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Autore: LadyBlackCrow    27/09/2013    0 recensioni
"Le stelle non c’erano... peccato... forse sarei stato io a deriderle una volta tanto...
L’unico rumore che si udiva era quello della pioggia battente sul vetro ed i nostri respiri lenti che si accompagnavano ad essa."

Ecco un piccolo racconto, sulla relazione tra uno schiavo ed il suo padrone, da me completamente inventato, mi auguro vi piaccia e non lo troviate troppo scontato o sdolcinato.
Genere: Erotico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash, Yaoi
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno
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~ Capitolo 4 • {Open Door} ~




Cos’avevo fatto?
Che cosa accidenti avevo fatto?
Il silenzio di quegli attimi sembrava saturare la stanza, impedendomi di respirare, dandomi alla testa.
Mi pareva di poter percepire ciò che sarebbe accaduto di lì a poco.
Un colpo frastornante, la porta che sbatteva, quella figura alta ed imponente che mi sovrastava, come era sempre stato.
Mai in vita mia l’avevo rifiutato, mai ero scappato dalle sue mani avide del mio corpo senza alcuna gentilezza di sorta.
Attendevo; la testa china sul lavandino, non facevo altro che aspettare la fulminea e meritata punizione.
Ci volle quasi un intero minuto prima che osassi sollevare il viso ancora gocciolante verso uno sconvolto speculare me stesso.
Nessun’ombra soverchiante, non c’erano occhi irreprensibilmente irati.
Niente, assolutamente niente.
Rimasi a fissare la porta chiusa, quasi attendendo che si trasformasse in qualcosa, in qualcuno che invece sembrava non volersi assolutamente materializzare.
Ero così impegnato a rimirare quella lucidissima lastra di legno bianco che, non posso nasconderlo, trasalii quando la vidi scostarsi lentamente per lasciare il posto ad un incerto Matthew.
Ebbene sì, era proprio un misto d’incertezza e paura quella che vidi nei suoi lucidi occhi verdi, che per la prima volta da tanto tempo mi parvero ancora quelli del bambino con cui giocavo, nel periodo dell’ormai dimenticata innocenza.
Aprii la bocca più volte, ma la voce mi moriva in gola ad ogni tentativo di proferir parola.

-Non devi dire nulla, non è necessario... capisco perfettamente-

E invece no, lui non capiva!
Ero certo che non potesse capire la vergogna che mi assaliva nell’aver dubitato di lui e delle sue intenzioni.

-Padrone...-

-Alex, per favore, lascia stare-

Non potevo vederlo in quello stato, era quasi... catatonico.
In soli cinque minuti avevo rovinato tutto, la notte migliore della mia vita e la mattina più perfetta che potesse esistere. Perché ero così dannatamente stupido?
Feci un passo nella sua direzione, cautamente, e lui non si mosse di un solo millimetro; proseguii lentamente verso di lui, nessuna reazione.
Si lasciò sfiorare debolmente un braccio senza emettere un fiato, gli occhi bassi non volevano saperne di incontrare i miei, che, invece, si agitavano febbrili in cerca di uno sguardo, fosse stato anche d’odio e disprezzo.
Mossi le dita dolcemente lungo la sua pelle calda e morbida, percorrendo con estrema lentezza le forme sode dei suoi muscoli possenti.
Quando raggiunsi la sua mandibola, assaggiando coi polpastrelli quella ruvida consistenza dovuta ad un accenno di barba lievemente incolta, finalmente sembrò destarsi da quella specie di coma indotto da qualche senso di chissà quale colpa che non avevo assolutamente intenzione di addossargli.

-Mi dispiace-

Un sussurro mentre mi alzavo sulla punta dei piedi e poi ci furono solo le mie labbra sulle sue, ancora appiccicose di dolcissimo miele pregiato.
Inizialmente ristette, semplicemente immobile alle mute carezze della mia lingua supplichevole di essere accolta e poi, quando tentò di mettere fine al contatto, fu il mio turno di oppormi, avvinghiandomi più strettamente al suo corpo, le dita intrecciate ostinatamente ai suoi capelli scompigliati.
Si aprì improvvisamente a me, facendomi sprofondare nel calore di un abisso senza fondo nel quale fu piacevole cadere ed essere raccolto, accettato, accolto.
Le sue braccia scesero lungo la mia schiena, cingendomi con forza ma senza premere eccessivamente ed io provai l’impulso di arrampicarmi sul suo corpo, di allacciargli le gambe alla vita e lasciarmi completamente assorbire dal suo essere.
Questo ciclo di bassi istinti, così intensi che non credevo nemmeno potessero appartenermi, venne interrotto prontamente da Matthew che si scostò per riprendere fiato, fissandomi con gli occhi quasi sgranati a metà tra sorpresa ed incredulità.

-Non... non vi è piaciuto?-

-Cosa? Certo che mi è piaciuto!-

-E allora perché... perché vi siete fermato?-

-Perché non sei ancora pronto e non te ne devi vergognare-

-Sì che lo sono, invece! Era proprio quello che cercavo di dimostrarvi... mi dispiace di essere fuggito, prima... io non lo volevo, lo giuro! Questa mattina è stata la migliore di sempre, non intendevo rovinarla-

Mi carezzò una guancia, soffermandosi a guardarmi negli occhi e sorridendomi come se fossi un bambino sciocco.

-Alex, va bene così. Questa mattina mi sono lasciato prendere la mano, ma non avrei comunque mai fatto nulla che tu non avessi voluto. Smetti di scusarti, la tua reazione è stata perfettamente normale ed io non sono affatto arrabbiato, davvero. Voglio che la nostra vera prima volta sia speciale e lo sarà, quando ti sentirai pronto-

-Davvero? Siete... contento?-

Come a conferma delle sue parole, portò una mano dietro la mia nuca, piegandomi il viso lievemente all’indietro e calando lentamente sulla mia bocca, coprendola con la propria e risucchiandola sensualmente in un bacio più profondo del precedente anche se molto meno impetuoso e carico di voglie primordiali. Un bacio. Un bellissimo bacio.
Mai come in quel momento avevo provato un desiderio più puro e sincero nei suoi confronti e, mai come in quel momento, l’attesa sembrava divenire quasi dolorosa, ma in questo modo si sarebbe solo accresciuta la gioia quando finalmente avremmo deciso di dar sfogo a quella passione carica di elettricità.
Quando riaprii gli occhi avevo con tutta probabilità un sorriso ebete stampato sulla faccia, poiché mi sembrò di vedere quella che doveva essere una copia quasi identica sul suo viso.

-Ora io dovrei... ecco... s-se voi non avete altri compiti...-

-Certo, vai pure-

Dopo un breve inchino, abbandonai le sue stanze, scendendo la scalinata con passo allegro, pensando soltanto che nulla avrebbe mai potuto turbare quella giornata e la nuova situazione creatasi.





Non so che dire, la mia pigrizia raggiunge picchi sempre più alti.
Avevo sospeso questa storia e ne aveva iniziata un'altra... anche quella è da più di un anno che sta allo stesso punto (ma almeno ho avuto la decenza di non pubblicarla ancora u.u).
Il capitolo è breve, lo so, ed è passato troppo tempo perchè possa essere sufficiente... mi dispiace davvero tanto!
Voglio comunque ringraziare chiunque abbia avuto la pazienza di aspettare così tanto per questo aggiornamento.
Non voglio fare promesse, so di non essere un granchè a mantenerle. Spero solo di tornare a pubblicare presto, che si tratti del nuovo capitolo oppure di un'altra storia.
Vorrei solo non essere così soggetta al blocco dello scrittore T^T
Chiedo ancora scusa a tutti i lettori sia per la lentezza che per le banalità di cui è farcita questa storia, spero di riuscire a sfornare qualcosa di meglio prossimamente.
Ciao a tutti! A presto (spero XD)

   
 
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