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Autore: MrsBlack4    28/09/2013    0 recensioni
"Era una giornata ventosa. Terribilmente ventosa. Il vento riempiva ogni spazio libero, dominava su ogni elemento, ululava, strepitava e portava con sé quell’indomita e selvaggia sensazione di libertà che Sirius amava più di ogni altra cosa al mondo"
Oneshot ambientata durante la Prima Guerra Magica. Come ci si sente quando si ha solo voglia di scappare e lasciarsi tutto alle spalle? E' una sensazione che Sirius conosce bene, lui vuole solo correre più veloce del vento.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Sirius Black
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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Born to be rebel

 

Era una giornata ventosa. Terribilmente ventosa. Il vento riempiva ogni spazio libero, dominava su ogni elemento, ululava, strepitava e portava con sé quell’indomita e selvaggia sensazione di libertà che Sirius amava più di ogni altra cosa al mondo.

Quell’aria satura di vita, elettrica, frizzante sferzava il suo viso e invadeva il suo corpo come un virus altamente contagioso, bruciando ogni inibizione, ricordo, pensiero o preoccupazione. Il vento lo scrollava dal suo precedente torpore, gli sbatteva in faccia la sua ansia di vivere e gli ricordava quanto fosse appagante, sfrenata e spericolata.

Quel giorno, Sirius era saltato sulla sua moto senza pensarci due volte. La consapevolezza che il cielo grigio piombo minacciava pioggia lo divertiva. Era il giorno perfetto per correre come un folle su due ruote, sfrecciare sulle strade Babbane, sorpassare le auto a tutta velocità, magari aggiungendo anche qualche gestaccio. Sentiva l’esigenza di sentirsi libero e doveva correre, correre, correre per lasciarsi tutto alle spalle. Scappare come se fosse inseguito dalla morte stessa, scappare in direzione della vita.

I morbidi capelli corvini si agitavano scompostamente assecondando l’incidere del vento mentre gli occhi neri guardavano determinati davanti a sé, lottando per non soccombere a quell’aria gelida. Nonostante mancassero pochi giorni al 21 Marzo, non c’era alcun sentore di primavera, ogni cosa era ancora soffocata dalla staticità dell’inverno, da quel cielo lugubre quanto la terra che sovrastava.

Era un periodo triste e cupo, votato alla guerra e alla sofferenza. Da quando Sirius era uscito da Hogwarts, l’estate precedente, non aveva visto altro che scontri e degenerazioni. Bisognava lottare con le unghie e con i denti e lui lo sapeva fare meglio di chiunque altro, non aveva fatto altro nella vita. Sin dalla nascita, aveva lottato contro una famiglia che cercava di soffocare la sua vera natura, aveva lottato per rivendicare la sua identità, la sua indipendenza, aveva lottato per poter decidere da quale parte schierarsi e aveva lottato per godere di momenti come quello: solo, sulla sua moto, lontano da tutto e da tutti.

Sirius aveva ormai diciannove anni, eppure, quel giorno si sentiva proprio come quell’adolescente ribelle che era scappato di casa e si era rifugiato dal suo migliore amico. Un sedicenne orgoglioso e ostinato, ma anche lacerato dai sensi di colpa e perseguitato dai fantasmi del suo passato. Anche quel giorno era scappato, era fuggito dalle ronde e i problemi dell’Ordine per assaporare il brivido della velocità, dell’eccitazione, di quella libertà che gli era tanto necessaria quanto l’ossigeno per respirare.

Sapeva di essere cresciuto, di avere dei doveri e delle responsabilità verso coloro con cui si era impegnato a combattere, ma quelle erano sempre state cose lontane da ogni sua concezione. Non gli piaceva avere degli obblighi, sottostare a degli ordini, lui aveva sempre fatto di testa sua, senza mai soffermarsi neanche un secondo sulle possibili conseguenze. Adesso, invece, faceva parte di un gruppo, c’erano degli orari, delle costrizioni, bisognava tener conto anche degli altri. Era consapevole di quanto tutto questo fosse necessario, ma perché prendere ordini da Silente gli appariva sempre così penoso?

I membri più anziani dell’Ordine lo etichettavano tutti come una testa calda, ritenevano che fosse vittima dell’impulsività e dell’irruenza della giovinezza e lo invitavano ad essere più ragionevole e moderato. Sirius si infuriava ogni volta mentre James amava scherzarci sopra ed era l’unico che sapeva come prenderlo per il verso giusto.

A volte, Sirius si odiava per quell’irascibilità, per quell’incapacità di ascoltare gli altri, per quel carattere indomito, per quel temperamento così tipico della sua famiglia. Detestava ogni traccia di Black che ci fosse in lui, detestava ogni somiglianza, ogni possibile legame, ma soprattutto detestava quella sensazione d’impotenza che lo coglieva davanti all’evidenza di non poter fare nulla per cambiare il suo modo di essere. Era quello il sangue che scorreva nelle sue vene e per quanto si odiasse, sarebbe rimasto un Black fino alla fine dei suoi giorni. Come una maledizione, la sua famiglia l’avrebbe perseguitato anche sul letto di morte. D’altronde, i Black non sono inclini al perdono quanto lo sono alla vendetta e l’avrebbero punito ogni giorno per quello che aveva fatto continuando a corrodere la sua esistenza con la pesante condanna del suo cognome.

Non si può certo nascere Black e restarne illeso.

“Nasci da Black, vivi da Black e muori da Black” soleva dire sua madre.

Ed era anche per questo che scappava, bisognava tenere premuto l’acceleratore per lasciare indietro se stessi e quello che si era stati fino a quel momento.

Una raffica di vento particolarmente forte lo riscosse dai suoi pensieri, frenò bruscamente e si fermò sul ciglio della strada. Smontò dalla moto e si accese una sigaretta, lasciando che la nicotina agisse sui suoi nervi scoperti. Era tempo di tornare nel mondo reale. C’era una guerra in corso e non si potevano certo assecondare i suoi moti di ribellioni e le sue alzate di testa. Ognuno doveva fare la sua parte e sacrificare se stesso, non c’era più spazio per l’adolescente che appendeva poster di moto e ragazze in bikini per far infuriare i genitori. Silente non era l’autorità costituita, lavorava per salvare tutti loro e Sirius non era più un ragazzino, era un uomo. Bisognava abbassare il capo e alzare il proprio onore.

Con un balzo si rimise in sella alla moto, la girò e si diresse in tutta fretta verso quella che era ormai la sua vita.

 

 

 

Angolo autrice: Dopo un periodo di pausa, ho deciso di ritornare alle origini, scrivendo di LUI. Per me l’Unico e il Solo: Sirius Black. Ci tenevo a pubblicare oggi perché è il giorno del mio compleanno e così sento di condividerlo con lui. Cosa non si fa per un Black? Spero di non averci messo troppo di me, ma ogni volta che scrivo di Sirius non posso farne a meno. E’ e resterà parte di me.

  
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