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Autore: saraviktoria    28/09/2013    2 recensioni
Dal prologo:
"oddio, chi lo vorrebbe morto?"
"tanto per fare un esempio? Io " certe volte era proprio una bambina. Stava a me riportarla con i piedi per terra. Ma al nostro capo non piaceva molto il mio modo di fare. Era lì, seduto dietro la scrivania, che ci guardava beccarci come due galline. È che proprio non la sopportavo. Ma dico io, con tutta la gente che lavora qui, proprio lei dovevo beccarmi? E, come se non bastasse, adesso anche questo. Avevo ventotto anni, avevo passato due anni a fare l'addestramento a Norfolk, diciotto mesi di servizio attivo a bordo della Enterprise, sei sulla Kitty Hawk, prima di diventare un agente di servizio ordinario della CIA. E ora mi sarebbe toccato fare da baby-sitter a un attore strapagato, viziatissimo e pieno di sé?
Genere: Azione, Erotico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lemon, Lime, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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32-e perché oggi non hai mangiato? E perché non ti fai un po' gli affari tuoi?

 Protestai debolmente, mentre mi rimetteva in piedi, ma non bastò a fermarlo.

"Chantal, ti prego, non opporre resistenza. Non ti sto rapendo" mi aspettavo di entrare in un albergo. E invece, mentre mi tenevo la pancia, aprii la porta di una villetta.

"Rob, sono io!" urlò al buio. Dal buio apparve un ragazzo sui venticinque anni, con i capelli rosso scuro e un buffo pizzetto. Squadrò prima me, poi Barnes.

"già di ritorno?" chiese, con un sorriso.

"lei è Chantal, una mia amica. Non si sente bene. Chantal, questo è Robert Sheehan, un mio collega " ci stringemmo la mano, poi Barnes insisté per farmi sdraiare

"ma hai mangiato?" chiese, con sguardo indagatore, quando mi ebbe convinta a stendermi sul suo letto.

"oggi no. Ma di solito mangio. Sai, non posso mantenermi in vita solo con l'aria" parve non sentire l'ultima parte

"e perché oggi non hai mangiato?" continuò

"e perché non ti fai un po' gli affari tuoi ?" gli feci il verso.  Rise. Riusciva a ridere anche quando lo prendevo per il culo

"aspetta un attimo. E non alzarti!" minacciò. Non sapeva fare un'aria minacciosa, e mi trattenni dal ridergli in faccia.

Tornò qualche minuto dopo, con in mano un bicchiere pieno di un liquido bianco che frizzava debolmente. Spense la luce

"cosa stai facendo?" non rispose

"bevi" eseguii. Sapeva di limone, doveva essere qualche antiacido. Quando svuotai il bicchiere, me lo tolse dalle mani, per poggiarlo lì vicino. Non capii se era un tavolo o il comodino, era troppo buio.

"puoi dormire qui. Se hai bisogno sono di sotto"

"non è giusto" mormorai. Mi dispiaceva farlo dormire su un divano o una poltrona.

"non importa"

"importa a me" continuai, decisa. Anch'io so riconoscere un'ingiustizia.

"se prometti di non minacciarmi, rimango qui" tirò indietro il copriletto. Mi spostai e si sedette. "non credo che per te sia un problema" rise "d'altronde, non sarebbe la prima volta"

"la vuoi smettere?" lo rimproverai, mettendomi sotto. Era come se il mio stomaco si volesse rivoltare. Eppure, non avevo mangiato niente.

Barnes si era messo il pigiama, ma io non avevo azzardato a muovermi. Solo che con i jeans, la cintura che premeva sull'ombelico e i bottoni della camicia, non riuscivo a dormire. Con cautela mi sfilai i vestiti, lasciandoli cadere dal letto, e mi rannicchiai ancora un po' dalla mia parte.

"non ti mangio" mormorò, da un punto imprecisato del buio. Mi sembrava più vicino di prima. Infatti, dopo poco, sentii il suo respiro sul collo.

"non volevo svegliarti"

"non lo hai fatto" fece scorrere una mano sui miei fianchi

"stai fermo" borbottai minacciosa. La mano si fermò. Respirai, più calma. Non sapevo nemmeno io il perché. Era tanto che non stavo con un ragazzo, forse per questo ero così restia. l'ultimo ragazzo con cui ero andata a letto era … beh, lui. Una volta, non molto tempo prima, mi lasciavo abbracciare da un bel ragazzo, e non avevo problemi se qualcuno mi faceva delle avances. Perché lo stava facendo, se n'era accorta anche Anne, tempo prima.

"non pensavo di rivederti così presto" disse dopo un po', quando pensavo si fosse addormentato.

"nemmeno io. E, ora che mi ci fai pensare, non ti ho ancora ringraziato per il regalo di compleanno" risposi, minacciosa. Lo sentii sorridere nel buio.

"ringraziare? Allora aspetto" non capii esattamente cosa intendesse, ma il tono lasciava sottintendere qualcos'altro. Qualche minuto dopo la sua mano, rimasta ferma su di me fino a quel momento, tornò ad accarezzarmi

"guarda che non scherzo. Ti faccio male davvero, se non stai fermo"

"pensavo dormissi. E poi, mica stavi male?" questo non mi impediva di dargli un pugno. Un'altra pausa "me lo daresti un bacio?"

"NO! E poi, mi hai già baciato" ricordai, non so se con piacere.

"me lo ricordo molto bene. E mi ricordo anche che le tue labbra sono molto morbide"

"allora ricorda!" rise, facendomi girare. Provai di nuovo a protestare inutilmente.

Non aveva tirato le tende, e la luna, velata di nuvole, illuminava debolmente la stanza. Più che altro, illuminava i suoi occhi neri come il carbone. Stavolta sembrava serio

"me lo daresti un bacio?" ripeté. e,senza attendere una risposta -per negativa che sarebbe stata- appoggiò le sue labbra sulle mie. Erano calde, ardenti oserei dire. Ma questa volta non lo feci andare oltre. Spostai la testa,lasciandogli il collo. E non se lo fece ripetere due volte, lasciando una scia umida di baci

"dai, Barnes …. Ben!" si fermò

"com'è che mi hai chiamato?"

"eh?"

"mi hai chiamato Ben, non lo avevi mai fatto"

"si vede che non mi avevi fatto ancora arrabbiare così tanto"

"sei arrabbiata?" ghignò. Mi prese le mani e le trascinò sotto le coperte. Sul suo torace, che avevo subito criticato per la mancanza di muscoli visibili, fino all'elastico dei pantaloni. c'era qualcosa che non andava. Non appena capii di cosa si trattava, ritrassi la mano, riavvicinandola al mio corpo.

"avanti … non mi dire che ogni tanto non ti viene voglia anche a te di stare con qualcuno!" esclamò esasperato. Non potei rispondere. Perché aveva ragione. "sai cos'è uno 'scopamico'?"

"a grandi linee" dissi, evasiva.

"ti prego … non lo saprà nessuno" mormorò, dolce. Era un tono di voce che non avevo mai sentito, e che, in condizioni normali, non avrei mai immaginato che potesse usare. Cedetti. Perché sono umana. Stupida e umana.

'l'unico modo per vincere le tentazioni è cedervi ' o  qualcosa del genere. Cedetti. Semplice, no?

Beh, al momento mi sembrò così. Ero già mezza nuda, avevo in programma di dormire.

In un attimo fu sopra di me. Mi chiesi se avesse programmato tutto. Ma no, non era possibile, non poteva sapere che sarei stata male. Che stavo male, anche se in quel momento mi veniva difficile ricordarmene. Dopo che avevo lasciato che le sue labbra si impadronissero di me, che le sue mani esplorassero il mio corpo. Sapevo già che ci sapeva fare, ma fu una sorpresa, esattamente come l'altra volta, quando lo sentii dentro di me. Faceva male. Ma soprattutto, faceva bene. Un piacere che quasi, mio malgrado, stavo dimenticando. Perché il sesso, che ci sia o meno l'amore, è una cosa potentissima, in sé. Qualcosa per cui vale la pena cedere. Abbassarsi, in un certo senso. Eppure, c'era qualcosa di romantico, nel modo in cui mi toccava, come le sue labbra lasciavano le mie per raggiungere i capezzoli, come chiamava il mio nome, in quel modo sgraziato che avevo sempre detestato. Eppure, in quel momento, non mi diede fastidio. Perché non ebbi il tempo di pensarci. Era già abbastanza doversi trattenere dall'urlare, figuriamoci pensare ad altro.

Qualcosa mi diceva che era sbagliato. Oltre alle ovvie ragioni, che avrei sostenuto anche sotto tortura perché, in un modo o nell'altro, erano le mie convinzioni, sapevo che accanto a noi, da qualche parte, c'era il coinquilino di Barnes, tale Robert. Ed era troppo sperare che avesse il sonno abbastanza pesante da non sentirci. Ma lui sembrava non occuparsene. Lo sentivo gemere, sempre più forte. A un certo punto mi lasciai andare. Perché ogni tanto la vita bisogna anche godersela. E perché, dopotutto, non era per niente male sentire un calore che dal centro del corpo si propagava fino ai piedi e alle braccia. Mi si annebbiò la vista per qualche secondo, forse lacrime . Poi un altro calore, un altro urlo. Era venuto anche lui.

Mi accarezzò i capelli, sorridendo, cercando di riprendere fiato. Anch'io avevo il fiato corto, mi ero impegnata questa volta. E mio malgrado, come avevo già ammesso una volta, mi era piaciuto. E l'avrei rifatto cento volte.

Non che fossi innamorata di lui, o chissà cosa. No, non credevo che mi sarei innamorata di nuovo di qualcuno. Mi piaceva andarci a letto, non credo sia una cosa così strana. Rotolò di lato, prima di abbracciarmi di nuovo. E questa volta, non mi lamentai. Stavo tremando, e non di freddo.

"sono un idiota, vero?" chiese "non volevi … "

"se non avessi voluto ti avrei fermato" risposi. La forza non mi mancava.

"lo stomaco come va?"

"meglio, grazie" mi passò qualcosa

"credo che questi siano tuoi" mi rimisi reggiseno e mutande. Non ricordavo come avesse fatto a togliermeli. Andavo spesso in confusione, quando c'era lui "ma stai tremando! Hai freddo ?Vuoi una coperta?"

"non ho freddo. Diciamo che il mio corpo esprime le emozioni meglio di me" ridacchiai, enigmatica.

"credo che tu sappia esprimere le emozioni anche a parole, Chantal"

"se lo dici tu, Ben" lo vidi sorridere di nuovo. 







buongiorno a tutte/i!
chiedo immensamente scusa per avervi fatto aspettare così tanto, ma in questo periodo il tempo non mi è amico.... :(
siete pronte per un nuovo colpo di scena? beh, allora non vi resta che aspettare il prossimo capitolo (giuro, cercherò di pubblicare entro settimana prossima)
ah, un'ultima cosa: ero già piuttosto imbranata con il vecchio editor di efp, e ora ho provato per la prima volta quello nuovo, perciò chiesto scusa per evenutali mancanze di spazi/accapo/altri errori nel testo
a presto!
SaraViktoria
   
 
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