Anime & Manga > Capitan Harlock
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Autore: Lady Five    28/09/2013    1 recensioni
Mayu è cresciuta e, contravvenendo ai desideri di Tochiro, fa ad Harlock una richiesta a cui il capitano non riesce proprio a dire di no, perché, in fondo al cuore, anche lui ne è felice.
Ma lei non è più una bambina. E niente può più essere come prima.
Genere: Avventura, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Harlock, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Le parole che Harlock non avrebbe mai voluto sentire.
Non diede a Yuki il tempo di aggiungere altro. Si precipitò fuori dalla sala comando e si diresse all'infermeria più in fretta che poté, con il cuore in gola, in preda a un'indicibile angoscia. Lo sapevo, lo sapevo che non dovevo permetterle di restare a bordo, che prima o poi le sarebbe capitato qualcosa! E' solo colpa mia, sono un irresponsabile. Tochiro mi ammazzerebbe, se fosse qui, e ne avrebbe tutte le ragioni!
Sulla soglia dell'infermeria lo bloccò Mimeh. Ma Harlock era fuori di sé e la scostò con un gesto brusco. La porta però era chiusa dall'interno e lui poté solo vedere attraverso i vetri il dottor Zero prendersi cura di Mayu, che si intuiva soltanto, sdraiata su un lettino. Non riusciva a capire la gravità della situazione e non si era mai sentito così impotente.
Mimeh cercò di calmarlo.
“Stai tranquillo, non è in pericolo di vita.”
“Come fai a saperlo?”
“L'ha detto il dottore. Andrà tutto bene.”
“Che cosa è successo? Voglio parlare con Maji.”
Non fu necessario cercare il capo ingegnere, perché si presentò lui stesso per chiedere notizie della ragazza. Il capitano sentì montargli dentro l'ira. Doveva prendersela con qualcuno.
“Mi sembrava di essere stato chiaro. Dovevi sorvegliarla e impedire che si cacciasse nei guai, e questo valeva sempre, in qualsiasi circostanza! E quindi, come è potuto succedere?”
L'uomo cercò di mantenere la calma. Era chiaro che Harlock era alterato e non vedeva la situazione con la giusta lucidità.
“Laggiù era un inferno. E tu ci avevi dato 10 minuti per fare le riparazioni necessarie per la navigazione extradimensionale! Per ripristinare un collegamento ci si doveva infilare in uno squarcio strettissimo, soltanto lei ci poteva passare, e l'ha fatto senza pensarci un momento, senza nemmeno dirmelo. Solo dopo il salto nell'iperspazio ci siamo accorti che era rimasta là dentro. L'abbiamo tirata fuori in qualche modo, era svenuta e perdeva sangue da un fianco... L'abbiamo portata subito qua...”
“Non dovevi... permetterlo! Non dovevi... io ti...”
Harlock non riusciva nemmeno a parlare. In realtà, era con se stesso che era furioso.
“Capitano, con rispetto parlando, quella ragazza ci ha salvato il culo! Senza il suo intervento tempestivo, probabilmente in questo momento noi e l'Arcadia staremmo sparpagliati ai quattro angoli dell'universo!”
In quel momento per fortuna la porta dell'infermeria si aprì e comparve il dottore. Si rivolse subito ad Harlock con un sorriso rassicurante.
“Non si preoccupi, capitano. Mayu se la caverà. Ha un taglio su un fianco, un po' profondo, ma che non ha leso organi vitali. Le ho dato dei punti e le sto facendo delle trasfusioni. Mi preoccupa un po' di più il fatto che abbia battuto la testa, ma gli strumenti non hanno rilevato nessuna lesione o trauma grave. Per precauzione la terrò in osservazione 24 ore.”
Harlock respirò sollevato.
“Ma … cosa è accaduto, secondo lei?”
“Ho parlato con Maji e gli altri che erano in sala macchine. Per come la vedo io, la testa l'ha battuta durante il salto nell'iperspazio, mentre la ferita se l'era procurata prima. Nessuno se n'è accorto e lei ha continuato a lavorare. Forse era debole per l'emorragia e ha perso i sensi per quello... Ma glielo racconterà lei stessa, appena potrà.”
“Posso vederla?”
“Sì, ma ora sta dormendo. Lo ho dato dei sedativi, deve riposarsi. Non si impressioni, ha la maschera dell'ossigeno, ma solo per aiutarla a respirare meglio. Ha anche un po' di febbre, ma è una normale reazione dell'organismo dopo un trauma del genere.”
Si ricordò di essere il capitano dell'Arcadia.
“Dottore, mi scusi, ci sono altri feriti?”
“Solo qualche contuso, se ne sono già tornati tutti in cabina.”
Harlock entrò nella piccola stanza, dove Mayu giaceva su un lettino, pallida e con gli occhi chiusi. Però il respiro sembrava regolare, l'espressione era tranquilla. Le sfiorò la fronte calda con le dita, scostandole alcune ciocche di capelli. Mi hai tolto 20 anni di vita, lo sai?
Non riusciva a ordinare i pensieri, le emozioni contraddittorie che provava in quel momento: sollievo e timore, tenerezza e rabbia... Ritorno subito, devo andare a constatare i danni all'Arcadia, ma torno.
Con Maji e Yattaran fece un giro di ricognizione nelle parti dell'astronave che erano state colpite. La potenza di quell'arma era devastante, se l'erano cavata per puro miracolo, oltre che per la robustezza fenomenale dell'Arcadia.
Ad Harlock era rimasto l'amaro in bocca per non aver distrutto una volta per tutte la nave del Dipartimento e regolato i conti con Irita, come si era ripromesso. Avrebbero potuto incontrarli di nuovo, quelli non si sarebbero certo fermati lì. E stavolta sarebbe anche potuta andare a finire male. Bisognava escogitare qualcosa. Yattaran promise che avrebbe esaminato il caso e cercato una soluzione. Ma ora era più urgente eseguire le riparazioni, che avrebbero sicuramente richiesto parecchio tempo. Non restava che rifugiarsi su Ombra di Morte, l'unico luogo dove avrebbero potuto farlo in tutta sicurezza.

Harlock tornò da Mayu, si sedette accanto al letto e decise che non si sarebbe mosso da là finché non si fosse svegliata. Mimeh si offrì più volte di dargli il cambio, ma lui non ne volle sapere.
Dopo alcune ore, Mayu aprì gli occhi. Non riuscì a capire dove si trovava. All'inizio percepì solo il dolore a un fianco e alla testa, che però non seppe spiegarsi. All'improvviso ricordò la battaglia, il fumo, le grida concitate... Rimase in ascolto e non sentì più nulla. Allora doveva essere tutto finito, si erano salvati!
Poi lo vide. Vide Harlock seduto su una sedia accanto al suo letto, ma piegato in avanti, con la testa reclinata sul materasso, appoggiata sulle braccia ripiegate. Non si trovavano così vicini da molto, molto tempo, e il cuore le si gonfiò di tenerezza. Sollevò lentamente una mano e gli accarezzò i capelli. L'uomo aveva appena ceduto alla stanchezza e a quel lieve contatto si scosse. Alzò il capo e incontrò i suoi occhi dorati, che non vedeva da mesi. Le prese una mano.
“Mayu! Finalmente! Come ti senti?”
“Un po' … strana. Ma... che cosa è successo? Siamo salvi, vero?”
“Sì, siamo salvi, anche grazie a te.”
“Come, grazie a me?”
Harlock le raccontò brevemente quanto gli aveva riferito Maji. Mayu ricordava di essere stata colpita da qualcosa, di essersi infilata in un budello per eseguire una riparazione, ma poi… più nulla.
“Hai perso i sensi e ti hanno portata qui in infermeria. Ma non ti devi preoccupare, la ferita non è grave, ti rimetterai presto. Perché non hai detto a nessuno che eri stata colpita? Sei una testona, come tuo padre!”
“Io... mi sembrava una cosa da nulla, e laggiù c'era bisogno del lavoro di tutti. Me ne sarei preoccupata dopo.”
“Non ci pensare più. Devi solo riposarti. Il dottore ti vuole tenere sotto osservazione per un po', visto che hai battuto la testa. E speriamo che questo almeno ti abbia fatto diventare un po' più giudiziosa.”
Mayu sorrise. In quel momento entrò il dottor Zero.
“Oh, bene, cara, ti sei svegliata! Adesso controlliamo il taglio e cambiamo la medicazione. Capitano, devo chiederle di uscire. Anzi, le ordino di andare a dormire un po'. Lei ci serve lucido e nel pieno delle forze! Di Mayu adesso ci occuperemo io e Mimeh.”
Harlock dovette convenire che il dottore aveva ragione, come sempre. Prima di andarsene, però, le diede un bacio sulla fronte.
“Fai la brava. A più tardi.”
La ragazza pensò che quella era la prima volta che Harlock le dava un bacio di sua iniziativa, da quando era bambina. Dovevo quasi farmi ammazzare, insomma, per averne uno!

Come aveva detto il dottor Zero, Mayu si riprese velocemente. La testa non aveva subito alcun danno e la ferita migliorava a vista d'occhio. Rimase per precauzione qualche giorno in infermeria, dove non era mai sola. Yuki, Tadashi, Masu e tutti gli altri andavano spesso a farle visita. E trovavano quasi sempre anche Harlock, che faceva la spola tra i vari “cantieri” sparsi per la nave, dove si stavano riparando i guasti, e la stanzetta dove si trovava lei.
Nonostante fosse chiaro che Mayu ormai non correva alcun pericolo, anzi, stava sempre meglio, non riusciva a restarle lontano. Lui stesso si stupiva di questo. Inizialmente tentò di spiegarselo con il fatto che si era spaventato a morte e si era sentito terribilmente in colpa per quanto era successo. Ma si rendeva conto che come spiegazione non reggeva molto, quindi decise di non farsi troppe domande, per il momento. Ma di seguire solo quanto gli suggeriva il cuore. Una novità, per uno che pensava di non avercelo più, un cuore.
Mayu, per parte sua, si godeva quella nuova, inaspettata intimità. Come se tra loro non fosse successo quello che era successo. Come se non si fossero mai detti le parole che si erano detti. Come se i fili delle loro vite, spezzati in quei mesi di separazione, si stessero riannodando in modo diverso, tessendo una trama nuova e del tutto imprevedibile.
Harlock le parlava tenendole una mano, le leggeva qualcosa se lei si sentiva troppo stanca, la aggiornava sui progressi delle riparazioni. La sera non se ne andava prima che lei si fosse addormentata. E tutto questo proseguì anche quando la ragazza fu “dimessa” e poté tornare nella sua cabina, anche se non aveva ancora il permesso di rimettersi al lavoro.
Un po' lei lo prendeva in giro.
“Harlock, puoi andare, se vuoi. Sto bene, davvero, sono guarita!”
Lui sorrideva imbarazzato.
“Non ti fa piacere la mia compagnia?”
“Ma certo che mi fa piacere, sciocco che non sei altro! Ma forse hai di meglio da fare che star dietro a una mocciosa!”
“Non direi proprio che sei una mocciosa.”
“Ah, mi sembrava invece che mi considerassi tale!”
Ridivenne seria e gli porse un microchip.
“Dovresti dare questo a Yattaran, per favore.”
“Che cos'è?”
“Sono gli appunti della lezione di cui vi parlavo, su quella nuova forma di energia. Forse possono essergli utili.”
“Glielo porto subito, grazie.”
“Quelli non molleranno la presa...”
“Lo so.”
“Dobbiamo essere preparati, la prossima volta. Potrebbe non andarci così bene...”
“So anche questo.”
“Vorrei poter lavorare con Yattaran a questo progetto. Lui è un genio assoluto, ma due teste sono sempre meglio di una, no?”
“Certo, mi sembra una buona idea. Credo che anche lui ne sarà felice. Prima devi riprenderti del tutto, però.”
Mayu alzò gli occhi al cielo.
“Ti ho già detto che mi sento benissimo! L'ha confermato anche il dottore! Ti preoccupi decisamente troppo!”
Harlock fece per uscire, ma sulla soglia si fermò, senza voltarsi.
“Non capisci, Mayu? Io non posso perderti. Non posso perdere anche te.”

Fino a quel momento anche Mayu aveva deciso di non farsi troppe domande. Aveva messo temporaneamente da parte la decisione di non avere più niente a che fare con Harlock. Anche perché non era facile liberarsi di lui, non la lasciava praticamente mai da sola! Molto più del necessario. Anzi, anche se non era affatto necessario.
Non capiva. Comprendeva il suo spavento e la sua preoccupazione, ma lei non aveva rischiato di morire, nemmeno per un momento, e Harlock lo sapeva. Perché allora quel comportamento? Possibile che non si fosse ancora tranquillizzato? Che cosa temeva ancora? Che cosa intendeva dirle?
Non voleva illudersi. Era l'ultima cosa di cui aveva bisogno. Eppure percepiva a pelle qualcosa di diverso nella sua sollecitudine verso di lei, qualcosa che sembrava andare oltre le attenzioni che le aveva sempre riservato in passato... Forse lo shock era stato davvero violento e gli aveva fatto cambiare idea su di loro?
No, troppo bello per essere vero. Troppo facile. Era molto più probabile che Harlock avesse semplicemente paura di perdere l'unico affetto che gli era rimasto. Oltre a sentirsi in colpa, come al solito, per averla indirettamente esposta a dei rischi, venendo meno così alle promesse fatte a Tochiro. Oltre al fatto che era fuori discussione che le volesse bene, anche se non nel modo in cui desiderava lei.
Non sapeva che cosa fare. Non se la sentiva di affrontarlo di nuovo. Sapeva che, per la sua salute mentale, sarebbe stato meglio ridurre al minimo indispensabile i loro rapporti, almeno finché il suo cuore avesse smesso di sanguinare, ma nello stesso tempo i momenti trascorsi con lui, dopo quei lunghi mesi di lontananza, erano come una droga. La rendevano felice. Sì, forse si stava solo facendo un bel film. E il risveglio sarebbe stato molto amaro. Ma era così bello sognare!

 

 

  
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