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Autore: La_Sakura    28/03/2008    4 recensioni
E' uno strana vita, quella di Tsubasa in Brasile... che avrà fatto in questi 6 anni? Perchè è così? Sembra quasi che un'ombra copra il suo cuore e gli impedisca di vivere sereno... Sanae è pronta a scoprirlo, aiutata da Genzo e Taro... ma far luce sul passato di Tsubasa potrebbe essere doloroso... chi è Miki?
Genere: Romantico, Malinconico, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Genzo Wakabayashi/Benji, Sanae Nakazawa/Patty Gatsby, Taro Misaki/Tom, Tsubasa Ozora/Holly
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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-Sono rimasti qui a San Paolo, in un albergo in centro

-Sono rimasti qui a San Paolo, in un albergo in centro. Ho paura che possano piombare qui da un momento all’altro.-

-Miki, dai, calmati…-

-No, non mi calmo Pepe! Devo portare Hideki via da qui!-

-Ma… e i provini? Dopodomani ne hai uno molto importante!- le fece notare.

-La vita di mio figlio è più importante di uno stupido provino…-

-Ascolta!- il cugino la bloccò per le spalle –Fatti aiutare! Adoro te e Hideki, fare qualsiasi cosa per voi!-

-Allora portaci via… portaci lontano da qui.-

-Vi aiuterò anche io.-

Erano stati talmente presi dalla loro conversazione che non si erano accorti che Francisco era rientrato.

-Dove sei stato? Mi hai fatto preoccupare…- disse Miki, mostrando la propria apprensione.

-Sto bene.-

L’improvvisa freddezza del cyborg scosse la ragazza: a cosa era dovuto quell’improvviso cambiamento? Forse si era stancato di aspettarla, di stare dietro ai suoi continui capricci...

-Domani mattina portiamo Hideki da mia mamma, così stai più tranquilla, ok?- le propose Pepe per tranquillizzarla. Miki annuì, cercando di calmarsi.

 

-Mi è sembrata strana oggi, Miki…- esordì Tsubasa mentre si radeva.

-Sì, ma non mi stupisco. Hai visto come ti guardava trionfante mentre parlava della danza classica?-

-Amore, te l’ho detto mille volte- la interruppe lui smettendo di radersi e voltandosi verso di lei –la vita di Miki mi interessa solo come amica, i miei sentimenti per lei sono mutati da tempo, te l’assicuro.-

-Sì, sì, da quando lei ha fatto una cosa talmente grave da farti perdere la fiducia nel vostro futuro insieme, allora tu sei tornato in Giappone per fare fisioterapia e per scappare da lei e dal tuo dolore.- Sanae pronunciò quelle parole come se sapesse il motivetto a memoria.

-Allora se lo sai perché continui a tormentarti?-

-Perché lei è stata speciale per te e…-

-Tu sei convinta che io sia ancora innamorato di lei, ma non è così! Sono tre anni che provo a spiegartelo, ma tu sei più cocciuta di un mulo!- ora l’uomo si stava davvero alterando.

-Allora perché l’hai invitata al nostro anniversario? Perché siamo qui a San Paolo??-

-Io spero vivamente che tu stia scherzando, perché se parli seriamente sei proprio fuori di testa! L’ho invitata perché è un’amica, mettitelo in testa, A-MI-CA! Non provo niente per lei se non un semplice affetto! E qui a San Paolo ci siamo perché TU hai voluto a tutti i costi che IO salutassi Miki! Allora spiegami a che gioco stai giocando, perché io non lo capisco! Volevi mettermi alla prova per vedere se le correvo dietro?-

Tsubasa lanciò il rasoio nel lavandino con un gesto di stizza, e si diresse verso l’armadio situato nell’altra stanza: aprì un’anta, prese la valigia e indossò una camicia di lino.

-Dove vai?- gli chiese Sanae, affacciandosi dalla porta del bagno.

-A fare un giro: queste discussioni inutili iniziano a stufarmi. Per farti capire che ti amo ti ho chiesto di venire a vivere con me in Spagna, ti ho sposato, ti sto dando tutto il mio amore, ma non mi sembra che tu lo apprezzi…-

-Invece lo apprezzo!- esclamò lei, avvinghiandosi al suo braccio per fermarlo.

-Allora dimostramelo: invece che pensare al mio passato, guarda al nostro futuro…-

 

Man mano che passeggiava, il nervoso gli passava: davvero non riusciva a capire la gelosia di Sanae. Insomma, le aveva pienamente dimostrato che amava lei e soltanto lei! Miki era solo un amore del passato, un amore finito, tra l’altro. Lui non era innamorato di lei, diamine! Se lo fosse stato, con che faccia avrebbe sposato Sanae?? Sua madre gli aveva chiesto fino allo sfinimento se provasse ancora dei sentimenti per la brasiliana, quando lui aveva comunicato in famiglia che si sarebbe sposato: se Natsuko si era convinta, perché non doveva esserlo anche Sanae?

All’inizio capiva la posizione di Anego: era lampante che Miki era stata importantissima per lui e che rappresentava una parte indelebile del suo passato, ma il suo cuore si era indurito nei confronti della mora da quando lei aveva distrutto il frutto del loro amore… avrebbe fatto qualsiasi cosa per lei, anche accettare il lavoro come spogliarellista, se lei si fosse limitata a quello. Ma distruggere quel segno tangibile della loro storia, quello non era riuscito a sopportarlo. Se ne era andato, scappando come faceva lei quando voleva ferirlo, e c’era riuscito. E si vergognò a pensarlo, ma ne era anche felice. Di averla ferita, sì. Se lo meritava, dopo quello che aveva fatto.

 

Se, se, se…

Se Miki avesse insistito un po’ di più con Pepe, forse sarebbe riuscito a convincerlo a portare via Hideki la sera prima.

Se fossero partiti prima, Tsubasa e Sanae non li avrebbero visti caricare la macchina con i bagagli.

Tsubasa non l’avrebbe vista con un bambino in braccio.

Non si sarebbe avvicinato tremante.

Sanae non l’avrebbe guardata come se fosse un’aliena.

A Pepe non sarebbe caduto di mano il peluche preferito di Hideki.

E se tutto questo non fosse successo, Hideki non avrebbe urlato:

-Zio Pepe!! Ti è caduto il mio Tenshi!-

E sentendo quella parola, Sanae non avrebbe detto:

-Tenshi? Angelo?-

E Tsubasa non sarebbe sbiancato di colpo, rimanendo immobile e in silenzio.

 

La scena aveva un che di comico, visto dall’esterno. Ma vissuta come la stava vivendo Miki, non era comica per niente. Anzi. Si sarebbe sotterrata volentieri, con le sue stesse mani. Francisco arrivò con il tempismo di un mal di denti, non si accorse di niente e vedendo l’orsetto in terra lo raccolse e lo porse al piccolo, dicendo:

-Ehi, ti è caduto il tuo Tenshi! Devi stare attento, altrimenti come fa a proteggerti?-

-Io non capisco…- mormorò Tsubasa –Che sta succedendo?-

Miki non parlava: era completamente immobilizzata, dalla testa ai piedi; continuava a stringere a sé il piccolo Hideki che guardava quelle due nuove persone con estrema curiosità.

Sanae osservò il bambino: la prima impressione che aveva avuto era decisamente veritiera. Gli occhi, lo sguardo, il sorriso…

-Dove state andando?- chiese Tsubasa, avvicinandosi –Te ne vai come al tuo solito?- aggiunse rivolto a Miki.

-Quello che faccio non è affar vostro. Se non vi dispiace avrei da fare…-

-E lui è Hideki… chi l’avrebbe mai detto che un giorno avresti avuto un figlio…- continuò il ragazzo, parlando giapponese.

-Sì, è mio figlio, qualcosa in contrario? Le persone cambiano, Tsubasa, anche io cambio, nonostante quello che voi due pensate di me.-

Pepe si intromise nel discorso e iniziò a discutere con Tsubasa, mentre Sanae si avvicinò a Miki e la fissò, con le lacrime agli occhi.

-Quanti… quanti anni ha?-

-Tre… ha tre anni…-

-Gli hai dato il tuo cognome?-

-Sì, si chiama Hideki Christian Yamakawa… Christian perché io di secondo nome faccio Cristiane…-

-È… è davvero un bambino bellissimo… ha i tuoi occhi… ma è chiaro di carnagione…-

-Avrà preso dalla mia parte giapponese…- disse Miki, iniziando a sentirsi in imbarazzo.

-O dal padre…-

Miki sbiancò di colpo ma cercò di non darlo a vedere; Sanae continuò, capendo che purtroppo aveva centrato il bersaglio.

-La somiglianza è palese…- concluse, abbassando lo sguardo.

Il gelo calò tra le due, mentre Tsubasa e Pepe continuavano a discutere.

 

Rientrati in casa, Sanae non aveva proferito verbo, neanche quando Tsubasa l’aveva interpellata. Miki aveva portato Hideki in camera e gli aveva dato i suoi giochi preferiti, per poter rimanere tranquilla con gli altri.

Avevano iniziato a parlare di calcio, gli altri tre, dimenticando completamente l’argomento Hideki, ed era una fortuna, pensò Miki, dato che non aveva la benché minima voglia di dare alcuna spiegazione. Aveva anche già in mente un piano per risolvere la situazione, che era decisamente complicata.

-Quanto rimanete ancora a San Paolo?- chiese Francisco, versandosi un altro bicchiere di aranciata.

-Un paio di giorni… tra poco ricominciano i miei allenamenti.-

-Ti trovi bene con la nuova squadra?-

-Decisamente sì…-

-Scusate…- si intromise Sanae, rivolgendosi più che altro a Miki –vado un attimo in bagno…-

-Fai pure, tanto sai dov’è!- rispose la mora, tornando a parlare di calcio con i ragazzi.

Sapeva benissimo dov’era il bagno: sapeva che era accanto alla camera di Miki, e sapeva che Hideki era in camera. Entrò piano per non spaventare il bambino, intento a fare delle costruzioni con dei mattoncini di gomma. Si sedette accanto a lui e gli passò un mattoncino che gli era caduto.

-Che stai costruendo?- chiese, sperando che Miki gli avesse insegnato il giapponese. Fortunatamente era così.

-Un castello… quando sarò grande ci andrò ad abitare con la mia mamma…-

-E… il tuo papà?-

-Io non ce l’ho un papà, ma io e la mia mamma stiamo bene lo stesso… dobbiamo andare a trovare la zia, anche con la zia sto tanto bene!-

-Sei proprio un bravo bambino, lo sai?-

-Grazie!- esclamò il piccolo, alzando per la prima volta lo sguardo su di lei. Sanae sentì un tuffo al cuore: la forma del viso, il taglio degli occhi, il sorriso luminoso… tutto coincideva con la fisionomia di Tsubasa, e nessuno le avrebbe tolto quest’idea dalla mente.

 

Chiuse piano la porta d’ingresso, sollevò la valigia per non far rumore e fece segno a Hideki di aprire la porta dell’ascensore. Non aveva scelta, l’unica sua possibilità era scappare, andarsene dal Brasile per ricominciare con una nuova vita. Sentiva la morte nel cuore ad andarsene così, senza avvisare Pepe e Fran, ma non avrebbero capito, avrebbero fatto di tutto per fermarla, e lei non poteva permetterselo.

Il taxi la stava già aspettando: caricò le valigie e fece salire Hideki, che era stanco ma eccitato allo stesso momento.

-All’aeroporto, grazie.- disse al tassista.

-Mamma che bello, non ho mai preso un aereo! Dove andiamo?-

-Andiamo su un isola del Giappone, dove il nonno aveva una casa.-

-Ma è un’isola piccola o grande?-

-È grande, non saremo soli: la città in cui ci trasferiamo si chiama Okinawa.-

-Ma lo zio Pepe e il dado Fran sanno dove siamo? Ci verranno a trovare? Torneremo a trovarli?-

-Non preoccuparti, li rivedremo… ho lasciato un biglietto, così sapranno tutto.-

Già, un biglietto… un biglietto a loro e una lettera a Tsubasa… una lettera di spiegazioni…

 

Caro Tsubasa,

per me è difficile scrivere questa lettera, perché devo darti delle spiegazioni che fino a questo momento non credevo di doverti dare. Cercavo di autoconvincermi che fosse il meglio per tutti: per me, per te, per Hideki. Perché tu sei suo padre…

Mi spiace darti questa notizia così, ma ormai è tutto palese: anche Sanae ha notato la somiglianza. Hideki ti assomiglia molto, se non fosse per il colore degli occhi (che modestamente ha preso da me); ha anche la tua stessa passione per il calcio, ma quella sicuramente è dovuta anche a Pepe e Fran.

Quando ti dissi che avrei abortito e che avevo già prenotato l’operazione? Ci andai, quel giorno, alla clinica privata, ma non ebbi il coraggio di farlo. Era partita risoluta, decisa, convinta… ma quando, in sala d’attesa, mi resi conto di quello che stavo per fare, mi sono sentita una stupida. Avevo capito quello che tu da due settimane cercavi di farmi capire, che quello era il frutto del nostro amore e non potevo distruggerlo. Avevamo 21 anni, eravamo giovani, sì, ma ci amavamo. E avremmo superato tutti gli ostacoli. Ma quando ho aperto la porta di casa e ti ho chiamato, tu non c’eri. L’unica cosa che era rimasta di te era quel biglietto, freddo e distaccato, in cui annunciavi che avresti passato le vacanze in Giappone.

Non puoi capire come mi sono sentita, avevo il cuore in mille pezzi, distrutto, dilaniato. Piansi tre giorni, Pepe e Fran non sapevano più cosa fare per tirarmi su di morale, e Nicole faceva i doppi turni per coprirmi, al lavoro…

Il motivo per cui poi, più tardi, ho lasciato il lavoro al Blue Moon è che Marcelo non se la sentiva di lasciarmi ballare con l’avanzarsi della gravidanza. Il proprietario del White Rabbit, che odia Marcelo ma che gli doveva un favore, ha accettato di farmi lavorare come barista, dato che una delle sue andava in maternità. In pratica sostituivo una maternità!

Non ti ho mai detto niente di Hideki in parte volevo fartela pagare, e in parte mi ero accorta che tra di noi l’amore era finito. Tu amavi Sanae, e io non volevo mettermi in mezzo rischiando di portarti via da lei. Decisi di tenere nascosta la sua paternità, anche se questo comportava (e ha comportato) occhiatacce da parte di tutti. Il bambino era mio, e tale l’avrei considerato, e tale dovevano considerarlo tutti.

Anche adesso che ti sto raccontando la verità, non pretendo niente da te. Non voglio che tu ti prenda delle responsabilità che forse non vuoi, e quindi me ne vado. Porto Hideki lontano da tutto e da tutti: mi costruirò una nuova vita insieme a lui. Ho trovato un ottimo posto in una compagnia teatrale: potrò stare con loro e Hideki inizierà ad andare a scuola in un luogo in cui nessuno (spero) avrà pregiudizi su di noi.

So che non sarà facile, ma ti chiedo di dimenticarti di noi, di continuare la tua vita accanto alla donna che ami, che ti ama e che ti darà tutto ciò che ti meriti.

Io non sono forte come Sanae.

Io non sono Sanae.

Ma ti voglio bene, e te ne vorrò sempre.

Perdonami, se puoi.

Un bacio,

Miki

 

Finì di leggere la lettera con le lacrime agli occhi: accanto a lui Sanae, che aveva letto la lettera insieme a lui, era senza parole. Non sapeva cosa dire per consolare suo marito.

-Tsubasa, mi dispiace…-

-Hideki era… è mio figlio… mi aveva detto… che avrebbe abortito…-

-Io non so cosa dire, Tsubasa, veramente…-

-Mio figlio… mio figlio…-

Non c’erano molte parole per descrivere lo stato d’animo in cui versava: per l’ennesima volta Miki era fuggita da tutto e da tutti, ma il peggio era che quella volta non era sola. Con lei c’era il figlio che Tsubasa aveva sognato di avere con lei, che lei gli aveva negato e che invece alla fine aveva avuto senza però concedergli le gioie della paternità.

-Niente primi passi… niente prime parole… niente pannolini, pappine, ruttini… niente di niente… mi ha negato la gioia più grande. Hideki è mio figlio e non posso godermelo. Non posso dirglielo. Non posso…-

Le lacrime gli impedirono di continuare a parlare. Sanae intuiva il suo dolore, non l’aveva mai visto piangere. Si avvicinò a lui e gli posò una mano sulla spalla. Lei era con lui: c’era e ci sarebbe stata… avrebbero superato anche quello.

-Forse un giorno Hideki ti cercherà…- gli sussurrò –E noi quel giorno lo accoglieremo, te lo prometto…-

 

FINE

 

Eccoci alla fine della mia storia, un susseguirsi di cambi di idee, a volte talmente repentini che anche io mi stupivo.

Dedico questa fanfiction a tutti coloro che l’hanno letta, e a coloro che hanno anche avuto voglia di lasciare un messaggio nelle recensioni. Grazie a voi sono riuscita a continuare nella stesura delle mie storie, senza lasciarmi prendere dallo sconforto che spesso mi assale quando scrivo. Grazie, perché senza di voi non sarei nessuno.

Una ringraziamento speciale va a Elisabetta, aka OnlyHope, mia omonima, mia Signora del Cipcip e di Bagnolo (XD). Sei davvero una persona speciale, sono contenta di averti conosciuto e di aver intrecciato con te questa profonda amicizia che ora ci lega. Ti voglio bene…

Un grazie anche a Melantò, per la pazienza con cui aspetta le mie bet(t)ate; a Maki chan, Izumi, Sol e tutte le altre Madame del Messenger che quando ricompaio mi accolgono con un calore inimmaginabile.

Ora la notizia: la mia scrittura subirà una battuta d’arresto, almeno per quanto riguarda le long-fic (non si sa mai che una qualche canzone mi ispiri una song-fic..). Questo non significa che sparirò dal sito: continuerò a leggere e a stare in contatto con chi mi cercherà, ma per ora non ho in programma di pubblicare altre storie, almeno finché non avrò una di quelle ispirazioni fulminanti che mi faranno scrivere 20 capitoli in un weekend XD.

Grazie di cuore per tutto e… a presto!

Tanti, tanti, tanti baci

Sakura chan

   
 
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