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Autore: fiore di campo    28/09/2013    0 recensioni
Sembrava solo una semplice opera teatrale, e invece gli ignari spettatori dovranno confrontarsi con qualcosa di diverso da quello che recitava il copione! Questa è la prima storia che scrivo, spero che vi piaccia! :)
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Quella sera, il teatro era gremito. Gli spettatori parlottavano tra loro, aspettando che lo spettacolo iniziasse.
Era la prima volta che quell'opera veniva portata in scena, ma sembrava promettere bene ed essere destinata a diventare una delle opere migliori del secolo.
Dopo qualche minuto di attesa, lentamente tutte le luci si spensero e gli spettatori si zittirono rivolgendo tutto il loro interesse al palco.
La scena si illuminò di colpo, rivelando la scenografia di una foresta e un attore in vesti da mendicante.
Gli spettatori applaudirono, nonostante non fosse successo ancora niente. Probabilmente doveva essere un incoraggiamento.
Il mendicante iniziò a cantare la sua storia con parole dolci e struggenti: il suo nome era Armendo, ed un tempo aveva amato la dolce donzella Teodora, che lo ricambiava teneramente. Ma improvvisamente un terzo si era immischiato nel loro amore, rubandogli Teodora e facendone la sua sposa: era Delenio, il suo antico rivale. La povera fanciulla non potè ribellarsi e accettò il matrimonio, mentre Armendo, sopraffatto dal dolore per aver perso la propria amata, scappò via dal paese  e cercò rifugio tra le montagne, sperando che la solitudine e il silenzio potessero lenire le sue ferite.
La melodia e le parole creavano un’atmosfera triste e nostalgica, e gli spettatori non esitarono a sciogliersi in lacrime per la triste storia di cui erano testimoni.
Alla fine del primo atto gli spettatori erano entusiasti dell’opera, definendola come “l’evento più riuscito dell’anno”.
Così, quando iniziò il secondo atto, tutti trattennero il respiro senza riuscire a staccare gli occhi dal palco.
Erano ormai quasi arrivati alla fine dello spettacolo, e mancava soltanto l’ultima lirica alla conclusione, il canto d’amore di Armendo e Teodora.
Armendo si lanciò in un alto acuto, sovrastando quasi la melodia dell’orchestra, mentre il pubblico lo ascoltava estasiato; ma all’improvviso dal pubblico si alzò un uomo, magro e dalla ricciuta parrucca bianca, che si esibì in un acuto ancora più alto e cristallino del cantante sul palco, e lo guardò, quasi lo stesse sfidando.
Il cantante sostenne il suo sguardo e raccolse la sfida, aumentando di un’ottava il suo canto, nonostante lo sforzo fosse visibile sul suo viso. Intanto l’orchestra affannava a stare dietro ai due e il pubblico guardava prima il cantante e poi l’altro, divertito dallo stravagante cambio di programma.
Quando il cantante sul palco terminò, guardò lo sfidante, consapevole che non avrebbe potuto fare di meglio; ma dovette ricredersi, perché l’altro di nuovo raggiunse i limiti del possibile, cantando più acuto di qualsiasi altra persona al mondo.
Il cantante sul palco diede segni di nervosismo e agitazione, perché sapeva che avrebbe perso la sfida per colpa di un misterioso spettatore sconosciuto. E poi? Nessuno l’avrebbe più chiamato per nessun’opera, la sua carriera sarebbe finita e la povertà avrebbe preso il sopravvento. E quel che era peggio era che tutti l’avrebbero deriso fino alla morte. No, non poteva sopportarlo. Prese l’asta scenografica che aveva in mano e la scagliò contro lo sfidante, che morì sul colpo, mentre i suoi abiti s'inzuppavano di sangue. Poi scoppiò in una grassa risata e urlò a tutto il pubblico: “Avete visto? Non è ancora nato uomo capace di battermi!”
Sotto lo sguardo attonito degli spettatori, Armendo venne portato via dalle guardie sotto gli occhi scioccati degli spettatori, che non riuscivano ancora a capacitarsi di cosa fosse avvenuto. I medici accorsero in aiuto dello spettatore, ma scossero sconsolati la testa di fronte al corpo inerme del misterioso cantante, morto per colpa della sua superbia e della pazzia degli uomini.
  
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