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Autore: valery_    28/09/2013    2 recensioni
DAL TESTO:
'La cosa più brutta di quella storia, per Niall, era che al suo migliore amico piacevano le ragazze, e non aveva neanche la minima idea che un ragazzo potesse amarlo.
Se Zayn, invece, fosse stato almeno bisessuale, il biondo sarebbe stato felice: avrebbe avuto una delle infinite possibilità con lui.
Ma il moro era così bello, e lui era… lui.
Neanche se l’orientamento sessuale dell’amico fosse diverso, lui non avrebbe mai una possibilità. '
|| Ziall|Zerrie. - matrimonio Zerrie. Slash/Het
FINALE ALTERNATIVO.
Genere: Drammatico, Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Niall Horan, Zayn Malik
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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FINALE ALTERNATIVO.

((per leggere e recensire la storia principale, e quindi il lieto fine, clicca il seguente url: 
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E... Buona lettura! ))

 
«Sì» mormorò mentre camminava su Caledonian Road, la strada dove aveva comprato la sua umile casa.
Guardava il marciapiede, e di tanto in tanto gli operai che lavoravano sull’asfalto con uno di quegli attrezzi che ti fanno scoppiare le orecchie.
«Non va bene, vero Ni?»
La voce di Zayn era così dolce, in confronto al rumore di quegli stupidi attrezzi.

Arrivò presto alla fermata della metropolitana.

«Invece va bene, Zay» ribatté quasi sbuffando. Poi continuò: «Ascolta, vado a farmi un giro. Sta coi ragazzi, ci sentiamo.»
«Ti chiamo sul tardi, quando Perrie è a letto. Okay, Niall?»
Ci teneva a lui. Glielo stava dimostrando. Preferiva chiamare lui, quindi, che fare l’amore con una biondissima Edwards?
«Okay» disse, scocciato, prima di attaccare, il più piccolo.

Gli caddero le mani in tasca, e lo sguardo si alzò verso la gente che si affrettava ad entrare negli ascensori, per raggiungere la loro metro.
Avrebbe voluto essere una di quelle persone: una persona semplice, comune, conformista; una persona che bada solo a non far tardi a lavoro, e non ai sentimenti delle persone che gli stanno accanto. O meglio, ai propri. Ma non lo era.
Ritrovò in tasca una vecchia carta per la metropolitana. Era una di quelle che non scadeva il giorno dopo, ma durava come.. un mese, circa.
Fortunatamente, quella carta gliela aveva regalata Greg una settimana fa. Menomale che c’era lui, forse l’unico a capirlo… dopo la sua mente.
Si avviò verso l’entrata della stazione, e strisciò lentamente la carta sul piccolo display. Gli altrettanto piccoli cancelli davanti a sé si aprirono, e lui entrò.

Rimase immobile, mentre il vento sembrava respingerlo.
Si decise a prendere uno degli ascensori per scendere al treno, e una volta giù, guardò la mappa delle linee.
Erano quasi le otto, e la maggior parte della gente era a cenare.
Da Caledonian Road si potevano prendere la Central e la Piccadilly, ma erano entrambe troppo affollate. E lui voleva stare solo.
‘E cosa ci sei venuto a fare qui, se vuoi stare solo?’
La sua mente aveva ragione. Idiota. Solo questo era.

Alla fine prese la Piccadilly.
Destinazione? Ah beh, non lo sapeva. Sarebbe sceso solo quando si sarebbe stancato di stare seduto su uno dei sedili ricoperti da una stoffa blu, a motivi floreali.
Di fronte a lui, due ragazzi: uno sull’altro, poiché non c’era più nessun posto libero, che si sussurravano cose che gli sembrarono abbastanza dolci. Quello che era seduto sul sedile, un ragazzo ventiduenne forse, finì il suo discorso con un ‘ti amo’ e l’altro sorrise.
All’apparenza erano omosessuali, come lui.
La sua mente era troppo debole per non pensare a Zayn.
Il suo pensiero era diventato un chiodo fisso, e si sa, non si sarebbe potuto più togliere.
Dopo due fermate, i ragazzi scesero, mano nella mano.
Niall li fissò fin quando non toccarono il suolo della stazione.
Poi si portò la tracolla sulle gambe, la aprì e vide che c’erano solo un vecchio libro, un pacchetto di gomme da masticare aperto e quasi finito, e poi il suo cellulare.
Prese quest’ultimo, e lo spense.
Poi prese il pacchetto di gomme, e ne prese una, due, e le mise in bocca. Menta. Il gusto preferito di Zayn.
Quel ragazzo era ovunque, Niall aveva quasi paura.
Lasciò il libro al suo posto, solo perché non aveva mai amato leggere.
Incrociò le braccia al petto, e, masticando le gomme, riprese a pensare al matrimonio.

Si immaginava i due sulla spiaggia, con il vento fra i capelli biondi di lei, e le onde con il loro suono rilassante e ipnotizzante dietro il  sacerdote.
Le loro famiglie, sedute ai lati degli sposi.
I loro amici, i manager, i ragazzi, le Little Mix… e poi immaginava lui.
Lui: castano, perché il biondo significa luce e lui tutto avrebbe potuto emanare, tranne che luce e sicurezza; in uno smoking, uno di quelli stretti del fratello, e lo sguardo su di loro.
La mente che cercava di accettarli, così come il cuore.
Forse sarebbe stato il primo momento della storia dove cuore e cervello vanno d’accordo.
Poi immaginava il bacio: corto, ma colmo di passione.
Immaginava gli applausi, i coriandoli, i fotografi attorno a loro, e i fiori tra i capelli di lei, che le davano un’aria floreale e tanto carina quanto la sua corona in argento.
Lei era luminosa, e lui scuro. Zayn felice, e lui distrutto.
Ma avrebbe fatto comunque le congratulazioni ai due giovani. Era troppo buono per ignorarli.
Avrebbe stretto comunque Zayn, e si sarebbe lasciato stringere dalle sue braccia forti almeno per un nano-secondo, tanto per assaporare un pizzico di felicità in quel giorno più che triste, per lui, e più che magnifico per il suo chiodo fisso.

Scosse il capo. I suoi pensieri, i suoi film, erano durati sette fermate, e si era depresso abbastanza.
Il suo sedere cominciava a far male, così si decise a scendere dalla metro, e a dirigersi verso quel che pareva fosse Hyde Park.
Aprì di nuovo la sua tracolla: il solito libro, le gomme, e il cellulare. E.. cosa? Una scatola bianca. La prese.
Non l’aveva notata prima, sembrava come essere apparsa dal nulla.
La portò vicino agli occhi e lesse la scritta in grassetto: ‘deadly pills’.
Pillole. Pillole mortali. E questo che significava?
Sì, stava male.. ma non significava mica che voleva morire.
Insomma, sì, no.. . Voleva vedere ancora quegli occhi nocciola che gli avevano rubato l’anima, ma non voleva assolutamente intravedere la bionda vicino al suo ladro.
Ma stava pensando, che se fosse morto, sarebbe stata la cosa migliore e tutti lo avrebbero accettato, senza farsi alcun problema, poiché nessuno si importava davvero tanto di lui. Tranne Zayn… forse.

Sputò a terra le due gomme, ormai unite, e mise a posto la scatola di cui stava avendo parecchia paura.
Camminò per il lungo viale del parco, finchè le sue gambe non cedettero e accettò l’idea di sedersi. Sul prato.
‘‘Bellissimo’’ aveva pensato.
In effetti: il prato così verde come quelli della sua Irlanda, come le pareti della sua stanza. Si sentiva libero. Chiuse gli occhi.

Nella sua mente tornò in mente un ricordo: la giornata al parco con Zayn.
L’aveva trascinato al St. James, e lo aveva fatto stendere sul prato. Poi gli si era steso accanto, e gli aveva sussurrato qualcosa all’orecchio, ma lui non lo capì, e nonostante le continue incitazioni a rivelargli il possibile ‘segreto’, il moro non aveva aperto bocca.

Sentì la voce del ragazzo, il vento, sull’orecchio destro, e un brivido percorse il suo corpo fragile.
Aprì gli occhi. Sentiva il forte bisogno di mangiare qualcosa.
Si guardò attorno: crepes, gelati, bibite. E lui non aveva un soldo. Non se l’era portato, ovviamente.
L’unica cosa che gli rimaneva, erano le poche gomme da masticare del pacchetto.
Si alzò dal prato. Aveva di meglio a casa: si sarebbe potuto mettere sotto le lenzuola e avrebbe potuto sgranocchiare qualche pacchetto di patatine, coca-cola e avrebbe gustato un film di fantascienza.

Si avviò di nuovo verso la fermata della metro, e quando arrivò, prese dalla tracolla, distrattamente, una delle gomme – o almeno così gli parevano – e la portò alla bocca.
Quella volta gli sembrarono più buone del solito.
Ne prese un’altra, e un’altra ancora. Alla fine se ne ritrovò cinque fra i denti.
Non le masticò, ma solo perché non aveva la forza, mentre si dirigeva verso il treno che doveva prendere.

 
***

La testa gli cominciò a girare, era troppo forte il dolore. Decise di fermarsi su una di quelle sedie gialle.
Osservò i treni fermarsi e ripartire, mentre il vento della velocità gli scompigliava i capelli e lo facevano sentire spaesato nella regina delle capitali.
Socchiuse gli occhi. Li assottigliò, quasi.
Non sopportava più quel dolore.
Era certo che stava per lasciare quel mondo che da un paio di giorni, gli era caduto addosso e gli era sembrato crudele.

L’ultimo pensiero lo dedicò a Zayn: al suo moro, ai suoi occhi nocciola, al suo fisico atletico e alle sue braccia possenti.
Ma soprattutto, al suo carattere. Alla telefonata che avrebbe dovuto fargli. E poi, per un secondo, vide Perrie. Sorrideva, e dietro di lei l’accompagnava una luce bianchissima.

Poi chiuse del tutto le sue palpebre, e schiuse le labbra.
Sentì la sua guancia sinistra toccare il pavimento gelido della stazione.
L’ultima cosa che sentì fu un urlo. Un urlo acuto e femminile.
Poi smise di avere orecchie, bocca e occhi.
Era lì, sotto gli occhi di tutti i passeggeri. E non se ne rendeva conto.
Il volto di tutti i passanti era coperto da una mano. Le carnagioni dei più abbronzati diventavano pallide, viola, per il disgusto.
Quelle che aveva ingoiato il povero Niall, non erano di certo gomme da masticare. Ma erano ben altro.
Quelle che aveva ingoiato il povero, dolce, e umile Niall, erano i cancelli della morte.

 
***

Era ormai mezzanotte.
La metro era vuota, e quelli che viaggiavano erano solo poveri ubriachi fradici.
E una persona. Zayn.

Era tornato a Londra solo per lui, gli avrebbe fatto una sorpresa a Caledonian Road. Gli avrebbe comprato una scatola di caramelle e avrebbero visto un film insieme, come ai vecchi tempi.
Poi si sarebbero addormentati, sempre insieme.
E invece Niall aveva infranto le regole di Zayn: si era addormentato da solo, troppo presto, e soprattutto, per sempre.

Il destino volle far scendere il ragazzo moro proprio alla fermata di Hyde Park, e quello che vide non fu certo il migliore degli spettacoli.
Un corpo, il corpo. Pallido più che mai. A terra. Morto.
Un urlo sfuggì al cuore del ragazzo in piedi, con il borsone sulle spalle.
Si precipitò verso il biondo, e gli sfilò la tracolla. La aprì.
Trovò tutto, eppure, le pillole mancavano. Erano magiche per caso?
Non c’erano, s’erano volatilizzate, sparite nel nulla come erano apparse.
Malik si mise la tracolla, e prese Niall sulle spalle.
Lo fece uscire dalla metropolitana, e poi lo portò a casa.

 
***

Fortuna che aveva una copia delle chiavi di casa Horan.
 Lo portò di sopra, nella sua stanza verde smeraldo. Lo stese sul letto, e si mise seduto vicino a lui, fissandolo.

«Perché, Niall?»

Le lacrime scivolavano via velocemente e naturalmente, come i singhiozzi e l’enorme dispiacere che gli infliggeva il cuore.
Passò minuti, ore, a pensare perché il suo migliore amico l’avesse fatto, perché si fosse ucciso.
Era strano, ma non riusciva a capirlo.
Perché? Solo questa domanda regnava nella sua mente. E la risposta, lui, che ne aveva tante da dare, non ce l’aveva. Non stavolta.
Decise di passare la notte con lui.
Lo mise sotto le coperte, gli accarezzò i fragili capelli, e poi gli diede un bacio sulla guancia.
«Buonanotte Nialler» mormorò vicino al suo orecchio, per poi abbracciarlo e addormentarsi.

 
***

Due giorni dopo lo disse ai ragazzi, che lo dissero ai genitori Irlandesi del ragazzo, e per ben due mesi, il mondo sembrava non muoversi più. Era morto anche lui.

Dopo, dopo che il moro si riprese, decise di lasciare la band.
Non era più la stessa senza la risata coinvolgente di Niall, e la sua solarità.


Era finito.
Tutto. 
Completamente.







HEY HEY HEEEY!

okay, uhm..
vi chiederete perchè abbia fatto un finale alternativo.
Beh, essenzialmente perchè il finale principale non mi piaceva PER NIENTE.
Sono strana, i know. Tutti mi dicevano 'ma no, ma dai, è bellissimo!'
ma io ero sempre scontenta del contenuto della precedente one shot.
Così, incitata soprattutto da Antonella, mia omonima e particolarmente adorabile ai miei occhi,
ho scritto questo finale alternativo.
E' stato il mio primo pensiero, e direi che sono abbastanza soddisfatta.


Dedico questa one shot a lei, Antonella, che oggi è riuscita a catturare i biglietti per il 'Where We Are Tour' dei ragazzi,
come me.
Quindi...

boh, spero vi sia piaciuta e come sempre:
RECENSITE.

vi amo, alla prossima!

 
 
- Valery. 

 
   
 
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