A Earring
- To Sleep.
“A te che sei l’unica amica
Che io posso avere
…A te che sei
Semplicemente sei
Compagna dei giorni miei.”
La luna entrò con qualche raggio, facendo da terzo incomodo ed
illuminando una zazzera fulva in contrasto con il lenzuolo bianco che avvolgeva
due figure.
Decisamente
era nel posto sbagliato.
C’era chi, nel suo villaggio, se lo figurava solo dietro a
una scrivania o dentro a un buffo costume; ma d’altronde era sempre stato
piuttosto –strano- vederlo in un
bianco letto, nell’impresa ardua di provare a chiudere gli occhi.
Boccheggiò lanciandole un’occhiata insolita, sveglio del
tutto –solo adesso?- al freddo improvviso
di un metallo che si era scontrato con la sua pelle calda- perché lei, si muoveva molto anche nel sonno-.
Il freddo proveniente da quel suo piccolo cerchio d’argento
posto sul lobo sinistro.
Ed ogni muscolo, ogni cellula era attiva, recependo quelle
svariate sensazioni -anche quella, la più
minuscola- tramutandola in un dolce ricordo.
Mugugnò irritato, non era il tipo da ricordi.
Non
gli piaceva ricordare quando era stato diseredato dal
mondo.
Ma, si sorprendeva per ciò che rimaneva dentro di lui non
c’era più traccia di rancore, solo tanta tristezza. E purtroppo la vita, anche la sua, non poteva esistere senza un
passato.
Ma se il passato a poco a poco, da ombroso, diventava lucente:
capiva sempre di più l’importanza del presente.
Impercettibilmente le labbra si tirarono verso l’alto.
Il presente.
Sì. Voleva ancora
continuare a parlare poco a quelle assurde riunioni con gli anziani.
Voleva ancora
sentire quelle improvvise tempeste di sabbia quando, migliaia e migliaia di
granellini, scivolavano: sulle case, sui tetti dorati, su di lui. Facendo del
lieve rumore –musica per i suoi timpani.
Voleva ancora vedere,
il ventaglio minaccioso della sorella che si apriva – se le rifiutava un
permesso speciale per andare a Konoha.
Voleva ancora scorgere
Kankuro, scappare dalla presa di Temari,
per una battuta infelice su una certa ananas di quel
luogo.
Voleva ancora
guardare la faccia terrorizzata di quest’ultimo, quando si rifugiava dietro
alla sua casacca.
E voleva che nel suo futuro, ci fosse ancora e ancora
quell’orecchino a tenerlo sveglio la notte.
Non che poi ce ne fosse tanto bisogno. Era abituato a non
dormire.
Affondò le mani in quei capelli d’oro che assomigliavano
tanto alla sabbia del suo villaggio. Alla
sabbia, che l’aveva cullato da sempre e che l’aveva cresciuto nel dolore
della solitudine.
Ma
d’altronde è necessario soffrire per scoprire la felicità.
Fece una lieve smorfia, gli occhi di ghiaccio inquadrarono
quei lunghi capelli che adesso, se ne stavano anche sul suo viso. Gli
solleticarono la guancia quei fili d’oro e si ritrovò a sorridere leggermente.
Ancora,
sta diventando una bella abitudine. Ma era anormale vederlo
sorridere, decisamente….
Era pur sempre un kazekage.
Sabaku no Gaara.
Poggiò le sue labbra sulla fronte di lei non producendo
rumore, impedendo così che le sue labbra si schiudessero, in una smorfia inconsueta.
Dio,
era un Kazekage, che
quando poteva andava a Konoha. Lì, dove aveva imparato ad amare….
Allora gli veniva da ghignare, al pensiero degli anziani che
gli dicevano di partire e di porgere i loro saluti a Tsunade-hime.
“Suna è un
alleata di Konoha.”
E sorrideva semplicemente alla sorella, che si proponeva di
accompagnarlo, senza nemmeno riflettere un secondo di più.
[ “Oh,
Shikamaru Nara deve ripagarmi le spese della
lavanderia. L’ultima volta, mi ha incenerito i vestiti con quel suo perenne vizio
del fumo.”
“Si, ma com’è sorellina
che te li sporca sempre questi vestiti?”]
E rideva silenzioso, al terrore che si spargeva sul volto di Kankuro, alle parole di Temari
che giungevano –sempre- in risposta dopo.
[“Hai
tu la situazione in mano qui, quando noi due partiamo.
Se succede qualcosa:
sarai tu, a pagarne le conseguenze. Ciao, ciao Fratellino. Divertiti.” ]
E semplicemente sentiva il cuore battere veloce
quando, incontrava volontariamente
quella donna per strada, che minacciava chi la infastidiva, con un mazzo di
fiori in mano.
[“Sabaku no Gaara” E bisbigliava
lei prendendolo in giro –a lui che era un
Kazekage.
“Quei capelli sono
sempre più rossi.” ]
La tenne stretta a sé, in un gesto che di giorno, gli sarebbe
stato impossibile fare –troppe spiegazioni
e lui non è mai stato un tipo logorroico.
Sospirò e sfregò la sua guancia sulla testa di lei, piano e
si ritrovò a fremere e il suo cuore intonò una piccola preghiera a bassa voce.
“Non
mi lasciare”
Ed ancora la strinse; se ne avvolse, come se lei e i suoi
capelli fossero stati una coperta di velluto.
Il respiro della donna era regolare con l’abbassarsi ritmico
del suo ventre e solo allora, chiuse gli occhi, cullato finalmente da quel
profumo di fiori e terra –strana parola,
per un uomo del deserto- che gli entrava dentro, senza indugi.
Sapore
di lei.
Decisamente
era diventata l’acqua nel suo deserto
**
Si stiracchiò quando, la luce del
sole aveva preso il posto della luna nella stanza. E l’aria fresca provava inutilmente
ad entrare dalla finestra chiusa – ma, ancora
per poco. Si infilò dunque, quella maglia nera; quella
che lui abbandonava puntualmente per terra.- A Suna non gli insegnano proprio mai
l’ordine, eh? E si alzò andando ad aprire le persiane, illuminando così,
quella fiamma rossa che se ne stava nel suo letto.
E lui dormiva sereno; il petto che si muoveva ritmico.
Si avvicinò, annaspando, l’essenza di lui che la avvolgeva ad
ogni centimetro che passava.
Chissà
se i fiori li coltivano anche nel deserto.
Se lo chiese, scoppiano a ridere come una ragazzina.
No, di più come quella fronte
spaziosa, persa da sempre in Sasuke.
Scocco il labbro, dandosi della stupida, e facendo ricadere
le sue ciocche bionde su quella cornice, schermandolo dal sole. E mentre la
mano si poggiava su quei lineamenti, non potè fare a meno di sorridere.
Certo,
che i fiori crescono anche nel deserto.
E i suoi occhi fotografarono, dentro la sua anima, quel
profilo così noto, distinto, e le mani di lei si divertirono a formare nuove
parole sulla fronte usando i suoi capelli rossi. Lì dove il kanji
amore regnava sovrano.
Di
certo, le farfalle volano anche nel deserto.
Si mise a ridere forse un po’ più rumorosamente di prima, tanto
che si ritrovò quelle iridi acquamarina nelle sue.
“Ti sei svegliato”
Lui borbottò solo due parole in
risposta, un po’ imbarazzato da tutta quella luce. “È giorno”
Lei fece schioccare il palato, con un ghigno da superiore.
“Decisamente si”
E lui fece per guardare il pavimento.
Un kazekage alla ricerca dei suoi vestiti.
Poi battè ciglio e inquadrò quella donna con
quell’espressione così serena. Il volto lievemente corrucciato.
“Hai la mia maglia”
“L’ha notato, il mio piccolo Kage”
Glielo bisbigliò maliziosa e lui si ritrovò le guance
imporporate. Sempre la solita, che approfittava delle sue insicurezze. E menomale che sapeva cosa aveva significato
per lui imparare ad amare in quegli anni.
Già lo sapeva dato che se aveva iniziato era stata per colpa
sua. Catturato completamente dalla spirale azzurra delle sue iridi. Lei così
irruente, così rumorosa. Lei che la prima volta che erano rimasti soli, aveva preso
la sua mano… afferrata come se lui: fosse
stata una persona qualunque, entrando nella sua vita come una tempesta di
sabbia.
[“Mi dispiace solo, che non
troverai né Naruto né Sakura: sono in missione. Ed io sono sommersa dal
Consiglio e dal lavoro in ospedale. Ma ti prego, devi trattenerti. Lei, è una
mia allieva e ti accompagnerà in giro per Konoha.” ]
“I fiori. Ce li avete i fiori a Suna?”
Gaara la guardò, bella mentre indossava il suo vestito, i lunghi capelli
biondi che ancora ondeggiavano liberi sulle sue spalle.
Come al solito, non gli diede
nemmeno il tempo per rispondere.
Anche la prima volta che si erano conosciuti, l’aveva
riempito di chiacchiere. Le aveva raccontato della sua amicizia con Sakura
della sua stupida “cotta” – illusione- per
un membro del clan Uchiha.
[“Ma
io, l’ho sempre saputo che Sasuke è di Sakura Haruno!” ]
E noncurante del suo silenzio, si tirava su i capelli, nella
solita coda, parlando e confondendo le
poche certezze che aveva raccolto in quegli anni. Parlava.
“Che stupida forse avrete le serre, perché altrimenti come
fareste a mangiare? Oddio, credo che tua sorella non sappia cucinare bene,
comunque. Shika si lamenta sempre delle loro cene
finite male.”
Continuava a fiatare provando nel contempo a dare un ordine a
quel letto bianco. “Di certo, userete parecchi fertilizzanti o tantissima
acqua. No, proprio no, non riesco a immaginarmi il tuo villaggio.”
Le labbra rosse si schiudevano con il solito ritmo ed un
odore di fiori che si innalzava nell’aria .
“Le farfalle ci sono lì? Magari nelle serre…?”
Gaara continuò a fissarla a
metà tra lo stupito e il sornione.
Una leggera espressione di vittoria sul viso adesso, che lei
attendeva delle risposte.
“Ino.”
“Sono solo curiosa. In verità è colpa di Shika,
al diavolo lui e il suo quoziente intellettivo.”
“Ino.”
“Mi riempie la testa di domande strane. –non è affatto vero, sei tu a fartele -E devo pur incominciare a
rispondergli, solo per dimostrargli ogni tanto che io sono intelligente quanto
lui.”
“ I n o . ”
Ricalcò ogni parola e trattenne quel ghigno, che gli stava
per animargli le gote.
Le si accostò,
fermando in un secondo tutti quei pensieri così incoerenti, spazzandoli via
dalla sua mente.
Lei aggrottò le ciglia dorate: sei una tempesta Gaara. E gli rivolse
un’espressione arrabbiata.
“Non mi ascolti nemmeno”
Gaara la azzittì. Gli occhi
acquamarina che si fondevano con i suoi.
Portavano
dentro alle loro pupille il cielo dei loro due villaggi.
La azzittì prima con un dito sulle labbra e poi sostituendo a
quel dito, la sua bocca –impacciato e
quasi stizzito insieme.
Ed Ino assaporò quel bacio prima di perdersi ancora.
Si,
era davvero diventata come la sua migliore amica.
“Abbiamo delle serre a Suna.
Mangiamo con i prodotti della terra. Suna nasce anche
da una oasi. Abbiamo dei sistemi di irrigazione. E… e Temari è vero che non è molo brava
in cucina.”
“Uhmpf. Proprio come pensavo” Ed
era sempre la solita Ino Yamanaka.
“E le farfalle?” chiese intimorita.
“Le farfalle?”
Arrossì e sbuffò insieme, lei.
“Già”
Lui la guardò
intensamente.
“Non credo ci siano”
Delusione.
Tanta.
Crucciò le sopracciglia dorate.
Suna alla fine non è poi così
bella.
La
farfalla prima o poi si dimena e muore nella teca di vetro.
Eppure, Gaara le sfiorò la mano in
contemporanea a quel pensiero e lei sentì d’istinto… che però una farfalla poteva vivere felice
se si trovava delle mani come gabbie.
Al
diavolo tutto, se quando guardi sopra di te c’è il cielo.
Non
mi lasciare
“Se tu verrai però, ne avrò
catturata una, no?”
Aveva l’aria di chi la sapeva lunga, nel dirlo. L’aria di un
bambino serafico, che aveva chiesto una cosa banale, un ragazzino che già
custodiva in un palmo i segreti del mondo. Era pur sempre un Kazekage, di consigli ne dispensava tanti e anche di
migliori.
Però, alzò gli occhi al soffitto, era prima di tutto una persona, no? E il cuore abbatteva aspettando la
sua risposta.
Ed
era decisamente nel posto sbagliato, con la persona giusta.
Ed Ino lo strinse forte a sè, miscelando le ciocche dei loro
capelli, interrompendo quei pensieri. Lasciando che una risata le sgorgasse dal
cuore e gli rubasse definitivamente l’anima.
La risposta, si poteva considerare affermativa.
Un Kazekage che aveva trovato la sua farfalla nel deserto.
Ed ecco, voleva
continuare a parlare poco in quelle assurde riunioni con gli anziani.
Anche se era il solito lui, affascinato da quelle
tempeste di sabbia eppure adesso, anche da quel sole dorato, dal tintinnio della
pioggia… nei momenti in cui il cielo sembrava aprirsi in due –colori diversi, già visti.
Decisamente però, doveva
ancora abituarsi nel vedere Shikamaru Nara, gironzolare
per Suna, con dei copricapo che non rendevano
giustizia ai suoi capelli ad ananas.
Ma ghignava, agli
anziani che lo pregavano di andare a Konoha ogni tanto a salutare il nuovo
Hokage: Naruto Uzumaki. Non spiegandosi perché,
quelle visite si erano fatte sempre più rare- da quando aveva preso moglie.
Ancora avrebbe riso
silenziosamente, nel vedere Kankuro borbottare per
tutte quelle felici coppiette. Anche sentirlo mentre, si lamentava che Sakura
Haruno non era più disponibile da quando Sasuke Uchiha
era tornato nel villaggio della foglia.
E voleva ancora e ancora sentire il cuore battere
veloce quando, entrava nella serra di sua moglie, che coltivava fiori nel deserto.
Assurda lei.
E schivando un
amabile vaso di piante grasse sorrideva,
nel vedere svolazzare finalmente una
farfalla anche nel suo di mondo.
E c’era quell’orecchino
freddo a tenerlo sveglio la notte.
Non
che poi ne avesse bisogno ma,
aveva scoperto che gli riusciva più facile prendere sonno, sentendo quel freddo
sulla sua pelle da Kazekage.
[ “Fratellone
ma dovevi per forza prendere moglie? Non era meglio che ti facevi direttamente
un bel buco all’orecchio?? Te lo regalavo io, un
orecchino!”]
END
***
A te Memi!
Perché
riempi tutti i miei giorni!
Perché
mercoledì era una data speciale, no?
Perché
te lo dico io: ce lo meritiamo un bel regalo, con le
persone che ci siamo relegate accanto… diventeremo vecchie aspettando qualcosa;
insomma stiamo messe alla campacavallochel’erbacresce. X’D Okay cancella il campa cavallo.
E poi
non c’è bisogno di tutti questi perché.
Semplicemente
a te che sopporti le mie fandonie, il tuo maritozzo e un cognatozzo
che non è da meno… è buono solo per la matematica lui XDXD
Auguri
sorellina X’D Questo è il regalo mio e di Sasu per
voi Due! X’D perché (e lo so ci sono
ricascata con questo perché) è troppo divertente ogni giorno con te ha un
sapore diverso!
A te –oh, soprattutto
perché è sdolcinato!
Te amo
di bene u.u
*Tex se nel caso leviamo una stecchetta
all’otto di oggi e facciamo finta sia sei anche se poi
in teoria dovrei rifare il compito di chimica @.@ oh sorelli
perdonami sai gli stramaledetti problemi (sasu non c’entra
nulla) ma con la connessione! XD amo: sorpresa!*
***
Desclaimers: La citazione all’inizio
della fan fic è presa dalla splendida canzone di Jovanotti “A te” il
© è dei rispettivi autori non mi appartiene minimamente, così
come Gaara e Ino e tutti i personaggi di Naruto che
appartengono al Kishi-sama
(che se non mette un accenno sasusaku questo venerdì
scoppia un finimondo XD)
Ehm,
ehm
Ebbene si, Una Gaara
Ino. Credo che sia un paring tutto da scoprire
e da apprezzare XD pensateci bene una bionda con un rosso fa il suo bel
arancione. Mii si capisce che sono andata? >.<
Un bacio affettuoso a tutti
XD scappo
Yours
Sae