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Autore: AsanoLight    27/09/2013    1 recensioni
Una raccolta di flash-fics e One-shots sul personaggio di Tokitatsu ed il rapporto che ha con il fratello Hirato.
Vari inserti anche sulla pairing Hirakari.
Genere: Demenziale, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Akari, Hirato, Tokitatsu, Tsukitachi
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie '♣ Karneval Parade'
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Titolo: Aqua
Pairing: Hirakari
Personaggi: Akari, Hirato, Tokitatsu
Avvertenze: One Shot
Wordcount
: 1062





 

Era davvero raro vedere Akari prendersi una giornata di relax e godersi la pace come ogni comune essere vivente suolerebbe fare nell’intero Universo.

Spesso la sola idea di doversi riposare sembrava devastarlo e mandarlo in ansia e quando giungeva la sera ed era questione di minuti perché rimettesse piede nella Torre di Ricerca e rindossasse il suo camice, gli pareva di tornare a vivere. Per Akari non c’era niente più sacro del lavoro, niente che lo svagasse di più. O meglio, forse un qualcosa che lo aiutava a svagarsi c’era, ma Tokitatsu non poteva saperlo.

 

 

Sorseggiò l’acqua schiacciando con le mani la bottiglietta. Le gocce gelate scorrevano seguendo le curve di plastica del contenitore e bagnavano la scrivania, rovente dopo aver riflesso per un’intera mattinata la luce del Sole.

Sfogliò un’altra pagina di giornale Akari, scaldando nella bocca prima di deglutire l’acqua gelata che aveva appena bevuto. Hirato e Tokitatsu se ne stavano seduti davanti a lui, tutti e due con gli occhi puntati alla copertina del giornale che sfogliava, concentrati, come se stessero cercando una maniera per sbrogliare una matassa e risolvere un problema.

Il dottore proseguì nella sua lettura ignorandoli. Il solo essere consapevole di avere gli occhi di Hirato puntati su di lui lo metteva terribilmente a disagio, ma sapere che a rincarare la dose c’era anche il fratello alimentava in lui l’ambiguo desiderio di stroncare il collo dei due senza pensarci due volte.

 

Voltò pagina e sbuffò.

 

Il quotidiano non raccontava mai nulla di nuovo, nulla che lui già non sapesse.

Ecco perché non ci si sprecava mai a comperarlo. Non aveva senso leggere di notizie che già sapeva, dell’ennesimo Nyanperowna che alla parata si era comportato scorbuticamente con i bambini, dell’ennesimo spettacolo salvato in extremis dai membri della Prima Nave e di tutte le inenarrabili avventure che quei bambocci vivevano ogni volta che atterravano a terra e si immischiavano con i civili.

 

Afferrò la bottiglietta d’acqua e ne bevve un altro sorso. Scrutò i due con la coda dell’occhio. Stavano ancora fissando il retro del giornale. Si staccò allora dalla bottiglia, un filo di saliva pendeva dall’imboccatura di quest’ultima e, senza curarsene, batté i fogli sulla scrivania lasciando i due fratelli di stucco.

 

«Basta leggere», tuonò annuvolato nel viso guardando dritto negli occhi Hirato, «Perché diavolo mi state fissando da mezz’ora?».

«Stavamo risolvendo un sudoku nella copertina, sinceramente, Akari-san», lo corresse il comandante in un sorriso facendo spallucce. Tokitatsu lo guardò stupito e sollevò la copertina dei fogli: «Sudoku? Pensavo stessimo risolvendo un rebus».

Sospirò il moro davanti all’ingenuità del fratello e si allentò la cravatta appoggiandosi allo schienale della sedia. Scrutò la bottiglia d’acqua, all’orlo della scrivania del dottore dal suo lato, la saliva ancora appiccicosa era rimasta depositata sul suo becco. Lo attraversò la mente il desiderio dell’afferrarla e bagnarci Akari, riversargli tutta l’acqua addosso e poi dissetarsi con quel corpo, leccarlo amorevolmente e saziarsi.

 

Sorrise.

 

«Akari, non hai l’aria condizionata nello studio?»

Se fossero stati da soli l’avrebbe anche fatto, avrebbe davvero azzardato un colpo del genere. Conosceva i modi per stregarlo, per annichilire la sua resistenza ed impedirgli di ribellarsi alla sua forza spingendolo lui stesso a concedersi senza tanti preamboli. Era un domatore –lui, in fondo. Posò lo sguardo sulla bottiglia e sussultò quando non la ritrovò al suo posto sull’orlo della scrivania.

 

«Dov’è l’ac-»

«Oh, scusa Hirato. Volevi berne un goccio te?», chiese in tono di profondo rammarico Tokitatsu, sobbalzando all’occhiata di fuoco del fratello che lo spinse ad abbassare a mano a mano sempre più il tono di voce fino ad annullarlo. Ma prima che il moro potesse dire qualcosa Akari era già balzato in piedi, rosso fino alle orecchie, strappandogli la bottiglia di mano.

«Nessuno ti ha insegnato la buona educazione?!», lo biasimò irritato in un aspro rimprovero, «Non si beve a sproposito dalle bottiglie degli altri!». Inarcò incuriosito un sopracciglio Tokitatsu, confuso da ciò che stava accadendo. Osservò poi il becco della bottiglia, ancora imbavato di saliva, le guance rosse come papaveri di Akari e gli incendi negli occhi di Hirato.

Soffocò allora una risata chiarendo tutto nella sua mente ed afferrò rapido la mascella del dottore tirandolo verso di sé e cogliendolo di sorpresa.

«Ohi, ohi..... Non avrei mai creduto che all’età di trentatre anni, uno degli ufficiali SSS nonché uno dei più nobili ricercatori qui alla Torre di Ricerca credesse ancora nei baci indiretti», mormorò ammaliato, tirandolo con forza verso di lui e vincendo la sua residenza. Si scambiò un’occhiata con Hirato, che era sembrato d’un tratto farsi livido di rabbia e gelosia in volto e tese le labbra verso il volto del dottore: «Non mi fraintendere. Non sembri l’unico a crederci qui. Ma se ti fai così rosso per un bacio indiretto, tanto vale mostrare al mio fratellino cosa significa baciare per davvero direttamente una persona».

Tese le labbra verso quelle del ricercatore mentre assaporava già il piacere di scovare l’espressione tesa dalla rabbia e dalla gelosia negli occhi del fratello, come quando si porta via ad un bambino il suo giocattolo preferito. Chiuse gli occhi, impaziente di unirsi al dottore e gli parve di sfiorare d’un tratto qualcosa di duro e freddo e che decisamente non poteva definirsi come le labbra di un uomo.

Sgranò gli occhi, pallido in volto dallo stupore.

A separarlo a pochi millimetri dalla bocca di Akari si era infiltrato uno scettro che, come una barriera, ne proteggeva l’illibatezza.

Sorrise smaliziato Hirato, tastava con lo stelo dello scettro le labbra del dottore delineandole con il bastone mentre le accarezzava delicatamente e, giocando perversamente con la sua fantasia, gli rifilava un’occhiata seducente e trasparente che avrebbe fatto comprendere le sue intenzioni a chiunque.

Tokitatsu increspò le sopracciglia notando quello scambio di sguardi, rimanendo amareggiato da quel bacio che non si era potuto permettere di dare. Leggeva chiaramente i desideri di Hirato ed ora era lui a provare invidia.

Lo scettro si posò sul suo petto e lo allontanò con accortezza da Akari.

 

«Ora, ora, per l’amor della decenza pubblica, risparmiamoci queste scenate, eh Tokitatsu?»

Il castano arrossì impacciato. Aveva prevaricato un confine che non avrebbe dovuto oltrepassare. Ma anche così gli era piaciuto.

Avere un arma letale quanto quello scettro, che solitamente ammazzava i Varugas, e sapere che era stata puntato proprio al suo petto con seria intenzione gli dava un’intima e perversa soddisfazione.

 

Hirato era geloso.

Allora non era invincibile.



 
***



Buondì! AsanoLight a rapporto! :)
Sono veramente al settimo cielo, ho avuto modo di mettere le mani su una chicca di doujinshi sulla Hirakari, non posso essere più felice! Per chi seguisse anche il manga, avete notato quanti capitoli nuovi stanno uscendo? Si stanno rimettendo finalmente al pari con le uscite in Giappone, che bello!
Colgo l'occasione per ringraziare tutti coloro che seguono pazientemente questa raccolta e tutti quelli che la leggono per la prima volta e decidono di seguirla.
Grazie mille :)

AsanoLight~
   
 
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