Serie TV > Squadra Speciale Cobra 11
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Autore: Maty66    27/09/2013    4 recensioni
Una banda di brutali trafficanti di esseri umani, un procuratore distrettuale dal passato misterioso e dalle ancor più misteriose intenzioni, un uomo, brillante uomo d’affari ma padre assente. Gli ingredienti per una nuova storia per Semir e Ben e per una domanda… quanto contano in realtà i vincoli di sangue?
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Storie d'amore e di amicizia'
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La storia si avvia alla sua conclusione ( per il sollievo di qualcuno) Ma c'è ancora tempo per qualche sorpresa

Troppo tardi?

Kim guidava velocemente verso il sito della vecchia miniera  a metà strada fra Dusseldorf e Colonia. Al suo fianco c’era Semir e sul sedile posteriore Brandt. Dallo specchietto retrovisore lo vedeva sempre più pallido ed ansimante,  ingoiava pillole praticamente ogni ora e Kim sperò che non crollasse all’improvviso.
“Procuratore secondo lei cosa vuole fare la Urganova con Ben? Se non vuole ucciderlo…” chiese preoccupato Semir che dal canto suo non sembrava in condizioni fisiche migliori di  Brandt Klaus parlò continuando a guardare fuori  “Lei sa che Ben è il suo unico nipote… la sua unica speranza di avere una famiglia, non lo ucciderà e non gli farà del male, ma non lo lascerà neppure andare, di questo sono abbastanza sicuro” mormorò pensieroso “E quindi?” chiese Kim  “Quasi sicuramente cercherà di portarlo con lei in Ucraina… e se ci riesce diventerà tutto difficilissimo. Lì  può contare su una vasta rete di poliziotti e  politici corrotti. Conduce da anni i suoi traffici criminali senza che nessuno la disturbi, anzi è considerata un membro rispettabile della comunità” La voce di Klaus si fece sempre più debole. Semir si girò leggermente a guardarlo “Non lo permetteremo, Procuratore, non se lo porterà in Ucraina, la fermeremo” disse sicuro, ma  l’angoscia gli attanagliava il cuore.

Quando arrivarono nei pressi della miniera videro i mezzi della SEC che li aspettavano parcheggiati in un luogo appartato.
“Buonasera signori, io sono il capitano Marke, capo delle operazioni” salutò un uomo alto e muscoloso completamente vestito di nero. Kim salutò e presentò Brandt e Semir che si guadagnò lo sguardo meravigliato del capitano, che  con evidenza si chiedeva cosa ci facesse uno in quelle condizioni fisiche sul teatro di una operazione di polizia. “L’ispettore Gerkan è il compagno di servizio dell’ispettore Jager. Starà qui solo ad osservare senza minimamente interferire giusto?” ribadì Kim guardando Semir con sguardo di fuoco.
“Dunque due delle case sembrano completamente disabitate. Nella villa sulla destra sembra invece che ci sia qualcuno, anzi c’è molta agitazione. Stanno caricando pacchi su vari furgoni. Inizieremo da lì” relazionò il capo della SEC
Tutti gli uomini si avvicinarono silenziosamente al muro di cinta della villa. “Voi due aspettate qui!!!” ordinò Kim a Brandt e a Semir con un tono talmente duro che nessuno dei due osò fiatare; del resto entrambi sapevano di non essere in condizioni fisiche tali da poter aiutare, anzi la loro presenza avrebbe solo causato problemi in azione.   Quindi  si  sedettero lungo il muro di cinta ad attendere.

L’operazione fu fulminea. Gli uomini in nero fecero saltare la serratura del pesante cancello con una piccola carica esplosiva ed in un attimo erano dentro. Dall’esterno Semir e Klaus sentirono   per alcuni minuti le voci concitate degli agenti che ordinavano a quelli della banda di stendersi a terra e dopo meno di un quarto d’ora dall’inizio delle operazioni Kim uscì a chiamarli

Semir e Klaus la guardarono subito con sguardo preoccupato e speranzoso al tempo stesso, ma KIm scosse la testa.
Ben non c’era
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 “Allora dove è andata madame Urganova? Dove ha portato il mio collega??” Semir guardava con odio l’uomo seduto  sulla sedia davanti a lui. Aveva la mano destra completamente fasciata anche dalla fasciatura era penetrato il sangue ben visibile all’esterno. Avevano trovato a chi apparteneva il dito
Nella villa non avevano trovato Ben ma sicuramente era stato lì; Semir aveva trovato i vestiti che indossava il giorno del rapimento e nel seminterrato c’era la stanza dove sicuramente era stato tenuto prigioniero
L’uomo guardava Semir in silenzio, anche se il respiro era affannato. “Ti decidi a parlare?? Vuoi conservare lealtà ad una che ti ha fatto questo?” chiese ancora Semir afferrando la mano fasciata dell’uomo che emise un gemito di dolore Poi l’uomo lo guardò impaurito “Voi non sapete di cosa è capace… è potentissima e crudele, non potete nulla contro di lei!!” disse piano con voce terrorizzata “Senti stronzo se non mi dici subito dove ha portato Ben ti posso assicurare che quello che ti può fare la tua madame è nulla rispetto a quello che ti farò io” Semir diventava sempre più minaccioso e si aspettava che la Kruger lo bloccasse; invece  il commissario lo lasciò fare “Voi non la conoscete, dice che quello è suo nipote, non ve lo lascerà mai, piuttosto lo uccide” rispose l’uomo; la frase fece gelare il sangue nelle vene a Semir. “Dimmi dove l’ha portato!!!” urlò ancora l’ispettore. L’uomo rimase ancora un po’ in silenzio, poi  si decise “L’hanno caricato su di una limosine, sono diretti ad un piccolo aeroporto privato vicino Bonn. Sono partiti circa due ore fa” sussurrò. Semir guardò l’orologio e sentì una mano gelida sull’animo. Due ore. Probabilmente era troppo tardi per fermarli
 

Andrea era a casa con Laura e cercava di consolarla, impresa del tutto inutile. La ragazza continuava a piangere e quando per esaurimento le lacrime cessavano, non faceva altro che guardare nel vuoto. Sobbalzava ad ogni chiamata sul cellulare di Andrea,  e anche se era contenta che almeno avevano scoperto dove poteva essere Ben sentiva che questa storia non sarebbe finita così facilmente
“E se gli succede qualcosa? Non gli ho detto che l’amo,  abbiamo anche litigato la sera prima” Laura piangeva di nuovo “Laura tesoro, non c’è mica bisogno di dirlo, Ben lo sa che tu lo ami.” Andrea cercava di tenerla calma ma non sapeva neppure lei cosa avrebbe fatto al posto della ragazza. Quando il cellulare squillò per l’ennesima volta Laura vide la delusione dipingersi sulla faccia di Andrea “Non era lì vero?” chiese Laura quando la donna chiuse la telefonata con Semir  “No cara, quando sono arrivati l’avevano già portato via” sussurrò Andrea “Sanno almeno dove?” chiese ancora Laura che come per magia si era calmata. Andrea era titubante a risponderle, ma alla fine decise che non poteva nasconderle la verità “Semir dice che lo stanno portando verso un aeroporto privato di Bonn. Crede siano diretti in Ucraina” disse alla fine “Oddio, se riescono a portarlo lì come facciamo poi a trovarlo??” Laura aveva gli occhi terrorizzati. Poi si alzò di botto “Conosco entrambi gli aeroporti privati di Bonn, ci  spedivamo le attrezzature mediche per il Sudan. Io vado lì” disse con aria risoluta “Laura fermati cosa credi di fare?” Andrea quasi si mise davanti alla porta per impedirle di uscire. “Vado lì, posso essere utile, dopo tutto sono un medico. E poi  se resto qui a fare nulla divento pazza” fece la ragazza cercando di scostare Andrea. La donna la guardò e capiva che nulla poteva fermare  la ragazza. “Ok, ma  io vengo con te” disse mentre si avviava anche lei per le scale
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Svetlana aveva percorso tutta la strada verso Bonn  sul sedile posteriore della limosine con la testa di Ben sulle ginocchia. Il ragazzo aveva le mani ed i piedi legati  e dormiva ancora profondamente, anche se ogni tanto emetteva qualche gemito. Svetlana continuava ad accarezzargli i capelli cantando una ninna nanna in russo  “Vedrai quando ti sveglierai sarai a casa tua. E’ una casa bellissima sai, e sarà tutta tua. E poi anche la tua città Lviv è bellissima. Tu sarai il mio erede, tutto quello che ho costruito, tutto quello per cui ho lavorato sarà tuo… staremo sempre insieme” farneticava fra sé e sé
“Madame siamo quasi arrivati” le disse l’autista aprendo il vetro divisorio “Bene e l’ambulanza?” chiese Svetlana “Ci aspetta in una stradina poco prima dell’ingresso dell’aeroporto. I documenti per fingere un trasporto medico sono già dentro” rispose ancora l’autista- “Molto bene”  approvò Svetlana. Presto avrebbero lasciato questo paese schifoso. Ed in Ucraina tutto sarebbe stato più facile.
 

Kim guidava a velocità folle anche se sapeva che superare il distacco era quasi impossibile. “Non c’è modo di bloccare il decollo?” chiese  Semir sempre più agitato “Ci sto provando” rispose Brandt  che era al telefono cercando di contattate i due piccoli aeroporti nella zona di Bonn.

 “Cosa  crede di fare portandolo lì? Crede che smettiamo di cercarlo? Che io smetta di cercarlo? O che Ben si arrenda e decida di vivere con lei come un criminale??”  fece Semir angosciato “Non lo  so Semir, ma secondo me la Urganova non ragiona più lucidamente, il che mi preoccupa molto” disse la Kruger, subito pentendosi però perché aveva visto l’ispettore sbiancare ancora di più se possibile          
“Dunque… vicino Bonn ci sono due aeroporti privati; ho contattato le torri di controllo di entrambi ma è difficile bloccare tutti i voli, alcuni sono voli diplomatici ed altri voli medici urgenti….” disse Brandt attaccando il cellulare
“Chissenefrega dei voli diplomatici!!!” urlò Semir. “Ho detto loro che almeno ritardino la partenza con qualche scusa, ma non so se lo faranno per tutti” continuò Brandt che orami sembrava sull’orlo delle lacrime
“Un momento ha detto voli medici??” Sì c’è uno che parte fra venti minuti, non hanno ancora presentato il piano di volo quindi non sanno dove è diretto” rispose Brandt. “ Loro sanno che difficilmente  Ben salirebbe sull’aereo di sua spontanea volontà. Quindi devono averlo legato o sedato e se vogliono mascherare la cosa…” ragionò Semir “Devono fingere che sia un volo medico, questo giustifica anche la presentazione del piano di volo all’ultimo momento” si illuminò la Kruger
“Lo blocchi, blocchi quell’aereo!!!” urlò Semir ma Brandt si era già messo di nuovo al telefono “Quale dei due aeroporti è?” chiese Kim accelerando ancora di più
“Il Katrine Bolow” rispose Brandt
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La  giovane agente di polizia doganale guardò con compassione la vecchia signora che era accanto alla barella con il giovane disteso “Poverino così giovane…” pensò  guardando i documenti che certificavano che il ragazzo era senza speranze. “Signora mi dispiace molto per suo nipote” disse la giovane agente restituendo i documenti  alla anziana donna elegante e dai capelli argentati “Grazie agente, abbiamo tentato di tutto, ora non mi resta che portare il mio povero ragazzo a morire nel suo paese”  rispose Svetlana fingendo di asciugarsi  le lacrime
Poi si avviò con i suoi uomini, di cui due vestiti da paramedici, verso la pista di decollo.

Arrivati all’aereo privato gli uomini di Svetlava caricarono la barella a bordo e dopo essersi assicurato che  Ben  era legato ed immobilizzato  si sedettero al  loro posto. Svetlana salì per ultima. Diede un ultimo sguardo alla  città in lontananza  e pensò che quando pochi giorni prima era arrivata era una donna sola e disperata ed ora aveva quello che aveva sempre desiderato  Con un sorriso si sedette al suo posto vicino a Ben che dormiva ancora profondamente.

Le porte dell’aereo si chiusero ed il pilota accese i motori.
  
  
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