Era
una giornata tranquilla, il cielo era sereno con qualche sprazzo di
nuvola qua e la. Tutto tranquillo, tranne l’animo irrequieto
di un
giovane uomo.
Un ragazzo con indosso un particolare cappello
di paglia, osservava pensieroso il suo regno, il mare.
Aveva mille
dubbi, mille pensieri in testa, ma in realtà quello che
più lo
preoccupava era solo uno, il suo chiodo fisso da qualche ora.
Come
si fa il padre?
Padre.
Lui non sapeva cosa fosse,
eppure lo stava per diventare.
Padre.
Una figura
fondamentale, importante nella vita di una persona, essenziale per
tutti, ma non per lui.
Lui non aveva avuto un padre, sapeva di
averlo, ma non lo considerava tale.
Non sapeva come si sarebbe
dovuto comportare, cosa doveva fare o cosa doveva dire, era tutto
così nuovo e sconosciuto per lui.
Era avvolto da mille emozioni,
così confuso e felice allo stesso tempo. Gli sembrava come
quando
sbarcava per la prima volta su un’isola, aveva tanta voglia
di
scoprire nuove cose, di buttarsi a capofitto in una nuova ed
emozionante avventura, ma questa volta, forse per la prima volta,
Monkey D. Rufy aveva paura.
Paura di non essere all’altezza ,
paura di non essere in grado di fare ciò che fanno i padri;
che poi
cosa fanno i padri lui neanche lo sapeva!
Una frase
improvvisamente gli riecheggiò in testa. Gliela aveva detta
il suo
migliore amico un anno prima, quando era diventato anch’esso
padre
per la prima volta.
Come lui, Zoro era inesperto su come fare il
genitore, ma era comunque diventato un ottimo padre, lo si leggeva
negli occhi di suo figlio quando con orgoglio osservava il padre
allenarsi, quando insieme a sua madre architettavano qualche scherzo
per il povero spadaccino, quando semplicemente lo chiamava,
papà.
Come ci era riuscito Zoro?
All’inizio Rufy era
rimasto sorpreso nel vedere il suo vice, sempre burbero e sulle sue,
giocare e sorridere al figlio, spensierato. Gli si leggeva la
felicità sul viso, e lui lo poteva confermare visto che lo
conosceva
bene.
Come ci era riuscito?
Lui ogni volta che giocava con il
suo nipotino si comportava come se fosse lui il più piccolo
tra i
due, e finiva sempre per prendersi una bella strigliata da Nami per i
giochi troppo stupidi che proponeva al piccolo Roronoa.
Tutti lo
consideravano un bambino e, fino ad allora non gli era mai importato
più di tanto, ma un bambino non poteva crescere un altro
bambino
questo lo capiva anche un citrullo come lui; allora, come sarebbe
riuscito ad essere un buon padre?
Ed ecco di nuovo quella
frase “ Sii te stesso, e tutto andrà
bene…” “amalo,
proteggilo a costo della tua vita. Lui è il tesoro
più importante
che tu possa mai trovare o desiderare, è questo che deve
fare un
padre, solo questo.”
Le parole del suo amico lo risvegliarono.
Quella vecchia chiacchierata, in quel momento apparentemente senza
senso, adesso aveva assunto un significato profondo, una
verità che
non era stata mai così chiara e limpida, finalmente aveva
percepito
il vero e puro significato di quella conversazione avuta un anno
prima.
Con un sorriso smagliante, e la mente finalmente libera
da ogni dubbio, Rufy si alzò dalla polena dove si era seduto
dopo
aver appreso la notizia della futura nascita.
Sistemò il fedele
cappello di paglia in testa e si diresse verso la sua donna,
comodamente seduta su una sdraio intenta a leggere un libro.
Adesso
Rufy sapeva cosa fare, cosa dire. Sapeva che non si nasce padri ma lo
si diventa crescendo e amando e non abbandonando mai i propri figli;
ma soprattutto restando se stessi!
Adesso poteva finalmente
gridare ai sette mari che, Monkey D. Rufy stava per diventare
padre.
Adesso poteva gridare al mondo di aver trovato il suo One
piece.
Adesso aveva finalmente compreso il significato della
parola padre.
Angolo Autrice:
Scusate lo schifo
di fic che ho appena pubblicato, sono veramente negata con le One
shot, ma volevo scrivere una Rurobin che poi si è
trasformata in
questa cosa indefinibile. Spero di non avervi causato un forte mal di
stomaco!
A presto (con qualcosa di meglio spero XD)
Baci
kiko90