Fanfic su artisti musicali > Justin Bieber
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Autore: weretogether    27/09/2013    3 recensioni
''-io mi sono innamorato di te Amy.- disse tutto d'un fiato.
-non importa, ormai è troppo tardi.-
-stai mentendo.-
La mia schiena era contro la parete fredda della camera d'albergo.
-sono solo un'amica, Justin.- dissi mentre sentivo le lacrime bruciarmi sul volto.''
E' passato un anno da quando Amy e Justin si sono detti addio, ma è arrivata l'ora di tornare a casa, anche se per qualche settimana.
Ma cosa succederà se, al ritorno di Amy, le cose non saranno più come le ricordava? Cosa succederà se si ritroverà a vivere in una realtà a cui però sente di non appartenere più?
E Justin? Cosa farà quando quella che un tempo considerava la sua migliore amica tornerà?
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Justin Bieber, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 3.
''flirt.''
Drin.
Che cazz?
Drin.
Che succ..
Drin.
Porca p..
Drin.
Fanculo, mi sveglio.
Aprii velocemente gli occhi e, mettendomi composta, spensi la sveglia. Chi l’aveva attivata?
Guardai l’ora e vidi che le lancette segnavano le sei.
Oh, per l’amor del cielo, che avevo fatto di così male per meritarmi questo?
Sicura che non avrei ripreso sonno, mi alzai velocemente, mi posizionai davanti all’armadio e, mezza assonnata, cercai il mio “completo” per andare a correre in mezzo ai vestiti che mamma aveva sistemato il pomeriggio precedente.
Cos’altro avrei potuto fare alle sei di mattina se non andare a correre?
Quando, finalmente, trovai ciò che cercavo, mi vestii e mi diressi verso il bagno. Lavai la faccia e legai i capelli in una coda alta.
Poco dopo tornai in camera e presi il mio ipod, poi uscii di casa e, indossate le cuffie, feci partire la produzione casuale.
Nell’esatto momento in cui ‘Applause’ di Lady Gaga partì, iniziai a correre.
Non correvo da quando ero andata via da Los Angeles.
Nel New Jersey il clima non era adatto, o meglio, non era adatto a me. Ci avevo provato una volta, ma l’aria fredda di febbraio mi pizzicava la pelle e mi faceva sentire debole e indifesa, così avevo smesso.
A dire la verità, erano tante le cose che avevo smesso di fare da quando avevo messo piede all’università.
Avevo smesso di correre, di giocare alla play, di suonare la chitarra, di disegnare.
Solo in quel momento mi ero resa conto di come la vecchia me pian piano fosse sparita, lasciando spazio ad una ragazza diversa.
Ad una ragazza sempre curata, senza un capello fuori posto, sempre in ordine, con la camicia sempre stirata e la gonna senza una piega.
Avevo cambiato il mio modo di apparire e, nonostante questo mi rattristasse, sapevo che il ricordo di quella che ero prima pian piano andava sbiadendo.
Dopo alcuni chilometri mi resi conto d’essere ancora capace di mantenere un determinato ritmo, e, solo quando, dopo una decina di canzoni, partì ‘Do or die’, sentii la stanchezza impadronirsi di me.
Sentendo quella canzone rabbrividii e mi fermai di colpo. Avevo il respiro affannato e la fronte imperlata di sudore.
Poco dopo le gambe iniziarono a farsi sempre più deboli, così, incurante della rugiada che ricopriva sia l’asfalto, che i prati delle case vicine, mi sedetti a terra.
Le note della canzone mi portarono via per qualche momento, facendomi rivivere uno degli ultimi momenti vissuti con Justin, prima di partire.
 
“-guarda.- disse Justin mentre camminavamo per le strade ormai deserte di Los Angeles.
-cosa?- chiesi mentre infilavo le mani nelle tasche del cardigan che indossavo.
Era ormai Dicembre inoltrato e, nonostante a Los Angeles facesse perennemente caldo, di notte l’inverno, per quanto inverno potesse sembrare, si faceva sentire.
-guarda le stelle.- aveva un enorme sorriso stampato in faccia e al chiarore della luna i suoi splendidi occhi color nocciola erano illuminati di poco. Senza dire niente, feci come mi aveva detto. –sono bellissime.- continuò.
Annuii semplicemente non trovando nessuna parola adatta a quel momento.
-ho un’idea.- mi disse.
-quale?- gli chiesi mantenendo lo sguardo posato su di lui.
Possibile che fossi invisibile ai suoi occhi?
-ti va di associare una canzone a questo ricordo? così ogni volta che l’ascolteremo ci ricorderemo di questa serata speciale.-
-okay.-
-ora prendo il mio ipod e faccio partire la riproduzione casuale, la prima canzone che parte sarà la canzone di questo ricordo.- disse con un sorriso stampato in faccia.
Era anche questo uno dei motivi per cui l’amavo.
Metteva il cuore in tutto quello che faceva. L’emozione che provava, non solo si vedeva stampata sul suo viso, ma la si percepiva anche semplicemente standogli accanto.
Tirò fuori dalla sua tasca il suo, in realtà mio, ipod e fece partire la riproduzione casuale. Mi avvicinai a lui per vedere che canzone fosse. Sullo schermo c’era scritto ‘Do or die’.
-‘Do or die’,- esclamai entusiasta, amavo quella canzone.- questa sarà la nostra canzone.- dissi felice.
Justin mi rivolse un sorriso e mi avvicinò leggermente a sé, prima di baciarmi la testa e lasciarmi di nuovo andare.
Sentii una scarica d’adrenalina attraversarmi il corpo e, a quel punto, la pelle d’oca non era più dovuta solo al freddo..”

 
Tornai alla realtà quando partì il ritornello e, solo allora, dopo essermi guardata intorno, capii dov’ero.
Mi alzai da terra e, quasi avessi paura, mi girai lentamente a guardare la casa che fino a qualche secondo prima si trovava alle mie spalle.
In qualche secondo mi si strinse lo stomaco, era la casa di Justin.
Conoscevo ogni particolare di quella casa a memoria, quasi fosse mia, ma la verità era che avevo passato così tanto tempo tra quelle quattro mura da considerarle la mia seconda casa.
In quel momento una parte di me sarebbe voluta andare lontano da quel quartiere, lontano da Los Angeles, lontano da Justin, mentre un’altra mi diceva di salire su quell’albero, di entrare dalla sua finestra e di stringerlo forte a me, di fargli capire quanto amore ancora provavo nei suoi confronti.
Smettila Amy, smettila. Lui ti ha fatta soffrire, lui ha tradito la tua fiducia, ha letto il tuo diario, ti ha ricordato che sei solo un’amica, nient’altro. Lui è il fidanzato di tua sorella. E’ uno stronzo, uno stronzo che però ami con tutta te stessa.
Subito dopo mi ritrovai a fissare la finestra della sua stanza e mi chiesi se quella fosse ancora la camera di Justin e subito ebbi la risposta alla mia domanda.
Vidi Justin, a torso nudo, affacciarsi alla finestra. Guardava dritto davanti a sé, senza muoversi di un millimetro, con lo sguardo assente. D’un tratto, sicuramente dopo essersi sentito osservato, posò gli occhi su di me.
Sentii uno strano calore invadermi ed ero sicura che le mie guance si stessero dipingendo di un rosso acceso.
Cosa avrei dovuto fare? Andar via e far finta di niente o restare e vedere cosa sarebbe successo?
Restai qualche altro secondo paralizzata, quasi non riuscissi a compiere un solo, singolo passo, per poi vederlo arrampicarsi al ramo dell’albero vicino alla sua camera e venire verso di me.
Che stava facendo?
Lo vidi aprire la bocca e pronunciare qualcosa che però non riuscii a sentire per via della musica.
Lentamente tolsi le cuffie, quasi avessi paura di sentire ciò che diceva, e, prendendo l’ipod dalla tasca, misi la canzone in pausa.
-ciao.- mi disse atono.
Dannazione, nella sua voce c’era ancora quella dannata freddezza che mi faceva venir voglia di insultarlo.
Le cose tra noi in quelle poche settimane che avrei trascorso a Los Angeles sarebbero sempre state così? Ci saremmo evitati o avremmo parlato come se fossimo due sconosciuti costretti a farlo?
-ciao.- dissi con voce tremante.
-umh, che ci facevi qui?- chiese.
Cercai di mantenere l’attenzione sul suo viso, cosa evidentemente non facile visto che indosso aveva solo dei pantaloni di tuta neri.
-mi sono svegliata presto così ho deciso di andare a correre.- la mia insicurezza si percepiva ad ogni secondo di più.
-perché fissavi la mia finestra?- chiese senza cambiare espressione minimamente.
Subito una domanda mi sorse spontanea: era ancora il ragazzo di cui mi ero innamorata prima di partire?
Sembrava così diverso..
-ero stanca, mi sono fermata e solo dopo mi sono accorta d’essere davanti casa tua.- spiegai anche se, molto probabilmente, non credeva a quello che avevo appena detto.
-capisco.-
Sospirai, non avendo voglia di parlargli.
Ci fu qualche secondo di silenzio, eravamo entrambi imbarazzati e, sinceramente, per quanto mi sforzassi, non riuscivo a capire il motivo per cui mi fosse venuto incontro e mi avesse rivolto la parola.
Sarebbe stato meglio mantenere le distanze, non guardare, non parlare, non amare.
-credevo che tua sorella ti avesse detto di me e lei..- sputò all’improvviso.
Sentii lo stomaco contorcersi, come se mi stessero prendendo a pugni, ma, in realtà, quelle parole facevano molto più male.
-no, non mi aveva detto niente..- guardai altrove.- in ogni caso non sarebbe cambiato niente.- gli feci notare.
-non avrei voluto che..- lo interruppi.
-non importa, è uguale.- dissi mentre provavo, invano, a sforzare un sorriso.
Annuì –ora rientro, volevo solo dirti questo.- disse infilandosi le mani nelle tasche dei pantaloni.
-okay.- dissi prima di vederlo girare e ritornarsene in casa.
Ripresi a correre finché non girai l’angolo e non vidi più la figura di Justin, a quel punto lasciai che alcune lacrime mi rigassero il viso, poi, con il dorso della mano, le asciugai.
Non ne vale la pena.
 

Quella settimana passò velocemente.
Avevo passato quasi tutto il tempo in compagnia di Travis e questo mi aveva aiutata a star meglio.
Pian piano vedere Justin e Grace insieme era diventata una cosa normale e avevo iniziato a far finta di niente.
Avevo tenuto la mente lontana da lui da quando, la mattina della corsa, avevamo parlato, anche perché, da quel momento, non ci eravamo più scambiati né una parola, né uno sguardo, ma, mentre stavamo su un aereo che ci avrebbe portarti nello stato del Montana per passare li le prossime due settimane e mezza, non riuscivo a non pensare a come sarebbe stato difficile vederli insieme baciarsi sotto il vischio o vedere i loro sguardi cercarsi allo scoccare della mezzanotte il giorno di capodanno.
Dormii per tutta la durata del viaggio e, alcune ore dopo, Travis mi chiamò per avvertirmi che stavamo arrivando.
Quando finalmente l’aereo atterrò, scendemmo e, una volta dentro l’aeroporto, aspettammo di recuperare le nostre valigie per poi dirigerci verso l’albergo dove dovevamo alloggiare.
Justin, ovviamente, era con noi.
Da praticamente quando eravamo nati, avevamo passato tutti i Natali insieme. I nostri genitori erano amici dai tempi del college, quindi, per me, oltre ad essere il mio migliore amico, era come un fratello e, anche se non ero abituata a passare il Natale senza di lui, avrei davvero preferito che quell’anno fosse distante.
Mentre papà guidava l’auto che avevamo noleggiato, tutti cantavano a squarciagola le solite canzoni di Natale.
Io, invece, non ero ancora riuscita a farmi catturare dallo spirito natalizio.
Me ne stavo a guardare fuori dal finestrino, sperando che, al contrario di quanto mi aspettassi, le cose andassero bene.
Non me la sentivo di lasciare che un semplice litigio mi rovinasse il Natale.
Quando finalmente arrivammo in albergo quasi non mi sentivo più le gambe.
Papà aveva sbagliato un paio di volte la strada, ma, per fortuna, si era poi messo Jeremy al volante.
-ragazzi, aiutate a scendere le valigie.- ci disse mamma.
Io e Travis scendemmo le nostre mentre, ovviamente, Justin portava le sue e quelle di Grace.
Era il suo schiavo per caso?
Quando tutte le valigie furono scese, entrammo e, alla reception, c’era un ragazzo, lasciatemelo dire, abbastanza affascinante che aveva più o meno ventitré anni.
Restai per un attimo a guardarlo.
I suoi capelli erano castano chiaro e la sua pelle non aveva imperfezioni.
Ci accolse con un grande sorriso, penso uno dei migliori che potesse sfoggiare, e quando gli passai vicino, dopo che ci ebbe consegnato le chiavi, riuscii a sentire il suo profumo.
Odorava di Bulgari e, sicuramente, aveva messo più di due spruzzi.
Per qualche secondo quel profumo invase le mie narici, poi mi girai, gli rivolsi un sorriso e seguì gli altri.
-hai smesso di flirtare con il ragazzo alla reception?- chiese Travis ridacchiando.
Arrossii all’istante e gli diedi un buffetto sul braccio –non stavo flirtando!- dissi attirando l’attenzione di Grace e Justin che si trovavano poco più avanti di noi e aspettavano che il secondo ascensore arrivasse.
-no? e allora cosa stavi facendo?- disse sempre con quel suo sorriso stampato in faccia.
-stavo solo cercando d’essere simpatica.- sbuffai cercando di fare l’offesa. –e  poi anche se fosse? che ci sarebbe di male?-
-non lo lascerei avvicinare.- disse stringendomi a sé e lasciandomi un bacio sulla testa.
Sorrisi a quell’affermazione e restai accoccolata tra le sue braccia finché l’ascensore arrivò.
-allora, abbiamo scelto la disposizione delle camere.- disse papà quando ci ritrovammo tutti e otto nello stretto corridoio affiancati dalle valigie.
Tutti annuimmo in segno d’intesa e aspettammo che continuasse a parlare.
-allora, visto che le camere per voi ragazzi sono due, Amy e Grace staranno insieme e Justin e Travis anche.-
Tutti annuimmo e ci avviammo verso le nostre stanze.
Aprii la porta di quella che doveva essere la mia camera e vidi, con mia sorpresa, che i letti non erano due singoli, ma uno matrimoniale.
-un letto matrimoniale?- chiese Grace appena entrata.
-avranno sbagliato.- dissi uscendo dalla camera e ritrovandomi Travis e Justin abbastanza sconvolti.
-per caso avete due letti singoli?- mi chiesero.
Scossi la testa –voi?-
-nemmeno, ci deve essere un errore.-
Ci guardammo per un attimo in faccia, poi gridammo all’unisono –papà.-

 
-hanno sbagliato prenotazione.- disse Jeremy.
-che vuol dire che hanno sbagliato prenotazione?- gli chiese Justin.
-che ci hanno assegnato quattro camere matrimoniali e hanno dato le due singole ad alcuni turisti arrivati ieri.-
-ditemi che è uno scherzo.- disse Justin con fare teatrale.
-per me e Amy non è un problema dormire insieme.- disse Grace.
-già, per te e Amy, ma io non dormirò di sicuro con un maschio, con tutto il rispetto che ho per te, fratello.- disse Travis rivolgendosi a Justin.
-non ci sono altre soluzioni.- disse papà.
Justin e Grace si lanciarono un’occhiata che sia io, che Travis, capimmo al volo.
-se proprio non vogliono dormire insieme, io posso dormire con Justin e Amy con Travis.- intervenne Grace.
Papà e Jeremy scoppiarono in una sonora risata di cui né io, né gli altri, capimmo il motivo.
-bella battuta.- rise Jeremy facendo finta di asciugarsi lacrime inesistenti.
-che ti prende papà?- gli chiese Justin.
-voi due non dormirete insieme.- disse tornando serio.
-perché no?-
-hai diciannove anni, dovresti capirlo da solo.-
-ma..-
-niente ma, voi due non dormirete insieme.-
-e allora che si fa?- chiese Travis.
-ho la soluzione.-
-che soluzione?- chiedemmo tutti insieme.
-Grace dormirà con Travis e Amy dormirà con Justin.-
A quella risposta mi voltai di scatto, incontrando per un attimo gli occhi di Justin e rivolgendo un’occhiata d’aiuto a mio papà.
-non c’è altra soluzione.- mimò con il labiale.
-ma.. no.- dicemmo tutti insieme.
-smettetela di fare i bambini e sbrigatevi, che fra poco si mangia.-
Perfetto, andava proprio tutto alla grande!
Se appena scesa dall’aereo speravo che le cose potessero andare meglio, ora ne avevo la certezza, era impossibile.

 
**
Capitolo 3!
Penso d'essere abbastanza in tempo, visto che sono soli passati quattro giorni dall'ultimo aggiornamento.

Come prima cosa volevo dirvi: scusate se fa estremamente schifo. So che è deludente, ma più che altro è un capitolo di passaggio. 
Anche qui c'è una parte, anche se breve, in cui Amy e Justin parlano.
Comunque, sono passata direttamente al punto di partire perché non mi andava di scrivere tantissimi capitoli dove descrivevo la loro monotona e noiosa vita a Los Angeles.
Per questa vacanza ho molte idee e Los Angeles era solo per introdurre il tutto.
Ad ogni modo spero che non vi dispiaccia questo radicale passaggio da Los Angeles allo stato del Montana, ma, avendo già scritto e finito una fanfinfiction, non mi va di scrivere infiniti capitoli dove non succede niente e che poi diventano anche noiosi!

Seconda cosa: Volevo ringraziare le ragazze che leggono e recensiscono. Sono ancora tre capitoli, ma non sapete quanto felice mi possano fare le vostre recensioni. 
Mi piace sapere ciò che pensate del mio modo di scrivere e della storia in generale. So di non essere bravissima, ma ci metto tutta me stessa.
E, ancora, volevo ringraziare tutte quelle che hanno messo la storia nelle preferite e\o nelle seguite.

Grazie ancora :).
  
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