Anime & Manga > Lupin III
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Autore: Leilani54    27/09/2013    1 recensioni
"Azura capì che i suoi amici si erano finalmente resi conto dell'intricata situazione e che non l'avrebbero più lasciata sola, nemmeno Fujiko. Ma proprio per questo, stavano firmando la loro condanna a morte."
Questa è la mia prima storia, siate buoni! ;)
Ho corretto un po' la storia. Sono cresciuta, ho cambiato leggermente il mio stile e adesso mi sembra che la storia abbia maggiormente senso. Se avete voglia di rileggere... ^3^
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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~~Capitolo 12

-Ah, che dormita!- Lupin si stiracchiò vistosamente mentre Fujiko e Goemon si alzavano. Tutti si erano resi conto dei due assenti, ma nessuno aveva sollevato la questione. Anche quando li videro arrivare insieme evitarono di fare domande, nonostante la curiosità fosse palpabile. Stavano recuperando le loro cose quando Lupin non ne poté più e, con la scusa di dover cercare “una cosa”, si avvicinò a Jigen rivolgendogli l’occhiata di chi la sa lunga:
-Allora, tu e Azura? Eh? Cos’avete combinato, rubacuori?- gli sussurrò. Jigen guardò oltre l’amico, verso Azura che, con espressione allegra, si metteva a chiacchierare con Fujiko. Mantenne la faccia neutra, tornando a rivolgersi al francese.
-Nulla di quello che pensi, se è questo che vuoi sapere.- Lupin non si lasciò scoraggiare:
-Forse, ma qualcosa avrete pur fatto, no? E di certo non siete andati a fare jogging.- disse, dandogli una gomitata amichevole. Jigen, esasperato, gli rispose bruscamente, a denti stretti:
-Non è successo niente. Lei si è tirata indietro, punto.- Lupin capì che era meglio lasciarlo stare. Non era mai saggio punzecchiarlo quando il suo orgoglio era stato ferito. Inoltre era chiaro che stesse riflettendo su qualcosa. Azura li richiamò all’ordine. Nonostante fosse stata una bella giornata quella precedente, era arrivato il momento di tornare alla spiaggia. Così, di buona lena, i cinque s’incamminarono. Azura, che ancora li guidava, sembra conoscere la foresta a memoria. “Ma come fa? Gli alberi sono tutti uguali!” pensò Lupin, piuttosto disorientato.
-Allora, per quanto pensate di trattenervi ancora sulla mia isola?- chiese Azura. Lo aveva detto in tono amichevole, non era infastidita dalla loro presenza, come se considerasse la propria isola una specie di resort.
-Il prima possibile, per la verità. Senza offesa.- aggiunse Fujiko appena si accorse di essere stata un po’ scortese. Azura sorrise per tranquillizzarla.
-Figurati. Immagino vi serviranno le moto d’acqua e qualche scorta, ma quelle non saranno un problema.- propose. Lupin la ringraziò.
Alleggiava un’atmosfera strana, come se le piante fossero diventate all’improvviso delle presenze minacciose. Più di una volta al francese parve di vedere delle foglie muoversi e degli occhi che sparivano nella boscaglia. Si diede dello sciocco. Ma poi vide Azura bloccarsi in mezzo al sentiero. Aveva le orecchie tese e gli occhi sbarrati. Lupin si guardò alle spalle e vide che Jigen e Fujiko avevano la sua stessa espressione perplessa. Mentre Goemon… lui aveva una mano posata sulla katana, pronto a sguainarla. Fujiko chiese, con un filo di voce:
-Cosa sta succedendo?- non aveva finito di parlare che dieci uomini in divisa militare e dal viso coperto, li avevano circondati. Lupin e Jigen estrassero le pistole, Fujiko si preparò a usare la sua, Goemon aveva la spada pronta. “Azura…” Lupin la guardò con la coda dell’occhio, e ciò che vide lo sbalordì: invece di tremare o essere spaventata, come si sarebbe aspettato di vederla, era tranquilla. Ritta con la schiena e le braccia rilassate. Lo sguardo era fermo e non vi si leggeva la minima esitazione. Guardò Jigen con la coda dell’occhio, per cercare spiegazioni, ma vide che anche lui era stupito. Erano cinque (quattro se si toglieva Azura che non era armata) contro dieci… sleale oltre i limiti del possibile. “Cosa m’invento ora?” poi si accorse della fascia che portavano al braccio. Una fascia rossa con un vortice giallo tagliato a metà. Erano loro. Gli stessi che avevano provato a farli saltare in aria.
-Guarda un po’ chi ha deciso di farsi vedere… voi ragazzi siete qui da parte del vostro capo?- nessuno gli rispose, ma molti di loro lanciarono un’occhiata veloce all’unico uomo che non impugnava un’arma da fuoco ma due sciabole. Lupin si rivolse direttamente a lui.
-Sei tu? No, non lo sei,- disse ghignando –il vostro capo non è il tipo che si mischia ai comuni mortali, vero? Tu devi essere un suo amichetto.- il tizio, che aveva due occhi rossi fiammeggianti, fece un passo in avanti, putando la lama di una sciabola sotto il mento del francese.
-Non osare parlare del Master in questo modo.- disse, con un accento inglese. Lupin allargò il proprio ghigno.
-Ah, non sei un suo amichetto, sei un discepolo.-
-Shut your mouth, brat.- sibilò lui nella propria lingua.
-Leave him alone.- disse Azura, muovendosi nella su direzione. Nove fucili le vennero puntati contro.
-Stay back princess. I do not want to hurt ya. Well,- aggiunse lui, girandosi nella sua direzione: -actually… maybe a little.- Lupin approfittò di quel momento di distrazione: velocissimo afferrò per il collo il tizio e gli puntò la pistola alla testa, obbligandolo a far cadere le lame.
-Ora voglio che tutti voi lasciate a terra le armi,- disse con calma.- e che ve ne andiate prima che il vostro capo faccia una brutta fine!- gli altri nove sembrarono esitare. Uno di loro si chinò per obbedirgli…
-NO!- gridò l’ostaggio, zittendo anche il vento. –SE UNO DI VOI MOLLA IL FUCILE GIURO CHE LO AMMAZZO!- Jigen scattò vicino a Lupin puntando la Magnum allo stomaco del tizio mentre Goemon estraeva la propria spada appoggiandogliela nell’incavo del ginocchio.
-Voglio proprio vedere come farai, con i tendini della gamba tagliati.- gli disse il samurai.
-If you say so…- disse il tizio.
-ATTENTI!!- gridò Azura. Il tizio sollevò le gambe e colpì in faccia Jigen e Goemon, mentre con una gomitata, si liberava di Lupin. Nel movimento perse la propria maschera, mostrando una pelle bianchissima e dei capelli dello stesso colore della neve. “Albino?” pensò Lupin. Il tizio recuperò le spade e andò a nascondersi dietro una roccia, appena prima che il proiettile sparato da Jigen lo prendesse. Invece finì per abbattere uno degli altri che si accasciò a terra con un grido di dolore. Quello fu il segnale: Jigen sparò altri colpi contro i tizi che aveva dietro e li ferì alle gambe, Goemon riuscì a deviare i proiettili che i criminali gli spararono mentre Lupin e Fujiko atterravano altri due uomini.  I cinque si ripararono dietro dei massi mentre quei delinquenti si nascondevano dall’altro lato del sentiero. Jigen urlò a Lupin:
-E ora che facciamo?!-
-Li dobbiamo stanare da là dietro. Goemon,- si rivolse allo spadaccino –riusciresti a tagliare quell’albero?- il samurai annuì, ma come mise la testa fuori, un proiettile gli sfiorò la testa.
-Il fuoco è troppo fitto, mi serve copertura.- In quel momento Fujiko strillò:
-Dove vai,  Azura?!- Lupin si accorse ora della sua mancanza. Udirono delle urla e si sporsero dalle rocce: la donna era riuscita ad evitare la fuga di due tizi. Uno aveva un pugnale conficcato nella gamba destra e sembrava svenuto contro una roccia, l’altro lo aveva appena colpito alla gola con le nocche. Con un calcio ben piazzato, gli slogò la mascella, buttandolo a terra. Una pallottola le tagliò la fronte. Lei si voltò verso chi le aveva sparato che fu costretto ad arretrare: lei aveva uno sguardo terribilmente furioso e sembrava pronta a ucciderlo a sangue freddo. “Possibile che sia la stessa Azura??” si chiese Lupin. Dietro di lei arrivò l’albino che la costrinse a voltarsi. Con una forza incredibile la prese per la gola, sollevandola da terra  e cercando di soffocarla. Jigen e Lupin, quando tentarono di aiutarla vennero respinti da un’ondata di proiettili. L’albino sogghignò, divertito nel vedere i tentativi della donna di liberarsi. La spinse contro un tronco e le leccò il sangue dalla ferita che aveva sulla fronte. Azura, con un urlo rabbioso, riuscì a liberarsi: estraendo da sotto i pantaloncini un altro pugnale glielo conficcò nell’avambraccio. Lo costrinse così ad indietreggiare e a finire sotto un raggio di luce. Immediatamente lui la lasciò andare con un urlo bestiale e cadde a terra coprendosi gli occhi, come in preda a dolori atroci. Grazie a quella distrazione, Goemon riuscì a saltare ed avvicinarsi all’albero che venne subito tagliato alla base. Cadendo, obbligò i nemici a uscire allo scoperto. Jigen, con mira sovrannaturale, riuscì a far esplodere tre dei loro fucili sparando delle pallottole direttamente all’interno delle loro canne. Goemon rese inutilizzabili gli altri tagliuzzandoli in mille pezzi. L’albino, aiutato da un suo compagno, gridò:
-My name is Nixon, the White Vampire! Do not forget my name, ‘cause I am gonna kill you all!!- e scagliò a terra un fumogeno. Quando il gas si diradò, loro non c’erano più. Rimaneva solo il pugnale di Azura, conficcato nel terreno. Ci furono degli attimi di pesante immobilità. Azura non degnò nessuno di uno sguardo. Recuperò la sua lama in silenzio e si pulì alla bell’e meglio dal sangue e dalla terra. Non diede la possibilità a nessuno di fare domande o dire qualcosa: s’incamminò a passo di marcia senza controllare se la stessero seguendo.

***

Azura, come era arrivata in villa si era rinchiusa in camera sua e non ne era uscita fino a tardo pomeriggio, quando si rifugiò  in bagno prima che qualcuno potesse anche solo rivolgerle la parola. Si era buttata subito sotto la doccia e si era fregata il corpo con una spugna: si sentiva dannatamente sporca “Stupida, stupida, stupida!” si disse, tirandosi una sberla. Lasciò che l’acqua tiepida le scorresse addosso. “Adesso cosa penseranno di te?” Si sfregò i capelli con lo shampoo. “Hai messo tutti in pericolo” Si sciacquò. “Ma cosa volevano gli uomini di Algol?” Chiuse l’acqua. “Era per quello che mi aveva detto di fare una vacanza? Aveva pensato di prendermi alla sprovvista?” Si avvolse nell’asciugamano. “Per lo meno stiamo tutti bene.” Sospirò e si pettinò i capelli. Si era calmata. Stava per uscire dal bagno, ma la porta venne aperta da Jigen. Azura arrossì violentemente:
-Oh, scusa, non pensavo… non ho sentito nessun rumore e…- Si giustificò lui, provando a richiudere la porta. Lei la bloccò con una mano.
-Tranquillo, stavo per uscire.- silenzio imbarazzato. Azura abbassò la testa e si tirò una ciocca di capelli dietro l’orecchio.
-Senti…- avevano parlato insieme. Si sorrisero.
-Prima tu.- disse Azura.
-Okay ehm… volevo solo sapere… se stavi bene.- disse, guardandole la fronte. Lei annuì.
-Sì. Era solo un graffio, per fortuna.-
-Non ci avevi detto che sapevi fare quelle cose.- c’era una punta di sospetto nella voce, ma le sue intenzioni erano gentili.
-Beh, ora sai perché non ero preoccupata nell’ospitarvi a casa.- disse lei con un sorriso timido. Poi aggiunse:
-Conoscete quei tipi?-
-No. Forse, in un certo senso… è a causa loro che ci troviamo qui. Sono membri della mafia che ci ha fatto saltare in aria.- Azura preferì non commentare.
-Non ti preoccupare, ce ne andremo domani mattina, in modo che tu non corra più pericoli.- a quelle parole Azura sentì una fitta al cuore. “Se solo sapesse…”
–Oh. Okay. Sì, insomma ecco… ora io vado.- lo sorpassò velocemente e ancor più rapidamente si dileguò nel corridoio. Si sentì al sicuro solo una volta che raggiunse camera sua. Sospirando aprì le ante dell’armadio per decidere cosa mettersi. Puntò un vestito blu. Mm, perché no? Forse era troppo elegante. Ma in fondo sarebbe stata l’ultima sera con loro, quindi, perché no? Lo indossò. Si accorse che le spalline si erano smollate un po’ troppo. In silenzio si diresse verso la stanza di Fujiko dove teneva il necessario per cucire. Stava per bussare, quando sentì che Fujiko non era sola, si sentivano le voci di Lupin e Goemon:
-Che ci faceva il Vampiro Bianco qui? Pensavo che si fosse ritirato…- stava esclamando Fujiko
-E io credevo che non uscisse mai dalla sua amata Inghilterra…- commentò Lupin.
-Chi è questo Vampiro Bianco? Non l’ho mai sentito nominare.- chiese Goemon. La spiegazione gli arrivò dal francese:
-È un sicario londinese affetto dal morbo di Gunther. Sembra che abbia trovato dei medicinali per sopravvivere abbastanza bene in zone soleggiate, anche se abbiamo visto che non può andare sotto la luce diretta del Sole. Uno psicopatico a cui piace bere il sangue delle sue vittime e abile sia nell’uso di armi bianche, sia in quelle da fuoco.-
-A proposito di psicopatici,- continuò Fujiko. –avete visto anche voi Azura?- calò il silenzio. La mano di Azura, ancora sollevata nell’atto di bussare, tremò e scivolò pesantemente al suo fianco.
-Credo che tu sia ingiusta Fujiko. In fondo ci ha dato una mano.- la riprese Lupin.
-È vero,- s’inserì Goemon. –ma non so se possiamo fidarci di lei.- Azura si morse il labbro inferiore. -L’ho osservata, Lupin. Quella ragazza ci porterà altri problemi.- l’altro lo mandò al diavolo.
–Ragazzi, Azura ci ha curato, ci ha fatto scoprire i tesori di Vineta e di quest’isola. L’attacco di oggi non è stato colpa sua, quei tizi ci stavano già cercando.-
-Non è questo il punto!- Fujiko stava alzando la voce, infatti venne ammonita dai due uomini di darsi una calmata.
-Invece lo è! Sei solo stressata, cherie.- Si sentì il rumore di uno schiaffo:
-Tu parli così perché sei convinto di non sbagliare mai quando giudichi le persone, ma non è così! Lei ci ha nascosto e ci sta nascondendo troppe cose. La sua storia che non sta in piedi, la sua vita intera che non ha senso e adesso… questo!  Il mio sesto senso mi dice che dovremmo partire subito. Non mi fido di lei, non mi fido di chi si finge chi non è. Di chi finge di essere forte.- Azura si allontanò dalla porta e strinse i pugni. Dietro di sé sentì arrivare Jigen. Si voltò e ignorò completamente il suo saluto sorridente. Si diresse in camera sua e sbatté la porta in faccia al pistolero, che l’aveva seguita. Si lanciò sul letto e tempestò di pugni il suo cuscino, mordendolo e soffocandovi dentro le urla che le nascevano in gola
 
  
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