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Autore: Francilla    27/09/2013    0 recensioni
Anno 2111 il nostro caro pianeta Terra è ormai quasi praticamente disabitato , dato che la maggior parte degli esseri umani si sono trasferiti su altri pianeti . I pochi rimasti convivono quotidianamente con malattie gravi e inquinamento.
Questa storia parla di una famiglia qualunque che come tante altre vive nel distretto addetto allo sviluppo delle nuove tecnologie.
Genere: Avventura | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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"Sotto zero"

 

Nella stanza il buio inghiotte tutto, o quasi . Una sola luce bianchissima rischiara le tenebre.

Un lettino metallico è ora giaciglio di un corpo senza vita, pallido e freddo . Solo un braccio appare visibile : dita fine e polsi stretti , le braccio esile .

Una ragazza giace immobile su quel lettino , le braccia lungo i fianchi e un lenzuolo bianco che le copre tutto, dalla testa fino ai piedi.

Ma anche osservando attentamente quel velo bianco che la copre , non si nota neanche un cenno di movimento, non un respiro , non un gemito viene emesso dalla ragazza inerte.

 

 

 

Delle altre luci si accendono d'improvviso illuminando la stanza nella quale si trovano i poveri resti , l'unica porta d'accesso alla stanza si apre e con passo calmo una decina di persone in camice , con mascherine e cuffie entrano .

Medici forse , dato l'abbigliamento.

Proprio in testa al gruppo Jeff L. Lamparos , con una calma per lui insolita inizia a dare ordini .

-Preparate i ferri.-

Si avvicina quindi al corpo , scostando poi il lenzuolo, scoprendo l'esile corpo della figlia.

Carezza piano il volto quasi interamente ustionato della giovane riportandole uno dei pochi ciuffi di capelli rimasti dietro l'orecchio, con calma , inespressività e risoluta sicurezza.

-Iniziamo.-

Esclama poi a voce alta , in modo che tutti possano udirlo e prestargli attenzione.

Un collega quindi gli si avvicina in fretta mentre tra le mani stringe una sega chirurgica circolare spenta , ma pronta all'uso e ben sterilizzata.

-Ecco a lei signore.-

Borbotta il collega porgendogli lo strumento con fare molto professionale .

Quello la prende con garbo , l'aziona , l'impugna saldamente e con mano ferma la cala sul corpo della figlioletta.

 

Gli occhi azzurri dell'uomo sembrano assenti, come assente pare la sua mente e il suo ormai praticamente perduto buon senso.

 

 

-Papà?-

Eleanor riapre gli occhi piano e con difficoltà , la luce le ferisce le pupille che si ritraggono mentre le palpebre si socchiudono.

La sua voce ,tremula come una foglia scossa dal vento ,torna a risuonare in quella che pare essere una stanza d'ospedale , clinica o qualcosa del genere.

Indosso ha un pigiama bianco leggero e fresco ,forse di lino, un pigiama a maniche corte e pantaloni larghi , con una fascia per capelli bianca a pois neri che tiene tirati dietro i lunghi capelli corvini di lei.

-Papà?-

Ripete muovendo a fatica il collo per guardarsi intorno mentre sta sdraiata su quel rigido letto dalle lenzuola pulite, ma che sembrano fatte di carta per quanto ruvide.

Nessuna risposta pare giungerle , e il mal di testa unito alla luce troppo forte iniziano a farla star male.

Un fischio assordante le fa strizzare gli occhi per il dolore, per poi cessare completamente dopo non molto.

“Dove mi trovo? Cos'è successo ?”

Sono solo alcuni dei pensieri che le frullano per la testa dolorante.

Prova ad alzare un braccio , ma quello non pare rispondere alle sollecitazioni.

-Cosa mi è successo? Papà. . . dove sei ?-

Continua a dire mentre il panico l'assale, il cuore dovrebbe iniziare a battere più rapidamente , il respiro diventare man mano più rapido , e invece nulla .

Anche se lei è agitatissima , spaventata e preoccupata ,non solo per se stessa ma anche per suo padre ,nessuna reazione solita pare manifestarsi.

Non sente il suo cuore accelerare , non sente dolore vero , ora che ci fa caso percepisce solo un insistente fastidio alla testa .

Ancora una volta quindi prova a muoversi e finalmente il suo braccio si muove, lentamente la mano sinistra si serra in una morsa delicata e lei lo sente , sente le lenzuola intrappolate fra le dita .

Riapre la mano , apre gli occhi del tutto , muove anche l'altra mano che risponde alla perfezione.

Si guarda più attentamente intorno , la sua testolina ora un po' più calma cerca informazioni utili .

Le sbarre al letto , le pareti bianche ,il lampadario che scende giù dal soffitto, e una sedia accanto al letto sopra la quale vi è poggiato un libro .

Notato il volumetto la giovane si fa forza , si aggrappa alle sbarre che ci sono ai lati del letto e si tira su piano.

Si mette a sedere ma per qualche ragione strana il suo collo proprio non ne vuole sapere di star dritto e quindi la sua testa ondeggia un po' a destra e un po' a sinistra , un po' tende a cadere in avanti e un po' all'indietro , come se avesse bevuto uno o magari anche tre bicchierini di troppo.

-Che sono queste ?-

Esclama sorpresa nel notare delle manette legate alle sbarre del letto.

D'istinto si guarda quindi i polsi , non trovandovi però alcun segno o ferita , torna a prestare attenzione alla sedia e al libro sopra riposto.

Ancora intorpidita forse dai troppi giorni di immobilità , la giovane decide comunque di alzarsi e separarsi da quel letto troppo duro per dormirci comodamente, poggia entrambe le mani sulla sbarra del letto , che in tutto questo tempo probabilmente le ha impedito di cadere a terra .

-Come si abbassano queste?-

Dice , e con un po' di forza le spinge provando a farle abbassare.

-Come diavolo si ...-

Non ha però il tempo di terminare la sua frase che dopo un ulteriore tentativo , le sbarre vengono letteralmente staccate dal lato del letto , anche se perfettamente saldate e decisamente in grado di sopportare sollecitazioni che vanno dai duecento ai duecentocinquanta chili.

L'inaspettato cedimento delle sbarre non era quindi affatto previsto , tant'è che Eleanor cade dal letto con ancora le sbarre strette fra le mani .

Mugugna e brontola nel mentre che si rimette in piedi , anche se ancora esitante , apparendo non solo buffa ma anche completamente imbranata .

Prende il libro in mano e ne legge il titolo ad alta voce

-Il mio migliore amico. Lo leggevo da piccola se non sbaglio.-

afferma quasi incredula di ricordare tale ininfluente dettaglio.

Poggia nuovamente l'oggetto sulla sedia continuando a guardarlo stranita. La mora si fionda barcollando verso l'uscio , poggia la mano sul pomello .

Le sue dita si avvolgono intorno al tondo pomello in plastica bianca che vien fatto girare , forse con un po' troppa rapidità dato che anche questo si stacca dalla porta.

-Non l'ho rotto io.-
Afferma sbigottita e lanciando la prova incriminante sotto il letto.

In ogni caso la porta si schiude e lei getta un occhiata furtiva fuori .

Nessuno in vista, non un'anima via , solo un lungo corridoio senza porte e nessuna finestra , corridoio nel quale pare regnare il silenzio più assoluto , se non fosse per il suono costante di quelli che sembrano più motori di arerei che volano lontano.

Eleanor si volta nuovamente indietro dando una rapida occhiata alla stanza dalla quale si appresta ad uscire.

Torna a voltarsi e qualcosa è già cambiato , in quello scenario asettico e un po' cupo , sterile di suoni e vita è appena comparso un ragazzo.

Gli occhi azzurri di lei lo scrutano in un secondo , squadrandolo da testa a piedi .

Capelli di un castano noce come anche gli occhi .

Alto , non troppo magro bensì ben piazzato e con un paio di mani grandi e dalle dita affusolate e relativamente sottili .

-Ciao-

Dice lui ingaggiando un sorriso che lascia trapelare il suo animo ingenuo e cordiale .

Una tuta da lavoro grigia e logora , un odore acre e varie macchie di grasso sul viso.

Le mani dalle unghie rovinate e probabilmente mangiucchiate , il tutto fa pensare che esso svolga un mestiere umile e faticoso .

-Sono il meccanico addetto alla manutenzione, mi chiamo Hyde . Il mio colore preferito è il nero pece e la cosa che amo di più sono i tuoi capelli...-

Ridacchia divertito osservando l'espressione sbigottita di lei , di quella ragazzina in pigiama , scalza e dagli occhi grandi e impauriti.

Eleanor si guarda un po' intorno cercando con lo sguardo il padre , ora unica figura che la potrebbe far sentire sicuro in questo ambiente estraneo.

Nella sua mente ardentemente sente di avere il bisogno di un abbraccio lungo , poter magari sentire il profumo del solito dopobarba del padre mentre , magari si lascia carezzare i capelli come faceva sempre quando era piccola .

-Dov'è mio padre ? Dove mi trovo? Cos'è successo?-

Le domande di lei sono tante ma la priorità è una sola trovare il padre , e magari poi mettere un po' d'ordine nei ricordi confusi ,e nella mente annebbiata che la mora si ritrova.

Le risposte non tardano ad arrivare e Hyde si dimostra molto sereno e accomodante , infatti con ancora il sorriso stampato sul volto risponde .

-Se intendi il dottore ora sta controllando qualcosa tipo la rapidità di risposta del sistema cognitivo di fronte ad un ostacolo, o qualcosa del genere . Non ci capisco molto di quello che dice... -

Fa una pausa mentre osserva la ragazza che tira un sospiro di sollievo e smette di guardarsi intorno.

-In questo momento ci troviamo su un'astronave di ultimissima generazione che ha ideato il tuo papà e stiamo raggiungendo Europa.-

Date queste risposte con passo pesante e camminando con la testa fra le nuvole rosa dei suoi pensieri , il caro Hyde sia avvia nel lungo corridoio seguito da una curiosissima Eleanor .

-L'Europa vorrai ben dire . . .vero?!-

Ma altro il giovane non alludeva a nessun posto che si trovi sul pianeta terra bensì ad un piccolo satellite vicino , che proprio gli esseri umani hanno recentemente colonizzato. Scuote quindi la testa dalla chioma castana e arruffata facendo intuire così per esclusione , la reale destinazione.

-Si ma perché mi sento strana , l'ultima cosa che ricordo è . . .-

Le sue parole si spezzano e le muoiono in gola , il suo volto diviene turbato e cupo ,mentre finalmente qualche ricordo le torna e inizia a far un po' d'ordine .

-la macchina stava cadendo . . . e poi ho sentito caldo , tanto caldo . Non ricordo altro.-

Nel sentire le parole della fanciulla il passo pesante del ragazzo si arresta , per poi procedere con un rapido dietrofront . Si avvicina a lei e le poggia le mani sulle spalle . La guarda serio senza più in volto quel sorriso allegro e il silenzio cala , un silenzio chiassoso e assordante per Eleanor che cerca di trovare risposte .

I volti dei due sono pericolosamente vicini , anche se lei troppo intenta a pensare ad altro neanche ci fa caso lasciandosi in malia del meccanico .

Che con dolcezza paragonabile a quella di un orso , prende a scuoterla con forza sballottandola con sempre maggior forza .

-Su , su , viva la vita. Siamo diretti su un pianeta da favola e tu inizia a pensare a cose tristi , il morale dell'equipaggio deve essere alle stelle esattamente dove ci troviamo adesso , quindi mia dolce principessa, sorridi .-

Si ferma di colpo quando capisce che tutto quello essere scossa provoca alla giovinetta un certo disagio , non solo perché viene stretta da uno sconosciuto che già le da del tu , ma anche e soprattutto perché è reduce da un incidente stradale e una conseguente lunga convalescenza.

-Ops!-

Esclama sorridendo mentre libera le spalle di lei da quella stretta tanto calorosa e confidenziale , ma non l'avesse mai fatto dato che ,con le poche forze e la poca stabilità che Eleanor si ritrova, quella casca a terra come un sacco di patate . Ora seduta a terra la teenager si sente in dovere di dedicare un'occhiataccia assassina al molestatore che , non solo l'ha fatta cadere dopo averla ben mixata ma le ha anche sporcato il pigiama bianco di grasso per motori , inutile dire che quelle macchie non andranno più via .

Ma nulla può rattristare il giovane ventenne Hyde che intanto se la ride di gusto , senza sembrare voler la ragazza a rialzarsi.

-Dammi una mano.-

Gli viene intimato da lei , e lui con aria un po' saccente dice a braccia conserte :

-Sei pazza mi stritoleresti la mano , queste mi servono per lavorare. Sono sicura che il tuo papà ti ha fatta perfettamente in grado di rialzarti da sola , oppure ha sprecato decine di bei soldoni per metterti a nuovo senza alcun motivo. -

Non capendo di cosa il meccanico ,divenuto improvvisamente arrogante, stia parlando lei rimane lì a pensare per un po' , con calma successivamente si rialza e proprio mentre lo fa alle spalle del suo nuovo amico, una figura familiare appare .

-Papà!-

Esclama a voce altra e con tono alquanto felice .

Compie un passo rapido ma incerto rischiando quasi di cadere di nuovo , ma poco le importa ora sa per certo che anche suo padre sta bene e che lì non è fra estranei .

-Papà ma cosa è successo?-

Chiede mentre nota il meccanico stringersi nelle spalle e farsi piccolo piccolo appena notata la presenza del dottor Lamparos , che con addosso il solito camice bianco cammina verso la figlia ostentando un po'.

-Fermati El... -

Queste parole risuonano chiare in quel corridoio non troppo ampio , parole dette senza arroganza o rabbia , ma con indifferenza e serietà quasi come l'ordine di un superiore ad un sottoposto .

A quel dire in ogni caso la mora si ferma volente o nolente , e non solo lei stessa ma anche il suo corpo automaticamente si rifiuta di procedere obbedendo anzi ciecamente a quell'ordine categorico .

-Dobbiamo parlare piccola mia . . . in privato. Quindi vieni con me.-

La camminata del dottore lo porta d'avanti alla porta dalla maniglia rotta , la stessa nella quale la sua piccola ha riposato in convalescenza .

Apre la porta e aspetta che sia Eleanor ad entrare per prima.

Lancia quindi un'occhiata non molto amichevole al ventenne ammutolito

-tornatene a lavorare.-

gli dice .

Entra anche esso in quella stanza ,dove intanto la figlia si è già seduta sul ciglio del letto , e poi la porta viene chiusa alle sue spalle .

-Come ti senti?-

Chiede innanzitutto con quel solito timbro di voce basso e roco.

-Bene , un po' mi pizzica tutto come se fossi tutta . . . tutta intorpidita. Ma sto bene .-

Il padre apparentemente soddisfatto le si avvicina sedendosi proprio accanto a lei , accennando un sorriso compiaciuto.

-Sapevo che sarebbe andata così , sei forte . . . la più forte non ne ho mai dubitato . -

Anche Eleanor sorride un po' intimidita dai complimenti del padre che certo non le dispiacciano.

-Ora siamo diretti su Europa , so che questo viaggio non era previsto ma vedrai che ti piacerà . -

Afferma l'uomo mentre esitando un po' poggia la mano sul ginocchio della figlia accarezzandola piano.

-Si ma . . .cosa è successo? Abbiamo avuto un incidente , vero ?! Poi cosa ci è successo, come ci siamo arrivati qui ?-

Domanda con voce lacrimosa la pargola in cerca di chiarimenti .

-E la mamma?-

Appena terminata quest'ultima domanda , senza neanche un attimo per respirare o far altro , il padre le risponde con voce ancor più roca di prima .

-Le ruote della macchina hanno perso aderenza siamo usciti fuori strada , tu ancora dormivi mentre cadevamo giù. E' stata tutta colpa mia , ti ho allacciato la cintura mentre dormivi ed è stato un attimo . Ho aperto la portiera e mi sono lanciato giù dall'auto prima che precipitasse... ti ho vista lì . . .fra le fiamme e ho temuto il peggio. Ma ora sei qui , con me e questo è l'importante.-

Un sorriso ostentato e tirato si dipinge orridamente sul suo volto che pare martoriato dalla tristezza e dal risentimento , da colpe che forse non lo lasciano riposare in pace durante le notti .

-E allora. . .-

Inizia dicendo la mora con in volto un espressione interrogativa e impaurita .

-Come ? Come mi sono salvata ?-

Questa lecita domanda pare turbare il padre non poco che arresta la sua mano che intanto , pian piano salita è sino a giungere un punto un po' più in alto della gamba di lei .

-Quando ti ho tirata fuori da lì tu . . . tu eri già . . . mi avevi lasciato . Eri quasi irriconoscibile , ustionata e . . . io ho chiesto aiuto ad un amico , tutto qui.-

-Ero morta ?!-

Lancia un urlo straziato Eleanor, la verità appena assimilata l'è rimasta bloccata in gola e questo groppo fastidioso sembra che la stia soffocando , la voce non vuole più uscire , gli occhi vorrebbero lacrimare ma per qualche strano motivo neanche una lacrima le riga le guance pallide del suo bel viso .

-Si-

Gli conferma il padre che ora la guarda con in volto un espressione di ritrovato compiacimento , come se fosse deciso e fiero di se e degli ottimi risultati ottenuti.

Le porta una mano al viso sfiorandoglielo delicatamente , finché la sua mano non scende sino al petto andando a premere contro di esso .

-Ma ora sei viva , sei la mia piccola e stai bene. Senti il tuo cuore che batte , ricordi i tuoi compleanni o la prima volta che ti ho fatto sedere sulle mie ginocchia per guidare la macchina . Cosa vuoi di più ? Sei viva e più forte di prima , niente e nessuno ti farà mai del male , neanche il tempo può più lederti . Ho ricostruito il tuo volto e tutto il resto esattamente come era prima , sei sempre tu... la mia piccola ...ragazza speciale.-

La mora si scosta alzandosi di scatto , le mani le vanno al viso che viene nascosto mentre la sua anima ,o almeno quello di lei che è rimasto e la rende ancora un po' umana , piange , si dispera ed eleva urla straziante .

Ma vista da fuori sotto la luce bianca e artificiale di quella lampadina che illumina la stanza, la giovane Eleanor non è altro che un fantoccio animato con le mani al viso.

-Vedrai che imparerai ad accettarti così come sei adesso, ti renderai presto conto di quanto sei bella piccola mia .-

L'egregio dottor Jeff Lucas Lamparos si rialza quindi e con calma inaudita esce dalla stanza chiudendo la porta , si schiarisce la voce e sospira .

- Anita tesoro tieni i tuoi occhi puntati su di lei , voglio sempre sapere dove e come sta . Per ora chiudi la porta a chiave non voglio che nessuno le venga a farle visita stanotte. -

Dice mentre si incammina verso la sua stanza , parlando pare con l'astronave stessa.
Le telecamere ben nascoste non solo nella stanza di Eleanor ma in tutta la navicella si azionano pronte a carpire ogni movimento , ogni gesto , parola o sibilo che sia .

 

Una voce sintetica e femminea risuona dagli altoparlanti dopo ore e ore di assoluto silenzio .

-Apertura dei portelloni , prestare attenzione . Atterraggio avvenuto con successo. Portelloni aperti .-

Tale voce risveglia quella che è l'unica donna dell'equipaggio , e forse anche l'unica a poter affermare di aver appena trascorso la peggior nottata della sua vita , o per meglio dire nuova vita .

Scende dal letto e subito nota che riesce finalmente a stare perfettamente in equilibrio senza oscillare o tremare , tutto il suo corpo pare essersi ristabilito alla perfezione .

Si guarda in giro ancora incredula e stranita e quasi subito nota che sulla sedia accanto al suo letto vi sono degli abiti , forse finalmente potrà indossare qualcosa di diverso da un pigiama .

Si leva il pigiama ancora sporco di grasso a causa delle ditate del meccanico incontrato la sera prima , o almeno pensa che fosse sera .

Finalmente vestita decentemente apre la porta ed esce nel corridoio , questa volta con indosso: una maglia nera a maniche lunghe , pantaloni aderenti dello stesso colore del capo precedente,e ai piedi un paio di anfibi blu come blu è anche l'elastico per i capelli con il quale si è fatta un ordinata coda di cavallo .

Stranita non solo sul abbiente circostante di cui non conosce assolutamente nulla , e un po', anzi molto anche dal nuovo tipo di abbigliamento decisamente insolito per lei (essendo abituata ad abiti molto più casti e meno aderenti soliti dei distretti terrestri) la giovane si avvia per il lungo corridoio costeggiato da alcune porte numerate. Sino a che non giunge ad un ampio spazio utilizzato come deposito veicoli .

Qui fra i vari velivoli e macchine , regno incontrastato del grasso e dell'olio per motori , un odore acre familiare si percepisce intenso e quasi fastidioso.

Non pare però esserci nessuno quindi la giovane prosegue .

Si avvia verso una porta che in fretta raggiunge e spalanca .

Entra così in una stanza ariosa e ben illuminata dalle pareti grigio chiaro e i lampadari dalla luce calda , alcuni tavoli lunghi sono incorniciati da una schiera di sedie , il tutto saldato al pavimento . Ma anche qui non c'è anima viva , quindi proprio come prima prosegue senza fermarsi ulteriormente. Finalmente dietro l'appena aperta porta delle voci e una luce ben più naturale invade l'ambiente, un grosso portellone aperto affaccia sopra una pista d'atterraggio in cemento nero , altre navette intanto atterrano o ripartono e la gente si muove frenetica da una parte all'altra.

-Dormito bene?-

Chiede Hyde che se ne sta seduto a terra in un angolino.

-No non molto-

Gli risponde Eleanor che intanto nota un nuovo soggetto sconosciuto , ma questo non è umano .

Un alieno molto somigliante ad una mantide obesa :basso e dal carapace rossastro e i grandi occhi violacei , dalla folta peluria che gli ricopre quelli che definiremo avambracci per convenzione , e una bocca minuscola non in grado di pronunciare parole in lingua comune. Ma anche non essendo in grado di parlare un linguaggio comprensibile in qualche modo pare comprendere il suo interlocutore e forse anche a rispondergli. Interlocutore forbito e attento che è il dottor Jeff L.Lamparos .

-Buongiorno papà.-

Lo saluta subito la figlia che in ogni caso non vuole prestare attenzione a quel essere immondo che si trova avanti.

Si volta in fretta andando a sedersi accanto al giovane meccanico che sorride nel vederla avvicinarsi , sorriso languido , radioso e contagioso , dato che viene ricambiato timidamente dalla fanciulla che gli si siede accanto .

-Voi restate qui , io torno domani tenetevi sempre pronti a partire .-

Esclama il dottore per poi scendere dalla navicella seguito dall'alieno insettoide .

-Dove sta andando?-

Domanda quindi la ragazza ad Hyde .

-Abbiamo bisogno di pezzi.-

Le risponde soltanto per poi rialzarsi.

-Devo terminare un lavoretto , ci si vede dopo.-

E detto questo anche lui lascia l'astronave , lasciando sola una confusa e triste Eleanor .

 

 

Il tempo non sembra passare mai e nessuno è ancora tornato indietro , né il dottore né il meccanico, e ormai da un po' la giovane mora sola e annoiata , se ne va in giro per l'astronave senza trovare nulla da fare . Il silenzio non le piace , sapere di essere tutta sola la fa sentire indifesa.

-Chissà come sta la mamma.-

Si chiede mentre fruga nel frigorifero della cucina , che più che un frigorifero domestico è una vera è propria cella frigorifera grande quanto la sua camera da letto .

Ma proprio mentre lei è intenta a camminare raggiungendo quasi la fine della cella frigorifera , qualcuno la chiude dentro.

Il rumore della porta che si chiude ermeticamente , e poi il buio più totale.

La navicella riparte spedita e rapida volta verso destinazione ignota.

  
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