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Autore: flouisless    27/09/2013    1 recensioni
‘’Una stella Paige, esprimi un desiderio.’’
A dir la verità mi sarebbe piaciuto riavere Louis qui accanto a me, un'altra volta. Erano stati due anni fa, e Amber aveva già cercato di dimenticare, o almeno non lo nominava mai.
‘’Rivederlo pensi sarebbe troppo?’’ la fissai dritta negli occhi e non servirono parole.
‘’Non è morto, Paige. Sei sempre così esagerata.’’
Aveva ragione, era la freddezza con cui mi ripeteva questa stessa frase tutte le volte, che mi copriva di un velo di malinconia.
Non era morto Louis, non aveva fatto niente, la colpa era stata solo mia.
Genere: Generale, Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Louis Tomlinson, Nuovo personaggio
Note: Nonsense | Avvertimenti: nessuno
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                        When the light turns into the dark
​                                                                                                 -One Shot-




Ripassai la mano sulla ringhiera fredda, di ferro, che circondava il lago nel parco davanti casa di Candice. Era così blu, l'acqua. Mi ricordava tanto gli occhi di Louis.
Quegli occhi in cui mi piaceva perdermi, che avrei fissato tutta la vita senza mai annoiarmi, che mi ricordavano il suo profumo, le sue ciglia lunghe e ricurve, il suo essere così sfuggente, che nascondeva tutta la dolcezza del mondo. 
Sospirai, lasciando che la nuvola di respiro caldo si dissolvesse nell'aria fredda di Londra.
Era strano pensare a Louis come un ricordo sbiadito di tre anni fa, e non come il ragazzo che alle quattro, quel giorno, mi avrebbe portato a prendere il 'gelato più buono di Londra', come d'abitudine.
Quello era uno di quei tanti giorni in cui il passato prendeva il sopravvento su di me, coprendomi di un velo di tristezza, fino all'alba della mattina dopo.
Lasciai strisciare il dito sul campanello di Candice finché non venne ad aprirmi Harry, il suo ragazzo.

‘’Oh, ciao Harry. C'è Candice?’’ sussurrai cercando di reggere il confronto con quegli occhi così verdi, che rendevano vivace l'aria spenta della città quella mattina.
Annuì lasciandomi entrare, con la sua solita allegria contagiosa.

Mi piacevano i colori dell'appartamento di Candice, così caldi, mi ricordavano l'Africa, il sole, la sabbia, mi rallegravano sempre, così come la chioma riccia del suo ragazzo. Gliela invidiavo, ogni tanto, pensai lasciandomi cadere a peso morto sul divano. Pensai di chiedergli come stava Louis, dov'era, ma non lo feci, preferii rimangiarmi le parole, trasformarle in malinconia.

‘’Che hai oggi, Paige? Sei così pensierosa.’’ accennò lui sedendosi accanto a me, stiracchiandosi e sbadigliando, lasciando che Candice si sedesse sulle sue gambe.
‘’Come sta Lou?’’ soffiai lasciando a malapena che le parole uscissero di bocca.
Annuì, roteando gli occhi, tirando fuori il cellulare di tasca e chiamandolo.

In quei 'tuuu' che scandivano i secondi a cadenza regolare, c'era il tremore della mie gambe, delle mani e del mio cuore, perché Louis rappresentava il mio passato felice, che avrei voluto fosse anche il presente, e il futuro che avrei voluto riprendermi.


‘’ Harry?’’ sussurrò una voce dall'altro capo del telefono, e la riconobbi anche prima che scandisse la prima parola, era la sua.
Quella voce che tante volte aveva animato i pomeriggi noiosi d'estate, che aveva ripetuto incessantemente le solite ripetizioni d'algebra, che terminavano in lunghi baci che sapevano di cioccolata calda.
Era strano risentirla, di nuovo, dopo tre lunghi anni, così flebile e stanca, dall'altoparlante di un cellulare che non era nemmeno il mio.

‘’Lou, come stai?’’ disse il riccio mimando una smorfia verso di me, continuando a tenere il telefono ben attaccato all'orecchio.
‘’Secondo te? Odio quando fai il finto tonto. Poi anche Amber mi ha lasciato, ma tanto chissenefrega, non la amavo sul serio.’’ 

Quelle parole più che dar vita a un brivido che percorse tutta la schiena, mi ricordarono di quei suoi sussurri all'orecchio, ogni volta che ero tra le sue braccia, quei sussurri che dicevano 'ti amo' 'sei solo mia' che sentivo solo io.
Ebbi l'istinto di prendere il cellulare, scorrere i numeri in rubrica e fermarmi a 'Boo', chiamarlo e chiedergli di tornare da me, di scegliermi di nuovo, di perdonarmi, o come minimo di restituirmi la gioia e quel luccichio negli occhi ogni volta che ero felice.
Erano tre anni che non riuscivo ad addormentarmi pensando a lui. Tutti quei giorni a pensare al suo viso, ai suoi occhi, a quando lo avrei rivisto, se fosse cambiato. Avevamo tutti e due vent'anni adesso, era diverso.

‘’Non è che ti manca un po' Paige?’’
‘’Davvero, secondo te, mi manca un po' Paige?’’  a quelle parole, che sembravano così ironiche e sarcastiche, dette da quella voce spenta, sentii un tonfo al cuore.
‘’Paige mi manca da fare schifo.’’  

Harry ruotò gli occhi su di me, come per dire 'te l'avevo detto', anche se stavolta aveva ragione, e non lo negai.
Louis stava male, e già mi avevano parlato di cosa stava passando in questo periodo. Fumava, si drogava, frequentava gente strana.

‘’E allora, che aspetti ad andare da lui?’’  domandò retorico il riccio riattaccando a Louis, non me lo feci ripetere due volte, uscii correndo, con le gambe congelate dal freddo e la sciarpa che strascicava a terra, inciampai anche, strappandomi i jeans e sbucciandomi un ginocchio, anche se non impedì la mia corsa, se era questo che andava fatto per rimediare a tutto il male passato in tre anni, allora l'avrei fatto.
Volevo riprendermi il mio loulou, riabbracciarlo forte e baciarlo ancora, volevo lui e le sue idee strane, le sue braccia muscolose e il suo metro e settantacinque che mi superava di poco, volevo tirarlo fuori dallo schifo in cui era piombato e restargli accanto fino a quando non avrei potuto più reggermi in piedi. 
Picchiai alla porta più forte che potevo, e quando aprì nessuno dei due aprì bocca.
Mi bastò buttargli le braccia al collo stringendolo forte a me, per colmare tutto il vuoto di millenovantacinque giorni esatti da quando se n'è andato, quella sera, lasciandomi sola col buio, con me stessa, con i miei incubi e la mia solitudine.
Glielo sussurrai all'orecchio, che era tutto finito, che potevamo ricominciare da capo, e annuì, guardandomi dritto negli occhi e tornando a imprimere il suo sapore sulle mie labbra.

‘’Quanto mi sei mancato Lou, quando mi sei mancato.’’ continuai a ripetere tra un bacio e l'altro, riprendendo fiato, riguardando ogni particolare del suo viso, che conoscevo perfettamente, ridendo.
‘’Hai un'altra cinquantina d'anni per ricordarmelo, e io ho ancora cinquant'anni per ricordarti che sei solo mia.’’



Mi travolgeva sempre, Louis, come una tempesta. 
Era entrato nella mia vita e se l'era presa senza nemmeno chiedere il permesso, l'ho amato come credo nessuno l'abbia mai amato, ed'è stato ciò a cui tutto il resto ruotava attorno, rendendo ogni anno passato con lui il migliore della mia vita.
Credo che Winter, alla fine, ne sia la prova.
Adesso ha sei anni, e non c'è nel suo viso una minima traccia di me. E' identica a suo padre. Gli stessi occhi color ghiaccio, i capelli castani, la gioia che si porta addosso e che contagia ogni persona che le sta vicina.
E' così bello vederli accanto, sono così belli. 
E quando bacio Lou e lei ride, battendo le manine, quasi piango di gioia. 
Dio, non credo sia possibile amare una persona quanto io amo lui. 
                
  
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