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Autore: il muffin di tomlinson    28/09/2013    1 recensioni
Una scatola le cadde per terra, tutto si sparse sul pavimento.
Caddero collane, anelli, bracciali e soprattutto tante foto, foto di probabilmente anni precedenti.
Allie scese dalla scaletta e cercò di rimettere a posto tutto.
Non erano cose sue, erano di suo marito e nonostante avesse voluto sapere cosa fossero tutti quegli oggetti, se li aveva nascosti, doveva esserci un motivo.
Cercò di prendere in mano tutte le foto, ma una cadde per terra e non potè non fissarla.
Raffigurava due ragazzi giovani sui sedici/diciassette anni, a sinistra c'era un ragazzo, Louis, che stringeva una fanciulla fra le sue braccia...
Trattenne il respiro, la foto le cadde dalle mani e dovette uscire da quella stanza, da quella casa per poter tornare a respirare.
Quella ragazza raffigurata nella foto era lei.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Louis Tomlinson
Note: Lime | Avvertimenti: Incompiuta
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La lettura e la scrittura sono il mio modo per non sentirmi sola,
la lettura mi fa sognare, creandomi mondi nuovi,
la scrittura rende reali i miei sogni racchiusi nel mio cassetto segreto.





Il giovane ragazzo liceale si buttò a peso morto sul divano, facendo leggermente spostare sua sorella che stava  cercando di dormire da qualche minuto nella speranza di recuperare quel sonno perso la notte precedente.
"Potevi evitare" grugnì la minore tenendo sempre gli occhi chiusi, voltandosi per dare le spalle al suo fratello.
Lui però, a differenza del solito, non rispose, non aveva voglia di litigare, voleva solo avere un attimo di quiete.
Si passò una mano fra i suoi capelli lisci che oramai gli coprivano quasi gli occhi.
Avrebbe dovuto andare dal parrucchiere, ma con la storia dei vari esami finali dell'anno, non ne aveva tempo e voglia.
Sapeva che se fosse andato a farseli tagliare poi avrebbe dovuto incontrare Elisabeth, una sua vecchia "amica" che aveva una cotta per lui da sempre e che non lo lasciava stare mai un attimo.
Appoggiò la testa sul cuscino e si mise ad osservare il soffitto intrecciando le sue mani sulla pancia e mettendo i piedi sul tavolino che avevano appena messo per rendere più carina la sala.
Era particolarmente stanco, lo capiva dal modo in cui i suoi occhi cercavano di chiudersi, ma sapeva che se si fosse addormentato, non sarebbe mai arrivato in tempo all'appuntamento che aveva fissato per vedersi con un suo amico che non viveva più a Londra.
Sospirò pensando a quanta calma poteva esserci in una giornata primaverile, a quanto silenzio poteva esserci quando quella casa non era piena delle amiche di sua sorella.
Però quell'attimo smise subito, in un attimo quel silenzio si ruppe e lo squillo del telefono di casa gli fece capire che non sarebbe più potuto star lì.
Si alzò sbuffando, facendo forza sulle braccia, mettendo in risalto i suoi muscoli ed alzandosi, dirigendosi strisciando i piedi verso il telefono che era appeso all'ingresso.
Prese la cornetta e non gli bastò neanche il tempo di dire "Pronto" che la voce squillante del suo migliore amico risuonò nel suo timpano, facendogli fare una smorfia per l'acuto che aveva appena sentito.
"Louis, ho i biglietti, sono riuscito a prendere i biglietti per andare stasera al concerto di quella band degli anni novanta che ti dicevo" esclamò felice il giovane dall'altra parte della cornetta.
Avrebbe voluto inventarsi una scusa, dire che era malato, che stava male o che doveva studiare troppo, ma sapeva che in un caso o nell'altro, Harry sarebbe venuto a casa sua e l'avrebbe portato con sè in quel locale per sentire quella band sconosciuta.
"Va bene" sussurrò, cercando di tenere da parte la sua poca voglia di andare.
"Non fare così, lo faccio per te..." cercò di dire il suo migliore amico.
"No, Harry, non usare questa carta con me, non funziona minimamente e lo sai, ma vengo ed accontentati di questo. Passa da me verso le sette, qualsiasi sia l'orario dello spettacolo prima voglio bere perchè so già come andrà a finire." rispose per poi mettere giù la cornetta leggermente infastidito dai comportamenti del suo amico che conosceva letteralmente da sempre.
Sapeva che la serata l'avrebbe passata da solo, mentre Harry rimorchiava qualche ragazza e raccoglieva numeri per poi richiamarle una diversa ogni sera.
Era questo che gli dava fastidio, odiava il modo in cui usava quelle ragazza ed il modo in cui usava se stesso, ma sapeva benissimo il motivo.
Sapeva che gli mancava la sua ex-fidanzata, una ragazza conosciuta al mare l'anno prima che gli aveva cambiato la visuale di tutto il mondo.
Certo, tutti e due avevano solamente sedici anni, erano in un'età in cui non potevi dire di sapere e conoscere il mondo, ma per Harry, per lui, nel momento in cui aveva conosciuto Alexandra aveva capito che quella ragazza l'avrebbe portato a conoscere le meraviglie della Terra.
"Vai al concerto quindi?" chiese assonnata Lottie, appoggiando la testa contro il muto, cercando di trovare un modo per svegliarsi.
"Sì e questo vuol dire che non potrò andare all'appuntamento con Liam." sussurrò Louis dirigendosi verso camera sua.
"Invita anche lui" sussurrò la minore, ma sapendo che probabilmente non l'avrebbe fatto e per questo si decise che l'avrebbe chiamato, nonostante non sapesse neanche chi fosse.

La camera dell'unico maschio di casa era una semplice stanza bianca con un letto al centro e mille libri sparsi per la camera.
Amava la lettura e questo negli anni lo aveva portato ad accumulare volumi su volumi  per terra, non avendo spazi dove metterli e non volendoli buttare.
In quei giorni stava rileggendo uno dei tanti libri dell'ottocento che aveva scoperto qualche anno prima nella biblioteca della sua scuola, poichè l'aveva buttato nella spazzatura e l'aveva considerato una cosa orribile.
Pensava che i libri fossero come persone, che i libri non andassero trattati male, sciupati e buttati in un cestino perchè non era considerati decenti o oramai rovinati.
Pensava che i libri avessero un'anima, lo aveva sempre pensato e negli anni passati spesso l'avevano preso in giro proprio per questo, per il suo trattar bene delle cose inanimate.
E' vero, non avevano una bocca, non potevano dire la loro opinione, provare sentimenti, ma comunque raccontavano una storia e parlavano, parlavano a loro modo e quei racconti che sentiva da loro, lo faceva sognare e lo facevano crescere e per questo non riteneva tutto questo così strano.
Qualcuno cominciò a sbuffare alla sua porta e quindi tornò sul mondo dei terreni e mise per terra il libro che fino a pochi secondi fa stava cercando di leggere.
Sapeva chi era, infatti quando vide una chioma riccioluta davanti a sè non si meravigliò molto.
"Louis, sei pronto?" chiese Harry entrando in camera e sedendosi sul suo letto, calpestando, senza preoccuparsene, uno dei suoi libri.
Il proprietario di casa non disse nulla, prese solamente il volume, controllò che non si fosse rovinato e lanciò un'occhiataccia al giovane che lo stava guardando divertito.
"Allora andiamo?" chiese ancora il ricciolo buttandosi giù dal letto e dirigendosi verso la porta per uscire.
Non si dissero poi più nulla, non parlarono, presero le loro giacche ed andarono al bar più vicino al luogo del concerto per poter dar inizio alle feste, almeno per Louis, perchè sapeva che, nonostante tutto, nonostante quanto avrebbe voluto che non fosse così, la serata si sarebbe sempre nei soliti modi.

 
   
 
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