Prologo
Aveva
perso il conto delle volte in cui si era girata da un lato e
dall’altro, quella
notte sembrava proprio che il suo cervello non ne volesse sapere di
staccare la
spina e mettersi a dormire. La verità era che non riusciva a
fare a meno di
pensare a quanto la sua vita facesse schifo. Eccola lì, il
dieci di agosto, già
pronta a sorbirsi i commenti dei professori su quanto fosse
“la fotocopia di
sua madre, e prima ancora di sua nonna e di chissà chi
altro” o delle domande
su come stesse suo padre, come andassero le cose nell’ufficio
Auror. Lily si
sentiva quasi in dovere di dimostrare di essere all’altezza
dei suoi genitori:
l’ex stella delle Holyhead Harpies ora allenatrice
richiestissima e nientemeno
che il Salvatore del mondo magico. L’adolescenza faceva
già schifo di per se,
aggiungere un carico del genere era semplicemente troppo. Lei non era
come
James, che passava il tempo pavoneggiandosi e godendo della fama
riflessa di
cui beneficiava, né come Albus che sembrava sperare in una
Terza guerra magica
che lo vedesse nei panni dell’eroe protagonista. Persino il
suo nome non faceva
altro che ricordarle che non era che il riflesso di qualcun altro.
Voleva
essere Lily Luna, semplicemente se stessa, non quella che gli altri si
aspettavano che fosse.
Chiuse
gli occhi, imponendosi di sgombrare la mente e prendere sonno. Nel
regno di
Morfeo non c’era spazio per i pensieri e finalmente avrebbe
trovato la pace che
cercava.
- Quanto
vorrei avere una vita diversa da questa, una in cui possa essere
semplicemente
me stessa. – mormorò, un attimo prima di scivolare
nel mondo dei sogni.
Una
stella cadente illuminò brevemente il cielo notturno e
sparì all’orizzonte,
lasciandosi dietro una lieve scia luminosa che sparì sempre
più rapidamente.
********
Lily
venne svegliata da una strana e vagamente inquietante luce verdastra
che la
colpì in pieno viso. Cercò di ripararsi con un
braccio quel tanto che bastava
per permetterle di mettere a fuoco la stanza in cui si trovava. Quella
non era
la sua camera, decisamente no. Tanto per iniziare era tutto
così verde e lo stemma
di Serpeverde che
capeggiava in bella mostra sulla porta era a dir poco fuoriposto. Lei
era una
coraggiosa Grifondoro, non una viscida Serpe.
- Forza,
bella addormentata, o finirai con il fare tardi. –
Voltò
la
testa verso la ragazza che le aveva parlato. Era una Serpeverde della
sua
stessa età con lunghi e liscissimi capelli corvini e occhi
di uno strano
topazio che ricordava quelli di un rapace.
- Scusa,
dici a me? –
La
ragazza la guardò inarcando un sopracciglio perfettamente
curato: - So che non
sei mai al massimo appena sveglia, Lilian, ma questo è
davvero troppo anche per
te. Certo che sto parlando con te, Narcissa è già
scesa a colazione e se non ti
dai una mossa vado anche io. –
Lilian?
Narcissa? E soprattutto, chi diavolo era quella ragazza?
- Ehm
sì…
recupero la divisa e arrivo. – mormorò,
dirigendosi verso il primo baule che
vide.
La mora
la fermò: - Guarda che quello è il mio baule, non
hai visto che c’è il mio
nome? –
Lily
lanciò un’occhiata alla targhetta in ottone su
cui, inciso in chiare lettere, c’era
il nome della ragazza: Callisto Zabini. Bene, se non altro adesso aveva
scoperto la sua identità.
- Uh,
hai ragione. Scusa, ma non so proprio dove ho la testa questa mattina.
–
improvvisò, sperando che la Zabini ci cascasse.
- Lo
vedo, sei particolarmente stralunata. Comunque, ecco
il tuo baule. – aggiunse, tamburellando sul coperchio.
- Dammi
dieci minuti, poi possiamo andare a colazione. –
-
D’accordo,
ma sbrigati. –
Dal modo
in cui lo disse, calcando sul tono imperativo, Lily capì che
quella Callisto
doveva avere un bel caratterino. Eppure doveva essere una sua amica, a
giudicare dal fatto che si prendesse il disturbo di aspettarla
rischiando di
fare tardi. Si chiuse la porta del bagno alle spalle e, sicura che
Callisto non
avrebbe aspettato il tempo necessario a farsi una doccia, si
lavò a pezzi,
sforzandosi di non rabbrividire per il freddo. Raccolse i capelli in
un’alta
coda di cavallo, diede una passata di mascara, un velo di lucidalabbra
ed era pronta.
-
Possiamo andare. – decretò, afferrando la borsa a
tracolla e attendendo che
Callisto la precedesse. Ci mancava solo che la ragazza si rendesse
conto di
quanto poco si sapesse orientare nel dormitorio dei Serpeverde.
Callisto
non le diede neanche un attimo di tempo per osservare la Sala Comune e
la
trascinò letteralmente verso la Sala Grande. Presero posto
al tavolo verde
argento, sedute tra la ragazza più bella che Lily avesse mai
visto e un tipo
con un’aria vagamente francese e gli occhi più
azzurri del cielo primaverile.
- Ce ne
avete messo di tempo, vi stavamo per dare per disperse. –
commentò il ragazzo,
con un accento che confermò la sua impressione: doveva
essere di origini
francesi.
- Dillo
a miss Peverell, ci ha messo più del solito a
connettere… Quelli sono pancake? –
aggiunse Callisto, puntando un piatto a un metro da lei. Si
allungò per
prenderli, sottraendoli all’ultimo secondo a un ragazzo moro
e allampanato che
si era allungato nella stessa direzione.
- Troppo
tardi, Nott, dovresti migliorare i tuoi riflessi. –
- Non
puoi mangiarli tutti, Zabini, sono troppi persino per te. –
protestò il
ragazzo.
-
Scommetti? –
Callisto
spostò il piatto e lo sostituì con quello dei
pancake, attaccandoli con una
ferocia inaudita.
- Oh,
per favore, mi viene il mal di stomaco soltanto vedendola mangiare
quella roba.
– commentò la bionda stratosferica al fianco di
Lily.
La
guardò meglio: capelli di un biondo che ricordava i raggi
del Sole acconciati
in boccoli perfetti, occhi blu come la notte e un fisico flessuoso come
un
giunco. Persino la sua carnagione sembrava splendere tanto era
luminosa.
Sembrava la classica tipa da frutta, verdura e tre litri
d’acqua al giorno;
probabilmente, se in quello strano universo parallelo non fosse stata
sua
amica, l’avrebbe odiata.
- A te
da fastidio tutto ciò che non sia sano.
–
Il tono
schifato con cui Callisto pronunciò quella parola la fece
ridacchiare. Anche
lei era d’accordo con la mora, mangiare era uno dei veri
piaceri della vita e
le cose più gustose erano proprio i dolci e i pasti iper
calorici.
- Non ci
credo, li hai finiti sul serio! – esclamò Nott,
sgranando gli occhi verdi.
- Te
l’avevo
detto, Nott, dovresti sapere che non mento mai. –
Il
ragazzo francese al suo fianco tossicchiò divertito.
- Non
mento mai, Rab, quelle che faccio si chiamano omissioni. –
-
Pardonez moi, mademoiselle Zabini, non metterò
più in dubbio le sue sagge
parole. –
-
Perché
non parliamo di cose serie, invece? – intervenne la bionda.
Lily era sicura al
novantanove per cento che si trattasse di Narcissa Malfoy.
- Per
esempio, Cissy? –
Bingo,
cominciava a prendere le misure di quello strano mondo!
- Per
esempio, della nostra partecipazione o meno alla festa di Lumacorno di
sabato
sera. –
Rabastan
emise un gemito, alzando gli occhi al cielo: - Detesto le feste di quel
tricheco obeso. –
Lily
annuì solidale. Anche lei non sopportava quegli eventi, in
particolar modo perché
lei era completamente negata in Pozioni e la sua presenza era richiesta
unicamente per la sua ascendenza.
- Io
credo che dovremmo andarci, abbiamo già saltato la cena di
due settimane fa,
non possiamo tirare troppo la corda. – fece notare Callisto.
- Ha
ragione, non possiamo non andare. – convenne Narcissa.
- Non
sai quanto ti invidio, se non altro tu non sei costretta ad andarci.
– le disse
Rabastan.
Per
qualche strana ragione la notizia non le fece piacere. Quei tre ragazzi
erano
suoi amici e doveva essere penoso stare da sola ogni volta che
ricevevano un
invito agli eventi del Lumaclub.
- Cosa
c’è,
Lils? –
Narcissa
Malfoy doveva essere molto intuitiva, o semplicemente la conosceva
molto bene, perché
aveva capito al volo che c’era qualcosa che non andava.
- Nulla,
è solo che mi annoierò sabato senza di voi.
–
-
Sciocca, hai già dimenticato che alle feste è tuo
compito fare da dama a
Rabastan? –
- Certo,
non permetterei mai che rimanessi da sola ad annoiarti a morte.
– confermò il ragazzo,
rivolgendole un sorriso accattivante.
Sorrise
radiosa. Quindi tutte le storie sul fatto che i Serpeverde non
conoscessero il
valore dell’amicizia erano stupidi stereotipi, ora ne aveva
la conferma.
- E io
non potrei mai perdermi questo immenso onore. –
replicò ironica, facendoli
scoppiare a ridere.
Finirono
la colazione in silenzio e si separarono per andare a lezione: Narcissa
raggiunse gli altri studenti del sesto anno alla lezione di Pozioni e
Lily
seguì Rabastan e Callisto verso l’aula di
Trasfigurazione per la lezione degli
studenti del quinto anno.
La
professoressa McGrannit sedeva con la solita aria severa dietro alla
cattedra e
osservava gli studenti entrare e prendere posto. Quando il silenzio
calò, prese
la parola e li tenne occupati per venti minuti abbondanti con il
discorso sui
G.U.F.O. e su quanto questi fossero di fondamentale importanza per la
loro istruzione
magica. Concluse il discorso annunciando l’argomento della
lezione: l’incanto
Feraverto.
Rabastan
sbuffò, maledicendo quello stupido tucano con cui doveva
lavorare e che non ne
voleva sapere di stare zitto. Callisto non sembrava cavarsela troppo
male, ma
era Lily la vera stella della classe. Non che fosse una sorpresa per
lei, le
era sempre piaciuta la Trasfigurazione e tutti quelli che la
conoscevano
potevano tranquillamente affermare che fosse la migliore della scuola
in quella
materia.
- Ma
come accidenti hai fatto? – bofonchiò Rabastan,
quando uscirono dall’aula dopo
che la professoressa ebbe assegnato un carico extra a tutti coloro che
non
erano riusciti a completare l’incantesimo.
-
È
stato facile, dovresti saperlo che la Trasfigurazione mi riesce
naturale come
respirare. –
Il
ragazzo annuì, incamminandosi verso i sotterranei insieme a
Callisto.
-
Perché
vieni con noi, non dovevi passare in biblioteca per finire la ricerca
extra per
Lumacorno? –
- Uh,
giusto quella su, com’è che si chiamava?
–
- La
Bevanda della Pace. –
-
Proprio quella. Allora ci vediamo più tardi. –
confermò, salutandoli con un
cenno e dirigendosi verso le scale. Se non altro la strada per la
biblioteca la
conosceva alla perfezione e non avrebbe corso il rischio di fare altre
figuracce.
Era
arrivata all’ingresso quando finì con il piombare
addosso a un ragazzo che
aveva appena voltato l’angolo. Per sua fortuna
atterrò addosso al malcapitato e
non si fece nemmeno un graffio.
- Meno
male, sono tutta intera. – commentò, osservando le
braccia alla ricerca di
escoriazioni o ferite di chissà che tipo.
- Lieto
di saperlo, vorrei poterlo dire anche della mia schiena. –
commentò il biondo
sotto di lei, con un accento strascicato che le ricordò
all’istante una
persona. Il peggiore dei suoi incubi, il suo arcinemico, la sua nemesi:
Scorpius Malfoy.
Effettivamente
il tipo su cui era atterrata era la sua fotocopia.
-
Scorpius! –
- Scusa?
Peverell, hai completamente perduto il senno? –
Aveva
ragione, quello non poteva essere Scorpius. Doveva essere suo nonno,
Lucius
Malfoy. Ora che lo guardava meglio i suoi capelli erano più
lunghi e più chiari
e gli occhi non erano azzurri, ma grigi.
- Scusa,
Malfoy, ho avuto un lapsus. –
- Bene,
ora che abbiamo chiarito questo scambio
d’identità, che ne dici di toglierti
dalla mia schiena? –
Arrossendo
per l’imbarazzo, si affrettò ad alleggerirlo del
suo peso.
-
Bè,
allora ci vediamo questo pomeriggio agli allenamenti. –
mormorò, notando la
spilla da Capitano che spiccava sul petto ampio.
- Come
tutti i martedì e i giovedì da due anni a questa
parte. – confermò ironicamente.
-
Già,
bè, a dopo Malfoy. –
- A dopo,
Peverell, e cerca di non uccidere nessun altro fino a quel momento.
– le gridò
dietro, mentre entrava in biblioteca.
Spazio
autrice:
Eccomi
con la mia prima Lucius/Lily Luna, crack paring che mi ha sempre
affascinato.
Spero che questo primo capitolo vi sia piaciuto e abbia attirato la
vostra
curiosità. Al prossimo capitolo.
Baci
baci,
Fiamma Erin Gaunt