potrei mai perdermi questo immenso onore. – replicò ironica, facendoli scoppiare a ridere.

Finirono la colazione in silenzio e si separarono per andare a lezione: Narcissa raggiunse gli altri studenti del sesto anno alla lezione di Pozioni e Lily seguì Rabastan e Callisto verso l’aula di Trasfigurazione per la lezione degli studenti del quinto anno.

La professoressa McGrannit sedeva con la solita aria severa dietro alla cattedra e osservava gli studenti entrare e prendere posto. Quando il silenzio calò, prese la parola e li tenne occupati per venti minuti abbondanti con il discorso sui G.U.F.O. e su quanto questi fossero di fondamentale importanza per la loro istruzione magica. Concluse il discorso annunciando l’argomento della lezione: l’incanto Feraverto.

Rabastan sbuffò, maledicendo quello stupido tucano con cui doveva lavorare e che non ne voleva sapere di stare zitto. Callisto non sembrava cavarsela troppo male, ma era Lily la vera stella della classe. Non che fosse una sorpresa per lei, le era sempre piaciuta la Trasfigurazione e tutti quelli che la conoscevano potevano tranquillamente affermare che fosse la migliore della scuola in quella materia.

- Ma come accidenti hai fatto? – bofonchiò Rabastan, quando uscirono dall’aula dopo che la professoressa ebbe assegnato un carico extra a tutti coloro che non erano riusciti a completare l’incantesimo.

- È stato facile, dovresti saperlo che la Trasfigurazione mi riesce naturale come respirare. –

Il ragazzo annuì, incamminandosi verso i sotterranei insieme a Callisto.

- Perché vieni con noi, non dovevi passare in biblioteca per finire la ricerca extra per Lumacorno? –

- Uh, giusto quella su, com’è che si chiamava? –

- La Bevanda della Pace. –

- Proprio quella. Allora ci vediamo più tardi. – confermò, salutandoli con un cenno e dirigendosi verso le scale. Se non altro la strada per la biblioteca la conosceva alla perfezione e non avrebbe corso il rischio di fare altre figuracce.

Era arrivata all’ingresso quando finì con il piombare addosso a un ragazzo che aveva appena voltato l’angolo. Per sua fortuna atterrò addosso al malcapitato e non si fece nemmeno un graffio.

- Meno male, sono tutta intera. – commentò, osservando le braccia alla ricerca di escoriazioni o ferite di chissà che tipo.

- Lieto di saperlo, vorrei poterlo dire anche della mia schiena. – commentò il biondo sotto di lei, con un accento strascicato che le ricordò all’istante una persona. Il peggiore dei suoi incubi, il suo arcinemico, la sua nemesi: Scorpius Malfoy.

Effettivamente il tipo su cui era atterrata era la sua fotocopia.

- Scorpius! –

- Scusa? Peverell, hai completamente perduto il senno? –

Aveva ragione, quello non poteva essere Scorpius. Doveva essere suo nonno, Lucius Malfoy. Ora che lo guardava meglio i suoi capelli erano più lunghi e più chiari e gli occhi non erano azzurri, ma grigi.

- Scusa, Malfoy, ho avuto un lapsus. –

- Bene, ora che abbiamo chiarito questo scambio d’identità, che ne dici di toglierti dalla mia schiena? –

Arrossendo per l’imbarazzo, si affrettò ad alleggerirlo del suo peso.

- Bè, allora ci vediamo questo pomeriggio agli allenamenti. – mormorò, notando la spilla da Capitano che spiccava sul petto ampio.

- Come tutti i martedì e i giovedì da due anni a questa parte. – confermò ironicamente.

- Già, bè, a dopo Malfoy. –

- A dopo, Peverell, e cerca di non uccidere nessun altro fino a quel momento. – le gridò dietro, mentre entrava in biblioteca.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Spazio autrice:

Eccomi con la mia prima Lucius/Lily Luna, crack paring che mi ha sempre affascinato. Spero che questo primo capitolo vi sia piaciuto e abbia attirato la vostra curiosità. Al prossimo capitolo.

Baci baci,

                  Fiamma Erin Gaunt

 

  
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