If you’re
pretending from the start like this
With
a tight grip then my kiss,
Can
mend you’re broken heart
I
might miss everything you said to me.
And
I could lend your broken parts
That
might fit like this,
And
I would give you all my heart,
So
we could start it all over again.
-
Over
Again, One Direction.
Harry stava parcheggiando sotto casa quando vide Zayn. Era sicuro fosse lui, con quei capelli corvini e l’andatura cadente.
Doveva essere Zayn, entrato velocemente nella Volvo – molto familiare per lui - parcheggiata davanti casa sua e partito con la stessa rapidità verso la superstrada.
Zayn era qui, rimbombava il suo cervello, in un eco fastidiosa e costante. Era ovvio che cercasse Chloe, ed era altrettanto ovvio che l’avesse trovata a casa.
Il panico s’impossessò di lui e strinse forte il volante, tanto da far diventare le nocche bianche.
Beth scalpitava al suo fianco, ansiosa di scendere dalla macchina e abbracciare la mamma, ma lui non le dava attenzione.
Era venuto a riprendersela.
Forse.
Forse no.
Ma il dato di fatto era lei non c’era nella sua macchina.
Slacciò velocemente la cintura di sicurezza alla figlia e la prese per mano, cercando di metterci il più tempo possibile a salire le scale.
Sapeva che, con ogni probabilità, Chloe stesse piangendo.
Ma non era quella la ragione.
Non sapeva come affrontarla.
Cosa le avrebbe detto? Infondo lui l’amava, l’amava davvero.
Non aveva le parole adatte per consolarla stavolta, e sentiva il disperato bisogno di essere consolato anche lui.
Chloe amava Zayn, l’aveva sempre fatto.
E allora perché non era andata via con lui?
La risposta la sapeva bene: Elizabeth.
Lei era l’ancora che la teneva ancora a Londra, ancora in redazione, ancora con lui.
Chloe si colpevolizzava troppo di tutto, ed era sbagliato.
Lei aveva diritto alla felicità come chiunque altro.
<<
Papà? >> Domandò la
piccola, non sapendo dire nient’altro.
<<
Piccola, facciamo così:
adesso andiamo dalla nonna, ok? >> Le disse,
riallacciandole le cinture.
La piccola
annuì. Non ci volle molto
per ripartire, così velocemente da non accorgersene.
Chloe aveva
bisogno di tempo. E
Harry, lui aveva bisogno di aiuto.
<<
Mamma, è questo il punto.
Non mi ama, non ha senso costringerla ad una vita in cui lei
è infelice. Non
voglio questo. >> Concluse rassegnato il riccio. Anne lo
guardò con fare
preoccupato e materno, prima di parlare.
<<
Hai già preso una decisione
allora. Non c’è bisogno che io ti dica nulla, so
che farai la cosa giusta. Ma
devo chiederti una cosa, Harry. Tu la ami? >>
<<
Io tengo molto Chloe, e
voglio che lei sia felice. E se l’unico modo per renderla
felice è mandarla da
Zayn, lo farò. So di amarla, perché la
lascio andare via. >>
Affermò convinto. La madre l’abbracciò.
<<
Allora la tieni tu Betty?
>> Le chiese.
<<
Si, non preoccuparti. Ti
aspettiamo stasera. >>
Quando
entrò, Chloe era seduta sul
divano a gambe incrociate, lo sguardo perso nel vuoto e il volto
stanco,
smorto. Le si avvicinò con cautela, fino a inginocchiarsi
davanti a lei, per
poterla vedere al meglio. Lei tirò su col naso, pronta ad
affrontare qualunque
cosa. Quella qualunque cosa che non arrivò. Harry
sospirò un paio di volte,
prima di prendere le sue mani nelle proprie e stringerle.
<<
Harry... >> Gemette
lei. Lui annuì.
<<
Se adesso ti dico una cosa,
mi ascolterai? >> Col capo fece un gesto affermativo. Se
avesse aperto
bocca, il suono delle parole spezzate dalle lacrime l’avrebbe
distrutta.
<<
Và da Zayn. Io ti amo, ma
lui ti ama più di me. Per una volta - una sola
nella vita - ascoltati e
agisci nel modo migliore per te e nessun altro.
Io starò bene,
Elizabeth si abituerà, ma tu e Zayn avete il diritto di
essere felici. Adesso
alzati da lì, prendi le chiavi della macchina e ferma
quell’idiota prima che
raggiunga Doncaster. >>
Chloe
guardò Harry incredula, prima
che altre lacrime le solcassero il viso. Lo abbracciò,
così forte da farle male
le braccia e lo baciò, con passione e disperazione. Come si
da un ultimo bacio.
Poi afferrò le chiavi che Harry le stava porgendo e corse
alla porta, giù fino
all’ultimo gradino delle scale e oltre il portone, infilando
le chiavi nella
toppa con così tanta foga che mettere in moto
risultò un gesto automatico.
Partì a tutta velocità, mentre gli alberi
sparivano all’orizzonte e
l’autostrada si faceva spazio nel verde. Iniziò a
nevicare, ma non importava. Provò
a chiamarlo, ma senza successo. Due ore dopo arrivò a
Doncaster, a casa di
Louis. Corse fuori dalla macchina, percorrendo con velocità
la stradina che
portava al portoncino di casa Tomlinson e poi lo vide, nella neve,
camminare
piano con la borsa in spalla, a testa china. Si avvicinò
lentamente, poi lo
chiamò.
<<
Zayn! >>
Gridò con tutto il fiato che aveva in gola. Lui
l’aveva riconosciuta, quella
voce e si girò, fissandola spiazzato.
<<
Aspettiamo questo momento
da una vita, quindi perché non la smettiamo di mentire e
ammettiamo che lo
volevamo dall’inizio? Potrebbe mancarmi quello che mi hai
detto. Io ti amo,
Zayn. Rincolliamo i cocci dei nostri cuori insieme?
>> Lui l’ascolto,
commosso e felice. Poi le corse incontro, prendendola tra le braccia e
baciandola.
<<
Volevo questo sin
dall’inizio, la tua stretta forte e un tuo bacio.
>>Sussurrò lei,
baciandolo di nuovo.
<<
Che ne dici se ricominciamo
tutto daccapo? >> Propose il moro. Lei annuì e
insieme risero, nella
neve. Chloe e Zayn, Zayn e Chloe.