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Autore: Laylath    27/09/2013    2 recensioni
Il suo posto era altrove, la sua fedeltà era per un’altra persona, un altro gruppo.
E ne aveva passate tante prima di giungere a loro…
La storia del nostro amato Maresciallo Falman.
Genere: Azione, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna, Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Team Mustang, Vato Falman
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Military memories'
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Capitolo 20.
1909. Observation and strategy.

 



La mattina successiva il suo avvicinamento al maresciallo Hawkeye, Falman notò qualcosa di strano nel tenente colonnello Mustang: se ne stava fermo nella sua scrivania, senza l’aria annoiata che aveva imparato ad attribuirgli, gli occhi erano desti e vigili e al sergente sembrava quasi di vedere i fumi uscire dalla sua testa.
Per quanto questo cambiamento fosse palese a tutti, nemmeno il maresciallo Hawkeye sembrava farci caso: anzi era ostinatamente china sul suo lavoro, come se fosse consapevole che il cervello del suo superiore dovesse fare tutto da solo.
Ritornando anche lui ad occuparsi dei suoi documenti, Falman iniziò a riflettere che forse la situazione in ufficio stava per fare un ulteriore passo in avanti e…
“Falman, Breda, venite qui, voglio parlarvi” chiamò Mustang all’improvviso.
L’ordine sembrò spiazzare entrambi gli interessati che, dopo essersi scambiati una rapida occhiata, come a chiedersi: tu sai di che vuole parlarci?, si alzarono dai rispettivi posti per andare davanti alla scrivania del loro superiore.
Mustang li squadrò entrambi, come se stesse valutando le parole da dire.
“Abbiamo un compito da svolgere – disse infine, con voce neutra – e, prima di tutto, ho bisogno del lavoro di voi due in particolare. E’ una questione che richiede uno studio perfetto, in modo che l’azione possa essere svolta con efficienza e massima rapidità, con il rischio ridotto al minimo, mi sono spiegato?”
“Sissignore!” esclamarono i due soldati.
Dal lieve crepitio nella voce di entrambi si capiva che erano ansiosi di uscire dallo stato di relativa inerzia e occuparsi finalmente di qualcosa di nuovo.
Siamo soldati d’eccezione, - pensò Falman, scoprendosi carico d’adrenalina – non siamo fatti per marcire in un ufficio con banale documentazione.
“Havoc, maresciallo Hawkeye – continuò Mustang – massimo una settimana di tempo e passeremo all’azione: ci sarà bisogno della vostra mira e anche di un determinato sincrono tra di voi… potete farlo?”
Falman con la coda dell’occhio sbirciò l’occhiata che i due soldati, esperti cecchini, si lanciarono: sembravano due rapaci pronti a contendersi la stessa preda.
“Sissignore!” la loro risposta fu rapida e concisa, ma il sergente capì che tra loro doveva per forza nascere un’intesa.
I cecchini anche quando sono in squadra lavorano come singoli… sarà un bell’impegno per loro. Mi chiedo se il tenente colonnello sia consapevole di quanto ha appena chiesto loro, sapendo che non si conoscono nemmeno tanto bene.
“Tornando a voi due, - riprese Mustang, rivolgendosi a Breda e Falman – ho bisogno che lavoriate assieme: Falman tu hai un grandissimo spirito d’osservazione e una grandissima memoria, mentre tu, Breda, sei un’eccellente stratega. Unite queste vostre qualità e datemi il meglio di voi”
“Che dovremo fare, signore?” chiese il maresciallo, mettendosi a braccia conserte… la prima volta che Falman lo vedeva uscire dall’atteggiamento composto.
“Il Generale Grumman mi ha affidato un incarico speciale: negli ultimi rapporti che avete letto si evidenza la sparizione di materiale dai magazzini dell’esercito”
“Sciacallaggio post guerra: – si intromise Havoc – sicuramente qualche gruppo di soldati privo di scrupoli”
Ma Falman scosse il capo: la sua mente era abituata al modo di pensare del reparto investigativo che sapeva uscire al di fuori dell’esercito stesso.
“Falman?” chiese Mustang
“Una componente dell’esercito è certamente presente, – disse il sergente – ma per il trasporto, la contraffazione e lo smercio del materiale hanno bisogno di appoggi. Organizzazione clandestina… considerata la tipologia dei materiali che è stata sottratta ai magazzini direi che abbiamo a che fare con persone di Amestris, senza alcun intervento dei nostri nemici storici. Dato il quantitativo portato via di volta in volta, se i rapporti che abbiamo letto sono completi, ipotizzerei almeno una quindicina di soldati e altrettanti componenti esterni. Pare un caso circoscritto alla sola East City, quindi una trentina di persone è il numero più probabile”
Nella squadra di Mc Dorian una simile analisi non avrebbe suscitato altro che un cenno d’approvazione, ma in questo caso Falman si accorse di avere lo sguardo di tutti puntato addosso. Breda in particolare sembrava guardarlo con aria di sfastidiata sorpresa.
“E’… è una tipologia di organizzazione con cui mi è capitato di avere a che fare…” balbettò Falman quasi in tono di scusa
“Non credo che tu mi debba spiegazioni, Falman. – disse Mustang – Del resto ti ho scelto per le tue indubbie capacità: molti fanno l’errore grossolano di discriminare il reparto investigativo, io no”
“E da un ex componente della Squadra Falco che si aspetta, signore?” chiese Breda
“Che mi organizzi un piano degno di questo nome. Voi due andrete in ricognizione sia nei magazzini dove sono avvenuti i furti, sia in città… Falman, tu se hai avuto a che fare con casi simili saprai come muoverti. Ed inoltre hai vissuto ad East City la maggior parte della tua vita. Individuatemi dei punti chiave… Breda, tu sei esperto di strategia e la devi applicare allo spazio cittadino. Tieni conto che siamo solo in cinque a dover operare: non voglio altre intromissioni”
“Capito, signore” annuì il maresciallo rosso
“Io svolgerò alcune indagini per conto mio, – annunciò Mustang – ma tra tre giorni dobbiamo mettere assieme i pezzi di questa prima fase. So che non sono nemmeno venti giorni che lavoriamo assieme, ma ho bisogno che troviate tra di voi l’affiatamento giusto. E’ il momento di dimostrare quanto valiamo”
“Sissignore!”
 
Ricognizione.
Ne aveva fatte decine e decine durante la sua carriera con Mc Dorian.
Erano sempre lui ed Alexis ad andare e l’affiatamento che avevano sviluppato era talmente forte che sapevano lavorare senza intralciarsi l’uno con l’altro.
La ricognizione con Breda gli pareva un’esperienza surreale, non tanto per l’operazione in sé, quanto per la tensione che sentiva in tutta la sua persona. Infatti negli ultimi giorni aveva capito una cosa fondamentale: lui e Breda erano le menti del gruppo, al contrario di Havoc e del maresciallo Hawkeye che propendevano per l’azione.
E così, mentre prima aveva individuato due coppie affiatate, ritrovandosi a fare l’outsider, adesso aveva scoperto che c’erano altre due coppie, questa volta rivali. Da una parte Havoc e l’assistente del tenente colonnello, dall’altra lui e Breda.
Non sapeva se Mustang ne fosse consapevole e li avesse messi di fronte a questa sorta di collaborazione forzata per farli venire a patti, ma Falman intuiva che questa loro prima missione era il banco di prova: o la squadra funzionava o andava tutto a rotoli.
Da parte sua, se doveva essere sincero, non sentiva tutto quell’antagonismo.
Stratega: persona capace di disporre ogni cosa in vista del raggiungimento di una meta. Possibile che Breda non si renda conto che ha delle competenze completamente diverse dalle mie?
Falman lanciò un’occhiata al maresciallo rosso, che si guardava intorno nel magazzino, con aria distratta.
No, non erano ancora arrivati ad un chiara definizione dei ruoli.
“Vieni qui, sergente” lo chiamò Breda
“Signore?”
“Direi che qui abbiamo finito: ho ricontrollato di nuovo l’elenco dei pezzi che ci servono e possiamo confermare tutto. – disse il rosso con voce tranquilla, ricontrollando i fogli che aveva in mano, dove in realtà non c’era scritto nulla – Appena possiamo lo stiliamo con il modulo ufficiale e lo facciamo firmare al nostro superiore.”
Falman lo guardò perplesso, ma  Breda gli diede una pacca sulle spalle e aggiunse
“Lo so, sergente, anche a me piacerebbe prolungare questa pausa da quelle noiosissime relazioni, ma dobbiamo tornare a lavoro”
Falman annuì e seguì il suo superiore fuori dai magazzini: non disse una parola, aspettando che fosse Breda a dargli le dovute spiegazioni. Tuttavia dopo qualche minuto di silenzio iniziò a spazientirsi
“Maresciallo Breda…” iniziò
“Secondo te quante delle persone lì presenti facevano parte della banda?” chiese il rosso continuando a guardare davanti a sé.
Falman rimase paralizzato a quella domanda e si fermò nel corridoio.
Persone… oh cavolo!
Quello era un particolare a cui non aveva proprio fatto caso: nelle sue ricognizioni aveva sempre un mandato e dunque non si era mai preoccupato delle persone presenti o meno. Si sentì profondamente imbarazzato per quell’errore così grossolano che poteva costare la missione.
Adesso mi considererà un imbecille… e avrebbe anche ragione.
“Non ti preoccupare, – sospirò Breda – ti sei mosso con disinvoltura tale che sembravi solo profondamente incuriosito da quell’ambiente. E considerato il tuo grado di sergente e quindi di relativo novellino, nessuno ci avrà fatto caso”
“Mi scusi, signore, ho commesso un’ingenuità” disse Falman contrito.
“Mhpf… non fa male essere ridimensionati ogni tanto”
“Non ho mai voluto…”
“Stavo scherzando, Falman”
Ma il sergente non poté fare a meno di chiedersi se era vero.
“Abbiamo bisogno di un posto sicuro dove poter lavorare: – riprese Breda – so per esperienza che muri e uffici possono avere orecchie ben tese. Suggerimenti, dato che conosci East City meglio di me?”
“Casa mia…?” si trovò a proporre Falman
“Ah, non stai nei dormitori?”
“No… a dire il vero io sono sposato e vivo con…”
“Sposato” Breda disse quella parola con un briciolo di sorpresa, come se Falman fosse l’ultima persona che avrebbe ritenuto adatta al matrimonio
“Sì, signore…”
Il maresciallo rosso si passò la mano sui capelli, come se stesse riflettendo su quell’offerta.
Beh, sì, capisco che un invito a casa si fa ad amici e non certo a persone che non si conoscono ancora bene… però che altro posso offrigli? Se vuole la massima discrezione, casa mia è il posto più indicato.
“Va bene… - disse infine Breda – a tua moglie seccherà molto se porti un collega a cena?”
“No, stia tranquillo signore”
 
“Eli, sono a casa; – chiamò Falman aprendo la porta e facendo entrare Breda – Stasera abbiamo…”
“Vato! – rispose la voce di Elisa dalla cucina – Tu non puoi capire il disastro che sta succedendo in cucina! Ma perché! Perché?!”
Falman impallidì, ricordandosi solo in quel momento che Elisa era in periodo di sperimentazione culinaria. La mancanza di lavoro l’aveva spinta a trovare altri modi di occupare il tempo, ed ultimamente si era lanciata nel mondo delle pietanze. Non che non sapesse cucinare, tutt’altro… solo che al posto dei soliti piatti, spesso decideva di lanciarsi in esperimenti. A volte con ottimi risultati, altre volte meno.
“Va… va tutto bene?” chiese il sergente mentre vedeva lo sguardo divertito di Breda
Tuttavia gli rispose un clangore di stoviglie cadute
“Ti serve una mano?”
“Magari!”
“Mi scusi, signore – disse il sergente – si accomodi pure sul divano… io devo…”
“Vato!” chiamò la voce dalla cucina con un tono disperato
Falman non poté far altro che accorrere in soccorso della sua cuoca provetta. Come entrò in cucina gli sembrò di essere in un campo di battaglia, dove l’impavida eroina cercava di averla vinta su cose misteriose che bollivano e facevano strani rumori. Il tavolo ed i fornelli erano invasi da stranissimi impasti ed ingredienti sparsi.
“Eli… - balbettò Falman – che… che diamine è quella cosa che sta palesemente per esplodere se non la levi dal fuoco?”
“Ho il terrore di avvicinarmi! – esclamò la donna tormentando il grembiule con le mani – Giuro che non doveva gonfiarsi in quel modo… e così rapidamente poi!”
“Va bene…” annuì il soldato facendosi coraggio e avanzando verso il nemico. Prese un paio di presine dal tavolo e si diresse verso quella casseruola dove una strana forma di vita si ribellava e sembrava pronta ad attaccare chiunque si fosse avvicinato.
“Oddio, amore, fai attenzione!” mormorò Elisa, dietro di lui
“Fai spazio nel tavolo!” ordinò lui, avvicinandosi con cautela ai fornelli. Trattenne il fiato per due secondi e poi con una mossa rapida prese la casseruola per i manici, ignorando il rumore inquietante della cosa che vi stava dentro e la portò sopra il tavolo.
Con una mossa degna di un soldato di trincea, afferrò Elisa e la portò a distanza di sicurezza.
Insieme guardarono quella strana massa dorata calmarsi e poi afflosciarsi clamorosamente su sé stessa.
“Oh no! – esclamò Elisa – Si è sgonfiato… che delusione!”
Con aria rassegnata si avvicinò alla defunta pietanza e la pizzicò con una forchetta, causandone il definitivo afflosciamento.
“Che… che diamine era?”
“Soufflé al formaggio… mi ero fatta dare la ricetta da tua madre, ma…”
Falman guardò quella cosa che assomigliava a tutto meno che alla pietanza cucinata da sua madre. Si grattò la nuca con imbarazzo, non sapendo cosa dire.
“Ed io che volevo farti una sorpresa” sospirò la ragazza
“Oh, amore, apprezzo tantissimo… – la abbracciò Falman – però dimmi che per cena hai preparato anche altro, ti prego”
“Beh, qualcosa mi tocca ad arrangiarla, no?”
“Eli” mormorò Falman tenendola ancora stretta
“Sì?”
“Lo so che forse è la serata peggiore che potevo scegliere… ma se ti dicessi che abbiamo un ospite a cena?”
Elisa si staccò da lui e lo fissò con allucinata sorpresa, come a chiedergli: un ospite stasera dopo tutto questo disastro? Ma quell’espressione durò solo un secondo.
“Ceniamo in salone! – ordinò – Servizio buono, non ti preoccupare, penso a tutto io! Dammi venti minuti e vedrai che tiro fuori una cena che il nostro ospite non si dimenticherà! A proposito, chi è?”
“E’ un mio compagno di squadra – rispose Falman – il maresciallo Breda. Dopo dovremmo lavorare ad una cosa…”
“No!”
“Che?”
“Io… come faccio a passare dalla cucina al bagno per andare a lavarmi da questo disastro se lui è in salotto?”
 
Nonostante quel piccolo incidente di percorso, Elisa si dimostrò un’ottima padrona di casa.
Nell’arco di mezz’ora riuscì a trasformare uno dei suoi fallimenti culinari più clamorosi in una cena ottima e abbondante.
Certo, era stata una scena notevole quando era uscita dalla cucina con tutta la disinvoltura possibile, cercando di non fare caso alle macchie d’impasto sul suo grembiule, sui vestiti e sui capelli, e si era presentata al maresciallo.
"Mi scusi se non le do la mano adesso, ma come vede le mie condizioni non sono proprio eccellenti."
"Oh, non si preoccupi signora! – aveva risposto Breda, in un misto di imbarazzo e divertimento – Mi dispiace piuttosto di essere capitato così all’improvviso e…"
"Non dica così! Si accomodi pure con mio marito e lasci fare tutto a me! Nonostante le apparenze sono un’ottima cuoca! Andiamo Vato, servi un aperitivo al tuo collega… adesso mi scusi, signore, io vado a sistemarmi e poi vi preparo la cena."
 
“Originale tua moglie” commentò Breda, quando rimasero soli nel tavolo del salotto ormai sparecchiato.
“Originale… beh, sì, effettivamente Elisa è fuori dal comune” ammise Falman con un sorriso, mentre sistemava sul tavolo delle piantine di East City che si era procurato.
“E così è stata all’ospedale da campo nel confine con Aerugo… chissà, magari ci siamo anche visti, qualche volta.”
“E’ stato ferito in guerra, signore?”
“Quando prestava servizio lei, no… o almeno niente di grave: qualche escoriazione, ma niente che un cerotto messo al volo non potesse rimediare. La ferita grave la ricevetti nemmeno cinque mesi fa quando la guerra civile era ormai finita da tempo. Schegge di granata su tutto il fianco… mi davano per spacciato, nonostante gli organi non fossero stati colpiti”
Falman si irrigidì nel comprendere la gravità della ferita che aveva subito Breda. Le schegge di granata erano tra le cause di morte più frequenti in trincea, come gli aveva spiegato Elisa, perché si infettavano con molta facilità. Il fatto che Breda, dopo nemmeno cinque mesi, fosse di nuovo in piena attività confermava quanto fosse eccezionale come soldato… anche se, con molta probabilità, era stato in parte protetto dalla sua robustezza.
“Posso chiederle – iniziò Falman – come si è salvato…?”
“Hai presente quell’incallito fumatore biondo che mi sta accanto a lavoro? Beh, ha minacciato i medici con una pistola e sono stato trasferito nel più vicino ospedale cittadino… Havoc ha tra le sue caratteristiche uno spirito di persuasione molto diretto”
“Lo conosce da tempo?”
“Dall’Accademia Militare” disse piatto Breda, facendo capire che preferiva che non si andasse oltre con quei discorsi che, evidentemente, riguardavano un’amicizia molto stretta.
Falman si limitò ad annuire, concentrandosi sulle mappe.
“Hai mai partecipato ad azioni armate, sergente?” chiese Breda dopo qualche secondo
“Sì, signore… io… sono un soldato come lei”
“Non era per offenderti, – scosse il capo il rosso – ma per tirare fuori un piano decente voglio sapere fino a che punto posso utilizzare anche la tua persona. Se il tenente colonnello vuole che operiamo solo noi cinque, devo calcolare tutto quanto. Purtroppo non ho molta dimestichezza con il lavoro del reparto investigativo e non conosco le tipologie di missione da voi effettuate. Siete sempre stati l’incognita dell’esercito”
“Le parti d’azione non sono molto dissimili da quelle che farebbe un corpo speciale in un agguato. – disse Falman dopo qualche esitazione, cercando di venire incontro alla richiesta di Breda – Calcoliamo rischi e possibilità e poi passiamo all’azione: il mio precedente superiore era particolarmente predisposto a lanciarsi nella mischia” sorrise pensando a Mc Dorian
“E tu, invece?”
“Ecco, io in genere fungevo da copertura, anche se in casi eccezionali mi è capitato di essere… uhm… protagonista di alcune sparatorie. Ma tutto contro la mia volontà”
La sua mano andò istintivamente alla spalla destra dove c’era la cicatrice di quella pallottola. Se ne dimenticava per mesi e mesi, ma ogni tanto il ricordo di Leon e di quella folle notte gli tornava alla mente.
“Sei stato fortunato: – commentò Breda, notando il gesto – in quella parte non ci sono organi vitali”
“Mi ha sparato a venti centimetri di distanza… - mormorò Falman a sguardo basso – e, sì, sono stato fortunato, considerando che nemmeno un minuto prima quella stessa pistola era puntata sulla mia fronte”
“Bel botto, sergente – annuì il maresciallo – Ti devo confessare che sei una continua scoperta: ti ritenevo il classico uomo della memoria, ed invece hai doti ed esperienze notevoli”
“Ma tra queste doti non rientra quella di essere uno stratega” dichiarò Falman alzando la testa e fissando Breda con quella che poteva definirsi sfida. Il maresciallo resse lo sguardo senza alcun problema
“Non fraintendermi, Falman, – replicò – non ho mai messo in dubbio il fatto che tra noi due, lo stratega fossi io: hai determinati atteggiamenti che fanno capire come tu sia un fine osservatore e abbia ottima intuizione. Ma la strategia, sergente, è ben altro… fidati di me” concluse la frase con un sorriso sarcastico… niente di veramente rivolto contro Falman.
No, è semplicemente parte della sua personalità.
“Crede che osservazione e strategia possano creare qualcosa di interessante?” chiese Falman
“E’ quello che intendo scoprire stanotte. Adesso inizia ad espormi filo per segno quello che hai notato in quel magazzino”
E andarono avanti per molte ore.
  
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