- Capitolo 2-
Dannato
Sora si strinse alle coperte del
letto.
Non sapeva davvero che fare. Stava
con Yamato, ma Taichi era un suo amico, e gli voleva davvero bene. Ricordava
quanto da piccola le piacesse il ragazzo allegro ed
asuberante.
Cosa era cambiato? Perchè si era
messa con quel bel ragazzo, tanto diverso dall'altro?
Eppure erano entrambi suoi
amici.
Prese il cuscino da sotto la testa e
se lo strinse al petto.
Chiuse gli
occhi.
Il telefono squillò sul suo
comodino.
Non aveva affatto voglia di
rispondere. Ma quello continuava a squillare.
La madre rispose dall'altro
lato.
- Sora!- la
chiamò.
Lei non rispose affatto. Si limitò a
fare una smorfia di fastidio.
- Sora, è
Kari.-
La brunetta si girò verso il
comodino e allungò la mano.
Tastò per un po', ma non toccò
nulla. Alla fine trovò qualcosa.
Afferrò quel qualcosa e se lo portò
davanti agli occhi.
Era il
telefono.
Premette il tasto verde e portò il
ricevitore all'orecchio.
- Pronto?-
- Sora, sono Kari- disse qualcuno
dall'altro capo. Si poteva benissimo sentire la voce tremula e
preoccupata.
- Cos'è successo?- chiese subito.
Facendosi forza sui palmi delle mani, si mise a sedere.
- Tai non è tornato stasera. Non so
che fine possa aver fatto-
Sora sbuffò.
- Kari, chissà che credevo che
fosse...vedrai che starà in giro con quella banda con cui esce- disse
stanca.
Non voleva pensare oltre a Tai.
Proprio non voleva che le rovinasse la serata.
- Ti prego Sora, vai a vedere che
fine ha fatto!-
- Oh, ma Kari! Sii ragionevole! Dove
vuoi che vada un diciassettenne?-
Kari iniziò a piangere per
telefono.
- Ho già chiamato Takeru e Yamato,
ma non mi rispondono ai cellulari. Ti prego, Sora. Sei la mia ultima
speranza!-
Sora sbuffò.
- Sai dove possa essere
andato?-
Kari disse di
no.
La ragazza chiuse il telefono e
sbuffò. Era in mutande e reggiseno, guardò l'orologio, erano le dieci di sera.
Cosa avrebbe mai potuto dire alla mamma?
Controvoglia iniziò a vestirsi con
un jeans stretto e una maglia con le maniche a sbuffo gialla a fantasia con i
fiori grandi e blu. Si gettò sulle spalle una giacca.
Uscì dalla stanza e prese le chiavi
di casa.
- Dove vai?- le chiese la
madre.
Lei si sedette sul gradino e si
infilò le adidas, posando le pantofole nello scompartimento adatto. Nemmeno si
girò per risponderle.
- Vado da Kari. Ha problemi con
Tai-
- Ancora?- chiese preoccupata lei -
non capisco cosa sia preso a quel ragazzo, era così
bravo...-
- Mamma, tutti cambiano!- esclamò
lei esasperata.
Uscì e si chiuse la porta dopo aver
detto alla madre di non aspettarla alzata. Ma lo sapeva che avrebbe fatto finta
di dormire.
Non aveva portato il cellulare. Poco
importava, avrebbe avvisato Kari col Digivice se ce ne fosse stato bisogno.
Sapeva benissimo dove trovare Taichi: nel pub più frequentato di
Tokio.
Scese dal taxi che aveva chiamato,
pagando il tassista con noncuranza, quasi con disprezzo.
Era stanca e voleva dormire. E
guarda che le toccava fare: prendere l'amico che non faceva l'amico, e
probabilmente era...
Fu scossa dai suoi pensieri da una
ventata di acido sul viso. Allontanò quel vecchio trentenne, o su di lì, che
cercava di rimorchiarla.
Malediva completamente e
ripetutamente la testa calda che era diventato l'amico.
Scorse da lontano, tra ragazze poco
vestite, fumo che aleggiava denso in tutto il locale, puzzo di piscio e alcool,
una chioma castana spettinata e tirata su.
Era sicuramente Taichi. L'avrebbe
potuto riconoscere anche ad occhi chiusi.
Gli si avvicinò con aria di sfida,
di chi era davvero incazzato.
Lo strattonò da chiunque stava
baciando.
Guardò male la ragazza che stava
baciando. Poi spalancò gli occhi.
Ehi, un momento! Questo è
un...ragazzo?!?!
Sora rimase imbambolata. Taichi la
scrollò da dosso.
- Ora anche qua vieni a cagarmi il
cazzo?- chiese esasperato, facendo un segno del capo al ragazzo che sorrise
dolcemente.
- Tai...chi...- biascicava, ma c'era
troppa gente per poter sentire il suo filo di voce, in più anche la musica
copriva non poco.
- Lascia perdere, piuttosto che
vuoi?- chiese senza garbo.
Lei si scostò.
- Senti, guarda un po' tu! Io
vengo...ah lascia perdere!- esclamò dopo averlo visto accendersi una sigaretta e
soffiarle addosso il fumo.
- Credi che un po' di fumo mi
spaventi? Devi tornare a casa!- gli ordinò.
Lui gettò la testa
indietro.
- Ma manco per
idea!-
Sora tremò di
rabbia.
- Se ti dico
che...-
Fu ancora interrotta da un tipo che
passò una bottiglia a Taichi, che iniziò a scolarsela. Tutti attorno gli
battevano le mani.
Lei lo guardava esterrefatta, e si
scandalizzò quando vide che, una volta terminato di bere, la bottiglia era
vuota.
Gliela tirò di mano, gettandola a
terra. Quella si fece in mille pezzi. Qualcuno le diede della stronza e di stare
attenta, ma se ne infischiò di brutto.
- Insomma, Taichi, datti una
regolata!-
Le si avvicinò, alzando ogni volta
un po' più la testa.
- Cosa devo fare con te pur di farti
tornare il Taichi che conoscevo?- gli chiese esasperata.
Per la rabbia si sentiva gli occhi
lucidi.
Tai sorrise quasi
diabolicamente.
- Oh, ci sarebbe una cosa che
potresti fare...- cominciò.
Le mise una mano intorno alla vita e
avvicinò la bocca alla sua.
- Lasciare quel perdente di Yamato e
metterti con me- disse dopo averle guardato gli occhi.
Lei spalancò la bocca. Cercò di
allontanarsi, di scrollarselo di dosso, ma lui l'aveva stretta troppo forte a
sè.
- Neanche. Per. Sogno!- sillabò
iniziando a spingere con i palmi delle mani sul suo petto. Ma ben presto si
arrese.
Qualcosa non andava, non andava per
niente.
Sentiva sotto le mani i muscoli che
una volta il ragazzo non aveva. Negli occhi suoi vi era una luce brillante e la
voce era cupa, matura.
Era troppo
attraente.
Taichi si abbassò di più su di lei e
fece sfiorare le labbra.
Ebbe la prontezza di voltare il viso
di lato. Era offesa, e si sentiva offesa anche per il suo
ragazzo.
- No? Proprio no?- insistè Taichi,
cercando di guardarla negli occhi. Sbuffò. - Bene allora- disse
infine.
La prese di peso e se la caricò in
spalle.
- Joshi, mi presti le
chiavi?-
Sora spalancò gli occhi e iniziò a
scalciare.
- Cosa vuoi fare? Dove mi porti?-
iniziò, col panico nella voce.
Taichi rise di gusto, portandola
fuori dal locale. Sora sentì chiaramente il freddo pungerle addosso, nonostante
i vestiti. Solo allora si accorse del caldo che faceva nel
pub.
Respirò a pieni polmoni aria fresca
e pulita. Ma era comunque agitatissima, non la smetteva di intimare al ragazzo
di metterla giù, ma lui non la sentiva proprio.
Lo sentiva barcollare sotto il suo
peso. Era preoccupatissima.
Ad un certo punto sentì il rumore
dell'apertura automatica di una macchina.
Tutto successe
velocemente.
Si sentì gettare sui sedili
posteriori di lungo, sentì la porta chiudersi e un peso improvviso su di
lei.
Sbiancò.
Aprì gli occhi,
terrorizzata.
- T-Taichi...- balbettò -
co-cosa...?-
Lui le mise le mani sulle spalle,
inchiosandola alla macchina.
- Lascia Yamato. Sora, io ti amo!-
esclamò.
Lei sentì gli occhi
pungerle.
- No, Taichi, non posso. Lo amo.-
disse dura.
Quel ragazzo doveva capire che così
non l'avrebbe mai conquistata.
Gli vedeva gli occhi
lucidi.
Era sicura che normalmente non
gliel'avrebbe chiesto. Era ubriaco.
- Ma perchè? - urlò lui - Cosa ha
lui che io non ho?-
- Nulla, Taichi, è solo più bravo di
te! Ha la testa sulle spalle!-
- E perchè, io
no?-
- Non farmi ridere!- rispose dura e
cattiva, mentre le lacrime iniziavano a scivolarle dagli occhi - Tu hai
preferito scappare dal dolore, senza affrontarlo! Sei diventato uno
scavezzacollo, Taichi! Tu non sei il Taichi che conoscevo, questo Taichi non mi
piace e mai mi piacerà mai!-
Lui si bloccò con una mano a
mezz'aria.
Lei gliela prese e se la portò sulla
guancia.
Chiuse dolcemente gli occhi e poi si
girò per baciarne il palmo.
- Vieni a casa, Tai- sussurrò
guardandolo negli occhi castani.
Lui si fece trascinare via dala
macchina. Teneva il capo abbassato.
Sora chiamò un taxi, che arrivò
subito.
Lo portò dentro e chiuse la
macchina.
Durante il tragitto aveva tentato di
iniziare una conversazione, ma poi ci aveva rinunciato quando l'aveva visto
contorcersi le mani.
Sentiva il suo cuore battere accanto
al suo orecchio.
Tai, davanti alla porta di casa sua,
l'aveva abbracciata forte e aveva affondato il viso tra i suoi
capelli.
- Torna da me- aveva sussurrato poi,
guardandola negli occhi.
Scosse la
testa.
- Non è più tempo, Tai. Cresci e
rassegnati a certe cose...- le disse lei sorridendo
tristemente.
- Ma Sora, non puoi dirmi questo se
non ti rassegni al fatto che sia diventato un "cattivo"
ragazzo-
Le strinse le
mani.
Lei girò il viso, con espressione
dura.
- Buonanotte Taichi.- disse
solo.
Lui rimase immobile, lei sentiva il
suo sguardo bruciarle la pelle.
Le diede un bacio sulla
guancia.
- 'Notte Sora. Sogni d'oro.-
ricambiò, si girò e entrò in casa.
Sbuffò.
Tornò a casa.
La mamma era sul divano che guardava
la televisione.
Appena fu entrata, lei si girò e la
guardò con aria grave.
- Dove sei
stata?-
Voleva dirle una bugia. Voleva dirle
che Taichi era rinsavito. Ma perchè? Anche se la verità a volte fa tanto male,
non bisogna negarla a nessuno.
- Ho aiutato Taichi per questa sera.
Ora vado a dormire.-
Si rinchiuse nella camera, girando
senza far rumore la chiave nella toppa.
Si spogliò e gettò in un angolo i
vestiti. Si ragomitolò di nuovo sul letto.
Si morsicò il labbro
inferiore.
- Cazzo...- biascicò, affondando il
viso nel cuscino.
Era troppo
bello.
E quell'aria da dannato gli stava
pure bene.
E l'amava.
L'aveva sentito con le proprie
orecchie.
E lei?
L'aveva respinto
naturalmente.
Che stronza...
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